Visita di Edoardo VII a Roma nel 1903


Il Re Edoardo VII dopo essere salito al trono nel 1902 programmò una serie di viaggi con l'intento di riaffermare la politica estera Inglese. 
Per migliorare le relazioni anglo-italiane decise di effettuare una visita in Italia, quando questa notizia raggiunse il Governo Britannico molti furono i malumori, soprattutto se si fosse trattato di fare una visita a Roma, poiché c'era il rischio di dover organizzare un incontro con il Papa.
Per tale motivo il Re aveva preferito programmare una visita a Napoli per incontrare lì Vittorio Emanuele III. Dopo aver lasciato l'Italia il Re si sarebbe recato a Parigi per riallacciare anche le relazioni anglo-francesi.


Fu così che Edoardo VII partì per il suo tour Europeo, iniziando con una crociera a Lisbona, dove giunse il 2 aprile. Qui arrivò un telegramma di Vittorio Emanuele III che chiedeva di spostare la visita da Napoli a Roma accogliendolo con tutti gli onori di Capo di Stato.
Questo evento cambiò completamente i piani del Sovrano che iniziò a pensare a un incontro con il Santo Padre, essendo lontano da Londra e dal governo poté agire autonomamente, nonostante l'opposizione del Governo di Londra. Il problema era che il Re non solo era a Capo di Stato dell'Inghilterra e Imperatore, e anglicano, ma anche Capo della Chiesa Anglicana. Il Pontefice poi non accettava visite da chi risiedeva al Quirinale, cosa che gli ospiti di Stato facevano abitualmente. Per risolvere la complicata situazione Edoardo VII chiese un aiuto al suo nipote Guglielmo II di Germania, che aveva più volte visitato l'Italia, e il Pontefice nel 1888 e nel 1893.
Il consiglio del Kaiser fu quello di partire per la visita dall'Ambasciata Inglese, quindi dal suolo Inglese e non Italiano, con una carrozza propria alla volta del Vaticano, effettuando una visita privata e non una visita di Stato.
Intanto a Roma già dai primi di gennaio fervevano i preparativi per accogliere Guglielmo II in primavera. I lavori furono più organici rispetto a quelli della visita di Guglielmo II del 1888
Il Sindaco Prospero Colonna affidò la scelta della direzione artistica all'Associazione Artistica Internazionale che in nominò Filippo Cifariello e Giovanni Mario Mataloni come organizzatori. Vennero discusse le linee guida: "Niente archi di trionfo e di cartapesta, niente statue posticce, niente macchinari carnevaleschi, esclusione completa di gesso e porporine, ma fiori, fiori, frutta, ori, damaschi ecc. glorificazione della nostra terra e del nostro sole". "Così per l'ampia via che dalla Stazione ferroviaria mette alla Reggia, attraversando la parte più intensamente vibrante della Roma moderna, attraverso l'Esedra per Via Nazionale, si librano festoni verdi, ghirlande, targhe, segni simbolici, classici motti, stemmi, scudi, insegne, le linee dei palazzi ne saranno nonché infestate e rotte, secondate e illeggiadrite".


Si può parlare quasi di un programma floreale, siamo in pieno Liberty, anche se l'obiettivo era quello di ispirarsi alla "ricca produttività dell'Italia nell'Agricoltura e nelle Industrie, come nelle Arti e all'unità della Gloria Italiana nella svariata collana dei suoi Comuni e delle sue Province"


A Piazza Esedra vennero installate fioriere policrome in cemento, il cui disegno era ispirato ai vasi dei della Robbia. Sulle arcate dei Palazzi dell'Esedra vennero montati gli scudi con gli stemmi delle Provincie Italiane, su supporti in ferro battuto.
Vittorie alate erano posizionate su antenne dei palazzi dell'Esedra e di Via Nazionale, lungo la strada pendevano festoni con la bandiera Italiana e quella della Gran Bretagna.


All'imbocco della strada fu collocato un enorme globo verde sormontato dalla Corona, su cui erano appesi gli attributi dell'Agricoltura, dell'Industria, della Musica, del Commercio e delle Scienze.

Rivista alla Stazione Termini

Il 27 aprile Re Vittorio Emanuele III accolse l'arrivo del Re Edoardo VII alla Stazione Termini, lì i Sovrani passarono in rivista la Compagnia d'Onore. 


La carrozza procedette lungo Via Nazionale addobbata fino al Quirinale, la popolazione era entusiasta e festeggiò il Corteo Reale. 

Il Corteo attraversa Via Nazionale

La sera venne offerto al Quirinale un Banchetto Reale di Stato.
La seconda giornata, il 28 aprile, al mattino, vide il Sovrano in Ambasciata ricevere le visite dei diplomatici. Il pomeriggio effettuò un giro per Roma in carrozza, accompagnato da Vittorio Emanuele III, passando anche per Porta Pia.
La sera Sovrano Inglese vide uno spettacolo al Teatro Argentina.


Durante il Banchetto di Stato al Quirinale Edoardo VII pronunciò un brindisi spontaneo al Re Vittorio Emanuele : 
"Entrambi amiamo la libertà e le libere istituzioni… e siamo avanzati insieme lungo le strade della civiltà e del progresso… Non sono trascorsi molti anni da quando ci battevamo fianco a fianco e sebbene io nutra fiducia che non si presenteranno altre necessità di combattere, sono sicuro che saremo sempre solidali per la causa della libertà e della civiltà…"


Il 29 aprile fu organizzata la grande Rivista Militare alla Piazza d'Armi dei Prati di Castello, il Sovrano Inglese era accompagnato dalla Regina Elena.


Il pomeriggio avvenne la visita al Papa Leone XIII. Alle 16.00 era partita dall'Ambasciata Inglese una piccola carrozza, che andò fino al Vaticano. Era la seconda volta, il primo fu Canuto I, che il Re d'Inghilterra veniva a Roma.


Qui il Sovrano incontrò il Pontefice, non baciando l'anello Papale ma effettuando tre inchini e stringendo la mano al Papa. Poi ci fu un colloquio di mezz'ora negli appartamenti privati di Leone XIII, dove il Pontefice ringraziò il Sovrano Inglese per come venivano trattati in Inghilterra i Cattolici.


Il 30 aprile Edoardo VII lasciò Roma e, nonostante alcune critiche circolate a Londra, riguardanti l'incontro con il Pontefice, la visita fu un successo. 
Disappunto venne espresso invece dai Tedeschi, alleati dell'Italia nella Triplice Alleanza, che comunque vennero rassicurati dalla venuta a Roma di Guglielmo II, effettuata nel mese di maggio.


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