Il tradizionale cottìo del 23 Dicembre disegnato da Dante Paolucci |
Ai tempi dello Stato Pontificio, i Romani erano soliti recarsi la sera del 23 Dicembre presso il principale mercato del pesce cittadino, al Portico d'Ottavia, seguendo la tradizione nota come cottìo. La tradizione rimase invariata anche quando questo mercato venne trasferito da Papa Pio VII Chiaramonti in Via delle Coppelle, quando con l'Unità d'Italia si trasferì a San Teodoro e quindi, nel 1927, fu assorbito dai Mercati Generali.
Il pesce fresco all'epoca era particolarmente costoso, e non accessibile alle classi povere: esso finiva perciò soprattutto nelle tavole dei più ricchi. Il cottìo in ogni caso aveva inizio la sera del 23 Dicembre e procedeva fino all'alba del giorno successivo, quando terminava sotto forma di asta per il pesce rimanente.
In ogni caso, la tradizione Romana vuole che alla Vigilia di Natale la cena sia a base di pesce.
Per quanto riguarda l'antipasto, la tradizione prevede che si mangino gamberetti sgusciati, polipetti, anguilla marinata e sottaceti. Di primo, in genere i piatti più celebri sono il brodo d'arzilla e gli spaghetti con le vongole, mentre di secondo pesce arrosto o gamberoni sgusciati, accompagnati da un contorno di verdure fritte tra cui cavolfiori, broccoli, carciofi, filetti di zucchine, gobbi o filetti di baccalà e patate, mele e ricotta.
A conclusione della cena la tradizione vuole che si consumi la frutta, principalmente mandarini, clementine e frutta secca, seguita dai dolci tradizionali, il pangiallo e il torrone.
Altri siti che ne parlano:
Il Natale nella Cucina Romana - in Turismo Roma
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