Monte del Gallo è una zona del Quartiere Aurelio, situata sull'altura nota con questo nome, a Ovest della ferrovia che la divide dal vicino Borgo delle Fornaci.
Tale altura è circondata da due vallate, oggi ancora riconoscibili seppur urbanizzate, la Valle del Gelsomino e la Valle delle Fornaci.
Questa area di Roma è caratterizzata da alture ricche di argilla mista a sabbia, che sono il risultato della stratificazione di antichi sedimenti marini, e che hanno dato vita a una qualità di argilla che, per la sua collocazione, ha preso il nome di "marna Vaticana". Questa particolarità ha portato il sistema collinare Monte Mario-Vaticano-Gianicolo a essere, in molte aree, utilizzato per cave di creta e argilla come molti toponimi dimostrano (si pensi ai Monti di Creta), con un'attività estrattiva cui al fianco si è sviluppata un'attività di fornaci.
Il Monte del Gallo è una zona caratterizzata prima di tutto dalla presenza di tali argille nel terreno, che ha portato a scavare qui una grande cava, la Cava Aurelia, ancora ricordata da una strada della zona.
Ignota è invece l'origine del toponimo Monte del Gallo, con alcuni studiosi che hanno ipotizzato che "Gallo" vada inteso come "francese", e che il francese in questione sia il principe di Borbone che guidò i Lanzichenecchi nel Sacco di Roma del 1527 che su questo colle avrebbe posto il proprio accampamento.
In ogni caso, fin dall'Antica Roma le alture argillose nella zona Nord-Ovest vennero sfruttate per l'estrazione di materiale argilloso da usare nelle fornaci per produrre mattoni, laterizi, embrici e campigiane. L'attività fu particolarmente fiorente nell'Antica Roma per realizzare le numerose opere urbanistiche e architettoniche dell'epoca, usando in gran parte gli schiavi come manodopera.
Nel Medioevo, tale attività venne fortemente ridimensionata, e si sviluppò principalmente nella zona del Rione Borgo. Fu sotto Papa Niccolò V Parentucelli (1447-1455) che tali industrie vennero trasferite per ragioni igienico sanitarie, vista la vicinanza dei Palazzi Vaticani e il grande transito dei pellegrini.
Il luogo in cui si trasferirono queste fornaci furono i terreni fuori da Porta Cavalleggeri, all'inizio dell'Aurelia, all'incontro tra la Valle delle Fornaci e la Valle del Gelsomino, proprio a ridosso di Monte del Gallo. Qui nacque un vero e proprio borgo, sviluppatosi intorno alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci e alle numerose fornaci che qui sorsero rapidamente. Un borgo che si sviluppò rapidamente, con un'interruzione a partire dal XVII Secolo, per via della chiusura del cantiere di San Pietro e di una sostanziale interruzione dello sviluppo edilizio di Roma che non richiese un aumento del numero di fabbriche di mattoni e fornaci.
Come si può vedere nella mappa del Nolli del 1748, la zona di Monte
del Gallo vedeva una notevole presenza di vigne con alcune casupole,
risultando una zona meno urbanizzata del vicino Borgo delle Fornaci, e
caratterizzata soprattutto dalla presenza di cave di creta. Nel vicino Borgo delle Fornaci si nota invece una notevole presenza di fabbriche e fornaci.
L'area più meridionale di Monte del Gallo nella mappa di Giovanni Battista Nolli del 1748 |
Questa alternanza di fabbriche e vigne è ben delineata nella mappa del Nolli, in cui si notano anche i proprietari sia delle fornaci, come i Pizzi, gli Incoronati e i Vannutelli, che quelli delle vigne, principalmente ordini religiosi, come i Padri della Congregazione dell'Oratorio, l'Ospedale della Consolazione, la Monache di Santo Spirito e i Padri della Traspontina.
Lo sviluppo della zona non ebbe sostanziali sviluppi fino al XX Secolo: una mappa del 1857 mostra infatti la zona molto simile a come circa un secolo prima la presentò il Nolli. Tale mappa, tuttavia, coprendo un'area più estesa fuori le Mura, ci mostra meglio l'estensione delle cave di creta.
Nel XX Secolo, in primo luogo, la realizzazione della ferrovia per Viterbo proprio all'inizio del secolo divide di fatto l'abitato del Borgo delle Fornaci da quello di Monte del Gallo.
È il PRG di Sanjust del 1908 a stabilire l'edificazione a villini di Monte del Gallo, mentre uno sviluppo maggiore è previsto per il Borgo delle Fornaci, dove vengono costruiti nuovi edifici di notevole portata nella zona di Porta Cavalleggeri, come il grande isolato all'inizio di Via delle Fornaci all'angolo con l'attuale Via Alcide De Gasperi (originariamente Via Bonifacio VIII), più lento è lo sviluppo del Monte del Gallo, rimasto più isolato. Lo sviluppo a densità abitativa differente dei due colli è confermato nel PRG del 1931 di Marcello Piacentini.
