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Villa Caracciolo di Brienza




Villa Caracciolo di Brienza era una villa che si trovava in Via Ulisse Aldrovandi n. 9, ad angolo con Via Mangili, nel Quartiere Pinciano, oggi non più esistente.
Fu costruita da Giulio Gra per la Duchessa Margherita Caracciolo di Brienza nel 1927. Come per il Villino Alatri la barbarie degli anni sessanta ne ha cancellato parte delle strutture per sempre.
Il lotto di terreno destinato alla villa era sul poggio collinare posto dietro la Galleria Nazionale di Arte Moderna, uno dei punti più panoramici della zona.
L'architetto progettò una villa di quattro piani: il seminterrato destinato alla servitù, il pianterreno, di rappresentanza, e i due piani successivi per la residenza padronale.
La pianta dell'edificio era rettangolare con il lato corto rivolto verso Via Aldrovandi, su cui affacciava il cancello d'ingresso.


Quì si apriva una splendida rampa circolare, decorata da una balaustra, che terminava in un ninfeo in rocaglia costituito da tre nicchie ricoperte da fasce a bugnato rustico, quella centrale era occupata da due colonne doriche in travertino; la rampa portava agli ingressi: quello principale verso la Galleria d'Arte Moderna era preceduto da un portico contenente una serliana, quello laterale era a tre arcate e poggiava sulle colonne della fontana ninfeo.

La rampa d'accesso esiste ancora oggi in tutta la sua eleganza

La facciata principale si affacciava verso la Galleria d'Arte Moderna e Villa Borghese con tre arcate doriche al primo piano, di cui due contenevano una finestra e una nicchia con un busto, l'altra la porta finestra che portava sulla terrazza del portico d'ingresso. Tre arcate corinzie occupavano il secondo piano, creando una vera e propria loggia su Roma.
Sulla terrazza dell'attico, occupata da una balaustra continua, si apriva una elegante edicola dorica verso Via Aldrovandi

Villa Caracciolo di Brienza dietro la Galleria d'Arte Moderna

Gli interni erano decorati sfarzosamente nei vari ambienti di rappresentanza e nello scalone monumentale.

L'orrore moderno si staglia scandalosamente sul magnifico ninfeo

Nel 1963 la villa fu scandalosamente demolita per costruirvi sopra due palazzine, il ninfeo del piano interrato fu usato come fondamenta dell'edificio, e oggi ne rappresenta l'ultima parte rimasta, assieme al muro di cinta. Nessuno si mobilitò per difendere la villa, la speculazione edilizia a Roma ha sempre avuto ragione sulla bellezza, appoggiata dalla squallida politica democristiana.

Cos'è la speculazione edilizia: al posto di un'aristocratica villa una anonima palazzina 

Su Via Mangili il muro di cinta decorato da balaustre è quello originale

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