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Villino Sforza Cesarini di Santa Fiora Hotel Rex


Il Villino Sforza Cesarini di Santa Fiora è situato in Via Torino n. 149 ed ospita l'Hotel Rex, è situato nel Rione Castro Pretorio
Nel 1879 il Conte Guido Sforza Cesarini di Santa Fiora acquistò un terreno nel IV isolato della I zona di lottizzazione del Quartiere Esquilino, adiacente ai resti del parco di Villa Peretti Montalto, ed affidò la costituzione di un villino e di una scuderia da parte dell'Impresa dell'Esquilino, su progetto dell'ingegnere Pio Giobbe.

Il Villino Sforza Cesarini, a sinistra, e il Casino Felice, a destra, visti da Via Cavour nel 1885

L'edificio era a due piani, rivestito a bugnato liscio, le finestre del piano nobile erano decorate con timpano, il tetto era in coppi.
L'interno venne decorato con soffitti a cassettoni e affreschi, e belle mostre delle doppie porte decorate a volute e girali fogliati, di gusto barocco.


Nel villino visse anche la Contessa Carolina Sforza Cesarini di Santa Fiora.
Nel 1893 fino ai prrmi del Nocecento, vi si stabilì la Legazione di Prussia presso la Santa Sede, da quì il 22 aprile 1893 Guglielmo II partì per il Vaticano durante la visita a Roma di quell'anno.
Il 1928 l'edificio venne sopraelevato di un piano.


Nel 1936 venne acquistato da Giuseppe Fernandez de Velasco che lo trasformò in hotel, affidato alla gestione di Franz Schmidt Lardi, l'hotel sfruttava come giardino l'ultimo lacerto del parco di Villa Peretti Montalto.
Negli anni Cinquanta fu edificato un edificio nel giardino, che si è saldato la facciata del villino, per fortuna l'edificio non venne demolito, così come sono rimaste le retrostanti scuderie.
Il 1964 l'hotel fu acquistato da Enzo Curti, la cui famiglia ancora lo dirige.
All'interno rimangono i soffitti a cassettoni originali e la boiserie in legno della ex sala da pranzo.











Belvedere Romolo e Remo


Belvedere Romolo e Remo è uno slargo situato in Via del Circo Massimo, sul Colle Aventino, nel Rione Ripa.
Tale piazzale è dedicato ai due fratelli leggendari Romolo e Remo che qui avrebbero deciso dove andare ad avere gli auspici per fondare la nuova città, Romolo sarebbe andato sul Palatino mentre Remo sull'Aventino. 
All'epoca dell'Antica Roma questa zona era occupata dal Circo Massimo, nel Medioevo divenne un'area agreste, finché non vi si installò, nel 1645 il Cimitero Ebraico, detto anche Ortaccio degli Ebrei. 

Il Cimitero Ebraico nella mappa del Nolli, 1748

Il Cimitero era raggiungibile da una strada che partiva la Via di Santa Sabina ed era caratterizzato da file di cipressi, fra i quali si trovavano le tombe.


Tale rimase fino a quando nel 1934, il Governatorato di Roma decise di realizzare Via del Circo Massimo, su disegno di Antonio Muñoz, espropriando il Cimitero e i terreni limitrofi. Vennero riesumate 8.000 salme che furono reinterrate al Cimitero del Verano.

Lavori di costruzione di Via del Circo Massimo, agosto 1934 (foto LUCE)

Venne progettato dal Muñoz un grande slargo affacciato sul Circo Massimo e sul Paladino e fu deciso di dargli il nome di Largo Romolo e Remo, il piazzale venne inaugurato assieme a via del Circo Massimo il 28 ottobre del 1934 da Mussolini.

Il piazzale nel 1934

I cipressi furono in parte lasciati al centro della carreggiata di Via del Circo Massimo, in parte ripiantati ai margini del piazzale, alle estremità, in parte verso l'Aventino, nell'odierno Piazzale Ugo La Malfa.


Il Belvedere è occupato da panchine in travertino, da aste portabandiera ed è delimitato, lungo Via del Circo Massimo, da colonnotti in travertino fra i quali sono fissate delle catene.


