Il cranio dell'Uomo di Saccopastore I |
Con Uomo di Saccopastore si intende una tipologia di Uomo di Neanderthal risalente - secondo le ultime ricerche - a 250.000 anni fa, rinvenuta a Roma nella zona di Saccopastore, da cui il nome.
La storia di questo importante reperto preistorico risale al 1929, quando il Duca Mario Grazioli trovò nella sua cava di ghiaia, situata nella località di Saccopastore un cranio a 6 metri di profondità.
La zona di Saccopastore, che ricade nel Quartiere Monte Sacro, è situata su un'ansa del fiume Aniene, sulla riva sinistra di questo fiume, lungo la Via Nomentana, e nel 1929 ancora non era stata urbanizzata.
La scoperta portò a un successivo interesse da parte dei paleontologi verso la località di Saccopastore, e nel 1935 i paleontologi Alberto Carlo Blanc e Henri Breuil trovarono un secondo cranio, situato questa volta a soli 3 metri di profondità. Oltre al cranio, furono trovati resti di elefanti, ippopotami e rinoceronti oltre a vari oggetti litici usati dall'uomo per la caccia e altre funzioni. La presenza di animali oggi pressapoco inesistenti in Europa non deve stupirci, dal momento che durante il Pleistocene il clima di gran parte dell'Europa - e dell'Italia - era simile all'attuale clima africano, e non mancano le testimonianze di animali che oggi sono tipici dell'Africa.
La grande quantità di ritrovamenti ha fatto individuare nell'area di Saccopastore un possibile insediamento paleolitico. Diverse evidenze mostrano come lungo il corso dell'Aniene siano esistiti numerosi paloinsediamenti, come quello di Casal de' Pazzi, dove è stato realizzato un museo, ed in altre aree, quali Ponte Mammolo, Ripa Mammea, Sedia del Diavolo e Monte delle Gioie, oggi scomparsi a causa dell'intenso intervento antropico.
I due crani rinvenuti a Saccopastore sono stati chiamati Saccopastore I e Saccopastore II. Entrambi questi crani presentano caratteristiche riconducibili all'Uomo di Neanderthal: il primo appartiene a una giovane donna mentre il secondo a un uomo adulto. Del secondo restano solo parte della faccia e la base del cranio.
Inizialmente, i crani erano stati datati a 150mila anni fa, periodo nel quale si pensava fossero vissuti i primi Neanderthal italiani. Una successiva analisi compiuta dall'Università La Sapienza insieme a quella di Madison Wisconsin hanno datato i crani a 250mila anni fa, cosa che li renderebbe i più antichi Neanderthal vissuti in Italia di cui si ha testimonianza.
I crani sono oggi conservati presso il Museo di Antropologia "Giuseppe Sergi" nel Polo Museale della Sapienza.
una vertigine di tempo ingestibile: a Roma c'è un insediamento umano di 250.000 anni...
RispondiEliminaDa allora la situazione è solo peggiorata!
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