Dlaczego Rzym nazywany jest Wiecznym Miastem?
Na całym świecie Rzym, nasze miasto, kiedy nie jest nazywane własnym imieniem, nazywany jest „Wiecznym Miastem”. Jak to się stało? Zobaczmy więc, dlaczego Rzym nazywany jest Wiecznym Miastem.
Ta alternatywna nazwa Rzymu istnieje od bardzo dawna, wchodząc do wspólnego języka do tego stopnia, że przyczyna i pochodzenie tej nazwy jest dla wielu niemal drugorzędne. Również dlatego, że dla miasta, które razem z cesarzami i papieżami, zarówno w starożytności, jak iw renesansie, w sztuce czy polityce, od powstania do dnia dzisiejszego było bohaterem, jest to przydomek, który idealnie pasuje do historia miasta.
Często ci, którzy chcą wiedzieć, dlaczego Rzym nazywany jest Wiecznym Miastem, mogą błędnie pomyśleć o fragmencie z pracy Marguerite Yourcenar, „Wspomnienia Hadriana”. W tej pracy, w której francuska pisarka wyobraża sobie długi list cesarza Hadriana, w którym odtworzyła okres starożytnego Rzymu, w którym przewodził cesarstwu, w którym w pewnym momencie wypowiadane jest zdanie:
"Nadejdą inny Rzym i nie mogę sobie wyobrazić ich twarzy; ale pomogę go uformować ... Rzym będzie żył, Rzym zginie tylko z ostatnim miastem ludzi".
To zdanie, jakkolwiek sugestywne i jak bardzo rzuca swoją rękę na wieczność Rzymu, nie jest powodem, który wyjaśnia, dlaczego Rzym nazywany jest Wiecznym Miastem. W rzeczywistości powieść Yourcenar sięga roku 1951, kiedy definicja Wiecznego Miasta dla Rzymu była używana przez wieki.
Ale w takim razie dlaczego Rzym nazywany jest Wiecznym Miastem?
Pierwszy autor, który w ten sposób mówił o Rzymie, żył wiele wieków wcześniej niż Yourcenar. To Albio Tibullo, elegancki łaciński poeta żyjący między 54 a 19 rokiem pne. W swojej II Księdze elegii w V poeta pisze następujące wiersze:
"Romulus Aeternae nondum formaverat Urbis moenia", przekładalne na język polski jako „Ani Romulus nie zbudował jeszcze murów Wiecznego Miasta”.
Jest to obecnie najstarsze świadectwo Rzymu określane jako Wieczne Miasto i dlatego prawdopodobnie jest to wyrażenie, którego szukamy, jeśli chcemy wiedzieć, dlaczego Rzym nazywany jest Wiecznym Miastem.
Miért hívják Rómát örök városnak?
Az egész világon Rómát, városunkat, amikor nem saját nevén hívják, "Örök Városnak" hívják. Hogy lehet ez? Megtudhatjuk tehát, miért hívják Rómát Örök Városnak.
Róma ezen alternatív neve nagyon régóta létezik, olyannyira belép a köznyelvbe, hogy ennek a névnek az oka és eredete sokak szemében szinte másodlagos. Azért is, mert egy olyan város számára, amely a császárokkal és a pápákkal együtt, az ókorban, mint a reneszánszban, a művészet vagy a politika számára, alapításától napjainkig mindig főszereplője volt, ez egy becenév, amely tökéletesen illeszkedik a a város története.
"Eljön a többi Róma, és nem tudom elképzelni az arcukat; de én segítettem ennek kialakításában ... Róma élni fog, Róma csak az emberek utolsó városával pusztul el".
Bármennyire is szuggesztív és bármennyire is kezet vet Róma örökkévalóságára, nem ez az oka annak, hogy Rómát Örök Városnak hívják. A Yourcenar-regény valójában 1951-re nyúlik vissza, amikor Róma örök városának meghatározását évszázadok óta használták.
A költő Tibullus Lawrence Alma-Tadema 1866-os festményén |
De akkor miért hívják Rómát Örök Városnak?
Az első szerző, aki Rómáról beszélt ilyen fogalmakkal, sok évszázaddal korábban élt, mint Yourcenar. Albio Tibullo, elégikus latin költő, aki Kr.e. 54 és 19 között élt. II. Elégiás könyvében a költő a következő sorokat írja:
"Romulus Aeternae nondum formaverat Urbis moenia", magyarra fordítva: "Romulus sem emelte még az örök város falait".
Ez jelenleg Róma legrégebbi tanúsága, amelyet örök városként határoztak meg, és ezért valószínűleg ez a kifejezés, amelyet keresünk, ha meg akarjuk tudni, miért hívják Rómát örök városnak.
Torri del Quartiere Don Bosco
A seguire un elenco alfabetico delle torri presenti nel Quartiere Don Bosco
Torre del Quadraro, Piazza dei Consoli
Targhe commemorative del Quartiere Appio-Claudio
A seguire, suddivise per strada (elencate in ordine alfabetico), trovate l'elenco delle targhe commemorative presenti nel Quartiere Appio-Claudio.
Via Appia Nuova:
Strade del Quartiere Appio-Claudio
Targa in memoria di Otello Stefanini
La targa in questione si trova in Via Furio Camillo, nel Quartiere Tuscolano, e ricorda il carabinierie Otello Stefanini (Roma 1968- Bologna 1991), ucciso nella cosiddetta "strage del Pilastro" a Bologna per mano della Banda della Uno Bianca.
Torre del Quadraro
La Torre del Quadraro si trova in Piazza dei Consoli, nel Quartiere Don Bosco.
L'origine della torre è medievale, anche se non è chiaro il periodo preciso, in ogni caso un'epoca in cui questa zona era aperta campagna.
Tale area fu proprietà nel 1164 di un tale Guadralis, da cui deriva il nome Quadraro, attribuito sia alla torre che al quartiere, e fu all'epoca sede di un casale fortificato di cui la torre faceva parte.
La torre rientrava inoltre in un sistema difensivo dell'Agro Romano ed era probabilmente in diretta comunicazione anche visiva con la non lontana torre di Centocelle.
Alla fine del XIII Secolo il casale, all'epoca noto come "Casale Quatralis"; venne diviso tra il Monastero di Sant'Alessio, la famiglia Arcioni e la famiglia Astalli. Il nome "Quadraro" era sicuramente ormai esistente nel 1358, quando il casale è ricordato come "Casale lo Quadraro", mentre nel 1420 una parte del terreno, quella comprendente la torre, viene acquistata per 1.200 ducati da Giordano Colonna.