Dallo slargo si gode uno splendido panorama sul Colle Campidoglio, sulle rovine del Palatino e sul Colle Celio.

Vista verso il Celio

Vista sul Palatino



Via Giuseppe Cottolengo

Via Giuseppe Cottolengo mappa
Via Cottolengo nella mappa di Roma di Marino e Gigli del 1935

Via Giuseppe Cottolengo era una strada del Quartiere Gianicolense - noto anche come Monteverde - compresa tra Via Duchessa di Galliera e Via di Val Tellina (per quanto al momento dell'istituzione non arrivasse fino a quest'ultima strada, ma si concludesse nella campagna) e corrispondente all'attuale Via Francesco Datini. Le sue origini risalgono al 1924, quando vennero istituite le strade della zona intorno all'Ospedale Della Vittoria - come era chiamato l'Ospedale San Camillo - all'epoca in costruzione che, proprio per la vicinanza di un'importante struttura sanitaria, vennero dedicate a fondatori di ospedali e figure di spicco della beneficienza. Nello specifico, tale strada venne dedicata a San Giuseppe Cottolengo (Bra 1786 - Chieri 1842), presbitero e fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza, istituto di assistenza noto anche semplicemente con il nome di Cottolengo, e delle Congregazioni a essa collegate. Al momento dell'istituzione, la strada non prese il nome di Via San Giuseppe Cottolengo ma di Via Giuseppe Cottolengo perché la sua Canonizzazione sarebbe arrivata solo nel 1934.
Nel 1959, il Comune di Roma decise di attribuire il nome di Via del Cottolengo alla Salita del Gelsomino, nel Quartiere Aurelio, dal momento che lì si trova la sede dell'istituto fondato da San Giuseppe Cottolengo. Per evitare di avere due strade quasi omonime, il nome di Via Giuseppe Cottolengo venne cambiato in Via Francesco Datini, dedicandola all'omonimo mercante fiorentino.

Via Lucio Mamilio

Mappa 1935 Quadraro Via Lucio Mamilio

Via Lucio Mamilio era una strada, oggi non più esistente, situata nel Quartiere Tuscolano, nella zona del Quadraro. Le sue origini risalgono al 1930, quando venne istituita come compresa genericamente "tra la Via Tuscolana e la località Quadraro", insieme alla vicina Via dei Conti di Tuscolo.
In linea con la toponomastica della zona, la strada venne dedicata a una figura legata all'antica città di Tuscolo, cui conduceva la Via Tuscolana, nello specifico a Lucio Mamilio, dittatore di Tuscolo che nel 460 avanti Cristo aiutò i romani contro Erdonio, divenendo così cittadino Romano.
La mappa di Marino e Gigli del 1935 mostra come Via Lucio Mamilio all'epoca, pur se istituita da cinque anni, non era ancora di fatto stata realizzata, essendo segnata come tratteggiata. Negli anni successivi, la zona si sviluppò in maniera diversa dal punto di vista urbanistico e Via Lucio Mamilio rimase solo su carta, senza mai essere formalmente realizzata e venendo quindi soppressa.

Istituto Giapponese di cultura


L'Istituto Giapponese di cultura si trova in Via Antonio Gramsci n. 74, di fronte alla Facoltà di Architettura e adiacente all'Istituto Austriaco di cultura, a Valle Giulia, nel Quartiere Pinciano.
L'idea di realizzare un Istituto di cultura Giapponese a Roma prese forma negli anni Trenta, grazie all'Ambasciatore del Giappone in Italia Yoshida Shigeru, il lotto di terra assegnato era quello accanto all'Istituto Austriaco di cultura, poi diventato, dal 1938, Istituto Tedesco di cultura. Ciò rifletteva la politica dell'asse Roma Berlino Tokyo.
Solamente nel 1954 fu raggiunto l'accordo ufficiale tra Italia e Giappone che permise l'inizio dei lavori nel 1961 e l'apertura il 12 dicembre 1962.


L'edificio venne progettato dall'architetto Yoshida Isoya come una rielaborazione in chiave moderna dello stile Heian (794 d.C. 1195 d.C.). Infatti nonostante sia interamente costruito in cemento armato è caratterizzato da elementi tradizionali dell'architettura Giapponese, come i pilastri delle pareti esterne, color legno, le pareti scorrevoli, il peristilio esterno, il grande ingresso.


