La Fontana dei Quattro Fiumi, conosciuta anche come Fontana dei Fiumi, si trova al centro di Piazza Navona, nel Rione Parione.
Si tratta di una delle principali opere dell'arte barocca a livello mondiale, nonché di uno dei capolavori che meglio illustrano il genio artistico del suo autore, Gian Lorenzo Bernini.
Le origini di questa fontana sono strettamente legate all'elezione al Soglio Pontificio di Papa Innocenzo X Pamphilj (1644-1655), soprattutto per due fattori fondamentali: il suo progetto per trasformare Piazza Navona in una piazza monumentale e la sua rivalità con il predecessore Papa Urbano VIII Barberini (1623-1644), quest'ultimo protettore dell'artista Gian Lorenzo Bernini.
Quando Innocenzo X divenne Papa, infatti, volle cercare di ridimensionare quanto più possibile il potere dei suoi rivali Barberini: un'azione che fu compiuta anche dal punto di vista artistico, mettendo in secondo piano gli artisti maggiormente legati ad Urbano VIII, primo tra tutti Bernini, fatto che favorì il lavoro del suo rivale Francesco Borromini.
Innocenzo X volle inoltre fare di Piazza Navona una celebrazione della famiglia Pamphilj, così come nei secoli precedenti era stato fatto dai Farnese e dai Barberini per le piazze su cui si affacciano i rispettivi palazzi e che portano i nomi delle rispettive famiglie.
Al momento dell'elezione al Soglio di Pietro di Innocenzo X, al centro di Piazza Navona sorgeva un semplice abbeveratoio, mentre il proprio palazzo rappresentava solamente una piccola parte dell'isolato attualmente occupato quasi completamente, fiancheggiato dalle dimore dei Cybo e dei Mellini. La Chiesa di Sant'Agnese in Agone era invece solamente un piccolo luogo di culto.
Nei piani di Innocenzo X, per trasformare la piazza in una celebrazione dei Pamphilj, vennero acquistate le dimore dei Cybo e dei Mellini per realizzare un ampio palazzo della famiglia, mentre Sant'Agnese in Agone sarebbe dovuta diventare una maestosa chiesa con la funzione anche di cappella del palazzo. Al centro, era prevista la realizzazione di una fontana monumentale che sostituisse l'abbeveratoio.
Vista la decisione di ridimensionare gli artisti che avevano lavorato con i Barberini, Innocenzo X decise di rivolgersi a Girolamo Rainaldi per il palazzo e la Chiesa, poi intervenne Borromini a modificare tali opere, e a Francesco Borromini per la fontana. Bernini, dopo anni in cui era stato indiscusso protagonista della produzione artistica a Roma, si trovò marginalizzato, gli venne solamente affidato l'incarico di occuparsi del prolungamento dei condotti dell'Acqua Vergine dal luogo dove oggi sorge la Fontana di Trevi a Piazza Navona.
Borromini presentò dunque un primo progetto, elegante quanto semplice, in cui un obelisco era posto su un basamento con quattro conchiglie con mascheroni, che gettavano acqua nella vasca sottostante. Una certa semplicità che non entusiasmò il Pontefice e che permise a Bernini di mettere in campo un astuto stratagemma per entrare nelle grazie di Innocenzo X e ottenere, nel 1648, la commissione dell'opera ai danni dell'artista rivale.
Bernini abbozzò dunque la fontana e ne realizzò un modello in argento alto un metro e mezzo che fece pervenire a Donna Olimpia Maidalchini, influentissima cognata del Papa, la quale era particolarmente amante dello sfarzo. Colpita dal progetto, presentato in una forma particolarmente scenografica, la donna convinse il Papa a far realizzare la fontana al Bernini, fatto che avvenne anche prchè il Pontefice stesso fu molto impressionato dal modello.
Il progetto risultava una forte rottura rispetto ai modelli di fontana monumentale, dal momento che portava in un contesto urbano, particolarmente celebrativo e centrale, gli elementi della fontana rustica tipica delle ville suburbane, caratterizzata soprattutto dalla presenza di elementi naturali quali le rocce, fino a quel momento quasi impensabili per un simile contesto. Se questo elemento è ben presente, visibile e caratterizzante dell'opera realizzata dal Bernini, alcuni elementi del progetto iniziale risultano in parte differenti rispetto all'opera finale.
Dal bozzetto ligneo, sembra che Bernini volesse originariamente realizzare le figure della fontana in bronzo, ma quando poi ha preferito utilizzare il travertino ha dovuto rivedere le proporzioni del progetto per una questione di statica.
La fontana realizzata si presenta in forma ellittica al livello stradale, al cui interno si sviluppa un grande gruppo roccioso in marmo, elemento che come abbiamo detto era inedito per una fontana di quello spessore. Sopra a tale gruppo si erge l'Obelisco Agonale, una copia romana di un obelisco egizio realizzata per volontà dell'Imperatore Domiziano, per la sua villa ad Albano. L'obelisco venne spostato nel 311 dopo Cristo da Massenzio nel suo circo sull'Appia Antica e nel 1651, ricomponendolo, era spezzato in quattro pezzi, per farlo collocare sulla fontana.
