In vista dei Giochi Olimpici del 1940, Roma decise di lavorare per proporre una propria candidatura per ospitare la manifestazione. I Giochi, poi, sarebbero stati assegnati a Tokyo, che vi rinunciò dopo lo scoppio della guerra sino-giapponese, portando a un'assegnazione a Helsinki e quindi cancellati per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Per lanciare la candidatura di Roma a ospitare le Olimpiadi estive del 1940 e Cortina d'Ampezzo a ospitare quelle invernali dello stesso anno (all'epoca i Giochi invernali estivi venivano disputati lo stesso anno e non, come oggi, a distanza di due), venne pubblicato dal CONI un libro dal nome Roma Olimpiaca, opera di Bruno Zauli e Raniero Nicolai, in cui venivano promosse le città di Roma e Cortina, il loro valore e la loro tradizione sportiva e culturale e illustrati gli impianti sportivi esistenti e i progetti da mettere in piedi per ospitare i Giochi.
E' esattamente il testo Roma Olimpiaca a darci una dettagliata testimonianza di cosa il regime fascista aveva in mente come progetto per le Olimpiadi del 1940. Il libro, infatti, dopo aver esaltato la cultura sportiva italiana e offerto dati su come il luogo e il clima di Roma siano adatti a ospitare un evento sportivo di tale calibro, così come l'importanza storica e i collegamenti col resto del mondo della città, va nello specifico a mostrare i luoghi e le strutture, esistenti e da realizzare, per ospitare le Olimpiadi.
L'idea era quella di un torneo incentrato intorno a una serie di strutture, a partire di quello che all'epoca si chiamava Foro Mussolini (l'attuale Foro Italico) e lo Stadio del Partito Nazionale Fascista (l'antenato dell'attuale Stadio Flaminio) situate sulle due sponde dell'ansa del Tevere all'altezza di Ponte Milvio, con eventi in altre aree della città e del Lazio a partire dal Motovelodromo Appio, dal Lago di Albano, Sabaudia e Formia.
Il Villaggio Olimpico, invece, sarebbe dovuto sorgere lungo Via della Camilluccia, dunque sul versante di Monte Mario che affaccia proprio sul Foro Italico e pensato per fondersi con l'ambiente naturale.
Il progetto per il villaggio olimpico alla Camilluccia |
Come centro principale della manifestazione, come abbiamo detto, fu pensata l'area del Foro Mussolini, odierno Foro Italico, in cui il primo nucleo di edifici era appena stato realizzato e in cui il progetto prevedeva la realizzazioni di impianti per tutte le principali discipline olimpiche, tra cui uno stadio da oltre 50mila posti.
Vennero poi individuati lo Stadio del Partito Nazionale Fascista (oggi sostituito dallo Stadio Flaminio), che nel 1934 era stato teatro della finale dei Mondiali di Calcio, per disputare altre discipline a partire proprio dal calcio, e per gli sport equestri furono presi in considerazione Piazza di Siena e l'Ippodromo di Tor di Quinto. Per il ciclismo su pista, invece, il testo fa notare come a Roma all'epoca esistesse un solo impianto già adeguato, il Motovelodromo Appio, ma nel caso lo Stadio del PNF sarebbe potuto essere adattato con l'inserimento di una pista ad hoc come già era accaduto nel 1932 per i mondiali di ciclismo. Per il ciclismo su strada, fu suggerito il suggestivo scenario delle vie consolari romane. Per il tiro a segno era stato individuato il Poligono della Farnesina, che già aveva ospitato i Mondiali del 1935.
Per quanto riguarda il canottaggio, vennero proposti il lago di Paola a Sabaudia, un'occasione per celebrare la città di fondazione appena costruita, e oltre a esso il lago di Albano, su cui si affaccia la residenza Pontificia di Castel Gandolfo. Per la vela, furono invece identificate le zone del Circeo e di Formia.
La candidatura di Roma per il 1940 (insieme a quella di Cortina per le Olimpiadi invernali dello stesso anno) fu pensata per essere affiancata a quella di Roma per l'Esposizione Universale 1942. Il presidente del comitato organizzatore di Tokyo 1940, Jigoro Kano, sosteneva che Mussolini, comprendendo gli interessi del Giappone, avrebbe dovuto avere la sensibilità di fare un passo indietro per sostenere la candidatura nipponica. Per Tokyo organizzare le Olimpiadi di quell'anno era molto importante, dal momento che nel 1940 si sarebbero celebrati i 2.600 anni dalla nascita dell'Impero giapponese: oltretutto, nel 1936, anno in cui si dovette decidere dove ospitare i Giochi, gli interessi di Italia e Giappone, che di lì a poco si sarebbero unite nell'Asse, si stavano gradualmente avvicinando. Mussolini, dunque, fece ritirare la candidatura di Roma, favorendo così Tokyo che sarebbe stata scelta per ospitare i Giochi del 1940. L'Italia ottenne in cambio lo stop nipponico alla vendita di armi all'Etiopia, con cui Mussolini stava iniziando la guerra, e iniziò a puntare sui Giochi del 1944.
Il CIO, riunitosi a Berlino il 31 Luglio 1936, votò dunque per svolgere le Olimpiadi del 1940 a Tokyo, che vinse con 36 voti contro i 26 di Helsinki.
Nel 1937 il Giappone dette inizio alla Seconda guerra Sino-Giapponese: inizialmente, ritenendo di poter chiudere la guerra in tempi rapidi, rimase convinto di ospitare a Tokyo i Giochi, salvo poi rinunciarvi ufficialmente nel 1938. Il CIO decise dunque di assegnarli a Helsinki, seconda classificata nel voto di assegnazione, ma lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale portò alla successiva cancellazione dell'edizione delle Olimpiadi del 1940.
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