Il giardino è stato realizzato dall'architetto Ken Nakajima, sul terreno concesso dal Comune di Roma ed è il primo giardino in Europa progettato da un paesaggista Giapponese. 
Nel parco compaiono gli elementi dello stile sen'en (giardino con laghetto), sono presenti: il lago, la cascata, le rocce, ponti, lanterne e le tipiche piante come iris, camelie, magnolie, aceri, glicine, ciliegi e pini nani.


L'edificio che ospita l'Istituto ha al suo interno un auditorium, una sala mostre e una biblioteca con 35.000 volumi, una raccolta di 2.500 microfilm, una collezione di musica tradizionale giapponese e una cineteca.





Cabine per fototessere a Grosseto

Molti documenti ufficiali richiedono la presentazione di una fototessera. Oggi, molto spesso le fotografie vengono realizzate con smartphone, ma per documenti quali il passaporto, la patente o la carta d'identità è necessario stampare una fototessera, ed è dunque più che normale chiedersi: dove posso realizzarla? Le cabine per le fototessere restano un modo "fai da te" per scattare fototessere per un documento.
 
Ecco dove si trovano, a Grosseto, le principali cabine per le fototessere, qui elencate in base all'ordine alfabetico della strada:
 
Via Aurelia Antica (presso centro commerciale Aurelia Antica)
Piazza De Maria 
Via Equador (presso centro commerciale Maremà)
Piazza Guglielmo Marconi (dentro la stazione ferroviaria)
Piazza del Popolo (vicino Guardia di Finanza)
Via del Sabotino
Via Saffi (all'interno dell'Anagrafe)
Via Scansanese (altezza civico 116, supermercato Carrefour)
 

Vedi anche:

Chiesa della Santa Famiglia in Via Sommacampagna


La Chiesa della Santa Famiglia era un luogo di culto oggi non più esistente situato in Via Sommacampagna nel Rione Castro Pretorio.
L'edificio venne costruito nel 1895 sui terreni della Villa Telfener dall'architetto Carlo Maria Busiri Vici, per i Canonici Regolari Lateranensi.

La chiesa nel 1924

La chiesa era a tre navate, con facciata a capanna rivestita in mattoni, il portone d'ingresso aveva un arco a tutto sesto, ed era sormontato da una trifora in stile romanico.
All'interno le navate erano sostenute da arcate su colonne alternate a pilastri, erano decorate da mosaici, mentre l'abside era occupata da un pregevole affresco di Eugenio Cisterna. 
La pala d'altare raffigurava una Sacra Famiglia dipinta dal pittore Giuseppe Bravi.
Nel transetto destro era posta la pala con Sant'Agostino e Sant'Ubaldo, mentre nel sinistro quella di Nostra Signora sempre di Giuseppe Bravi. Attorno al 1940 la chiesa fu demolita poiché i Canonici Lateranensi abbandonarono l'area.

Viale Guido Baccelli


Viale Guido Baccelli è una strada situata tra Largo Vittime del Terrorismo e Via Cristoforo Colombo, nel Rione San Saba.


È intitolata al clinico Guido Baccelli (1830-1916), fondatore del Policlinico Umberto I e direttore della Clinica Medica, più volte Ministro dell'Istruzione, ideatore insieme a Ruggero Bonghi della Passeggiata Archeologica.
La legge per la costituzione della passeggiata fu proposta nel 1887, venne attuata nel 1889 con l'approvazione di vincoli di inedificabilità su ampie aree, purtroppo i fondi erano esigui, e furono impiegati per gli espropri e gli scavi nell'area del Foro Romano. 

Pianta del progetto della Passeggiata Archeologica

Nel 1906 in prossimità della scadenza dei vincoli edilizi venne nuovamente riproposto l'ampliamento della Passeggiata Archeologica, approvato nel 1907, che ricevette i finanziamenti per le celebrazioni del Cinquantenario dell'Unità d'Italia del 1911, nonostante questo fu molto complesso entrare in possesso delle aree espropriate. 