Il gruppo di rocce su cui posa l'obelisco è una struttura cava: si tratta anche in questo caso di un fatto insolito per i canoni architettonici dell'epoca, che vedevano la struttura centrale come qualcosa di unitario. Questo tocco, che aggiunge ulteriore scenograficità e movimento alla composizione, era già stato sperimentato pochi anni prima, nel 1643, dallo stesso Bernini nella Fontana del Tritone di Piazza Barberini.
Ai quattro angoli del gruppo roccioso, Bernini decise di porre quattro figure maschili nude, allegorie di altrettanti fiumi dei quattro continenti allora conosciuti e che danno dunque il nome alla fontana. Le figure sono realizzate in dimensioni tali che, se fossero in posizione eretta, supererebbero i quattro metri di altezza.
Il Gange |
Le quattro statue sono state disegnate dal Bernini ma realizzate da altri scultori, e rappresentano il Nilo (di Giacomo Antonio Fancelli), il Gange (di Claude Poussin), il Danubio (di Antonio Raggi) e il Rio de La Plata (di Francesco Baratta), mentre la roccia in travertino è opera di Giovan Maria Franchi.
Il Nilo |
Tali statue rappresentano una forte rottura con la scultura precedente: le loro pose sono molto distanti dalla solennità classicheggiante, hanno posizioni esuberanti e movimentate, come quella del Danubio, che indica uno dei due simboli dei Pamphilj posti sui lati Nord e Sud del gruppo roccioso della fontana, o il Nilo, che con un panno si copre il volto, allegoria del fatto che le sue sorgenti non erano conosciute.
C'è poi il teatrale gesto del Rio de La Plata, col suo braccio alzato, oggetto di una leggenda metropolitana, che ci teniamo a smentire. Circola infatti la voce che Bernini lo abbia voluto realizzare come gesto di sfida verso il rivale Borromini, dal momento che si rivolge verso la Chiesa di Sant'Agnese in Agone, opera dell'architetto ticinese, come a voler mettere in guardia da un suo crollo. Storia che evidenzia l'esuberante carattere del Bernini e la sua rivalità con Borromini, ma che è a tutti gli effetti un falso: il rifacimento borrominiano della Chiesa, infatti, è successivo alla realizzazione della fontana da parte di Bernini. La statua del Gange, invece, tiene in mano un grande remo, fatto che simboleggia la navigabilità del fiume indiano.
A dare maggiore impressione di movimento nel gruppo scultoreo è la presenza di numerosi animali e piante nella vasca e nel gruppo roccioso, tutti strettamente legati alle rappresentazioni dei fiumi. C'è ad esempio un cavallo che spunta dall'apertura nelle rocce come nell'atto di lanciarsi in una corsa, come i cavalli delle pianure del Danubio.
È presente poi un coccodrillo, che ricorda anche un armadillo: dobbiamo ovviamente comprendere che nel XVII Secolo gli animali il cui habitat è distante dall'Italia venivano spesso realizzati con sembianze erronee, non essendo facile reperirne immagini e descrizioni verificate e del tutto fedeli, così come vi è un leone che sbuca, situato vicino a una palma, realizzata quest'ultimo dallo scultore Giobatta Palumbo. Si vedono inoltre un serpente di mare e un grosso pesce, forse un delfino, che con le loro bocche aperte inghiottono l'acqua della vasca usando un singolare e originale espediente. Sul gruppo roccioso è inoltre raffigurato un serpente di terra. A coronare il gruppo, sulla cima dell'obelisco, c'è una raffigurazione in bronzo di una colomba con un ramoscello d'ulivo in bocca, simbolo della famiglia dei Pamphilj e realizzata da Nicola Sale.
La grande scenograficità è data da immagini che, come abbiamo più volte ribadito, sono inedite per una fontana monumentale in un contesto urbano, non solo per via della presenza di elementi naturali, considerati principalmente rustici fino a quel momento, ma anche per il tono fortemente pittorico dato dai numerosi elementi naturali e animali presenti, in rottura con la solennità classicista usata in precedenza nella scultura. Questo elemento va inserito nell'ottica barocca di un'unità delle arti, che Bernini interpreta perfettamente nelle sue sculture.
Innocenzo X visita la fontana dei Fiumi (Museo di Roma) |
L'opera fu estremamente costosa per l'epoca, e Papa Innocenzo X dovette attingere i finanziamenti da una tassazione del pane e una riduzione delle dimensioni standard delle pagnotte, un fatto che non piacque alla cittadinenza, che se la prese con Olimpia Maidalchini, la cognata del Papa, ritenuta indiretta responsabile della decisione e da sempre ritenuta una persona avida di denaro e di potere.
La fontana venne completata nel 1651 e inaugurata il 12 Giugno di quell'anno.
La scenograficità della fontana fu apprezzata da tutti i contemporanei, tranne chiaramente da Borromini, dispiaciuto per aver perso la commissione. Anche questo fatto contribuì ad alimentare la rivalità tra i due artisti e le leggende a essa collegata, come la già citata leggenda metropolitana legata proprio a questa fontana.
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