Il Giorno dell'Ochi, che in italiano può tradursi "Giorno del No", è un episodio della storia greca e italiana, oggi celebrato dai greci come festa nazionale ogni 28 Ottobre. Tale celebrazione risale a quando il 28 Ottobre 1940 il Primo ministro greco Ioannis Metaxas rispose di no all'ultimatum inviatogli dall'Italia in cui si chiedeva alla Grecia di permettere alle truppe italiane di occupare alcuni punti strategici del Paese fino alla conclusione del conflitto con il Regno Unito: un ultimatum che molti storici ritengono un pretesto per iniziare un conflitto e invadere la Grecia, cui l'Italia aveva rivolto le proprie mire espansionistiche e che aveva già stuzzicato con diverse azioni provocatorie. Il conflitto successivo si rivelò per l'Esercito Italiano un vero disastro, e la Grecia celebra per questo il Giorno dell'Ochi, nonostante le conseguenze della sconfitta italiana portarono alla drammatica invasione nazista della Grecia.
Ma andiamo a vedere nello specifico le ragioni che hanno portato all'ultimatum italiano.
Nel 1939 era scoppiata la Seconda Guerra Mondiale, in cui l'Italia, che in pochi anni aveva combattuto la Guerra d'Etiopia, la Guerra Civile Spagnola e l'invasione dell'Albania, era rimasta inizialmente neutrale in quanto non ancora attrezzata a intervenire nel conflitto dopo tanti dispendiosi interventi. Nonostante questo Benito Mussolini, di fronte agli iniziali successi della Germania, aveva deciso di bruciare i tempi, entrando in guerra nel Giugno 1940. Tuttavia, non volendo appiattire la sua posizione su quella tedesca, voleva che l'Italia combattesse una guerra parallela a quella tedesca, concentrandosi sulle proprie ambizioni di espansione nel Mediterraneo e nei Balcani anche al di là del conflitto in corso con Francia e Regno Unito. Mussolini, probabilmente reso troppo ottimista dai successi conseguiti nelle guerre precedenti e dagli iniziali risultati tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale, iniziò a studiare operazioni militari nei più disparati teatri bellici, come la Francia meridionale, la Corsica, la Tunisia, la Jugoslavia e la Grecia senza un'effettiva strategia sul lungo termine.
Le iniziali mire verso un'invasione jugoslava vennero tuttavia fermate dalla Germania, dal momento che il governo di Belgrado aveva mostrato simpatie verso l'Asse. Nei confronti della Grecia, invece, erano state messe in piedi una serie di azioni aggressive e provocatorie, a prova che la pista di un intervento era da ritenersi percorribile. Cesare Maria De Vecchi, governatore del Dodecaneso italiano, accusò in più occasioni il governo ellenico di dare sostegno alle navi britanniche, mentre Galeazzo Ciano, all'epoca Ministro degli Esteri, iniziò una campagna di propaganda anti-greca, sostenendo che Atene compisse soprusi sulla minoranza albanese (l'Albania era sotto il controllo italiano) che abitava la regione della Ciamuria, in Epiro. Tale atteggiamento italiano raggiunse il culmine il 15 Agosto, quando De Vecchi ordinò al sommergibile Delfino di colpire il traffico mercantile a sostegno del Regno Unito, comprese le navi neutrali. L'azione portò all'affondamento dell'incrociatore greco Elli, che si trovava presso l'isola di Tino, sede di un importante santuario ortodosso, in rappresentanza del governo per prendere parte alla festa dell'Assunzione di Maria. Il governo italiano incolpò dell'incidente i britannici, ma la tensione tra Roma e Atene si faceva sempre più alta.
Nel mese di ottobre, il governo italiano sembrava ormai voler accantonare provvisoriamente qualsiasi azione bellica autonoma visto l'avvicinarsi dell'inverno, tanto che numerosi militari vennero mandati in congedo. Tuttavia, la svolta arrivò quando la Germania aveva inviato le proprie truppe in Romania, con l'obiettivo di prendere il controllo dei campi petroliferi locali e per difendere il Paese, che si stava schierando con l'Asse, da possibili attacchi sovietici. Mussolini non prese bene l'azione unilaterale e molto importante dell'alleato, e temeva di essere nuovamente messo in secondo piano. Decise così che l'Italia avrebbe dovuto muovere guerra contro la Grecia.