Il viale in costruzione nel 1909

I lavori iniziarono nel 1909 ma si conclusero solamente nel 1917, la passeggiata fu inaugurata dal Sindaco Prospero Colonna il 21 aprile 1917. 
Si trattò di costruire un grande viale pedonale, che da Piazza di Porta Capena conduceva a Piazzale Numa Pompilio, passando per i resti di Porta Capena e delle Terme di Caracalla, tale viale venne dedicato a Guido Baccelli, morto nel 1916, ideatore e strenuo difensore, della Passeggiata Archeologica.

Viale Guido Baccelli nel 1918

I cancelli, situati al nelle due piazze venivano aperti la mattina e chiusi la sera, l'altra strada realizzata, aperta ai carri per il trasporto delle merci era l'attuale Via di Valle delle Camene all'epoca chiamata Via di Porta San Sebastiano.
Viale Guido Baccelli era affiancato da filari di pini. 

La Passeggiata Archeologica nel 1925

Tale viale esistette finché il Governatorato nel 1937 non decise la creazione della Via Imperiale, che venne costruita su parte del viale, e partendo da Porta Capena arrivava alle Mura Aureliane, per poi proseguire verso l'esposizione e il mare.
I lavori iniziati il 21 aprile 1938 terminarono nel 1939, vista la soppressione de facto del viale si decise, nel 1940, di assegnare il nome di Viale Guido Baccelli alla lunga strada realizzata nel 1917 attorno alle Terme di Caracalla, che da Porta Capena portava alla Via Imperiale, in quello che era chiamato Parco di Porta Capena.


Tale strada è caratterizzata da due carreggiate occupate al centro da un filare di cipressi, il primo tratto, in salita, arriva sotto la Basilica di Santa Balbina, nell'attuale Largo Bruno Baldinotti poi esegue una curva verso sinistra fino al Largo Enzo Fioritto, da qui continua in maniera rettilinea lungo i resti dell'Acquedotto Antoniano fino ad incontrare la Via Cristoforo Colombo quasi presso le Mura Aureliane. 


Dalla strada si gode un splendido panorama sulle Terme di Caracalla.


Mentre sulla destra è possibile vedere il convento Francescano di Sant'Antonio alle Terme, una volta appartenuto alla Compagnia di Gesù, e in cui risiedette Sant'Ignazio di Loyola. 

Il Convento di Sant'Antonio e i resti dell'Acqua Antoniniana

Nell'ultimo tratto è situato un ampio terreno, confinante con Via Cristoforo Colombo, occupato dal Vivaio Eurogarden.



Nel primo tratto del viale si è svolta parte della battaglia di Porta San Paolo il 10 settembre del 1943, tra i carristi del 4° Reggimento e i paracadutisti Tedeschi, Largo Bruno Baldinotti e Largo Enzo Fioritto ricordano alcuni dei caduti.






Vicolo della Caffarella

Mappa Vicolo della Caffarella

 
 Vicolo della Caffarella era una strada che si trovava nell'attuale Quartiere Appio-Latino. Essa era di fatto un tratto dell'attuale Via della Caffarella, strada che percorre l'omonimo parco.

Vicolo dei Ruderi

Mappa 1935 Vicolo dei Ruderi

 
Vicolo dei Ruderi era una strada, oggi non più esistente, che rappresentava una traversa dell'Appia Antica nel territorio dell'attuale Quartiere Ardeatino che si presentava, verosimilmente, come una strada di campagna senza uscita. Il suo nome era verosimilmente dovuto ai numerosi ruderi presenti nei dintorni, trovandosi all'inizio della Via Appia Antica. La mappa di Roma di Marino e Gigli del 1935 ci offre un'idea abbastanza chiara del suo tracciato.
Proprio alla fine degli anni '30, il progetto di espansione di Roma verso il Tirreno segnò la fine di questa strada: al suo posto venne progettata la Circonvallazione Ardeatina, immaginando la realizzazione di un collegamento tra la nuova Via Imperiale (attuale Via Cristoforo Colombo) e la vicina Appia Antica, ponendo l'embrione di un nuovo quartiere nell'area. La Seconda Guerra Mondiale e la sconfitta italiana portarono all'interruzione dell'ambizioso progetto e a una sua successiva revisione e parziale abbandono. Per quanto l'idea di realizzare la Circonvallazione Ardeatina rimase in campo, si sviluppò un forte movimento d'opinione per la tutela della Via Appia Antica che portò a non realizzare mai questa strada nella forma con cui era stata intesa: essa, infatti, oggi è una sorta di sentiero nel parco, e non l'arteria di scorrimento che era stata immaginata. Paradossalmente, si presenta in un modo molto simile a come si presentava lo scomparso Vicolo dei Ruderi.

