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Via di Monte del Gallo

A Fundamentis Extructa Monte del Gallo

Via Monte del Gallo si trova nel Quartiere Aurelio, nella zona nota proprio come Monte del Gallo, compresa tra Piazzale Gregorio VII e Vicolo del Vicario. L'origine del toponomi non è chiara né nota, e qualcuno pensa che questo monte, situato tra la Valle delle Fornaci e la Valle del Gelsomino, debba il proprio nome a un "gallo" inteso come "francese", nello specifico il principe di Borbone che guidò i Lanzichenecchi durante il Sacco di Roma del 1527 e che qui avrebbe acquartierato le proprie truppe.
In ogni caso, la zona nacque come strettamente legata alle fornaci del vicino Borgo delle Fornaci, e fino agli anni '30 crebbe in maniera spontanea, caratterizzata da casupole distanziate in maniera disomogenea, fino a divenire separato urbanisticamente da tale borgo dalla realizzazione della ferrovia per Civitavecchia.

Monte del Gallo Mappa Marino Gigli
La zona di Monte del Gallo nella mappa di Roma di Marino e Gigli del 1934

In ogni caso, le poche stradine presenti iniziarono a essere denominate con precisione, e nel 1924 questa strada che saliva lungo il Monte del Gallo prese appunto il nome di Via del Monte del Gallo.
Negli anni '20 e '30 iniziarono a sorgere edifici a più piani rispetto alle preesistenti casupole, e un'importante testimonianza a riguardo è proprio in questa strada: un edificio risalente al 1926 con scritto sulla facciata "A Fundamentis Exstructa" e con elementi decorativi che richiamano il vasellame, come prova dello stretto rapporto tra gli abitanti e le fornaci della zona.

Palazzo Via Monte del Gallo

La realizzazione della vicina Galleria Principe Amedeo di Savoia tra il 1938 e il 1942 e successivamente della Via Gregorio VII portarono alla nascita di un nuovo quartiere residenziale intensivo nella Valle del Gelsomino, portando alla realizzazione di nuovi edifici anche nella zona di Monte del Gallo, che tuttavia ha mantenuto una propria identità anche a livello urbanistico.
Negli anni '50 è stata realizzata nella strada la Chiesa di Santa Maria Immacolata a Monte del Gallo, per opera delle Suore Francescane dell'Espiazione, oggi officiata dai Silenziosi Operai della Croce.

Campo Buozzi



       
Il Campo Bruno Buozzi era un campo di calcio costruito nel 1945 dall'Alba Trastevere su alcuni terreni della vecchia Stazione Trastevere, con ingresso in Viale Trastevere nn. 220 226, nel Quartiere Gianicolense.


Il termine andò a indentificare presto anche la baraccopoli costituita dalle baracche dei militari costruite durante la guerra, sempre nell'area della Stazione Trastevere, e occupata fin dal 1944 da sfollati.

Pianta del 1942 con la caserma costruita al posto dei binari della Stazione Trastevere

Le baracche del Campo Buozzi partivano dal serbatoio d'acqua verso Viale Trastevere e si estendevano fino al Clivio Portuense. Erano abitate dagli sfollati dei bombardamenti dei quartieri San Lorenzo, Tor Pignattara, Ostiense e Portuense.


Nel 1955 il Campo Buozzi fu smantellato dalle ruspe del Comune di Roma nella parte verso Trastevere e gli sfollati vennero sistemati in case popolari.

Campo Buozzi verso la Via Portuense nel 1969

Le ultime baracche rimasero lungo il muro che sosteneva i binari verso la Via Portuense e il Clivio Portuense, e vennero demolite con la costruzione dei palazzi di Via degli Orti di Trastevere, negli anni settanta.

Il Clivio Portuense conduceva alle baracche del Campo Buozzi





Villa Paolina di Mallinckrodt



Villa Paolina è una villa situata in Largo XXI Aprile n. 10, ad angolo con Viale XXI Aprile e Via Carlo Fea n. 19, nel Quartiere Nomentano.
La villa fu costruita nel 1922 dall'ingegnere Enrico Verdozzi, successive sopraelevazioni di un piano furono realizzate nel 1926 e nel 1946 dall'ingegnere Renato Setacci. Per una cronologia più completa si rimanda all'articolo sulla storia di Villa Paolina.
L'edificio ha mantenuto dunque negli anni lo stesso stile neorinascimentale utilizzato nei vari interventi dal Setacci.