La torre quando era in aperta campagna |
Quando negli anni Cinquanta del XX Secolo viene edificato il densamente popolato quartiere di Don Bosco la torre, uno dei principali edifici preesistenti all'urbanizzazione, viene preservata e posta all'interno del giardino di Piazza dei Consoli.
Attualmente la struttura si presenta come un edificio di blocchi di tufo inglobata in un casale di epoca successiva. Attualmente è sede del centro anziani "La Torretta", e proprio con questo nome è nota nel quartiere.
La Torre del Quadraro non va confusa con un'altra dallo stesso nome, oggi non più esistente che sorgeva al 23esimo chilometro della Via Casilina e viene citata in una bolla di Papa Bonifacio VIII (1294-1303) Caetani del 1301.
La torre compare nel film del 1961 Fantasmi a Roma.
Altri siti che ne parlano:
Targa in memoria della visita di Papa San Giovanni XXIIII alla Parrocchia di Sant'Ignazio d'Antiochia
La targa in questione si trova in Via Appia Nuova, nella parte del Quartiere Appio-Claudio nota come Statuario, su un cippo posto a un lato dell'ingresso della Chiesa di Sant'Ignazio d'Antiochia, e ricorda la visita di Papa San Giovanni XXIII Roncalli (1958-1963) avvenuta il 7 Aprile 1963.
Targa in memoria dei Martiri della Libertà di Centocelle
La targa in questione si trova in Piazza delle Camelie, nel Quartiere Prenestino-Centocelle, e ricorda i "Martiri della Libertà" del quartiere, ovvero gli abitanti di Centocelle uccisi dai nazi-fascisti nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Di fronte è presente un monumento con una lapide che riporta, tra gli altri, gli stessi nomi.
Targa in memoria di San Luigi Gonzaga
La targa in questione si trova in Via della Consolazione, nel Rione Campitelli, e ricorda San Luigi Gonzaga (Castiglione delle Stiviere 1568-Roma 1591), che presso questo edificio, un tempo sede dell'Ospedale della Consolazione, prendendosi cura degli appestati. Proprio qui, per cercare di aiutare un malato contrasse il morbo che gli costò la vita ad appena 23 anni.
La targa è stata qui posta nel 1928 in occasione del terzo centenario della canonizzazione del Santo.
Villino Cefaly
Il Villino Cefaly è situato in Via Cola di Rienzo n. 7 ad angolo con Piazza della Libertà, nel Rione Prati.
Esso venne costruito per il Senatore Antonio Cefaly nel 1902 su progetto di Carlo Pincherle.
L'edificio è in stile rinascimentale Toscano, si sviluppa su tre piani, rivestiti a bugnato liscio, il tetto è a spioventi.
In tutte le facciate è occupato da monofore con piattabande, al primo piano è presente anche una grande balconata, con parapetto a colonnine, mentre al piano superiore vi sono due balconi.
La facciata su Piazza della Libertà è impreziosita da una bifora al piano nobile e una trifora all'ultimo piano. Ad angolo con il giardino si sviluppa una bella torre di quattro piani, dotata di caditoie e parapetto a transenna. Sulla facciata della torre verso il giardino si trova una quadrifora su colonnine, mentre al piano superiore si apre un piccolo balconcino mistilineo.
International World Center di Hendryk Christian Andersen
L'International World Center è stato un progetto di città ideale portato avanti dallo scultore norvegese, naturalizzato statunitense e risiedente a Roma, Hendryk Christian Andersen.
Il progetto definitivo per questa città, che sarebbe dovuta sorgere a pochi chilometri da Roma, grossomodo nell'area dove oggi sorge l'Aeroporto di Fiumicino, venne stilato ufficialmente nel 1913 e arrivò dopo un percorso di diverse fasi da parte dell'artista.
Per comprendere appieno il progetto dobbiamo prima di tutto premettere che esso venne elaborato in un momento storico in cui si sperimentavano forme di internazionalizazione, scambio e amicizia tra i popoli: è un questi anni che nascono le Olimpiadi dell'era moderna, che viene dato un forte impulso alle Esposizioni Internazionali e che nasce, per fare un ulteriore esempio, l'Esperanto.
In questo contesto culturale internazionale, Andersen decide di immaginare una grande città mondiale in cui tutti i popoli avrebbero potuto vivere in amicizia, pace e armonia sotto l'insegna dell'arte, che per lo scultore era il motore di questa visione utopica. Una sorta di capitale del sapere umano e, con esso, del genere umano.
Questa città sarebbe dovuta sorgere nei dintorni di Roma, città in cui Andersen si era stabilito alla fine del XIX Secolo.
Dopo aver scritto un testo dal titolo The Fountain of Life che anticipava molti dei concetti del suo progetto per una città mondiale, nel 1913 Andersen pubblicò un immenso volume, dal peso di cinque chili, insieme all'urbanista francese Ernest Michel Hebrard dal titolo A World Center of Communication, in cui illustrò il progetto della città mondiale e le idee che c'erano dietro esso.
La Fountain of Life, ovvero la Fontana della Vita, doveva infatti essere il monumento centrale intorno a cui si sarebbe sviluppata la nuova città. Andersen si preoccupò molto di questa opera, della quale si possono vedere presso la sua casa-museo numerose bozze preparatorie. Tale monumento sarebbe dovuto essere di dimensioni imponenti, su più livelli il primo dei quali sarebbe stata una sorta di piazza, con spazi occupati da diversi gruppi di sculture. Tutte le statue presenti nel monumento sarebbero dovute essere allegorie: le diverse fasi del giorno, la gioia di vivere, la preghiera, il progresso dell'umanità, tra le altre. La città, di fatto, sarebbe stata l'emanazione di questa celebrazione del pensiero, del progresso e dello sviluppo dell'uomo rappresentata dalla fontana.
La città, inoltre, si sarebbe affacciata direttamente sul mare, con un grande porto che avrebbe dovuto simboleggiare il fatto che le persone di tutto il mondo sarebbero state benvenute, fatto che sarebbe stato ulteriormente sottolineato dalla presenza di due statue colossali di un uomo e una donna con le braccia alzate, alte 80 metri che avrebbero funzionato anche come fari portuali, con una simbologia secondo cui l'unità umana avrebbe illuminato l'umanità intera.
