La visita del Presidente della Repubblica Francese Émile Loubet a Roma si svolse dal 24 al 28 aprile 1904.
Essa seguiva il viaggio a Parigi effettuato dal 14 al 18 ottobre 1903 da Vittorio Emanuele III e dalla Regina Elena. La visita in Francia era il frutto della nuova visione di politica estera del Re Vittorio Emanuele III, che pur rimanendo nella Triplice Alleanza, anche se non ne era entusiasta, preferiva mantenere buoni rapporti anche con Francia, Inghilterra e Russia.
La visita del Presidente della Repubblica Francese inoltre chiuse la lunga stagione di tensioni e incomprensioni tra Italia e Francia, sorte dopo la presa di Roma nel 1870, inoltre sanava la questione Tunisina e metteva fine alla guerra commerciale tra i due paesi.
Nessun Capo di Stato Francese, cattolico, era venuto a Roma dopo
la Breccia di Porta Pia, Loubet era in parte perplesso perché il viaggio a Roma sarebbe stata una legittimazione troppo evidente della città come Capitale Italiana. A convincere il Presidente a venire a Roma, senza preoccuparsi troppo delle rimostranze della Santa Sede, fu il Ministro degli Esteri Delcassé, che decise di accompagnarlo nel viaggio.
Il Sindaco Prospero Colonna volle accogliere degnamente il Presidente Francese con festeggiamenti imponenti. Il Municipio creò per l'occasione il Comitato Cittadino per le onoranze a Loubet, con Presidente Onorario Giulio Monteverde, che incaricò alcuni artisti e architetti per gli apparati decorativi, furono scelti Giovanni Mataloni, che aveva già curato gli allestimenti
per la venuta di Guglielmo II ed
Edoardo VII nel 1903, si occupò degli addobbi di
Piazza dell'Esedra,
Via Nazionale e Via del Corso e Cesare Bazzani.
Il giovane Bazzani progettò i pennoni in stile romano, da realizzare in Piazza del Popolo e sul Pincio, con un grande velario luminoso sulla terrazza superiore, sostenuti da aste culminanti in geni alati.
In Piazza Colonna venne sistemato un giardino provvisorio, decorato al centro con una statua antica rappresentante un Console Romano, fornita dall'antiquario Sangiorgi.
Le decorazioni furono realizzate all'interno dell'Anfiteatro Corea da pittori, artigiani, scalpellini, stuccatori.
Come avvenuto nel 1
903 per la visita di Edoardo VII in
Piazza dell'Esedra vennero montati i supporti in ferro battuto contenenti gli stemmi delle Province Italiane, negli attici dei Palazzi dell'Esedra erano stati installati pennoni con Vittorie alate.
Il treno Presidenziale giunse a Roma il 24 aprile alle 16.00, ne uscirono il Presidente Loubet e il Ministro Delcassè, Vittorio Emanuele III e i Principi Reali li ricevettero alla
Stazione Termini.
Il Re e il Presidente, montati sulla carrozza e scortati dai Corazzieri, furono fermati all'
Esedra delle Terme dal Sindaco Prospero Colonna, che diede il saluto di benvenuto a Roma al Presidente Loubet.
Poi il corteo proseguì lungo
Via Nazionale imbanderata e decorata da festoni floreali contenenti al centro una bandiera, e piena di gente festante.
Arrivarono dunque al Quirinale dove la Regina Elena, circondata dalle sue dame, ricevette il Presidente nella Sala delle Guardie.
La sera venne offerto il primo pranzo al Quirinale. Poi si svolse la grande fiaccolata, che partì da Piazza del Popolo, con il Pincio illuminato, percorrendo poi Corso Umberto, Piazza Venezia con arrivo al Quirinale.
Lunedì 25 aprile la mattina il Presidente andò al Pantheon, a rendere omaggio alle tombe di Vittorio Emanuele II e Umberto I, poi visitò la Regina Madre a Palazzo Margherita.
Alle 20.00 vi fu grande pranzo di gala al Quirinale cui partecipavano il Conte di Torino, il Duca di Genova, i Cavalieri dell'Ordine della Santissima Annunziata, i Presidenti di Camera, Bianchieri, Senato, Saracco e del Consiglio dei Ministri, Giolitti, i Ministri, l'Ambasciatore di Francia Barrère, i membri di Ambasciata, i componenti del seguito del Presidente, i principali dignitari della Corte e le Dame della Regina.
Il signor Loubet era al centro della tavola, aveva a destra il Re e a sinistra la Regina Elena, di fronte il Conte di Torino, accanto al Re era la Signora Barrère e accanto alla Regina il Duca di Genova.
Vittorio Emanuele III pronunciò il seguente brindisi "Signor Presidente, il cuore di tutta Italia palpita col Mio, salutando in Voi, gradito ospite, la magnanima Nazione Francese. I nostri governi si sono trovati facilmente d'accordo nel cooperare al mantenimento della pace, questo bene supremo che tutti gli Stati mirano sempre più a consolidare, e, sottoscrivendo il Trattato di arbitrato ed il Trattato di lavoro, hanno garantito la pace politica e rafforzata la pace sociale. L'Italia e la Francia, sorte ambedue dal vecchio tronco latino, conservarono attraverso i secoli tradizioni e affinità incancellabili, ed oggi riaffermano la loro amicizia in questa eterna Roma, dalla quale tante ispirazioni ha tratto il genio nazionale dei due popoli. Signor Presidente, stringendovi la destra, l'onda di gloriosi ricordi Mi riempie l'animo delle più care emozioni. Con questi pensieri, con questi sentimenti, io levo in alto il calice alla prosperità della Francia e del suo degno Nobile Capo".