Il bel bugnato rustico, le finestre architravate, una targa decorativa e una bella Madonna con bambino murata sono gli elementi di maggior pregio di questo lato di Villa Paolina

Oggi Villa Paolina di Mallinckrodt appare un pregevole villino, sia per la sua indubbia qualità architettonica, che per l'importanza urbanistica, è il principale edificio di Largo XXI Aprile, che per il valore storico del quartiere, nella scuola sono cresciute moltissime alunne della zona, che per gli eventi stessi avvenuti nella villa, si pensi al bombardamento del 1944. 


Inoltre è indissolubile il legame architettonico che lega la villa con l'adiacente monumento alla Guardia di Finanza, del 1930, da 90 anni si fronteggiano l'un l'altro.
Villa Paolina indubbiamente è un monumento di Roma, e per questo siamo concordi con il vincolo posto in extremis dal MIBAC, e non siamo d'accordo con la mancata dichiarazione di interesse rilasciata dagli Uffici Comunali e dal MIBAC.

La facciata d'ingresso e la torre, a sinistra

La pianta del villino è articolata, con una facciata concava su tre lati verso Largo XXI Aprile, su cui si innesta quella che una volta era la torre, il resto della pianta è quadrangolare, con diversi corpi di fabbrica aggettanti. Il piano seminterrato è rivestito di un bugnato rustico, le finestre del pian terreno sono ad arco a tutto sesto, quelle del primo sono decorate da architravi orizzontali,
L'ingresso è posto sopra ad una scalinata, nel tratto centrale della facciata concava, sormontato da un portico dorico con sovrastante balcone occultato da una rigogliosa bouganville, sul balcone si apre una porta finestra decorata con un timpano, ai lati sono poste due iscrizioni contenenti il nome del villino e l'anno di costruzione.
La torre è caratterizzata dalla trifora su colonnine al primo piano, al secondo piano dalla loggia con paraste doriche, che era parte dell'altana originale del 1922.



La facciata sul giardino è stata modificata dopo il bombardamento del 1944 con l'aggiunta di un corpo di due piani con tre finestre per livello, al piano superiore le finestre sono inquadrate da semplici arcate, risalenti ai lavori del 1926, la grande terrazza e la trifora posta verso la torre, sono state create invece nella soprelevazione del 1946.
La facciata lungo Viale XXI Aprile è abbellita da un bel portico su tre colonnine doriche, sovrastato da una balconata a balaustri.


L'interno, demolito nella ristrutturazione per trasformare la villa in 27 appartamenti, era occupato da una bella scala in legno, a doppia rampa, con il i primi balaustri esagonali decorati da un capitello a foglia, la finestra della scala era occupata da una vetrata policroma con il monogramma di Maria.


L'elemento di maggior interesse era la palestra, posta al pianterreno, dotata di un soffitto a cassettoni e decorazioni in stucco art déco, con un grande arco centrale e ballatoi in ferro battuto sul fronte posteriore.


La cappella invece era stata ristrutturata negli anni novanta, con il semplice altare in lastre di marmo, e un grande bassorilievo in bronzo posto sulla parete che accoglieva il Tabernacolo, su cui si elevava un grande crocifisso.





Storia di Villa Paolina di Mallinckrodt



Villa Paolina è una villa situata in Largo XXI Aprile n. 10, ad angolo con Viale XXI Aprile e Via Carlo Fea n. 19, nel Quartiere Nomentano.
La villa fu progettata nel 1920 dall'ingegnere Enrico Verdozzi per Gelsomina Cohen, sui terreni di Villa Mirafiori, venne ultimata nel 1922.

Villa Paolina appena costruita, nel 1922

Era posta sullo slargo che sarebbe diventato poi Largo XXI Aprile, in origine aveva due piani, con una balconata d'ingresso, posta sulla facciata concava, e una doppia balconata a loggia lungo Viale XXI Aprile. Sull'attico si innalzava una torrerra quadrangolare con loggia e tetto a spioventi.