Ci sarebbe poi stato spazio per un quartiere olimpico della città: ricordiamo che le Olimpiadi dell'era moderna avevano da pochi anni iniziato a essere disputate quando Andersen mise nero su bianco questo progetto, e lo spirito coubertiniano e quello della città mondiale dello scultore sono molto affini. In quest'area della città, situata a ridosso del porto, sarebbe stato realizzato un immenso stadio da 300mila posti a sedere e campi da gioco per tutte le discipline sportive conosciute all'epoca.
Muovendo verso l'entroterra, un grande bacino idrico avrebbe accompagnato edifici dedicati alla cultura e alle scienze, culminando nella grande piazza della Fontana della Vita.
All'opposto del porto, collegato alla piazza della Fontana della Vita da un lungo viale, sarebbe dovuto sorgere un grande monumento in una piazza circolare, la Torre del Progresso, altro monumento che avrebbe incarnato lo spirito della città mondiale, in cui tutte le persone avrebbero dovuto vivere unite, elevandosi al progresso tramite l'arte.
Cosa fu di questa città? Appena un anno dopo l'uscita del libro che illustrava questa città sarebbe scoppiata la Prima Guerra Mondiale, mettendo imperi, popoli e nazioni gli uni contro gli altri in un conflitto che avrebbe causato milioni di vittime. Non esattamente il clima auspicato da Andersen nel suo progetto, che non a caso non fu accantonato.
Un interessante articolo uscito il 19 Giugno 1927 sul Brooklyn Daily Eagle (lo trovate qui) che porta la firma di Carmelo Rapicavoli parla approfonditamente del progetto, che quindi era ancora in piedi, e soprattutto parla del fatto che Andersen lo aveva presentato a Benito Mussolini. Il concetto di unità tra le nazioni e tra i popoli alla base del progetto dello scultore era ben lontano dall'ideologia fascista, ma va anche detto che l'idea di un progetto che avrebbe dato immenso lustro all'Italia e a Roma e di un luogo che fosse il faro dell'intera umanità da realizzare a pochi chilometri dalla capitale italiana era sicuramente qualcosa che non lasciava indifferente Mussolini. Secondo l'articolo, il Duce avrebbe accolto di buon grado la proposta di Andersen, al quale avrebbe promesso di fornire i terreni per realizzare la città, ma oltre a questo articolo non ci sono particolari notizie sul fatto, che potrebbe essere stato quantomeno enfatizzato. La città, come ben sappiamo, non vide mai la luce e Andersen morì nel 1940.
Tuttavia, non possiamo escludere che le idee di Andersen non abbiano influenzato alcuni elementi di sviluppo urbano di Roma. In primo luogo, quando nel 1913 presentò il progetto, Roma stava ragionando di dotarsi di un porto a Ostia, e il sindaco di Roma Ernesto Nathan aveva promosso uno sviluppo verso il mare, così come aveva favorito tipologie abitative sperimentali. Quando uscì l'articolo del Brooklyn Daily Eagle, Roma aveva ormai di fatto accantonato l'idea di realizzare un proprio porto, ma il Lido di Ostia era in pieno sviluppo.
Come sappiamo, alla fine degli anni '30 il Fascismo dette grande importanza alla realizzazione dell'E42, l'Esposizione Universale che Roma avrebbe dovuto organizzare per il 1942: l'idea non era quella di mostrare al mondo quanto l'unità delle nazioni e dei popoli avrebbe potuto elevare l'umanità, anzi, ma la vocazione mondiale del luogo aveva sicuramente le sue affinità con la città pensata da Andersen.
Altri siti che ne parlano:
Cappella Paolina nella Basilica di Santa Maria Maggiore
La Cappella Paolina, chiamata anche Cappella Borghese, è la più grande cappella della navata sinistra della Basilica di Santa Maria Maggiore, nel Rione Monti, custodisce l'icona della Salus Populi Romani, che la tradizione attribuisce direttamente all'opera dell'Evangelista Luca, è una delle più importanti immagini mariane della capitale.
Il 1605 salì sul trono Pontificio Papa Paolo V Borghese, egli decise nel giugno di quell'anno, di affidare all'architetto Flaminio Ponzio la costruzione di una grande cappella a cupola, posta nella navata sinistra, identica a quella Sistina, per custodire l'immagine della Salus Populi Romani.
Sezione della Cappella Paolina del 1713 (foto Biblioteca Hertziana) |
I lavori iniziarono nel 1606 e terminarono nel 1612, la cappella fu solennemente consacrata il 27 gennaio 1613, con il collocamento dell'icona sull'altare, tuttavia le decorazioni continuarono anche negli anni successivi.
La cappella è a croce greca, con la pianta identica a quella Sistina, la struttura muraria fu completata nel 1611.
Pianta della Cappella Paolina del 1713 (foto Biblioteca Hertziana) |
La decorazione interna è costituita da grandi lesene corinzie, fra cui si aprono nicchie contenenti statue. I capitelli delle lesene sono affiancati da un elaborato fregio di putti, sostenenti una trabeazione, sopra cui si appoggiano i pennacchi della cupola e le volte a botte della cappella.
La tomba di Clemente VIII |
Le pareti laterali sono occupate da due importanti tombe, quella di Papa Clemente VIII Aldobrandini, a destra, e quella di Paolo V Borghese, a sinistra, racchiuse in una monumentale architettura ad arco trionfale, con al centro, la statua dei Pontefici e, lateralmente, bassorilievi in marmo.
La tomba di Paolo V |
Le sculture furono realizzate da una serie di artisti quali il Valsoldo, Nicolas Cordier, Pietro Bernini, Stefano Maderno, Francesco Mochi e Cristoforo Stati.
La decorazione pittorica fu affidata al Cavalier D'Arpino, che realizzò i pennacchi della cupola, con i Profeti Isaia, Geremia, Ezechiele, e Daniele, e la grande lunetta sopra l'altare, raffigurante l'apparizione della Vergine e di San Giovanni a San Gregorio Taumaturgo.
Guido Reni fu l'autore principale delle figure pittoriche dei Santi posti nei sottarchi, a cui parteciparono anche Giovanni Baglione e il Passignano.
Nel sottarco di destra sono raffigurati: i Santi Cirillo, Idelfonso Giovanni da Marsciano e le Sante Pulcheria, Gertrude e Cunegonda, mentre nella lunetta sono presenti la Visione di Sant'Idelfonso e l'Apparizione di un angelo a San Giovanni Damasceno.
