Il mercato degli schiavi, dipinto del pittore Jean Leon Gerome |
Per quanto generalmente sono considerati per antonomasia persone prive di diritti, gli schiavi nell'Antica Roma rappresentavano un importante forza economica per l'Impero, vista anche l'ampia porzione di popolazione che rappresentavano, e per questa ragione avevano anche precisi inquadramenti giuridici.
Per quanto spesso sia capitato nella storia dell'Impero che i trattamenti da loro subiti siano stati disumani e brutali, era nell'interesse dei loro proprietari fare in modo che potessero rendere al meglio. Andiamo dunque a vedere cosa mangiavano gli schiavi dell'Antica Roma.
Per le ragioni che abbiamo detto, affamare gli schiavi fino allo stremo come apparentemente si potrebbe pensare (ed è verosimilmente successo, visto che gli Antichi Romani erano noti per le loro punizioni particolarmente crudeli), dal momento che questo era contro il loro interesse.
Dall'altra parte, se gli schiavi romani dovevano preparare il cibo dei loro padroni, quello che finiva sulla loro tavola era sicuramente meno curato.
Diversamente da un cittadino povero, uno schiavo romano aveva il cibo giornaliero garantito. Esso, tuttavia, era fatto da alimenti economici, come pane e vino di qualità abbastanza comune, zuppe di verdure, uova e frutta. Diversa era invece la dieta dei gladiatori, che avevano la necessità di mantenere un fisico adatto al combattimento nelle arene e che, diversamente da quanto si possa apparentemente pensare, avevano la necessità di sviluppare uno strato di adipe in modo da poter subire un maggior numero di ferite.
Una cosa che gli schiavi mangiavano sicuramente con poca frequenza - e soprattutto con meno frequenza dei loro proprietari - era la carne, più costosa e ritenuta maggiormente prelibata. Le carni che maggiormente venivano consumate dagli schiavi erano quelle di cavallo e asino, considerate meno pregiate.
Schiava romana in un dipinto di Oscar Pereira da Silva del 1894 |
In generale, gli schiavi non venivano affamati fino allo stremo perché ciò rischiava di diventare controproducente per i loro padroni, ma poteva capitare di frequente che i proprietari li affamassero in maniera regolare, in modo da evitare che divenissero golosi e si adagiassero eccessivamente.
Possiamo comunque dire che dal punto di vista dell'alimentazione uno schiavo mangiava probabilmente di più e con più regolarità di un cittadino romano povero, dal momento che era nell'interesse dei padroni nutrirli a dovere in modo da garantire da parte loro una certa produttività.
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