Nello stesso anno di costruzione l'edificio fu acquistato dall'Arciconfraternita di Santa Maria della Pietà, che lo adibì a scuola femminile, affidata alla Congregazione delle Suore della Carità Cristiana. Il 1922 la scuola aprì le elementari, medie e il ginnasio, la prima direttrice fu la professoressa Fanny Dalmazza, il villino venne dedicato alla Beata Pauline von Mallinckrodt, fondatrice della Congregazione.

Progetto di soprelevazione di Renato Setacci

Nel 1926 visto il considerevole aumento degli studenti, il rettore Amerigo David fece realizzare un piano ulteriore progettato da Renato Setacci. In questa ristrutturazione furono modificate le balconate che vennero dotate di colonne doriche e balaustre, mentre quella al primo piano fu soppressa. 


Villa Paolina come appariva negli anni trenta

Le finestre del primo piano furono decorate con un architrave orizzontale, quelle del secondo piano erano, in parte, inquadrate da arcate. Al posto della torretta, che rimase inglobata nel nuovo piano, fu realizzata un'altana con due colonne per lato, con tetto a spioventi in coppi.


Il 10 marzo del 1944, durante un bombardamento alleato sullo scalo Tiburtino, alcune bombe colpirono terribilmente il Quartiere Italia, causando 300 morti,  la villa fu colpita da due bombe che causarono danni rilevanti.


Una bomba colpì la cancellata su Viale XXI Aprile, distruggendo l'angolo dell'edificio, un'altra sventrò la cancellata d'ingresso di Largo XXI Aprile.
Una terza bomba cadde nel giardino interno, sventrando parte della facciata.



Nel dicembre del 1946 vennero approvati i lavori di restauro che comportarono un'ulteriore soprelevazione, sempre ad opera dell'ingegner Renato Setacci, eliminando l'altana e trasformando Villa Paolina così come è oggi.



La scuola cessò ogni attività nel 1997, da quel momento venne utilizzata come Casa Generazilia delle religiose della Carità Cristiana.
Nel 2014 il villino è stato venduto dalle suore alla Società Cam, che ha presentato un progetto per demolirlo per realizzarvi al suo posto un'enorme palazzo, come negli anni del "sacco dei villini", che hanno portato alla demolizione di molti caratteristici edifici di questa zona.
Nel 2016 il sorprendente parere esposto del Comune fu che 'l'edificio non risultava avere particolare valore urbanistico, architettonico, monumentale e culturale da conservare e valorizzare'. Il 2017 il MIBAC rilasciò la certificazione che l'edificio 'non riveste l'imprtante interesse artistico e storico richiesto dalla norma di tutela' spianando le porte alla demolizione, da effettuare ai sensi della legge regionale di Rigenerazione Urbana (2017).
La Cam aveva presentato il progetto di un palazzone di otto piani, alto trenta metri, che avrebbe indiscutibilmente alterato completamente le caratteristiche urbanistiche di un luogo di grande pregio della città (qualcuno ricorda la storia di Villa Massimo e Villa Mirafiori e delle loro lottizzazioni a pregevoli villini ai primi del Novecento?).

Più che di rigenerazione urbana si sarebbe trattato di degenerazione urbana

Dopo l'orrore scatenato dalla demolizione del villino Naselli, si è subito creato un comitato per salvare la storica villa dalla demolizione (Comitato Salviamo Villa Paolina), guidato da Cristina Rinaldi e appoggiato dall'associazione Italia Nostra.



Le battaglie strenue portate avanti contro la demolizione della Cam hanno portato, provvidenzialmente, l'allora Ministro per i Beni e le Attività Culturali Alberto Bonisoli e il suo Direttore Generale Gino Famiglietti il 7 giugno 2019 ad avviare la dichiarazioned'interesse culturale dell'immobile, che è stato dunque vincolato nel settembre 2019 da Federica Galloni.
La Cam ha redatto un nuovo progetto di ristrutturazione che prevede la demolizione degli interni con la realizzazione di 27 appartamenti di abitazione.
Questa è stata un'importante vittoria per la città di Roma e chi si batte per la tutela del suo enorme patrimonio storico di cui fanno parte anche i villini. La città ha visto, purtroppo, tantissimi villini, progettati anche da architetti importanti (de Angelis, Bernich, Passerelli, Piacentini, Bazzani, Brasini, Fasolo, Burba, Gra, Magni, del Debbio), barbaramente demoliti negli anni cinquanta e sessanta per lasciare spazio a palazzine spesso anonime, causando talvolta un vero sfregio per la città.