Nel sottarco di sinistra Guido Reni raffigurò L'Eterno Padre, San Domenico e San Francesco, nella lunetta Narsete vittorioso su Totila ed Eraclio vincitore di Cosroe.
Ludovico Cardi, detto il Cigoli, affrescò magnificamente la cupola, con l'Immacolata fra gli angeli e i dodici apostoli.
La Vergine è posta sulla luna, che è caratterizzata da vari crateri, allora appena scoperti tramite il telescopio, da Galileo Galilei.
Girolamo Rainaldi progettò l'Altare Maggiore, realizzato prima in legno di pero, nel 1607, e poi in marmo diaspro e bronzo dorato, dal fonditore Pompeo Targoni, che lo concluse nel settembre 1612. Esso è caratterizzato da una coppia di colonne corinzie che sorreggono un timpano spezzato, in cui è posto un bassorilievo, sormontato da un timpano ricurvo, su cui si trovano angeli e cherubini in bronzo.
Sul frontespizio si trova un un bassorilievo, opera di Stefano Maderno, raffigurante Papa Liborio che traccia il solco della Basilica sulla neve.
Cinque grandi angeli di bronzo sorreggono la cornice, decorata da festoni, entro la quale è racchiusa la Salus Populi Romani.
La mensa dell'altare fu offerta nel 1749 dalla Principessa Agnese Colonna Borghese, di cui sono presenti gli stemmi lateralmente.
Piazza Rosarno
Piazza Rosarno si trova nella zona dello Statuario, nel Quartiere Appio Claudio, tra Via Sinopoli e Via Taurianova.
Tale piazza è sorta alle origini di questa borgata, nel 1941, anche se è stata formalmente denominata solamente nel 1949 quando, in linea con la toponomastica locale che vede le strade dedicate a comuni della Calabria, fu chiamata Piazza Rosarno.
La piazza era il centro della borgata Appia Nuova, si caratterizza per un pregevole edificio ad angolo che occupa due lati realizzato in stile barocchetto. In questo edificio è presente attualmente il ristorante l'Antico Lotto. Sullo slargo è presente anche un'Edicola Sacra.
Nel 2020 la piazza è stata pedonalizzata, divenendo uno spazio vivo a disposizione del quartiere.
Via Oppido Mamertina
Via Oppido Mamertina è una strada della zona dello Statuario, nel Quartiere Appio-Claudio, che da Via Appia Nuova raggiunge Via Rombiolo e la supera.
Le origini di questa strada risalgono al 1943, quando la borgata rurale dello Statuario, all'epoca nota come Borgata Capannelle, era sorta da appena due anni. Come le altre strade della zona, anche questa strada venne dedicata a un comune calabrese, nello specifico a Oppido Mamertina.
Lungo la strada, oltre a molti edifici dei primi lotti della borgata, sono presenti un interessante serbatoio idrico e un palazzo all'angolo con Piazza Rosarno caratterizzato da tratti di barocchetto.
Statua dell'Alpino
La statua dell'Alpino si trova in Viale Pietro Canonica, all'interno di Villa Borghese, nel Quartiere Pinciano. Essa è stata realizzata dallo scultore Pietro Canonica, che viveva presso l'edificio limitrofo noto come "Fortezzuola" divenuto successivamente sede del museo a lui dedicato, nel 1957 così da fare da pendant e da elemento di contesto alla statua del Mulo, realizzata dallo stesso Canonica nel 1937 e lì posta nel 1940.
La statua dell'alpino venne inaugurata il 20 Giugno 1957 alla presenza del Sindaco di Roma Umberto Tupini, del Cardinale Celso Costantini, del Ministro degli Esteri Giuseppe Pella e di altre importanti figure pubbliche.
Statua del Mulo
In Via Pietro Canonica, all'interno di Villa Borghese, nel Quartiere Pinciano, è presente una statua in bronzo raffigurante un mulo. Tale opera venne realizzata nel 1937 dallo scultore Pietro Canonica, che viveva presso l'edificio detto "La Fortezzuola" situato proprio dove si trova la statua e che oggi è sede del Museo Canonica, dedicato all'opera dello scultore. La statua fu donata nel 1940 al Comune di Roma che la pose di fronte alla residenza dell'artista.
L'idea di Canonica era quella di celebrare il mulo come eroe umile della Prima Guerra Mondiale. Ma non si tratta di un mulo qualsiasi, bensì del mulo "Scudela" o "Scodela".
Questo animale era al servizio di una batteria di Alpini nel corso della Prima Guerra Mondiale, e una volta fu disperso dopo una notte di combattimenti. La mattina dopo, l'animale fece ritorno alla base, seppur privo della sua guida, di cui rimase solo il cappello con la penna nera. Per questo, al termine del conflitto, il muletto venne decorato della Medaglia d'Oro al Valor Militare.
In sua memoria, lo scultore Pietro Canonica realizzò nel 1923 un monumento a Biella dal nome "L'Umile Eroe" in cui raffigura un alpino con il mulo. Quattordici anni dopo realizzò il muletto di Villa Borghese, che nel 1940 fu posto dove si trova oggi.
Nel 1957 lo stesso Canonica realizzò anche la statua sempre in bronzo di un alpino, che venne posta a poca distanza dal mulo, quasi a contestualizzarlo e, al tempo stesso, a fargli compagnia.
Altri siti che ne parlano:
Statuario
Lo Statuario è una zona residenziale di Roma situata tra la Via Appia Nuova, la Ferrovia Roma Napoli e il Parco degli Acquedotti, nel Quartiere Appio Claudio.
L'origine del nome deriva dall'abbondanza di marmi e statue presenti nel terreno, provenienti dall'antica Villa dei Quintili. Già nel 1300 la località ebbe il nome di Statuario di Santa Maria Nova.
I terreni facevano parte della vasta tenuta di Roma Vecchia, appartenenti ai Torlonia e passati poi ai Marchesi Gerini.
Nel 1923 i lotti III e IV, di 67 ettari, furono venduti ai vari membri della Società Anonima Roma Vecchia, che aveva stipulato un contratto di bonifica.
Nel 1939 i terreni vennero rilevati dall'ingegnere Italo Caroni, egli ottenne dal Ministero dell'Agricoltura un mutuo di 35 milioni di lire per la costruzione di una borgata rurale.
L'ingegner Caroni elaborò il progetto di due Borgate rurali, l'Appia Nuova, posta ad Ovest e il Tempio della Salute, ad Est, chiamate anche con il nome di Borgata Capannelle.