Dopo il brindisi, che gli ha invitati ascoltarono in piedi, la musica del Reggimento Granatieri suonò alla Marsigliese. Il Presidente della Repubblica Rrancese rispose in francese "Sire, J'ai peine à exprimer l'emotion et la gratitude que je dois au langage si affettuex e si noble de Votre Majesté età cette magnifique et inubiable réception où l'Italie entìere s'est jointe a ses augustes Souverains pour faire honneur à la Francie. Vos paroles, Sire, retentiont, demain, profondément dans tous les coeurs Français [...]
Nos gouvernements ont compris combien il importait de mettre les intérêts des leurs pays d'accord avec les symphaties qui les portaient l'un vers l'autre. De leur heuruse collaboration sont sortis plus récentment la convention d'arbitrage et le traité du travail, où il me plait de voir, avec vous, un gadge nouveau de paix politique e un instrument fécond de progrès social [...].
Dopo il brindisi del Presidente Loubet venne suonato l'inno Reale Italiano.
Alle 22.00 gli ospiti si recarono in carrozza, scortati dai Corazzieri, allo spettacolo di gala al Teatro Argentina.
Il Re il Presidente Loubet si sistemarono nel Palco Reale e tutto il teatro li applaudiva. I palchi del teatro erano stati addobbati con rose dai colori blu, bianco e rosso.
L'orchestra eseguì il l'inno Reale e la Marsigliese, dopo venne rappresentato il secondo atto del Faust di Gounod, interpretato da Marconi, seguì il ballo Bacco e Gambrinus.
Il 26 aprile alle 9.30 del mattino venne effettuata la rivista militare ai Prati di Castello.
Il Re, i Principi Reali e lo Stato Maggiore montarono a cavallo mentre la Regina Elena e il Presidente Loubet erano in carrozza, scortati dai Corazzieri.
Alla rivista assistente una folla enorme, che fin dal mattino si era radunata ai Prati di Castello.
La prima linea era formata dalla fanteria, la seconda dalla divisione di truppe specialiali, la terza dalla cavalleria, le truppe erano agli ordini del Comandante di Corpo d'Armata Generale Besozzi.
Terminata la rivista il Re si pose alla destra della carrozza con il Presidente della Repubblica Francese ed iniziò lo sfilata delle truppe, che marciarono nella stessa formazione dello schieramento meno la Cavalleria, che sfilò in colonne di squadroni.
Molti applausi furono riservati agli allievi del Collegio Militare, ai Bersaglieri, all'Artiglieria e alla Cavalleria. Durante la rivista a Monte Mario il cannone sparava a salve.
Dopo la colazione Vittorio Emanuele III accompagnò il Presidente, guidando direttamente lui carrozza, alla visita ai monumenti di Roma.
Andarono al Gianicolo, a Piazza San Pietro, al Palazzo di Giustizia, a Villa Borghese, alla Breccia di Porta Pia, alla Basilica di Santa Maria Maggiore, poi lungo Via XX Settembre tornarono al Quirinale.
Successivamente il Presidente Loubet raggiunse il monumento in costruzione di Vittorio Emanuele II, dove venne ricevuto dal Ministro della Pubblica Istruzione Orlando e dal direttore dei lavori Conte Giuseppe Sacconi, quindi venne effettuata la visita al Foro Romano e al Colosseo, con Giacomo Boni come guida.
In seguito il Presidente ricevette i Capi missione del Corpo Diplomatico.
La sera, dopo il pranzo militare al Quirinale venne organizzato un grande ricevimento in Campidoglio.
Il Presidente Loubet fu ricevuto dal Sindaco Prospero Colonna, e visitò i Musei Capitolini, tenendo il braccio alla Regina Elena.
Il giorno successivo il 27 aprile il Presidente si recò all'Accademia di Francia a Villa Medici, quì gli venne presentata la statua in gesso di Victor Hugo, da regalare all'Italia.
La sera si recò all'Ambasciata di Francia, dove venne organizzata la cena di gala la sera, con un ricevimento successivo.
Il 28 aprile il Presidente Loubet partì per Napoli, dove assistette ad una grande rivista navale.
Nel suo viaggio Loubet non si recò in Vaticano. Da parte sua il Cardinale Merry del Val emanò una dura nota di disappunto, il 28 aprile, a tutte le potenze cattoliche, condannando l'iniziativa Francese, che portò ad una rottura dei rapporti diplomatici, con il richiamo dell'Ambasciatore di Francia il 21 maggio e la restituzione al Nunzio dei suoi passaporti nel luglio del 1904.
Le feste che accolsero il Presidente Francese infastidirono molto i Tedeschi, che già erano stati insospettiti
dalla visita di Edoardo VII a Roma dell'anno precedente. Il mancato accenno alla Triplice Alleanza da parte del Re d'Italia nei brindisi al Quirinale irritò molto von Bulow che se ne lamentò con l'Ambasciatore Lanza. L'impressione suscitata a Berlino degli ultimi avvenimenti Romani era che l'Italia fosse più amica della Francia che della Germania. Guglielmo II cominciò a nutrire dei sospetti circa la lealtà Italiana.