Monte del Gallo negli anni Venti |
Tale contrasto tra i blocchi omogenei della zona a Est della ferrovia e una situazione dall'aspetto più rurale a Monte del Gallo può vedersi in maniera chiara nella mappa di Roma di Marino e Gigli, dove l'area di Monte del Gallo risulta ancora caratterizzata da villini distribuiti in modo dispersivo tra le strade che salgono lungo l'altura.
La zona di Monte del Gallo nella mappa di Marino e Gigli del 1934 |
Negli anni Venti e Trenta, su Via di Monte del Gallo e Vicolo della Cava sorsero diversi edifici caratterizzati dalla presenza di elementi che richiamano al vasellame, come riferimento all'argilla e alle fornaci della zona e ai lavoratori di questo settore, che risultavano essere la maggior parte degli abitanti. Allo stesso tempo, in questi anni vengono assegnati i nomi alle strade di Monte del Gallo: al preesistente Vicolo della Cava (oggi Via della Cava Aurelia) si aggiungono la Via, il Clivo e la Salita di Monte del Gallo, il Vicolo del Vicario, la Rampa Brancaleone, la Via del Lago Terrione e la Via dell'Argilla, tra le altre, e le attività della zona restano legate al settore dell'argilla e delle fornaci, come le Industrie e Lavorazioni.
A cambiare completamente la storia urbanistica dell'intero quartiere arriva la realizzazione tra il 1938 e il 1942 della Galleria Principe Amedeo, un importante intervento di viabilità previsto dal Piano Regolatore del 1931 che permette, grazie anche alla realizzazione dell'omonimo ponte che andò a sostituire l'obsoleto Ponte dei Fiorentini, di un rapido collegamento tra Corso Vittorio Emanuele II e la Via Aurelia.
La Cupola di San Pietro vista da un punto panoramico a Monte del Gallo |
Tale interventò portò a una direttrice urbanistica lungo l'Aurelia, che portò allo stravolgimento della zona di Via del Gelsomino e, complice la graduale chiusura delle fornaci sia tra Monte del Gallo e il Borgo delle Fornaci che nella vicina Valle Aurelia, a trasformare il Quartiere Aurelio da quartiere di tradizione operaia a quartiere residenziale. La realizzazione nella valle del Gelsomino di Via Gregorio VII contribuì a una forte urbanizzazione nella zona tra gli anni '50 e '60, portando alla realizzazione di molti edifici residenziali anche a Monte del Gallo. Negli anni '50 nella zona viene anche costruita, su Via di Monte del Gallo, la Chiesa di Santa Maria Immacolata a Monte del Gallo, realizzata dalle Suore Francescane dell'Espiazione e oggi officiata dai Silenziosi Operai della Croce.
Nel periodo immediatamente successivo alla fine della guerra, quando ancora l'urbanizzazione della zona era solo parziale, l'area di Monte del Gallo ospitò numerosi nuclei di alloggi provvisori, abitati in gran parte da sfollati. Il censimento degli alloggi precari di Roma del 1957 indica nuclei al Lago Terrione, al Clivo di Monte del Gallo, in Vicolo del Vicario e in Via della Cava Aurelia abitati da centinaia di persona. Successivamente, tali insediamenti scomparvero grazie anche alla realizzazione di nuovi alloggi che hanno contribuito ad alleggerire notevolmente il problema degli alloggi precari.
Nel periodo immediatamente successivo alla fine della guerra, quando ancora l'urbanizzazione della zona era solo parziale, l'area di Monte del Gallo ospitò numerosi nuclei di alloggi provvisori, abitati in gran parte da sfollati. Il censimento degli alloggi precari di Roma del 1957 indica nuclei al Lago Terrione, al Clivo di Monte del Gallo, in Vicolo del Vicario e in Via della Cava Aurelia abitati da centinaia di persona. Successivamente, tali insediamenti scomparvero grazie anche alla realizzazione di nuovi alloggi che hanno contribuito ad alleggerire notevolmente il problema degli alloggi precari.
Nonostante l'urbanizzazione della zona, Monte del Gallo conserva molti scorci che ricordano il periodo in cui era una zona isolata caratterizzata da vigne, villini e casupole |
Nonostante questo, Monte del Gallo è riuscito a mantenere una propria identità urbanistica e culturale, complice anche la posizione ben delimitata. Ancora oggi, perdendosi tra le strade di questa zona, si possono trovare scorsi che sembrano usciti da quando la zona era una miriade di casupole e vigne. Oltre a questo, l'ottima posizione rialzata permette alcuni scorci panoramici.
Tra il 2003 e il 2009, in un terreno posto alla sommità dell'altura e parte del terreno dell'ambasciata di Russia di Villa Abmelek, venne realizzata la suggestiva Chiesa Russa Ortodossa di Santa Caterina Martire, opera di Andrej Obolenskij e caratterizzata dallo stile architettonico russo neobizantino.
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