Il progetto delle due borgate rurali del 1941 |
Il 23 giugno 1941 Italo Caroni stipulò una convenzione con il Governatorato per la realizzazione della bonifica e presto iniziarono i lavori.
Per la Borgata Appia Nuova furono previsti 52 lotti, dotati tutti di terreno coltivabile, di mezzo ettaro, e di un edificio di abitazione.
Progetto di abitazione rurale approvato il 17 novembre 1941 |
Quaranta case, di altrettanti lotti, erano a due piani, al pianterreno vi erano cucina, sala da pranzo, deposito attrezzi e magazzino per prodotti rurali, mentre al primo piano c'erano tre camere da letto, bagno e terrazza. Il tetto era a spioventi, rivestito in coppi alla romana, al centro si apriva una finestra a mansarda.
L'edificio del lotto 51 |
I lotti della Borgata Tempio della Salute erano 49, di minori dimensioni.
Il viale principale della Borgata era Via Bisignano, che conduceva dall'Appia Nuova direttamente a Piazza Mileto, dove erano presenti alcuni edifici a servizio della Borgata e la chiesa.
Inoltre lungo la Via Appia Nuova furono realizzati quattro edifici quadrangolari, posti ad inquadrare Via Bisignano, dotati di una piccola torre sommitale con tetto a spioventi, sormontato da un terrazzino, e decorati da statue.
Originariamente, questa borgata si trovava molto isolata dal resto dell'abitato di Roma, e per questa ragione per indicarla lungo l'Appia Nuova furono realizzati caratteristici obelischi, rivestiti in tufo, ancora in parte riconoscibili nel controviale della strada all'altezza dell'insediamento.
La Borgata Caroni nel 1942 |
Dopo la guerra la Giunta Rebecchini deliberò, nel 1951, l'edificabilità della borgata, abrogando tutte le limitazioni stabilite dalla convenzione con il Governatorato.
Da questo momento la lottizzazione dello Statuario è proseguita con edifici di abitazione di piccole dimensioni e villini.
Delibera sulla toponomastica di Roma del 27 Gennaio 1922
La delibera sulla toponomastica di Roma del 27 Gennaio 1922 (qui l'originale) si occupa di assegnare nomi a numerose strade in diversi quartieri di Roma interessati da tali decisioni. Tra di essi ci sono anche i nomi delle prime tre strade della Garbatella, cui viene dunque data la prima impronta toponomastica con strade dedicate a ingegneri navali.
La deliberazione, inserita in una seduta del 27 Gennaio 1922 in cui si parla anche di altri temi, riprende le proposte di nomenclatura stradale prese il 16 Settembre 1921, ratificandole.
Si sancisce che le strade del Quartiere Salario, proseguimento di Via Garigliano, Via Po e Via Tanaro, prendano i nomi di:
- Via Agri
- Via Tagliamento
- Via Tronto
Mentre le nuove strade dello stesso quartiere in costruzione nella zona della ex Villa Lancellotti prendano i nomi di:
- Via Chiana
- Via Taro
- Via Tupino
- Via Archiano
- Via Anapo
- Via Arbia
Questo per quanto riguarda le traverse di Via Salaria.
Per le loro parallele, invece:
- Via Lario
- Via Benaco
- Via Sebino
- Via Bolsena (oggi Via Volsinio)
- Via Bracciano (oggi Via Sabazio)
- Via Fogliano
- Via Ceresio
- Via Lesina
- Via Orta
- Via Cesano
Alla principale piazza viene invece attribuito il nome di:
- Piazza Verbano
Tali strade vengono segnalate come parte del Quartiere Salario, ma pochi anni dopo sarebbero state inserite nel nuovo Quartiere Savoia, oggi Quartiere Trieste.
Nel Quartiere Italia (parte del Quartiere Nomentano) vengono istituite le seguenti nuove strade:
- Via Benevento
- Via Chieti
Ci si occupa poi dell'appena nato Quartiere Garbatella (parte del Quartiere Ostiense), e trovandosi lungo la ferrovia Roma-Ostia si decide di dedicare le sue strade a ingegneri navali. Vengono dunque riservati i seguenti nomi:
- Alessandro Cialdi
- Benedetto Brin
- Alberto Guglielmotti
Per quanto riguarda il proseguimento di Via Ettore Rolli al Quartiere Portuense, si sceglie il nome di:
- Via Giovanni Volpato
Nel nuovo quartiere alla destra di Via Nomentana, parte del Quartiere Nomentano, si decide di attribuire i seguenti nomi ad alcune nuove strade:
- Via Giuseppe Tomassetti
- Via Famiano Nardini
- Via Bartolomeo Borghesi
- Via Pompeo Ugonio
- Via Ridolfino Venuti
- Via Pasquale Adinolfi
Al nuovo vicolo sulla sinistra di Via Casilina:
- Vicolo Casilino
Al nuovo quartiere tra la Via Trionfale e Viale Angelico, sono invece attribuite le seguenti strade in memoria di importanti battaglie navali dell'epoca suggerite appositamente dal Ministero della Marina, come si legge nel verbale:
- Via Premuda
- Via Buccari
- Via Cortellazzo (attuale Via Bu Meliana, il nome Cortellazzo fu trasferito nel 1940 a una strada intorno alla Camera dei Deputati e, dopo che le strade di quella zona ripresero i nomi originari nel 1945, a una strada nel Quartiere Della Vittoria)
Alle strade del quartiere della Cooperativa "La Casa Nostra" presso Via Trionfale a Monte Mario, si sceglie di dedicare le strade a illustri pedagogisti ed educatori. Si assegnano dunque i nomi di:
- Via Enrico Pestalozzi
- Via Ferrante Aporti
- Via Pietro Thouar
- Via Aristide Gabelli
- Via Ottavio Gigli
- Via Ottavio Assarotti
- Via Fratelli Gualandi
- Via Vincenzo Troya
Alle strade del quartiere della Cooperativa "La Casa Nostra" a Monteverde, trovandosi vicino all'Ospedale della Vittoria (l'odierno ospedale San Camillo, all'epoca in costruzione), si decise di attribuire i nomi di importanti personalità romane impegnate nella beneficienza elemosiniera e ospedaliera e insigni filantropi. Sono quindi istituite le seguenti strade:
- Via Ettore Vernazza
- Via Antonio Salviati
- Via Marcantonio Odescalchi
