Targa delle Case Basse


In Via dei Quintili, nella parte del Quartiere Tuscolano nota come Quadraro, è presente una semplice targa in cui è scritto "Qui sono tutte case basse, c'è sempre il sole".

Targa in memoria dei caduti di Monte Sacro nella Guerra di Liberazione


La targa in questione si trova in Via Maiella, nel Quartiere Monte Sacro, e ricorda i cittadini del quartiere morti durante la Guerra di Liberazione. La targa ha un tono particolarmente retorico, come si nota ad esempio dalla frase "soffocare ogni anelito di libertà e di riscossa nell'Urbe resa schiava dal tradimento dei codardi".
I nomi dei morti ricordati sono:
Giovanni Andreozzi
Amilcare Baldoni
Risiero Fantini
Antonio Feurra
Italo Grimaldi
Paolo Lauffer
Orlando Orlandi
Vito Artale
Renzo Piasco
Antonio Pistonesi
Raffaele Riva
Filippo Rocchi
Aldo Banzi

Targa in memoria di Giorgio Marincola


La targa in questione si trova in Piazza Enrico Cosenz, nella parte del Quartiere Tiburtino nota come Casal Bertone, e ricorda Giorgio Marincola (Mahaddei Uen 1923 - Stramentizzo 1945), partigiano Italo-Somalo che aderì al Partito d'Azione e venne ucciso in Val di Fiemme dall'esercito nazista in ritirata nel Maggio 1945.
La targa è stata qui posta dalle sezioni ANPI Casal Bertone e Pigneto-Tor Pignattara il 4 Giugno 2012.

Targa in memoria di Antonio Nibby


La targa in questione si trova in Passeggiata di Ripetta, nel Rione Campo Marzio, e ricorda l'archeologo Antonio Nibby, che in un palazzo un tempo esistente nella limitrofa Via di Ripetta e demolito per la realizzazione di Piazza Augusto Imperatore abiti tra il 1824 ed il 1839.
La targa è stata qui posta dal Comune di Roma nel 2018.

Abbazia di Valvisciolo


L'Abbazia di Valvisciolo si trova nel comune di Sermoneta, in provincia di Latina. Essa - che conserva un rigoroso stile romanico - risale probabilmente al XII Secolo,quando venne fondata da monaci greci per passare poi, nel XIII Secolo, ai Templari, che la restaurarono. Nel 1314, quando Jacques de Molay, ultimo Maestro dei Templari, venne condannato al rogo e ucciso, l'ordine venne definitivamente sciolto. Una leggenda vuole che le Chiese Templari videro alla morte di de Molay gli architravi spezzarsi, compresa l'Abbazia di Valvisciolo. In effetti nell'abbazia pontina è possibile vedere una crepa nell'architrave.
In seguito alla fine dei Templari, l'Abbazia di Valvisciolo passò ai Cistercensi.
Nel 1415 l'Abbazia passò in commenda a Paolo Caetani, esponente della celebre famiglia che aveva ampie proprietà nell'area delle paludi pontine: nel 1523, tuttavia, Papa Clemente VII Medici (1523-1534) la declassò a Priorato semplice. Tra il 1586 e il 1589 il Cardinale Enrico Caetani e il Duca Onorato IV Caetani incaricarono il pittore Niccolò Circignani detto il Pomarancio di dipingere la Cappella di San Lorenzo: tali affreschi rappresentano ancora oggi elemento di interesse nell'ambito dell'Abbazia. Agli inizi del XVII Secolo la Chiesa venne abitata dalla Congregazione Cistercense dei Foglianti, che vi rimasero fino al 1619, quando vi subentrarono i Minimi di San Francesco di Paola che vi rimasero a loro volta fino al 1635, quando vi tornarono i Fogliani, restandovi fino all'età napoleonica.
Il Papa Beato Pio IX Mastai Ferretti (1846-1878) rese l'Abbazia dipendente da quella di Casamari e la visitò due volte, nel 1863 e nel 1865. Nel 1888 il Comune di Sermoneta mise l'Abbazia all'asta ed essa venne acquistata dal Priore D. Bartolomeo M. Daini per 10.150 Lire, facendola così tornare ai Cistercensi della Congregazione di Casamari, che la officiano tuttora.

