C'è una sgradevole leggenda metropolitana che gira attorno all'edificio del Nuovo Corviale, noto anche semplicemente come Corviale o come Serpentone in riferimento alla sua estensione pari a circa un chilometro, ed è quella che riguarda il presunto suicidio del suo architetto, Mario Fiorentino, che - secondo questa leggenda metropolitana - avrebbe deciso di compiere il gesto accortosi di aver creato un mostro architettonico.
La storia, che ricordiamo essere particolarmente sgradevole, è falsa, dal momento che Fiorentino è morto il 25 Dicembre 1982 a causa di un infarto. Tuttavia, negli anni questa leggenda metropolitana è stata alimentata dal clima pesante che si era creato intorno alla costruzione del Corviale e ai ritardi nella realizzazione dell'opera.
Nel 1982, infatti, la costruzione del Corviale era in forte ritardo, a causa di problemi burocratici e del fallimento di una delle imprese di costruzione, tra le altre cose. Il progetto, di grandi dimensioni e che era composto di 1.200 appartamenti e di un intero piano destinato ai servizi, aveva visto l'inizio dei lavori nel 1975 ma solo nel 1982 erano stati assegnati i primi 122 appartamenti, cui se ne aggiunsero altri 400 alla fine dell'anno. Appartamenti assegnati in un contesti di incompiutezza e degrado, senza quei servizi che sarebbero dovuti sorgere all'interno del complesso e con tutti i problemi nel gestire un edificio di tali dimensioni. I problemi non passarono inosservati alla stampa e questa mastodontica opera costellata da ritardi e problemi realizzativi finì nell'occhio del ciclone.
Fu proprio in questo contesto che l'architetto, Mario Fiorentino, morì. E fu proprio il fatto che morì quando vennero assegnati i primissimi appartamenti in un contesto di incompiutezza e degrado del suo importante progetto che si iniziarono a diffondere le sgradevoli voci di un suo suicidio, dovuto proprio all'insuccesso dell'opera.
Al netto del fatto che Fiorentino morì di infarto, e quindi non suicida, c'è anche un altro elemento che è importante da sottolineare nel smentire tale leggenda metropolitana. Mario Fiorentino, infatti, ha sempre rivendicato il valore del progetto del Corviale.
La sua idea espressa con l'iconico progetto era quella di un'edilizia popolare che non si basasse sul principio paternalistico che aveva caratterizzato i decenni precedenti, ma un su un principio di gestione comunitaria, che vedeva proprio nella comunità l'unica possibilità per gestire tale complesso edilizio. Ne rivendicò inoltre lo stile e il rapporto col territorio (intervento presso la facoltà di architettura di Reggio Calabria nel 1982, qui il video), mettendolo in contrapposizione alle unità di abitazione su modello di Le Corbousier che definisce qualcosa pensato per essere replicato ovunque, diversamente dal Corviale, pensato proprio per il suo contesto ai margini della città, in quello che all'epoca era pieno Agro Romano, riprendendo nelle sue forme elementi tipici della campagna di Roma come gli acquedotti, ma anche tipici del contesto urbano di epoche precedenti, come il complesso del San Michele o la Manica Lunga del Quirinale.
Non solo, dunque, la morte di Fiorentino è da attribuirsi a un infarto e non a un suicidio, ma l'architetto ha anche sempre rivendicato il valore e l'idea sociale e architettonica che c'era dietro al palazzo. Un valore sociale ritenuto da alcuni utopia, da altri minato dai ritardi nella costruzione, ma che caratterizza un'idea e che forse sarebbe sbagliato abbandonare: non a caso le diverse amministrazioni di comune, regione e ATER hanno sempre investito nella riqualificazione di questa struttura, nonostante le difficoltà dovute alle notevoli dimensioni e all'alto numero di residenti.
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