Villa Strozzi


Villa Strozzi era una villa situata sul Colle Viminale, nell'odierno Rione Castro Pretorio, oggi non più esistente.
In origine fu la famiglia Frangipane a costituire la villa fondendo una prima vigna, posseduta fin dal 1400, con la nuova vigna acquistata da Girolamo Frangipane il 2 aprile 1533 ai fratelli d'Amico.
Nel 1587 Papa Sisto V effettuò un indennizzo nei confronti della famiglia Frangipane per la demolizione di un tratto della loro villa a causa della realizzazione della Via Strozzi che da Piazza delle Terme arrivava alla Via Sistina, delimitando Villa Peretti Montalto.
Nel 1572 la villa venne affittata a Leone Strozzi, che vi risiedeva con la madre Maddalena de' Medici, attorno al 1586 Jacopo del Duca costruì il casino principale in stile rinascimentale, lo Strozzi arricchì la dimora di sculture antiche, ed effettuò scavi che portarono alla luce statue d'epoca romana. Il giardino era all'Italiana, organizzato secondo uno schema geometrico, con siepi di bosso. Sul muro di cinta verso l'Orto delle Barberine, in asse con il casino principale, si trovava una fontana con bacino semicircolare.

Il casino di Villa Strozzi visto da Via Strozzi, 1829

Il casino era sviluppato su due piani, era decorato di bugnato angolare, la facciata sul giardino era caratterizzata da una porta centrale ad arco a tutto sesto e due finestre architravate; il primo piano era diviso da lesene doriche, al centro si trovavano tre finestre ravvicinate architravate, la centrale sormontata da un timpano e dotata di balcone, l'ultimo piano era occupato da finestre di mezzanino.
Nel 1619 Leone Strozzi acquistò la villa Frangipane da Laura Frangipane Mattei, e l'arricchì di sculture antiche. Davanti al casino si apriva un piazzale quadrangolare ornato di statue su pilastri.

Villa Strozzi e Villa Peretti Montalto nella pianta del Falda, 1676
 
Nel Settecento vi dimorò l'erudito Abate Leone Strozzi, arcade e accademico della Crusca, collezionista di antichità e oggetti preziosi. In quegli anni vennero alla luce molte antiche statue, che impreziosivano i giardini della villa.
Morto l'abate la villa venne affittata, nel 1782 vi dimorò l'Alfieri che vi compose le tragedie La Merope e Saul.

Villa Strozzi nella Mappa del Nolli, 1748
 
Nel corso dell'Ottocento cambiò molti proprietari, il 1805 il Duca Ferdinando Strozzi vendette la villa a Monsignor Bernardino Ridolfi, Cameriere Segreto di Puo VI. Nel 1817 i suoi eredi Francesco e Faustina Ridolfi la  vendettero ad Elizabeth di Brandenburgo Ansbach. Nel 1829 venne acquistata ad Adelaide Goder Baldi, il 1837 passò ai fratelli Galli, nel 1840 a Rosa Agudi, il 1847 al gentiluomo Thomas Farmer Bailey.
Fu in questo periodo che il Monsignore Francesco Saverio de Mérode iniziò ad interessarsi a Villa Strozzi, per ampliare il fabbricato delle Carceri situato in Piazza delle Terme. 
L'acquisizione di alcuni terreni della villa era stata prevista dal Pontefice Pio IX per ampliare le carceri già dal 1853, e venne effettuata dal de Mérode come "deputato all'amministrazione generale di tutte le Carceri". Il proprietario della villa Thomas Bailey era però propenso ad alienarla interamente piuttosto che frazionarla, fu così che l'Arcivescovo l'acquistò per intero nel 1859, dal nuovo proprietario Octavius Dillingham Mordaunt, che era subentrato a Bailey nel 1857, per 18.000 scudi. 
Una volta in possesso del vasto appezzamento il Monsignore iniziò ad ideare un piano di espansione della città, ad imitazione di quello che il Prefetto Haussmann faceva a Parigi, nell'ottica di modernizzazione dello Stato Pontificio portata avanti dal Pontefice Pio IX, che aveva previsto la creazione della nuova Stazione Termini in Piazza delle Terme di Diocleziano.