Le targhe commemorative del Rione Regola

A seguire, suddivise per strada (ordinate in ordine alfabetico), trovate l'elenco delle targhe commemorative presenti nel Rione Regola.

Via Arenula
- Targa in memoria di Carlo Zaccagnini

Via de' Balestrari
- Targa in memoria del rifacimento di Via Florea

Piazza Benedetto Cairoli
- Targa in memoria dell'apertura del giardino di Piazza Benedetto Cairoli a spese di Guglielmo Huffer

Via dei Cappellari
- Targa in memoria di Pietro Metastasio

Piazza Farnese
- Targa in memoria di Santa Brigida di Svezia
- Targa in memoria dell'Enciclica Ut Unum Sint
- Targa in memoria della visita di Giovanni Paolo II alla Chiesa di Santa Brigida

Campo de' Fiori
- Targa d'inciampo in memoria del rogo del Talmud
 

Vicolo del Giglio

Via Giulia
- Targa in memoria di Giorgio Labò e Gianfranco Mattei
Dentro Palazzo Falconieri (Accademia d'Ungheria):
- Targa in memoria degli 80 anni dalla fondazione dell'Accademia d'Ungheria
- Targa in memoria degli artisti ungheresi della "Scuola Romana"
- Targa in memoria di Kuno Klebelsberg
- Targa in memoria del Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese

Vicolo delle Grotte
- Targa in memoria di Aldo Fabrizi

Via del Mascherone
- Targa in memoria di Francesco Girolamo Cancellieri
- Targa in memoria di Guglielmo Waiblinger

Via di Monserrato
- Targa in memoria di Beatrice Cenci
- Targa in memoria della casa ad immagine di quella di Santa Caterina da Siena

Piazza del Monte di Pietà
 
Via di Montoro


Via del Pellegrino
- Targa dell'ampliamento di Via del Pellegrino
- Targa in memoria di Luigi Collalti

Via di San Bartolomeo de' Vaccinari
- Targa in memoria di Cola di Rienzo

Via degli Specchi
- Targa in memoria di Mario Salvi

Piazza della Trinità dei Pellegrini
- Targa in memoria di Goffredo Mameli

Via delle Zoccolette
- Targa in memoria dell'ampliamento del Conservatorio dei Santi Clemente e Crescentino
- Targa in memoria della fondazione dell'Ospedale Bambino Gesù

Palazzo della Democrazia Cristiana


Il Palazzo della Democrazia Cristiana, noto anche come Palazzo Sturzo, si trova in Piazzale Luigi Sturzo, nel Quartiere Europa, meglio noto come EUR.
Esso fu costruito con lo scopo di essere una delle due sedi della Democrazia Cristiana, da affiancare a quella di Piazza del Gesù, sita in Palazzo Cenci Bolognetti.

I progetti di alcuni architetti per la sede della DC

La nuova sede dell'EUR fu realizzata tra il 1955 ed il 1958 dall'architetto Saverio Muratori in seguito alla vittoria di un secondo concorso, dopo averne vinto un primo a parimerito con Adalberto Libera. La giuria era composta da Marcello Piacentini e Arnaldo Foschini, due ingegneri e Amintore Fanfani, segretario del partito.


Lo stile del palazzo si colloca perfettamente nel pensiero di Muratori, basato su strutture elastiche e sul recupero di stili locali, elaborato personalmente dall'autore dopo aver studiato i centri storici di Roma e Venezia, ma avversato dai modernisti cultori dello stile internazionale, capeggiati da Bruno Zevi.