- Via Antonio Cerasi
- Via Giovanni De Romanis
- Via Antonio Pignatelli
- Via Giovanni Battista Vipera
- Via Pietro Cartoni
- Via Francesco Amici
A una nuova strada lungo Via Flaminia, dove sono ricordati importanti artisti italiani, si decide di attribuire il nome di:
- Via dei Sansovino
Nel Quartiere Flaminio, alla prosecuzione oltre Via Antonio Scialoja (attuale Via degli Scialoja) di Via Giandomenico Romagnosi e Via Giambattista Vico, si attribuiscono i seguenti nomi:
- Via Giuseppe Pisanelli
- Via Emanuele Gianturco
Alla nuova strada tra Via Acqui e Via Mondovì, nel Quartiere Appio-Latino, si decide di attribuire un nome legato sempre ai circondari del Piemonte:
- Via Susa (non più costruita, non corrisponde all'attuale Via Susa, sempre nella stessa zona)
Alla strada senza uscita presso la Portuense in località Fornetto di fronte alla Scuola comunale del Fornetto:
- Via del Fornetto
Alla strada che dalla Magliana raggiunge il Ponte della Magliana (all'epoca un ponte provvisorio in metallo, l'attuale non era stato costruito):
- Via del Ponte della Magliana
Alla strada presso la Stazione di Sant'Onofrio al Trionfale:
- Via della Stazione di Sant'Onofrio
Alle nuove strade del Quartiere Tiburtino, presso Via Tiburtina Vecchia a San Lorenzo, in considerazione degli antichi popoli italici ricordati nel quartiere, si attribuiscono i nomi:
- Via dei Ramni
- Via dei Tizii
- Via dei Luceri
- Via dei Salentini
- Via dei Siculi (diverrà poi Piazza dei Siculi)
Per quanto riguarda le nuove strade nel Quartiere di Villa Heriz ai Parioli:
- Il viale sorto sulle tracce del vecchio Vicolo di San Filippo prende il nome di Viale Romania
- Alla nuove strada tra la Via Salaria e il nuovo viale è assegnato il nome di Via Montevideo
- A una terza strada da aprire nella zona si assegna il nome di Via Lutetia. A tale riguardo il verbale specifica "essendosi ritenuto preferibile ricordare con il suo nome latino la città di Parigi".
Nel Suburbio Tiburtino si decide di attribuire i nomi ad alcune strade anonime presso la Stazione di Portonaccio (l'antenata dell'odierna Stazione Tiburtina). Vengono attribuiti loro i nomi di:
- Via della Stazione di Portonaccio
- Via delle Cave di Pietralata
- Via di Casal Bruciato
Nel Quartiere dell'ex Piazza d'Armi (attuale Quartiere Della Vittoria), dove sono ricordati patrioti e importanti figure del Risorgimento, si decide di istituire le seguenti strade:
- Via Federico Confalonieri
- Via Edoardo Fabbri
- Via Eleonora Pimentel
- Via Luisa Sanfelice
Si decide inoltre di dedicare un viale a nord della piazza a Giuseppe Guerzoni. Tale strada non verrà realizzata e a Guerzoni sarà dedicata una strada nel Quartiere Portuense nel 1965.
A un vicolo campestre presso la Batteria Nomentana si attribuisce il nome di:
- Via della Batteria Nomentana
Al nuovo viale a sinistra di Via Nomentana presso Corso Trieste fino a Via degli Appennini:
- Viale Capodistria (venne ritenuta come "non costruita" la Via Capodistria istituita nel 1911, ma in realtà la strada ha oggi quel nome, anche se il tracciato ricalca quello del viale)
Alla strada sulla sinistra della Laurentina presso le Tre Fontane:
- Via del Casale Ceribelli
Alla piazza e la strada dei Parioli rimaste anonime:
- Piazzale dei Parioli
- Via Archimede
Alle strade del quartiere che viene definito "Suburbio di Porta del Popolo" tra la Via Cassia Nuova e la Via Flaminia, presso la Villa Severini, si attribuiscono alle nuove strade i nomi di economisti. Sono dunque istituite:
- Via Antonio Serra
- Via Girolamo Boccardo
- Via Fedele Lampertico
- Via Angelo Messedaglia
- Via Ferdinando Calliani
Ad alcune strade anonime del quartiere fuori Porta Furba si attribuiscono, in linea con la toponomastica preesistente, nomi legati all'agricoltura:
- Via Cincinnato
- Via Cerere
- Via Diana
- Via degli Arvali
- Via Cibele
- Via dei Ciceri
- Via Columella
Mentre alla strada che costeggia il vicino Monte del Grano si attribuisce il nome di Via del Monte del Grano
Al nuovo largo lungo Via Salaria tra Via Gaspare Spontini e Via Giovanni Pacini si attribuisce il nome di Largo Benedetto Marcello.
Nella zona del Monticello dei Parioli, dove le strade preesistenti sono dedicate a matematici, naturalisti e uomini di scienza, si istituiscono le seguenti strade:
- Via Giandomenico Cassini
- Via Giuseppe Mangili
- Via Francesco Denza
- Via Barnaba Oriani
- Via Michele Mercati
- Via Giovanni Battista Brocchi
- Via Paolo Frisi
- Via Atanasio Kirker (oggi la strada ha il nome di Atanasio Kircher, ma così era stato scritto nel verbale)
- Via Carlo Linneo
- Via Niccolò Tartaglia
Viene inoltre esteso il nome di Via Antonio Bertoloni al nuovo tratto della strada con questo nome.
Nel quartiere di Grottaperfetta, si decide di costituire un nuovo nucleo di nomenclatura che ricordi gli imperatori romani. Vengono così istituite le seguenti strade:
- Via Augusto
- Via Giuliano
- Via Giustiniano
- Via Valeriano
- Via Tito
- Via Teodosio
- Via Antonino Pio
Molti di questi nomi sono stati spostati in altre strade, per via di diversi fattori: la zona, quella dei Colli di San Paolo, nacque come una zona di villini spesso popolari, e divenne nel tempo una zona a più alta densità. La zona, inoltre, vide il suo iniziale sviluppo interrotto e continuato in maniera diversa, lasciando non costruite molte delle strade citate.
Inoltre, nel tempo, ci fu una volontà di ricordare molti imperatori in maniera più grandiosa, e forse le stradine della Collina Volpi non erano ritenute soddisfacenti per tali propositi.
