Prato Falcone è un'area del Quartiere Della Vittoria che si sviluppa intorno alla Via e al Vicolo di Prato Falcone, che oggi risulta una sorta di isola a sé stante circondata dal Foro Italico, dal Tevere, da Monte Mario e dalla punta settentrionale della zona urbanistica Delle Vittorie, tutte aree dalle quali risulta separato da grandi arterie di scorrimento quali Piazzale Maresciallo Giardino, il lungotevere, il Viale dei Gladiatori e Via Morra di Lavriano.
Uno dei caratteristici edifici di Prato Falcone |
Definito talvolta "Borghetto di Prato Falcone" per via della posizione isolata al momento della sua realizzazione e per il fatto che, anche una volta "inghiottito" dalla città ha mantenuto come detto un proprio perimetro chiaro, questo piccolo agglomerato urbano venne realizzato negli anni '20.
Nel 1919, come apprendiamo dalle immagini aeree di Umberto Nistri, qui erano alcune casette, situate subito a nord di alcuni caseggiati provvisori per gli sfollati, e nel 1924 la situazione sembra cambiata molto poco. Successivamente, vengono realizzate altre piccole case e i tre edifici più grandi di questo borghetto, posti sul lato del Tevere.
La zona di Prato Falcone nella mappa di Marino e Gigli del 1934 |
Tra i pochi riferimenti precisi sulla storia di questo luogo, l'istituzione formale nel 1924 di Via di Prato Falcone, così chiamata per il nome "storico" della località, si legge nella delibera. Il nome storico dovrebbe derivare dal casale del Falcone, ancora oggi esistente all'inizio di Via Trionfale, appartenente alla vasta tenuta degli Strozzi che qui sorgeva e che dette probabilmente il nome a molte aree di questa zona compresa tra i Prati di Castello e il Monte Mario.
Durante il Ventennio fascista, la città si espanse in questa direzione e a partire dagli anni '30 ebbe inizio la realizzazione del Foro Italico (chiamato all'epoca Foro Mussolini) e del Palazzo della Farnesina, mentre il Quartiere Della Vittoria si espanse verso nord, incuneandosi ai piedi del Monte Mario fino a raggiungere la pianura sull'ansa del Tevere dove stava sorgendo il Foro Italico. Il piccolo borgo di Prato Falcone si andò dunque a trovare incidentalmente nel mezzo dell'ambizioso programma urbanistico fascista, destinato con tutta probabilità alla demolizione in favore di un raccordo monumentale tra le due aree.
Il progetto per il Foro Italico di Luigi Moretti, in cui è prevista la demolizione di Prato Falcone |
Nel progetto del 1939 di Luigi Moretti per il Foro Mussolini si nota come l'area di Prato Falcone sia destinata a una piazza di raccordo tra il foro, il Quartiere Della Vittoria e il Quartiere Flaminio, che sarebbe stato unito da un ponte di nuova realizzazione. Inoltre, dalla nuova piazza sarebbe stata realizzata anche una scenografica strada per Monte Mario.
Prato Falcone in una mappa del Foro Italico del 1942 |
Una mappa del 1942 mostra come il Quartiere Della Vittoria si stesse espandendo verso nord e come anche dall'altra parte del Tevere, il Flaminio stesse facendo lo stesso. Le baracche per sfollati non risultano più presenti, e al loro posto sorge il nuovo Piazzale Maresciallo Giardino, istituita nel 1939, e a est del piccolo borgo sorge il Lungotevere Maresciallo Cadorna, realizzato a un livello stradale superiore rispetto a Prato Falcone, trasformato in un gruppo di edifici in parte nascosto posto sotto al livello stradale. Si vede poi il Museo del Genio, risalente al 1939, accanto al quale fu trasferito il Monumento ai Caduti dell'Arma del Genio.
Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, tuttavia, portò a un'interruzione di numerosi progetti urbanistici, diversi dei quali non vennero poi ripresi o vennero ripresi in maniera parziale.
Prato Falcone nella mappa IGM del 1950 |
Nel 1950, come si può vedere dalla mappa dell'Istituto Geografico Militare, nella zona del Foro Italico, del Quartiere Della Vittoria e del Flaminio vi fossero ancora molti ambiti urbanistici rimasti incompiuti, tra cui il raccordo tra il Piazzale Maresciallo Giardino e il Foro Italico, in cui sopravviveva il piccolo borgo di Prato Falcone. Intorno, inoltre, negli ampi spazi non costruiti nell'incompiuto sviluppo urbanistico, erano sorti numerosi nuclei spontanei per ospitare gli sfollati, che rimasero lì negli anni più complessi della crisi abitativa. Il censimento degli alloggi precari compiuto dal Comune di Roma del 1957 individua 3.114 residenti in alloggi precari nel Quartiere Della Vittoria, molti dei quali a poca distanza da Prato Falcone.
Il borgo si trovava ormai sotto il livello stradale, circondato dal Lungotevere, dal Foro Italico, da Monte Mario e dalla vasta area informe del Piazzale Maresciallo Giardino. Nel 1948 ebbe una minima legittimazione, con l'istituzione di una seconda strada, il Vicolo di Prato Falcone, traversa senza uscita dell'omonima via, ma rimaneva per il resto un sopravvissuto, quasi un corpo estraneo intorno al progetto monumentale che si era arenato intorno a lui.
Tuttavia, la zona del Foro Italico, a un passo da Prato Falcone, si apprestava a diventare assoluta protagonista della scena mondiale con le Olimpiadi del 1960. Lo Stadio Olimpico fu la sede della cerimonia d'apertura dell'evento e ospitò numerose gare di notevole importanza. Tuttavia il piccolo borgo sembrava quasi estraneo a tali eventi, addirittura i suoi abitanti denunciarono che Prato Falcone era stato letteralmente circondato da cartelloni pubblicitari per nasconderlo alla vista. Che fossero messi effettivamente per nascondere il borghetto o semplicemente per sfruttare un ottimo spazio pubblicitario a un passo dal Foro Italico non lo sappiamo, certo è che gli abitanti continuarono a vivere la condizione di Prato Falcone come quella di un ospite indesiderato.
Nel 1970 in Via di Prato Falcone nacque, su iniziativa di Marcello Baraghini, una comune che fu massima animatrice dell'esperienza di Stampa Alternativa. Oltre a questo fatto i residenti continuarono a lamentare il loro isolamento, reso ancora più netto dall'assenza di un semaforo sulle strade di scorrimento che lo circondavano, fatto che aveva favorito numerosi incidenti stradali che erano costati la vita a diverse persone.
Nel 1979 il sindaco di Roma Luigi Petroselli realizzò alcuni interventi per migliorare le condizioni di vita di Prato Falcone. I suoi abitanti ne furono felici a tal punto che costituirono una squadra nel nuovo campo di calcio del borghetto che prese il nome proprio di Petroselli.
Oggi questo piccolo borgo mantiene le sue caratteristiche di un luogo che sembra sopravvivere a ciò che ha intorno, rimasto in questa sorta di fossato al di sotto del livello stradale e circondato come se fosse un'isola da strade di ampio scorrimento.
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