Per Muratori alcuni elementi sintattici ereditati dalla tradizione erano invariati nel tempo, e andavano dunque ripresi senza esitazione nell'architettura contemporanea.
La tipologia ripresa per la sede della DC è quella del palazzo rinascimentale romano, con ampie finestre al piano nobile, due piani superiori e un loggiato, infine un grande cornicione aggettante in laterizio, su cui poggia un tetto in coppi alla romana. All'interno sono immancabili uno scalone monumentale e un vasto cortile interno.


I materiali usati sono una interessante fusione di tradizione, la cortina laterizia, e innovazione, il cemento armato usato al posto del travertino per le cornici delle finestre e del marcapiano.
Uno scuro porticato in cemento caratterizza il pianterreno, sostituendo la fascia bugnata dei palazzi rinascimentali, le grandi finestre del piano nobile sono decorate invece da un timpano ricurvo modanato in cemento.


L'interno è occupato dal cortile i cui prospetti sono identici a quelli della facciata principale. Un grande scalone monumentale porta ai piani superiori, è decorato da cornici e balaustre in travertino. Dall'altro lato si apre, al primo piano, la grande sala conferenze da trecento posti.


Con lo scioglimento della Democrazia Cristiana, negli anni Novanta l'edificio è passato al Partito Popolare Italiano che lo ha venduto nel 2005 per 34 milioni.

Vicolo di San Nicola de' Cesarini


Vicolo di San Nicola de' Cesarini è una strada del Rione Pigna composta tra Piazza dei Calcarari e Largo dei Ginnasi. Essa prende il nome dalla Chiesa di San Nicola dei Cesarini, un tempo esistente nell'area e distrutta negli anni '20 per i lavori che hanno portato alla luce l'Area Sacra di Largo Argentina.
La strada è nata nel 1938, in seguito ai lavori che hanno cambiato faccia alla zona con l'allargamento di Via delle Botteghe Oscure: tale strada - dal percorso abbastanza breve - ricalcava infatti una parte di Via di San Nicola de' Cesarini, dalla quale venne dunque distinta con il nome di Vicolo di San Nicola de' Cesarini.

Targa per lampioni a gas numero 1199



La targa dei lampioni a gas numero 1199a si trova in Via dei Lucchesi, nel Rione Trevi, molto vicina alla Croce presente nella strada ed addossata alla parete della Chiesa di San Bonaventura dei Lucchesi.

Targa del Mondezzaro di Via dei Lucchesi


La targa del mondezzaro di Via dei Lucchesi, nel Rione Trevi, è stata affissa nel 1733 e fa riferimento a bandi pubblicati il 14 Luglio di tale anno. Nella targa sono inoltre indicati i vicini luoghi del mondezzaro, ovvero "il capo croce che va a Fontana di Trevi e alla Dataria" e "su la piazza per andare alla Pilotta".
Il testo, nello specifico, recita così:
"Per ordine di Monsignor Illustrissimo Presidente delle Strade si proibisce a qualunque persona di buttare mondezzai in questo loco sotto le pene di scudi dieci contenute secondo li bandi publicati del d XIIII Luglio MDCCXXXIII Li mondezzari stanno al capo croce che va a Fontana di Trevi e alla Dataria e l'altro su la piazza per andare alla Pilotta".

Carta Baedeker di Roma (1897)

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Questa mappa di Roma fa parte di una guida turistica edita da Karl Baedeker nel 1897. Le guide turistiche Baedeker erano molto diffuse all'epoca e note per la loro precisione nelle carte geografiche e negli stradari.
Questa mappa mostra anche le linee tranviarie e gli omnibus.

Croce di Via dei Lucchesi


In Via dei Lucchesi, nel Rione Trevi, addossata ad un muro della Chiesa di San Bonaventura dei Lucchesi, è presente una grande croce lignea. Sopra di esso è inoltre posta la targa numero 1199a che nel XIX Secolo segnalava la presenza di un lampione a gas.