Via della Cava Aurelia

Via della Cava Aurelia Via dell'Argilla

Via della Cava Aurelia è una stradadel Quartiere Aurelio compresa tra Via Monte del Gallo e Vicolo del Vicario, nella zona nota come Monte del Gallo. Originariamente questa strada prendeva il nome di Vicolo della Cava, da una delle cave di creta situate nelle vicine alture. Si trattava di una delle poche strade della zona isolata di Monte del Gallo, sorta a ridosso del Borgo delle Fornaci che gravita intorno alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci e successivamente diviso da esso dalla ferrovia per Civitavecchia e dalla stazione San Pietro.

Cava Aurelia Palazzo giallo

Tale isolato rimase abitato con scarsa densità fino agli anni '30, quando iniziarono a essere costruiti nuovi edifici per abitazioni di cui vi sono alcuni interessanti esempi proprio in questa strada.
All'angolo con Via dell'Argilla sono presenti tre interessanti edifici risalenti agli anni '30 che riportano alcuni riferimenti al vasellame: questo insediamento è infatti strettamente legato alle cave di creta e alle fornaci che in questa zona per molto tempo furono attive.
Sulla strada furono presenti molte attività legate al mondo dell'edilizia, come le Industrie e Lavorazioni o il produttore di mattoni Piccolomini e Crocchi.

Mappa 1857 Monte del Gallo
Questa mappa del 1857 mostra come già fosse presente un insediamento e come questo fosse legato anche alle vicine cave di creta

Nel 1942, per evitare l'omonimia con Via delle Cave (anch'esso originariamente vicolo) nel Quartiere Tuscolano, il nome di questa strada fu cambiato in Via della Cava Aurelia.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la realizzazione della Galleria Principe Amedeo di Savoia e della Via Gregorio VII alterarono non poco la zona, e anche l'area di Monte del Gallo, pur mantenendo una propria identità anche a livello urbanistico e numerose testimonianze del carattere originario dell'area, vide sorgere numerosi nuovi edifici.

Palazzo in Via della Cava Aurelia

All'angolo con Via dell'Argilla è presente una targa in memoria dell'antifascista Mario Carucci, esponente della Sinistra Cristiana ucciso a Forte Bravetta.

Villino Douhet




Il villino Douhet si trova in Via degli Scipioni n. 261 ad angolo con Via Marcantonio Colonna nn. 23 25, nel Rione Prati, all'epoca della costruzione confinava con il giardino di Villa Macchi di Cellere.
L'edificio fu costruito nel 1898 dall'ing. Scipione Regnoli per l'Impresario Romeo Bisini, costruttore del Teatro Adriano, si sviluppava soltanto su due piani.
Nel 1923 venne soprelevato per il Generale Giulio Douhet (Caserta 1869-Roma 1930) da Francesco Imperiali, in stile neorinascimentale.



Il generale Douhet, bersagliere, si era occupato fina dal 1911 di guerra aerea, e pue essendosi dimesso dall'esercito nel 1918, per i dissidi con i superiori, e per esser stato condannato nel 1916 ad un anno di carcere per aver aspramente criticato la condotta dei vertici militari e di Cadorna. Il 1920 il Tribunale supremo di guerra aveva accettato il ricorso annullando la condanna del 1916, e l'aveva promosso a maggiore generale. Il pubblicò 1921 il trattato 'Il dominio dell'aria', che ebbe molto successo, soprattutto all'estero; nel 1923 venne nominato generale di divisione, in aspettativa; invano chiese, ripetutamente, a Mussolini di diventare Ministro dell'Aereonautica.
Il generale era anche un letterato, uno scienziato e un artista, infatti prese parte in prima persona alla decorazione interna del villino.
In origine l'edificio era a tre piani, con tre finestre per lato, su Via Marcantonio Colonna si trova il bel portico d'ingresso quadrangolare, occupato da finestroni sui due piani e decorato da paraste bugnate.
Sull'attico si aprivano due altane a due archi, cancellate con la soprelevazione avvenuta negli anni cinquanta.

