La Stele di Axum in Piazza di Porta Capena. |
La stele di Axum è un obelisco che attualmente si trova nella città di Axum, in Etiopia, dove venne originariamente realizzato e posto, ma che tra il 1937 e il 2003 è stato collocato a Roma, in Piazza di Porta Capena, nel Rione San Saba.
La stele il 2 giugno 2002. |
L'obelisco venne realizzato tra il I e il IV Secolo dopo Cristo sotto il Regno di Axum, divenendo uno dei simboli di quello stato e dell'intera Etiopia: era uno degli oltre 50 obelischi che un tempo si trovavano nella città di Axum. Queste numerose steli sono di diverso genere, da alcune più semplici ad altre più composite, tra cui appunto quella di cui stiamo parlando. Essa, la cosiddetta "terza stele" di Axum, è praticamente la gemella della seconda e hanno motivi più articolati che richiamano un edificio, come dimostra anche la presenza di una finta porta alla base, che simboleggiava forse il passaggio dell'anima dei defunti. Il particolare registro artistico è stato assimilato da alcuni all'arte indiana, e per questa ragione è stato individuato come una possibile testimonianza dei rapporti tra i popoli etiopi e quelli indiani. Un terzo obelisco, il più grande tra quelli presenti ad Axum, giace a terra in frantumi: molti storici ritengono sia andato distrutto mentre veniva eretto.
La quarta parte della stele di Axum, interrata nel suo sito originario. |
Militari italiani davanti all'obelisco in rovina |
Roma è attualmente la città al mondo con il maggior numero di obelischi, e gran parte di essi proviene dall'Egitto, da cui vennero trasportati a Roma sotto l'Impero Romano. Insieme alla stele, come bottino di guerra, venne portata a Roma anche la statua del Leone di Giuda, un altro simbolo dell'Etiopia, che fu posta sotto all'Obelisco di Dogali, in riscatto dei cinquecento Italiani caduti in quella battaglia.
Il trasferimento dei tronconi della stele in Italia avvenne nel 1937: trasportati per due mesi da soldati italiani ed eritrei fino al porto di Massaua, vennero imbarcati sul piroscafo Adua a cura della compagnia di trasporti dei Fratelli Gondrand e arrivarono a Napoli il 27 Marzo 1937.
Da Napoli furono portati a Roma in treno, giunti alla Stazione Ostiense vennero poi trainati da camion lungo Via Ostiense, Via di Porta San Paolo e Viale Aventino, fino a Porta Capena.
La seconda stele di Axum, che era integra e rimase in Etiopia, come appariva nel 1936
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La stele di Axum, come abbiamo detto, rappresentava uno dei simboli della ricca storia dell'Etiopia, anche se nel 1936 si trovava in uno stato di totale abbandono. L'idea di trasportarla a Roma venne ad Aristide Calderini nel Luglio del 1936, a circa due mesi dalla fine della Guerra d'Abissinia, sulla rivista del Touring Club Italiano Le vie d'Italia, in cui nel parlare della storia degli obelischi Axumiti, suggerisce letteralmente di portarne uno a Roma per riempire le nuove piazze in continuità con gli Imperatori Romani che portarono gli obelischi dall'Egitto a Roma.
Una volta a Roma, come posto dove collocare la nuova stele si scelse Piazza di Porta Capena, ma probabilmente non si trattò di una scelta immediata. In un numero della rivista "Architettura" del 1937, infatti, mentre viene illustrato il progetto dell'E42, si parla di una grande piazza porticata chiamata "Piazza Axum" da realizzare nel nuovo quartiere, con al centro l'obelisco di Axum. Una scelta poi scartata, con l'EUR che ha visto invece la realizzazione di un grande obelisco ad hoc, la Stele Marconi.
Piazza di Porta Capena rappresentava un importantissimo crocevia dell'ambizioso piano urbanistico per l'espansione di Roma verso il Tirreno, in corso in fase di lavorazione in quegli anni, per quanto all'interno delle Mura Aureliane. La Piazza, infatti, rappresentava lo snodo tra la Via dei Trionfi, prosecuzione di Via dell'Impero, l'attuale Via di San Gregorio, e la Via del Mare, cui si raccordava attraverso l'arteria di Via del Circo Massimo. Dalla piazza, inoltre, partiva la nuova Via Imperiale, che avrebbe dovuto raggiungere Castel Fusano, e di fronte alla stele era in fase di costruzione il nuovo Ministero delle Colonie, oggi sede della FAO, la cui facciata era orientata sulla piazza, mentre oggi de facto è dove sorge la stazione della metropolitana Circo Massimo, e per questa ragione il vicino Viale Aventino venne ribattezzato Viale Africa, a testimonianza di uno snodo che sarebbe dovuto essere l'epicentro in Roma dell'Africa Italiana. Oltre a questo, il Viale Africa avrebbe dovuto creare un unico rettilineo con Via Galvani a Testaccio, il Mattatoio sarebbe dovuto essere demolito e sarebbe dovuto sorgere (quest'ultimo fatto è avvenuto nonostante il Mattatoio sia rimasto) un ponte che avrebbe collegato la strada al Viale Guglielmo Marconi, chiamato Ponte d'Africa.