Villa Taverna


Il casino principale di Villa Taverna visto dal giardino all'italiana

Villa Taverna è una villa situata in Viale Gioacchino Rossini n. 5, nel Quartiere Pinciano, oggi è la residenza dell'Ambasciatore degli Satati Uniti d'America a Roma.
Le prime notizie della villa risalgono al X secolo, quando compaiono una tenuta agricola e un vigneto di proprietà del monastero di San Silvestro in Capite. Nel Cinquecento il casino rinascimentale, denominato 'La Pariola', e i terreni circostanti appartenevano al Cardinale Ugo Boncompagni, futuro papa Gregorio XIII. Nel 1576 il pontefice concesse la proprietà alla Compagnia di Gesù, assegnandola al Collegio Germanico Ungarico come "casa ad uso di villeggiatura" per gli studenti del collegio, affaticati dagli studi. La grande vigna era costeggiata a Est dall'irregolare Vicolo delle Tre Madonne, a Nord-Ovest dalla Via Salaria Antica, all'epoca denominata Vicolo dell'Imperiolo, in cui si apriva il varco d'accesso, a Sud confinava direttamente con Villa Borghese.

Il Seminario Apollinare in una pianta del 1888

Nel mezzo della proprietà era presente il casino a forma di L, con una torre posta al centro dell'edificio, unito a Settentrione con un lungo fabbricato ad un piano di forme più rustiche. Perpendicolarmente a questo ultimo edificio originavano dei lunghi viali alberati che arrivavano fino al vicolo dell'Imperiolo, a Sud invece, davanti al casino si apriva un vasto piazzale rettangolare costeggiato a destra da piccoli edifici rurali, a sinistra si apriva invece un giardino all'italiana con motivi geometrici quadrangolari che si estendeva quasi fino al Vicolo delle Tre Madonne. A Sud la proprietà confinava con un piccolo boschetto su un crinale che faceva parte di Villa Borghese, oggi occupato dal Bioparco.

Il Seminario Romano nel PRG del 1908, ad Ovest della proprietà l'antico vicolo delle Tre Madonne, ad Est il complesso è delimitato dal recente Viale Gioacchino Rossini

Nel 1767 il Collegio Germanico Ungarico cedette la proprietà al Collegio Romano, la Casa Generalizia della Compagnia di Gesù. Quando i Gesuiti furono soppressi nel 1773, la villa passò alla Camera Apostolica, che la cedette al Collegio di Sant'Apollinare, l'erede del Collegio Germanico Ungarico. Nel 1824 Leone XII riconsegnò la villa al Collegio Romano, tuttavia nelle carte successive a questa data (1845, 1868, 1891) la proprietà è nominata con il vecchio nome di Seminario Apollinare. 
Nel 1870 il Regno d'Italia occupò molti edifici ecclesiastici per dotare la nuova capitale di un cospicuo patrimonio immobiliare, il Collegio Romano fu requisito alla Compagnia di Gesù per farne una caserma di bersaglieri, nel 1871 vi fu inaugurata la prima scuola superiore pubblica di Roma Capitale, il Liceo Ennio Quirino Visconti. Il 17 gennaio 1873 furono espropriati tutto il Collegio, le biblioteche, l'osservatorio astronomico, il museo Kircheriano e alcune proprietà che possedeva in città, ma non la villa in questione, che rimase ai Gesuiti.
Nel complesso vi sono alcune lapidi che commemorano i personaggi importanti che frequentarono questo luogo: nella sala da prenzo una lapide ricorda l'insegnamento di San Filippo Neri, così recita "IN VILLAE HVIVS AMOENITATE PHILIPPVS NERIVS PVERORVM ANIMOS NATVRA IPSA LOQVENTE PER HONESTOS LVDOS CHRISTIANA SAPIENTIA ERVDIEBAT". Altre iscrizioni commemorano le visite dei Pontefici Gregorio XVI nel 1831 e Pio IX nel 1863.