Il salone affrescato durante una ceriminia dell'Associazione Arma Aeronautica 

L'interno risente dell'eclettismo del proprietario ed è decorato da archi a sesto acuto e volte a crociera affrescate, alle pareti sono posti affreschi a tempera realizzati dallo stesso Douhet, di gusto medioevale. In una stanza si trova un grande calco in gesso del Trono Ludovisi.


Il villino è stato lasciato in eredità dal generale all'Aereonautica ed ospita attualmente la Presidenza Nazionale dell'Associazione Arma Aeronautica, che ha posto una targa in memoria di Giulio Douhet sulla facciata in Via Marcantonio Colonna.


Gazometro del Circo Massimo



Il Gazometro del Circo Massimo fu il primo stabilimento per il gas ad essere costruito a Roma, si trovava in Via dei Cerchi, ad angolo con l'attuale Via della Greca, nel Rione Ripa.
Nel 1849 era stata fondata a Londra la Imperial City of Rome and Italian Gas Light and Coke Company, destinata a realizzare l'illuminazione a gas della Capitale Pontificia.
L'anno successivo fu mandato a Roma l'ingegnere James Sheperd, per dirigere i lavori della fabbrica del gas. Iniziò subito la ricerca del luogo adatto dove insediare l'impianto, che doveva essere alla periferia della città, visto il timore dei miasmi tossici rilasciati dalla produzione del gas. Inoltre doveva essere posto vicino al Tevere, per poter scaricare nel fiume i residui di lavorazione.
Scartata la prima ipotesi di costruire l'officina sulla Via Flaminia, presso Villa Poniatowski, la Congregazione di Sanità diede l'autorizzazione, nel 1852, di edificare il gazometro in Via dei Cerchi, nell'area del Circo Massimo, sui terreni di proprietà del Marchese del Bufalo.

Il Gazometro in una mappa del 1866

I lavori iniziarono subito, mentre nel novembre del 1852 la Imperial Company fu trasformata in Compagnia Anglo Romana della Illuminazione a Gaz.
L'impianto di produzione fu pronto nel 1853, mentre lungo la città venivano installati i nuovi lampioni a gas.
Il 1 gennaio 1854 vennero solennemente accesi dal Pontefice Pio IX i primi 44 lampioni posti nelle principali strade del Tridente, al Quirinale e a San Pietro.
L'officina era costituita da un grande edificio, con tetto a spioventi, posto trasversalmente a Via dei Cerchi, in cui veniva prodotto il gas a partire dal carbone. Le pareti erano illuminate da finestre ad arco, mentre la facciata principale era occupata da un timpano di fronte al quale si trovava un'alta ciminiera, deputata allo scarico dei fumi di lavorazione.


Verso Sud erano posti i tre piccoli gasometri circolari che contenevano il gas appena prodotto da distribuire alla città.
Con l'occupazione di Roma da parte degli Italiani, il gazometro dovette servire i nuovi quartieri che si andavano via via costruendo.

Il gazometro in una mappa del 1925

Vennero effettuati degli ampliamenti successivi, per cui l'officina del gas occupò progressivamente tutta l'area del Circo Massimo, con altri tre forni di produzione, e le loro ciminiere, nuovi gasometri circolari e i depositi per il carbone, posti proprio davanti al Palatino.
Inoltre nel 1871 fu costruito anche il Gazometro Flaminio per servire la zona Nord di Roma, allora ancora non edificata.
Nel 1910 entrò in funzione il Gazometro Ostiense, destinato a soppiantare i vecchi impianti esistenti.

Il gazometro visto dall'Aventino

Soltanto a partire dal 1934 il complesso fu progressivamente smantellato per consentire di liberare l'antico Circo Massimo, che fu scavato per tre metri circa, e trasformato in parco pubblico, gli ultimi resti del gazometro vennero demoliti nel 1936.

Depositi del Gazometro nel Circo Massimo visti dal Palatino, 1934




Vicolo Cenci

Vicolo Cenci Rione Regola

Vicolo Cenci è una strada del Rione Regola, compresa tra Via dell'Arco de' Cenci e Piazza Cenci. Tale strada si presenta ancora oggi come un tortuoso vicolo che passa dietro al Palazzo Cenci e, nel 1916, quando si decise di fare ordine nella toponomastica della zona dei possedimenti storici dei Cenci, si decise di chiamarlo Vicolo Cenci.