Pianta del Quartiete de Mérode, in basso Villa Strozzi, divisa dalle tre nuove strade, 1868

Egli concepì un nuova lottizzazione chiamata Quartiere de Mérode, costruito sui terreni che aveva acquistato lungo la Valle di San Vitale e incentrato sulle Terme di Diocleziano. Dall'esedra delle Terme infatti doveva originare una grande nuova strada, l'odierna Via Nazionale, all'epoca chiamata Via di Santa Maria degli Angeli, o Via de Mérode, questa arteria veniva intersecata da tre strade perpendicolari, le odierne Via Torino, Via Firenze e Via Napoli, delle quali Via Torino era posta in asse tra la facciata della Chiesa di Santa Susanna e l'abside della Basilica di Santa Maria Maggiore

Il casino di Villa Strozzi tre le due nuove strade Via Firenze e Via Torino, 1866

Via Torino e Via Firenze vennero progettate proprio per essere centrate con il casino di Villa Strozzi, situato lungo Via Strozzi.
I lavori per la costruzione dell'odierna Via Nazionale iniziarono nel 1868 così come la vendita dei terreni limitrofi alla strada.
Il 2 novembre 1870 Villa Strozzi fu venduta agli avvocati Giovan Battista Pericoli e Giacomo Balestra per 200.000 lire. 
I nuovi proprietari vendettero il casino con parte del giardino al Conte Mario Mazzei, nel maggio 1872. Il Conte lo affittò ad Albert Dumont, primo Direttore della Scuola Francese di Atene, che nel 1874 lo utilizzò come sede per l'Istituto.

Il Casino Strozzi nel 1876, tra Via Firenze e Via Torino

Nel 1876 Domenico Costanzi proprietario dell'Hotel del Quirinale situato in Via Nazionale, decise di comprare, dal Pericoli e ida Balestra, i terreni di villa Strozzi rimasti per costruirvi il Teatro Costanzi oggi Teatro dell'Opera, inaugurato nel 1880.
Lo stesso teatro fu influenzato dalla presenza del Casino Strozzi, che ne comportò lo sviluppo limitato al terreno posto tra l'Albergo del Quirinale e il casino stesso, perpendicolare a Via Firenze, il casino resistette circa fino al 1892, quando venne demolito in previsione della costruzione di un edificio mai realizzato. 

L'Albergo del Quirinale, il Teatro Costanzi e il Casino Strozzi nel PRG del 1882

Nel 1928 al suo posto fu creato da Marcello Piacentini un nuovo ingresso al Teatro dell'Opera e venne realizzata l'attuale Piazza Beniamino Gigli.
Una targa commemorativa posta sulla facciata del Teatro dell'Opera in Via Torino ricorda l'antica Villa Strozzi e il soggiorno di Vittorio Alfieri.








Via Antonio Fantosati (Ostiense)