Il Seminario Apollinare visto dalla vigna dei Gesuiti ai primi del Novecento, in primo piano le murature che delimitavano il Vicolo delle Tre Madonne

La costruzione di Viale Rossini ai primi del Novecento, nato come prolungamento meridionale di Viale Parioli, delimitò verso Est i confini della villa. Nel 1911 il complesso si trovò a confinare a Sud col Giardino Zoologico appena costruito.

Il Seminario Apollinare visto dal Giardino Zoologico nel 1911

A partire dal 1912 e fino al 1920, proprio sui terreni espropriati della proprietà fu realizzata Via Ulisse Aldrovandi.


Nel 1920 il Conte Ludovico Taverna, ritiratosi dalla vita parlamentare, comprò "La Pariolina" dalla Compagnia di Gesù e ne affidò il restauro a Carlo Busiri Vici. 
Nel 1921 furono presentati i progetti al Comune di Roma e nel 1922 i lavori nell'edificio erano terminati, mentre erano appena iniziati quelli nel giardino.
L'architetto trasformò l'intero complesso conventuale dallo stile rustico e semplice in cui si trovava in monumentali forme rinascimentali.
Le aule del piano terra furono adibite a salotti, mentre la sala di lettura divenne sala da pranzo. L'ingresso fu spostato dall'austero lato meridionale, dotato di robusti contrafforti, a quello orientale, più lungo e arioso, preceduto da un portico in laterizio, sorretto da colonne di granito corinzie di epoca Romana. Dal portico si passa al nuovo grande atrio voltato e decorato da paraste doriche, che ricoprono due grandi pilastri centrali e le pareti della sala, da questo ingresso  si aprono le porte che conducono allo scalone, al giardino a Nord, alla sala da pranzo e ai saloni di rappresentanza.

Salone di Villa Taverna, con le finestre ingrandite nel 1970

Nel punto di raccordo dei due corpi di fabbrica fu costruita una struttura quadrangolare contenente in grande scalone, che culmina in una terrazza sormontata da una balaustra.

La facciata principale di Villa Taverna

Il piano terra fu decorato esternamente con delle grandi arcate inquadrate da semplici paraste di stucco, nelle arcate si aprivano le antiche strette finestre.

Particolare del portico d'ingresso e del piano nobile

Il piano nobile è caratterizzato da una spessa fascia marcapiano su cui si appoggiano le grandi finestre architravate, sopra di esse si aprono le semplici finestre del secondo piano. Sulla facciata principale, rivolta ad Est, nella cornice è scritto il seguente motto latino: PATIENTIA ET FIDE FELICITAS. La finestra sopra al portico d'ingresso invece presenta un timpano spezzato che inquadra un grande stemma papale di Gregorio XIII Boncompagni, sotto lo stemma compare la scritta REST MCMLXX.
I due corpi principali della villa sono ricoperti da un tetto a spioventi rivestito di coppi alla romana, alti comignoli decorano le estremità del tetto.

La splendida torre vista da Nord

Nel punto di raccordo tra i due corpi principali, leggermente spostata verso Est, si erge la splendida torre, che aveva un aspetto modesto ed invece è diventata la struttura più monumentale della villa. Il primo piano della torre era occupato da alcune finestre, Carlo Busiri Vici le incorniciò con modanature e quando le finestre erano assenti, come nel lato Nord, realizò delle cornici cieche simulando una tamponatura. Sopra le finestre furono ricavate delle nicchie, due per lato, al cui interno furono posti busti in marmo di Imperatori Romani. Il piano successivo, occupato da qualche apertura, fu trasformato in una loggia con due arcate su ogni lato con un parapetto a balaustra. Dalla loggia si apprezza una magnifica vista su tutta Roma.