Panorama dalla Torre delle Milizie

Sulla cima della medioevale Torre delle Milizie, posta nel Rione Monti, purtroppo chiusa al pubblico, si gode una vista a 360° sulla città di Roma.


Targa in memoria della visita di Papa Beato Pio IX a Vincenzo Cacace

Beato Pio IX targa Cacace

La targa in questione si trova in Via dei Giubbonari, nella parte compresa nel Rione Parione, e ricorda come Papa Beato Pio IX Mastai Ferretti (1846-1878) si recò qui in visita presso la famiglia di Vincenzo Cacace mentre quest'ultimo era in punto di morte.
La targa poco dopo il restauro del 2020 conteneva un errore: indicava come data dell'episodio il 1831, anno in cui il Beato Pio IX non era ancora Papa. Si sarebbe potuto pensare che la visita sia avvenuta prima della sua elezione al soglio Pontificio, ma in realtà si trattava di un errore avvenuto in fase di realizzazione: la targa originale, situata all'interno dell'edificio, riporta infatti come anno il 1851. Tale errore è stato successivamente corretto.

Targa Pio IX Giubbonari Cacace
La vecchia versione della targa con l'anno sbagliato

Altri siti che ne parlano:

Vicolo della Madonnella

Vicolo della Madonnella Rione Regola

Vicolo della Madonnella è una strada situata nel Rione Regola che parte da Via Capo di Ferro e non ha uscita. Il nome della strada è dovuto a un'immagine della Madonna della Salute che qui si trovava, posta su un muro di un palazzo di proprietà del Collegio dei Beneficiati e Chierici di San Lorenzo in Damaso. L'immagine non si trova più nel vicolo.
In precedenza la strada ha avuto il nome di Vicolo Capo di Ferro, dal Palazzo Spada Capodiferro che si trova a poca distanza. Sul vicolo è presente anche una facciata minore del limitrofo Palazzo Barberini.

Madonna col Bambino in Piazza San Cosimato angolo Via Natale Del Grande

Madonna con Bambino San Cosimato

In Piazza San Cosimato all'angolo con Via Natale Del Grande, nel Rione Trastevere, è presente un'Edicola Sacra che rappresenta la Madonna col Bambino. Sotti di essa è presente la scritte "Ricordo delle Missioni Imperiali Borromeo Marzo MCMXLIX".  Questo gruppo di religiosi è sempre stato molto attivo nelle Missioni Popolari, e il loro nome compare in numerose Edicole Sacre spesso per commemorare una delle loro missioni. L'immagine della Vergine è quella del Divino Amore, importante santuario posto sulla Via Ardeatina.
Sotto all'edicola è presente un blocco con la scritta "Ave Maria".

Targa in memoria di Giuseppe Verdi alla Vecchia Stazione Termini


Il 1893 Giuseppe Verdi fece l'ultimo viaggio a Roma, per presentare il Fallstaff al Teatro Costanzi.
Alla mezzanotte del 13 aprile il Maestro giunse in treno alla Stazione Termini, proveniente da Genova. Quì si erano assembrati migliaia di Romani, capeggiati dal Sindaco Emanuele Ruspoli, pronti ad onorare l'artista vivente più venerato in Italia.
All'uscita di Verdi dal vagone in cui si trovava, la folla si accalcò attorno al compositore, piena di entusiasmo e venerazione. Tale fu la pressione popolare che il maestro fu fatto ricoverare in una stanza dedicata al personale viaggiante, posta nel fabbricato Arrivi, per sottrarlo all'assalto della folla. Dopo la sosta nella Stazione, Verdi si diresse all'Hotel Quirinale dove prese dimora, accanto al Teatro Costanzi. Durante lo spostamento in carrozza fu sempre acclamato dalla popolazione entusiasta che si accalcò per tutta la notte in Via Nazionale, sotto la finestra dell'Albergo, dove oggi è posta una targa.

Giuseppe Verdi e Arrigo Boito nel 1892

Nella stanza del personale viaggiante fu dunque posta la targa che celebrava l'evento. Con la demolizione della vecchia Stazione Termini la targa è stata trasportata nei depositi del Museo di Roma.