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Tempio di Minerva Medica (Ninfeo degli Horti Liciniani)

Ninfeo Horti Liciniani

Il Tempio di Minerva Medica, nome con cui è erroneamente conosciuto il Ninfeo degli Horti Liciniani, è un edificio romano che si trova in Via Giovanni Giolitti, nel Rione Esquilino.
Tale edificio ha una sala centrale a pianta decagonale coperta da una cupola (in parte ceduta), la terza cupola emisferica per dimensioni presente a Roma dopo il Pantheon e le Terme di Caracalla. In nove dei dieci lati dell'aula si aprono nicchie, mentre sull'altro lato è presente un arco a tutto sesto che rappresenta l'accesso alla sala. La cupola, quindi, si poggia sui dieci pilastri agli angoli dell'aula. 


Questa struttura, risalente al IV secolo dopo Cristo, ha molti elementi tipici dell'architettura tardoantica, e la sua pianta e la presenza della cupola hanno probabilmente contribuito nei secoli a fare in modo che tale edificio fosse scambiato per un tempio, cosa rivelatasi poi verosimilmente errata. 
Ad oggi, gli studiosi lo ritengono essere stato un ninfeo appartenente agli Horti Liciniani e, alternativamente, agli Horti Pallantiani. Alcuni, tuttavia, non esludono si potesse trattare di un impianto termale, sia per l'architettura compatibile con quella delle Terme di Caracalla che per l'ipocausto rinvenuto sotto la struttura.
In ogni caso, fino al XVI Secolo molti artisti, affascinati dall'edificio, lo ritennero - senza particolare fondamento - un tempio dedicato ad Augusto, Gaio e Lucio, figli adottivi dell'imperatore Augusto, o ad Ercole Callaico (Terme Gallice), ragione quest'ultima che portò l'area a essere ribattezzata "Le Gallucce" per corruzione popolare. Il fatto è che questo luogo, a partire dal V Secolo dopo Cristo, venne gradualmente abbandonato insieme allo spopolamento dell'Esquilino, e relegato ai margini dell'abitato della Roma del tempo. Tuttavia, nel corso del Rinascimento, la struttura, rimasta in buono stato di conservazione, attirò l'attenzione di molti artisti. L'edificio è stato oggetto di studio da parte di Filippo Brunelleschi nel corso dei suoi viaggi a Roma, e da esso ha tratto ispirazione per la rotonda della Basilica della Santissima Annunziata e anche per la Rotonda di Santa Maria degli Angeli, entrambe a Firenze. Vista l'attenzione data dall'architetto fiorentino all'edificio, c'è chi ritiene lo abbia studiato per realizzare la cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze. Ma allo studio dell'edificio si sono dedicati anche Giuliano da Sangallo, Baldassarre Peruzzi e il figlio Giovanni Sallustio, così come il Palladio.
Nel XVI Secolo vennero trovati alcuni frammenti di statue, insieme a vasi metallici e medaglie, in una vigna presso l'edificio. Sotto Papa Giulio III Ciocchi del Monte (1550-1555), il medico Cosmo Giacomelli svolse una prima campagna di scavi intorno all'edificio, che fino a quel momento si trovava parzialmente interrato: tra i reperti trovati, diversi furono donati al Papa che li usò per decorare la sua Villa Giulia che la stava costruendo in quegli anni.

Giovanni Battista Piranesi Ninfeo Horti Liciniani
Il Tempio di Minerva Medica in un'incisione di Giovanni Battista Piranesi del 1756

Per quanto la valida conservazione dell'edificio e la sua posizione isolata contribuirono negli anni a suscitare intorno a esso una notevole attenzione da parte di numerosi artisti, che lo ritrassero in dipinti e incisioni, non mancarono le spoliazioni di materiale che probabilmente contribuirono nel 1828 al crollo della cupola. Nel 1829, inoltre, un fulmine colpì l'edificio, causando ulteriori danni.

L'edificio nel 1860

La seconda metà del XIX Secolo portò a importanti cambiamenti per il contesto in cui il Tempio di Minerva Medica si trova. La costruzione della Stazione Termini e la nascita della ferrovia portarono il rudere a trovarsi proprio al fianco della linea ferroviaria, e con l'urbanizzazione dell'Esquilino esso cessò di trovarsi in quella situazione di isolamento campestre che lo aveva caratterizzato. 

Il tempio accanto ai binari ferroviari nel 1890

Oggi il Tempio di Minerva Medica è infatti un rudere situato nel pieno del tessuto urbano consolidato, estramemente vicino alla ferrovia (fatto che purtroppo non contribuisce a valorizzarlo ma al tempo stesso ci regala una singolare prospettiva dai vagoni dei treni in viaggio), una situazione venutasi a consolidare proprio nella seconda metà del XIX Secolo.
Nell'ambito dei lavori per la realizzazione del nuovo quartiere sull'Esquilino, nella zona del Tempio di Minerva Medica vennero rinvnuti, tra il 1878 e il 1879, alcuni reperti, tra cui una statua raffigurante Dioniso con una pantera e un'altra raffigurante una fanciulla seduta, entrambe oggi alla Centrale Montemartini, e le statue di due magistrati. Al Tempio di Minerva Medica è stata spesso collegata anche la Minerva Giustiniani, oggi ai Musei Vaticani, fatto che probabilmente ha contribuito all'erronea identificazione del luogo, ma invece rinvenuta nella zona di Santa Maria sopra Minerva.
L'edificio è facilmente raggiungibile da diverse parti di Roma: non dista molto dalla Stazione Termini, dove transitano sia la linea A che la B della metropolitana, dove passano diverse ferrovie urbane e dove vi è un capolinea di numerose linee dell'autobus, ma è facilmente raggiungibile anche dalle stazioni Vittorio Emanuele e Manzoni della linea A e della stazione San Giovanni dove transitano sia la linea A che la C. Inoltre, le Ferrovie Laziali svolgono una fermata, Santa Bibiana, molto vicina al rudere.

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