Una statua nel parco

Anche i giardini furono progettati in maniera molto accurata, con la realizzazione di viali, fontane, giardini nascosti, balaustre, statue e reperti archeologici sparsi nel parco. 
La zona a Nord del casino fu lasciata sostanzialmente come era prima del cambio di proprietà, un lungo filare di pini secolari portava al portale d'ingresso della villa su Via Bertoloni, sopra questo viale un prato arrivava fino a Via Siacci, anche verso Via delle tre Madonne fu lasciato un boschetto di preesistenti lecci, cipressi e pini.

Veduta aerea di Villa Taverna

I due giardini formali si localizzano a Sud. Il primo giardino all'Italiana costeggia Viale Rossini, è costituito da siepi di bosso e al centro contiene un'antica vasca di pietra, sormontata da una pigna.
Il secondo giardino si trova a Sud Ovest e si apre sul grande piazzale che guarda la villa, quì le siepi di bosso sono affiancate da lecci potati in forme geometriche, una fontana circolare si trova al centro del parco. Proseguendo verso Sud una scalinata conduce ad uno stretto giardino situato ad un livello inferiore che confina con Via Aldrovandi, una grande fontana mistilinea con al suo interno una vasca di finte rocce occupa il centro dello spazio.

Villa Taverna vista da Via Aldrovandi

Nel 1924 l'area a Nord fu lottizzata a palazzine e villini, su parte della proprietà fu realizzata Piazza Pitagora.
Ludovico Taverna morì prematuramente nel 1926, la villa passò all'unica figlia Ida, che nel 1929 sposò il Principe Don Vitaliano Borromeo.
Nel 1933 Samuel Miller Breckinridge Long fu nominato ambasciatore a Roma, giunto nella capitale decise di affittare Villa Taverna come residenza e vi si stabilì, anche i suoi successori continuarono a dimorarvi.
Durante la Seconda Guerra Mondiale la villa fu utilizzata come ospedale dell'Ordine di Malta. Ritornata agli Stati Uniti nel 1944, la villa fu venduta il 6 marzo 1948 dalla Principessa Ida Borromeo Taverna agli USA, grazie all'impegno dell'ambasciatore Alexander Kirk.
L'11 luglio 1953 il Ministero della Pubblica Istruzione ha vincolato l'immobile e i giardini.
Nel 1970 furono intrapresi dei restauri dall'Ambasciatore Graham: furono aperte al pian terreno le grandi finestre che esistono oggi, all'esterno il piano terra fu privato del rivestimento di intonaco lasciando i laterizi a vista, per dare un aspetto più rustico al complesso.