Il primo troncone della stele all'arrivo a Napoli. |
Il trasferimento dei tronconi della stele in Italia avvenne nel 1937: trasportati per due mesi da soldati italiani ed eritrei fino al porto di Massaua, vennero imbarcati sul piroscafo Adua a cura della compagnia di trasporti dei Fratelli Gondrand e arrivarono a Napoli il 27 Marzo 1937.
La quinta parte dell'obelisco all'arrivo in treno alla Stazione Ostiense |
Da Napoli furono portati a Roma in treno, giunti alla Stazione Ostiense vennero poi trainati da camion lungo Via Ostiense, Via di Porta San Paolo e Viale Aventino, fino a Porta Capena.
Quì l'obelisco fu rimontato sotto la supervisione dell'archeologo Ugo Monneret de Villard, l'obelisco fu rinforzato internamente con cunei di metallo, mentre la superficie venne restaurata nelle parti mancanti.
L'obelisco divenne in breve tempo molto popolare, tanto che la Marelli volle lanciare un apparecchio radio chiamato Axum, facendo leva anche sulla somiglianza del monumento con un'antenna.
Nel 1943, nel mese di Settembre, l'area di Porta Capena fu protagonista degli scontri tra Esercito Italiano e partigiani da una parte e militari tedeschi dall'altra per la difesa di Roma che ebbero come epicentro soprattutto la vicina Porta San Paolo, e venne colpito da raffiche di mitra.
Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, la sconfitta dell'Italia e la riacquisita indipendenza dell'Etiopia, che vide il Negus Hailè Selassiè tornare sul trono, iniziarono a essere intavolati discorsi circa la possibilità di una restituzione della stele al Paese africano. L'Italia, nel 1947, si era infatti proposta di restituire all'Etiopia l'intero bottino di guerra, che comprendeva anche l'obelisco. Il monumento al Leone di Giuda, ad esempio, venne restituito nel 1969.
In quell'anno, tuttavia, il Negus non era in grado di sostenere gli ingenti costi del trasporto in Etiopia del monumento, che volle quindi donare personalmente all'Italia come pegno per la rinnovata amicizia tra i due Paesi.
Nel 1974, tuttavia, Selassiè venne rovesciato dal gruppo comunista del DERG, che instaurò un nuovo regime e chiese nuovamente all'Italia la restituzione della stele. Dopo una lunga trattativa, nella quale non mancarono polemiche e tentennamenti, e dopo che in Etiopia vi fu un nuovo cambio di regime, l'Italia alla fine decise di restituire l'obelisco all'Etiopia, restaurandolo e smontandolo in tre parti per poi inviarlo al suo Paese d'origine nel 2003.
Tornato in Etiopia, l'obelisco venne nuovamente collocato ad Axum, al fianco delle altre steli.
La Stele di Axum fu solennemente inaugurata il 28 Ottobre 1937 in occasione delle celebrazioni per i 15 anni dalla Marcia su Roma.
Il Governatore di Roma Pirincipe Piero Colonna, in una celebrazione effettuata il 31 ottobre 1937 |
L'obelisco divenne in breve tempo molto popolare, tanto che la Marelli volle lanciare un apparecchio radio chiamato Axum, facendo leva anche sulla somiglianza del monumento con un'antenna.
Nel 1943, nel mese di Settembre, l'area di Porta Capena fu protagonista degli scontri tra Esercito Italiano e partigiani da una parte e militari tedeschi dall'altra per la difesa di Roma che ebbero come epicentro soprattutto la vicina Porta San Paolo, e venne colpito da raffiche di mitra.
La stele di Axum negli anni Cinquanta, davanti alla FAO. |
Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, la sconfitta dell'Italia e la riacquisita indipendenza dell'Etiopia, che vide il Negus Hailè Selassiè tornare sul trono, iniziarono a essere intavolati discorsi circa la possibilità di una restituzione della stele al Paese africano. L'Italia, nel 1947, si era infatti proposta di restituire all'Etiopia l'intero bottino di guerra, che comprendeva anche l'obelisco. Il monumento al Leone di Giuda, ad esempio, venne restituito nel 1969.
In quell'anno, tuttavia, il Negus non era in grado di sostenere gli ingenti costi del trasporto in Etiopia del monumento, che volle quindi donare personalmente all'Italia come pegno per la rinnovata amicizia tra i due Paesi.
Nel 1974, tuttavia, Selassiè venne rovesciato dal gruppo comunista del DERG, che instaurò un nuovo regime e chiese nuovamente all'Italia la restituzione della stele. Dopo una lunga trattativa, nella quale non mancarono polemiche e tentennamenti, e dopo che in Etiopia vi fu un nuovo cambio di regime, l'Italia alla fine decise di restituire l'obelisco all'Etiopia, restaurandolo e smontandolo in tre parti per poi inviarlo al suo Paese d'origine nel 2003.
Tornato in Etiopia, l'obelisco venne nuovamente collocato ad Axum, al fianco delle altre steli.
Grande! Peccato!
RispondiEliminagran bel riassunto!
RispondiEliminaTutto corretto, ma non viene citata la società Tudini e Talenti con a capo della direzione lavori, Arnaldo Pambira che organizzarono il trasporto in Italia al porto di Napoli.
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