Nel Quartiere Appio-Latino si prosegue con la nomenclatura preesistente che ricorda antiche città, regioni, provincie e battaglie di Roma Antica. Per le arterie principali si riservano i nomi di:
- Via Magnagrecia
- Via Numidia
- Via Mauritania
- Via Illiria
- Via Iberia
- Via Apulia
- Via Lusitania
- Via Norico
- Via Pannonia
- Via Sannio
- Via Etruria
- Via Gallia
Per le arterie minori, invece:
- Via Tuscolo
- Via Ardea
- Via Collazia
- Via Galeria
- Via Corfinio
- Via Tarquinia
- Via Pompei
- Via Atella
- Via Amiterno
- Via Populonia
- Via Vetulonia
- Via Marruvio
- Via Ercolano
- Via Sibari
- Via Metaponto
- Via Luni
- Via Urbisaglia
- Via Olbia
- Via Claterna
- Via Elvia Recina
Molti dei nomi corrispondono ad attuali piazze, no è chiaro se fosse già previsto così o vi sia stato un cambio in corso d'opera, dal momento che il verbale lascia intendere siano vie usando il nome "arterie". In ogni caso, negli anni la zona ha subito cambiamenti urbanistici che ne hanno influenzato anche la toponomastica.
Nel Quartiere Ostiense, si assegnano i nomi di quelle che sono definite "parecchie strade in costruzione" sulla sinistra della Via Ostiense, per cui vengono scelti i nomi di insigni viaggiatori ed esploratori. Sono così istituite:
- Via Bartolomeo Bossi
- Via Matteo Ricci
- Via Eugenio Ruspoli (non più esistente)
- Via Giacomo Bove
- Via Girolamo Benzoni
- Via Francesco Carletti
- Via Giovanni Miani
Alle nuove strade del quartiere di Villa Serventi dove stava sorgendo il quartiere per gli impiegati delle Ferrovie dello Stato, si decide di dedicare le strade a insigni geografi. Sono così scelti per le nuove strade i nomi di:
- Via Strabone
- Via Copernico (divenuta poi Piazza)
- Via Pomponio Mela
- Via Fra Mauro
- Via Martino di Tiro
- Via Tolomeo
- Via Ignazio Danti
- Via Giovanni Antonio Magini
- Via Emanuele Repetti
- Via Marco Vincenzo Coronelli
- Via Adriano Balbi
Per la via centrale si sceglie invece il nome di Via di Villa Serventi
Alle strade tra la Casilina e Via di Porta Furba si decide di creare un nuovo nucleo di nomenclatura dedicato a ingegneri militari. Sono così istituite:
- Via Gabrio Serbelloni
- Via Galeazzo Alessi
Nella zona del Policlinico nascono due strade dedicate a due illustri sanitari:
- Via Alfonso Borelli
- Via Antonio Scarpa
Tra Via Vitellia e Via del Forte Bravetta viene invece istituita:
- Via del Forte Bravetta
Vengono poi riordinate alcune strade già esistenti.
Si decide di ricordare, nella zona nei pressi di Porta Pia che ricorda i militari sabaudi caduti il 20 Settembre 1870, anche Cesare Paoletti e Cesare Bosi, cui vengono dedicate due strade nella zona ricavandole la prima da un tratto di Via Giacomo Pagliari e la seconda da un piccolo tratto di strada presso Via Bergamo.
La strada di nome Via del Ponte Sublicio assume il nome di Via dei Pierleoni, dal momento che non si trovava presso l'antico ponte con questo nome.
La strada di nome Via dell'Acquedotto Paolo (già nota come Via Blumensthil), ritenuta distante da tale acquedotto, prende il nome di Via Igea. Una nuova strada assume il nome di Via dell'Acquedotto Paolo.
Alla piazza lungo Via Celimontana è assegnato il nome di Piazza Celimontana.
Viene riordinato il toponimo Via di Monte Giordano. La strada viene estesa a un tratto di Via di Panico, mentre un altro tratto prende il nome di Via degli Orsini.
Alla strada in prosecuzione oltre la Flaminia di Via Pasquale Stanislao Mancini si attribuisce il nome di Via Mariano Fortuny, artista che qui aveva la sua dimora.
Nella zona del Verano sono istituite:
- Piazzale del Verano
- Piazza di San Lorenzo
- Via di Santa Ciriaca (vicina alle catacombe della Santa)
Nella zona di Malabarba sono istituite:
- Via del Casale Bertone
- Via degli Orti di Malabarba
A una delle due strade denominate Vicolo della Farnesina si attribuisce il nome di Vicolo degli Orti della Farnesina.
Al vicolo cieco presso Via in Publicolis, cui era stata informalmente posta la targa di Vicolo Costaguti (nonostante fosse una strada diversa dal vicolo con questo nome) si attribuisce il nome di Vicolo in Publicolis.
Ai tratti di Via Ombrone e Via Tanaro successivi alla Vallecola del Fosso di Sant'Agnese si attribuiscono i nomi di:
- Via Serchio
- Via Pescara
Via delle Zoccolette annette un pezzo di Vicolo del Melangolo, sua diretta prosecuzione, e tale vicolo viene elevato a Via.
La piazza del Foro Romano presso Santa Maria Antiqua assume il nome di Piazza Santa Maria Antiqua.
Ai vicoli ciechi presso le strade suburbane di Via della Garbatella, Via della Travicella e Via della Balduina si attribuiscono i nomi di Vicolo della Garbatella, Vicolo della Travicella, Vicolo della Balduina.
Il Consiglio respinge la richiesta degli abitanti di Via Milano dal lato del Traforo rispetto a Via Nazionale chiedendo un cambio di nome di quel tratto. Il Consiglio pensa che così facendo si dovrebbe provvedere a fare lo stesso per altre strade della zona che hanno lo stesso nome da entrambi i lati di Via Nazionale.
Viene anche respinta la richiesta degli abitanti di Via Domenico Morichini a essere nuovamente annessi a Via Giovanni Battista Morgagni. Il Consiglio ritiene infatti sia necessario sdoppiare i nomi delle strade divise dal Viale della Regina. (Tuttavia, con il dibattito la decisione sarà rovesciata)
Il Consiglio respinge anche la richiesta di una donna abitante in Vicolo degli Ombrellari all'angolo con Via Alberico II che chiedeva che la strada fosse annessa a Via Properzio, essendone prosecuzione. Tuttavia, il Consiglio ritiene che Via Alberico II sia un confine tra due rioni e come tale sia giusto mantenere denominazioni differenti.