Mappa 1935 Garbatella Via Fantosati

 
Via Antonio Fantosati è il nome che oggi corrisponde a una via della Zona Acilia Nord, ma in passato tale nome era attribuito a una strada del Quartiere Ostiense, più precisamente della Garbatella. Essa venne istituita nel 1925, insieme al nucleo principale delle strade della Garbatella, e in linea con l'area in cui fu inserita, venne dedicata a un missionario, nello specifico ad Antonio Fantosati (Trevi 1842 - Hengyang 1900), Vescovo e Missionario dell'Ordine dei Frati Minori Riformati che venne ucciso nell'ambito della rivolta dei Boxer in Cina.
La strada, tuttavia, si trovava in una zona della Garbatella che non venne urbanizzata per lungo tempo. A 10 anni dall'istituzione di Via Fantosati, la vediamo infatti tratteggiata nella mappa di Roma di Marino e Gigli del 1935, a segnalare che la via, per quanto formalmente istituita, non era stata costruita né forse tracciata in senso fisico, così come la vicina Circonvallazione Ostiense.
Quella parte di Roma compreso tra la ferrovia all'altezza della Stazione Ostiense e la Garbatella rimase per lungo tempo un vuoto urbano. Un impulso per riempire questo vuoto avvenne alla fine degli anni '30 nell'ambito del progetto di espansione di Roma verso il Tirreno. Proprio nell'ambito di questo progetto, ecco ricomparire Via Fantosati nella delibera toponomastica del 1940 che si rivela fondamentale nel comprendere tale progetto. Tra le strade istituite ve ne sono numerose intorno alla Circonvallazione Ostiense, all'epoca non costruita, e questo lascia intendere la volontà di riempire tale vuoto urbano. Tra queste torna a essere menzionata Via Fantosati, di cui vengono precisati i limiti e progettato un prolungamento.
Tuttavia, l'ingresso dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale e la sua successiva sconfitta portarono a un'interruzione dell'ambizioso progetto e in parte al suo abbandono e alla sua revisione. Di Via Fantosati continuarono dunque a non esservi tracce.
Nel 1955, il nome di Via Antonio Fantosati viene attribuito a una strada nella Zona Acilia Nord, e nella delibera si fa riferimento proprio a quella del 1940: Via Fantosati è menzionata come inserita tra le denominazioni "di riserva", quelle che in genere vengono tenute a disposizione di nuove strade tra nomi che si è deciso di celebrare senza che fosse loro attribuita una strada o coloro he non hanno più una strada dedicata per varie ragioni. Questo lascia intendere che, a ormai 30 anni dalla sua istituzione, Via Fantosati non era ancora stata costruita.
Nel 1956 venne invece istituita formalmente Via Nicolò da Pistoia, strada che oggi occupa l'area un tempo riservata a Via Fantosati: questo ci lascia intendere che gli edifici di quel tratto della Circonvallazione Ostiense risalgono grossomodo a quell'anno.
La sorte di Via Fantosati non fu diversa da quella di altre strade progettate per sorgere intorno alla Circonvallazione Ostiense ma che per i ritardi nell'urbanizzazione dell'area non sono sorte in quell'area, come Via Marcellino da Civezza, Via Michele Unia, Via Enrico Virmis e Via Girolamo da Montesarchio.

Mappa di Bradford (1835)

Old Bradford map 1835

 
La mappa in questione mostra la città di Bradford, in Inghilterra, parte del Regno Unito, come si presentava nel 1835. La mappa è opera di Robert Creighton ed è stata realizzata per il Dizionario topografico di Samuel Lewis.

Via di Vigna Pozzi

Mappa Roma Marino Gigli Via di Vigna Pozzi

Via di Vigna Pozzi è una strada del Quartiere Ostiense che parte dal Largo delle Sette Chiese e non ha via di uscita, con un tracciato che ha avuto diverse modifiche nella sua storia e si presenta intermedio a quello di Via Pomponia Grecina e quello di Via della Villa di Lucina.
La storia della strada, oggi una breve via senza uscita, è strattamente collegata a quella della famiglia Pozzi, le cui proprietà si estendevano sulla collina limitrofa alla Garbatella a sud di Via delle Sette Chiese, e su cui sorgevano appunto una villa con vigna.
Tale villa venne venduta dalla famiglia nel 1949 e acquistata dalla Curia Generalizia dei Cappuccini, che la trasformarono in un Convento tuttora attivo. Per quanto si acceda all'edificio da Via Pomponia Grecina, la mappa di Roma di Marino e Gigli mostra che, prima che nella zona venissero realizzati edifici residenziali, vi si accedeva da Via di Vigna Pozzi, che all'epoca si presentava come un rettilineo.
Proprio l'urbanizzazione del lato sud di Largo delle Sette Chiese portò a una modifica del percorso della strada, che oggi si presenta come una strada privata senza uscita in diagonale.