Nel Giardino Caduti sul Fronte Russo, situato lungo la Via Cassia, nella Zona Tomba di Nerone, è presente un monumento dedicato agli italiani caduti e dispersi nel corso della Seconda Guerra Mondiale sul fronte russo.
Il monumento rappresenta l'elemento portante del giardino, posto in una sorta di belvedere panoramico, ed è composto da tre corpi separati, uno centrale composto da una colonna su un basamento e due laterali su cui campeggiano le scritte "Ai Caduti e Dispersi sul Fronte Russo" e "Per non dimenticare".
Sul basamento della colonna centrale, invece, vi sono le scritte "CSIR 1941-1942" e "ARMIR 1942-1943", in memoria dei due corpi di spedizione italiani in Russia. Sullo stesso basamento sono inoltre attaccate piccole targhe in memoria dei caduti.
Il giardino venne dedicato ai caduti sul fronte russo nel 2001, ma il monumento è opera successiva, e fu inaugurato nella sua forma attuale nel 2011. Oltre che dal Comune di Roma, la realizzazione di tale monumento fu promossa dall'associazione "Comitato Nikolajewka per non dimenticare", che ricorda la drammatica battaglia di Nikolaevka combattuta il 26 Gennaio 1943 nel territorio oggi parte dell'Oblast russo di Belgorod, in cui le truppe italiane in ritirata si scontrarono con quelle sovietiche per uscire dalla loro sacca, riuscendoci al prezzo di migliaia di vite umane.
La spedizione italiana in Russia fu decisa nel 1941, quando Mussolini decise di sostenere la Germania nazista di cui era alleato nella sua campagna militare contro l'Unione Sovietica, l'Operazione Barbarossa. L'Italia inviò dunque tre divisioni, riunite sotto il Corpo di spedizione Italiano in Russia (CSIR), divenuta nel 1942 Armata Italiana in Russia (ARMIR) dopo l'arrivo di due nuove divisioni.
La spedizione, composta da uomini scarsamente equipaggiati in un momento in cui l'esercito italiano aveva mostrato tutti i suoi limiti in Grecia così come in Nordafrica, fu drammatica: costò numerose vite umane e finì in una drammatica ritirata. Degli oltre 200mila uomini mandati al fronte russo, oltre 75mila rimasero ucciso o dispersi, mentre 32mila furono feriti o rimasero congelati a causa delle temperature particolarmente basse che caratterizzano l'area e l'inadeguato equipaggiamento con cui erano stati mandati a combattere.
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