Nel dibattito che ne segue, il consigliere Liberati ritiene necessario ripristinare il nome di Via Morgagni nel tratto chiamato Via Morichini, non tanto per questione di importanza, dal momento che (parole sue), Morgagni fu il creatore della chirurgia e Morichini "fu modesto medico di un nostro ospedale", ma anche per i danni che il cambio di nome ha arrecato a numerosi professionisti.
Il Consigliere Gentile si schiera a favore di quanto detto dal Liberati.
Il Presidente mette dunque ai voti di mantenere il nome di Via Morgagni per il tratto chiamato Via Morichini, e il Consiglio approva all'unanimità.
Targa in memoria di Pietro Canonica
La targa in questione si trova nel cortile del Museo Canonica, in Via Pietro Canonica, all'interno di Villa Borghese, nel Quartiere Pinciano, e ricorda lo scultore Pietro Canonica (Moncalieri 1869-Roma 1959), che presso questo luogo chiamato "la fortezzuola" visse e lavorò fino alla morte. Nel 1995 venne trasformato in un museo dedicato all'artista e aprì al pubblico, rendendo fruibili le opere dello scultore.
Via Cola di Rienzo
Via Cola di Rienzo è una strada del Rione Prati, compresa tra Piazza della Libertà e Piazza del Risorgimento.
Le origini di questa strada risalgono a quando, negli anni successivi all'annessione di Roma al Regno d'Italia, si iniziò a pensare a urbanizzare la zona dei Prati di Castello, fino a quel momento una pianura fuori dall'abitato. Tale progetto venne redatto nel piano regolatore del 1883.
L'urbanistica e la toponomastica del nuovo Rione rispecchiano in maniera chiarissima la tendenza fortemente anticlericale dei governi immediatamente successivi all'annessione di Roma al Regno d'Italia, toni che talvolta sfociano in interpretazioni storiche discutibili, come vedremo.
Il PRG del 1883 |
In primo luogo, le strade del nuovo Rione, caratterizzate da una griglia stradale regolare, vengono disposte in modo che nessuna abbia una prospettiva sulla Cupola di San Pietro, situata proprio a ridosso della zona.
Le Chiese Cattoliche che vennero costruite, inoltre, non furono fatte affacciare sulle piazze principali, ma tendenzialmente in strade ritenute di importanza secondaria.
Ad alcune delle strade principali, invece, vengono assegnati nomi di episodi e personaggi ritenuti in contrasto con la Chiesa. La piazza costruita a ridosso delle Mura Vaticane viene così intitolata al Risorgimento, la via meridionale del tridente che parte da essa è dedicata a Stefano Porcari, che nel 1453 Secolo tentò di rovesciare il Papato all'epoca di Papa Niccolò V Parentucelli (1447-1455), e quella più a Nord, asse principale del nuovo Rione, a Cola di Rienzo.
L'interpretazione secondo cui sarebbe una figura in contrasto con la Chiesa è quantomeno discutibile. Cola di Rienzo (1313-1354), al secolo Nicola di Lorenzo Gabrini, fu un tribuno che cercò di instaurare una forma di Comune a Roma, ma ciò non avvenne in alcun modo in contrasto col Papa, il quale si trovava confinato ad Avignone. Cola di Rienzo, anzi, volle prima di tutto ridare fasti e centralità a Roma che in quel momento aveva una posizione defilata anche per la mancanza del Papa.
Fatto sta, al netto delle interpretazioni, che la strada principale del nuovo Rione Prati venne rappresentata da Via Cola di Rienzo, che come detto era la più settentrionale delle tre strade che, a forma di tridente, si sarebbero dovute diramare da Piazza Risorgimento, con Via Crescenzio al centro e Via Stefano Porcari a Sud. All'incrocio con un altro importante asse della nuova zona, quella rappresentata da Via Cicerone e Via Marcantonio Colonna, fu realizzata una grande piazza rettangolare, anch'essa dedicata a Cola di Rienzo.
Tali nomi vennero formalmente introdotti nella delibera del 1885 che attribuisce i nomi alle strade del nuovo Rione di cui stava iniziando la costruzione.
L'ambiziosa edificazione di una zona fino a quel momento completamente occupata da prati venne bruscamente rallentata nel 1888 dalla crisi edilizia, e la mappa di Roma del 1903 ci rivela che a circa 20 anni dall'inizio dell'urbanizzazione del Rione solamente una parte dei palazzi che si sarebbero dovuti affacciare su Via Cola di Rienzo erano stati costruiti.
Prati nel 1903 |
L'urbanizzazione della strada si caratterizzò per una sostanziale divisione: l'area a Nord, nel tratto tra Piazza della Libertà e Piazza Cola di Rienzo era occupata principalmente da villini, e sempre i villini costituivano la quasi totalità degli edifici che si affacciavano su Piazza Cola di Rienzo. Il resto della strada vedeva invece affacciarsi soprattutto caseggiati residenziali da cinque-sei piani.
La strada, è scandita da due piazze: la rettangolare Piazza Cola di Rienzo e Piazza dell'Unità, che si apre in forma quadrata a Nord dell'arteria. In quest'ultima nel 1928 venne realizzato un importante mercato coperto, per cui oggi non si ha più la percezione di avere a che fare con uno slargo.
Tra i primi complessi a sorgere sulla strada ci fu l'Istituto Nazareth, convento la cui costruzione iniziò nel 1887 e sede di un istituto scolastico. Si tratta di una delle poche strutture con una funzione non residenziale o commerciale presenti sulla strada.
Altri edifici di notevole importanza sorti sulla via, nei suoi primi anni, furono soprattutto villini, alcuni dei quali sono stati purtroppo demoliti nel tempo per lasciare spazio e edifici più moderni.
Tra i villini ancora esistenti si annoverano il Villino Danesi, il Vilino Chiassi e quello Cefaly, mentre alcuni villini di Piazza Cola di Rienzo sono stati demoliti dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Nella strada hanno vissuto numerose importanti figure che sono ricordate con targhe, come ad esempio lo scrittore Vincenzo Cardarelli, il tenore e lirico Evan Gorga, il politico Giuseppe Spataro, presso la cui casa si riunivano numerosi esponenti della resistenza romana.
La notevole vocazione commerciale della strada fa si che vi siano sorti numerosi negozi storici, come ad esempio il Caffè Latour e il negozio Castroni.
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