Il governo di Atene, tuttavia, fino all'inizio delle provocazioni del 1940 non era affatto ostile all'Italia. Il Primo Ministro Ioannis Metaxas, pur non definendosi esplicitamente fascista, guidava dal 1936 un regime che era molto simile a quello di Mussolini, cui mostrava di ispirarsi attraverso, ad esempio, l'istituzione del saluto romano. Metaxas temeva molto di più uno scontro militare con la Bulgaria, tanto che aveva realizzato un sistema di fortificazioni al confine noto come "Linea Metaxas", a causa delle tradizionali rivendicazioni bulgare sulla Tracia e su Salonicco, mentre intratteneva rapporti di vicinanza con l'Italia-
Rapporti molto più che cordiali che avevano iniziato a incrinarsi nel 1939 con l'occupazione italiana dell'Albania e che come abbiamo visto nel 1940 avevano iniziato a peggiorare progressivamente.
Decisa l'azione contro la Grecia, Mussolini convocò i vertici dell'esercito (senza chiamare in causa esponenti di marina e aeronautica, a prova di una confusione e un'emotività di fondo nell'azione bellica) e ordinò di muovere guerra entro fine ottobre con un'azione che rappresentava la combinazione dei piani di invasione presi in considerazione negli anni: Mussolini volle quindi da un lato una penetrazione nell'Epiro fino allo strategico porto di Preveza e contestuale occupazione delle Isole Ionie e, dall'altro lato, una pressione su Salonicco partendo dalla città albanese di Corizza. In un momento successivo, le truppe avrebbero dovuto muovere sulla Grecia peninsulare e su Atene.
Emblema dell'VIII divisione fanteria greca (credit: Tigroinikos/Wikicommons) |
Come pretesto, Mussolini chiese di creare un incidente alla frontiera ad hoc che consentisse di mettere in campo l'azione bellica entro la fine di Ottobre. Fu così che in seguito ad alcuni di questi incidenti, l'ambasciatore italiano ad Atene Emanuele Grazzi fu inviato presso Metaxas il 28 Ottobre (peraltro anniversario della Marcia su Roma) per consegnargli un ultimatum, scritto in tutto e per tutto in modo tale da risultare tecnicamente irricevibile per la Grecia. Tale ultimatum chiedeva di permettere all'Italia di occupare non meglio identificati punti strategici greci che avrebbero permesso di combattere contro il Regno Unito, minacciando altrimenti azioni belliche. Ai tentativi dell'ambasciatore di convincere Metaxas a evitare un conflitto venendo incontro alle richieste italiane, il Primo Ministro rispose chiarendo che tale ultimatum era irricevibile, dal momento che nelle tre ore concesse per accogliere le richieste non avrebbe nemmeno avuto il tempo di impartire l'ordine alle truppe, oltre al fatto che i luoghi strategici da occupare non erano specificati. Nello storico colloquio tra i due, tenuto in francese, la lingua diplomatica del tempo, Metaxas disse "Allora è la guerra". "Non necessariamente, Eccellenza", rispose Grazzi, ma Metaxas replicò "No, è necessaria". Quest'ultimo no, Ochi in greco, entrò nella storia ellenica come O Megalo Ochi, il grande no.
Un cartone animato preso dal video dei Sabaton "Coat of Arms" mostra Metaxas stracciare l'ultimatum italiano |
Il conflitto, che l'Italia pensava di vincere agevolmente, si trasormò rapidamente in un disastro: il Paese veniva da numerosi conflitti negli ultimi anni, e aveva organizzato la campagna di Grecia con grande rapidità, senza nemmeno mettere a punto strategie particolarmente articolate. Atene, ad esempio, temeva soprattutto attacchi anfibi sul Peloponneso che l'Italia nemmeno prese in considerazione. Ma oltre a questo, si trattò di un conflitto che l'Italia mosse contro un Paese storicamente affine e amico nel corso dei millenni, ma come sappiamo la guerra troppe volte mette contro senza alcun senso amici e fratelli gli uni contro gli altri.
La Grecia riuscì a respingere il tentativo di penetrazione italiano nell'Epiro, lanciando una controffensiva che portò a occupare il sud dell'Albania e nel 1941 costrinse l'Italia a chiedere aiuto alla Germania. Metaxas morì nel 1941 di setticemia, poco prima che i tedeschi invadessero la Grecia, spartendosela poi con Italia e Bulgaria.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Grecia ha iniziato a celebrare il 28 Ottobre come festa nazionale, con il nome di Festa dell'Ochi. L'eco del grande no pronunciato da Metaxas fa sì che oggi la memoria dell'ex dittatore sia qualcosa di controverso e insolito: da un lato è ricordato infatti come un dittatore che ha messo in piedi un regime dai tratti feroci, ma al tempo stesso è elogiato ancora oggi il suo no all'ultimatum italiano, celebrato come festa nazionale.
Le vicende del giorno dell'Ochi e della fallimentare campagna italiana in Grecia sono narrate anche nella canzone "Coat of Arms" del gruppo metal svedese Sabaton.
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