Natale di Roma

La Lupa Capitolina conservata ai Musei Capitolini
Il Natale di Roma, in passato conosciuta come Dies Romana e in tempi più recenti anche Romaia, è una festività laica in cui si celebra la Fondazione di Roma, avvenuta tradizionalmente (secondo quanto riportato dallo scrittore romano Marco Terenzio Varrone) il 21 Aprile 753 avanti Cristo, e per questa ragione è celebrata ogni 21 Aprile.
Il primo a festeggiarla a livelli particolarmente maestosi fu l'imperatore Claudio nel 47 dopo Cristo, in occasione dell'800esimo anniversario dalla fondazione di Roma, così come furono storici i festeggiamenti di cento anni dopo voluti da Antonino Pio e nel 248, in occasione dei mille anni dalla fondazione, sotto Filippo l'Arabo.
Le feste erano fatte soprattutto da sacrifici e spettacoli teatrali, ed ogni cento anni erano ancora più maestose dal momento che, in tale occasione, si tenevano i Ludi Saeculares.
In età imperiale, con la diffusione del Cristianesimo, la Chiesa scelse di festeggiare il 21 Aprile San Cesareo di Terracina, martire che secondo la tradizione era figlio di cittadini romani appartenenti alla Gens Iulia, da cui discendeva la dinastia imperiale romana e Santo tutelare degli Imperatori. Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente la memoria liturgica del Santo venne spostata all'1 Novembre.
Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente la festa del Natale di Roma si perse come celebrazione, ma la data della Fondazione di Roma rimase comunque scolpita nella storia e la sua importanza fu spesso recuperata, come ad esempio dagli umanisti.
Durante il Risorgimento, nella Repubblica Romana, nel 1849 alcuni liberali e garibaldini festeggiarono l'evento in un'ottica di "ri-fondazione" di Roma grazie all'azione della Repubblica Romana stessa.
Nel 1921 Benito Mussolini, che ancora non era a capo del governo italiano, proclamò il 21 Aprile festa ufficiale del Fascismo. Questa decisione venne vista dal leader comunista Antonio Gramsci come un tentativo di radicare e naturalizzare il fascismo all'interno della storia italiana, rivendicando le sue origini romane.
Mussolini continuò a dare molta importanza a questa festa, ad esempio quando nel marzo 1923 il Partito Nazionale Fascista si unì con l'Associazione Nazionalista Italiana, le due formazioni decisero di darne notizia attraverso una grande campagna di manifesti da tenere il 20 Aprile successivo, alla vigilia del Natale di Roma, a voler significare come tramite l'unificazione potesse avvenire la rinascita della "Romana grandezza".
Lo stesso anno, mentre Mussolini radicava sempre di più il proprio potere, venne abolita la Festa dei Lavoratori del Primo Maggio. Si decise che per festeggiare il lavoro ci sarebbe stata la festa del Natale di Roma del 21 Aprile, che fu dunque celebrata dal 1924 come Natale di Roma-Festa del Lavoro.
Nel 1945 la Festa dei Lavoratori tornò ad essere il Primo Maggio, e il Natale di Roma rimase una festa circoscritta alla città di Roma.
Oggi, ogni anno, si tengono rievocazioni storiche ed eventi di vario tipo a Roma, a partire da una grande sfilata in costume organizzata ogni anno dal Gruppo Storico Romano (qui le immagini di quella del 2014).

Fondazione di Roma

La Lupa Capitolina, conservata presso i Musei Capitolini

Roma è una delle poche città al mondo (tolte quelle di fondazione più recente) ad avere una data precisa per celebrare il proprio compleanno. La data della Fondazione di Roma, fissata dallo storico romano Marco Terenzio Varrone, è il 21 Aprile 753 avanti Cristo, nonché anno 1 secondo il calendario Ab Urbe Condita, che parte proprio dalla fondazione di Roma. Per questa ragione il 21 Aprile di ogni anno si celebra la festa del Natale di Roma.
Su come si sia arrivati alla fondazione esistono storie, leggende e studi archeologici concordi generalmente che la città sia nata in questa forma nell'VIII Secolo avanti Cristo.
La tradizione vuole che il fondatore di Roma sia Romolo, suo primo Re, discendente dai Re Latini di Alba Longa e, a sua volta, da Ascanio, figlio di Enea, eroe troiano fuggito sulle coste laziali dopo la caduta della sua città, e Creusa, dispersa a Troia nel corso dell'incendio.
Giunto sulle rive del Lazio nei pressi di Laurentum, Enea incontrò il re aborigeno Latino che gli promesse in sposa la figlia Lavinia, già tuttavia promessa al re dei Rutuli Turno. Enea e Latina fondarono dunque, dopo il matrimonio, la città di Lavinio, ma intanto scoppiò una guerra contro Turno, vinta da Enea.
Virgilio, nell'Eneide, narra che lo scontro tra Troiani e Italici avvenne dopo che Giunone causò una rissa tra i due popoli in cui morì Almone, giovane che era alla corte del Re Latino. Alla fine, Enea sconfisse le popolazioni a sostegno di Turno, guidate dal tiranno etrusco Mezenzio.
Terminata questa guerra, 30 anni dopo la fondazione di Lavinio, Ascanio, figlio di Enea, fondò una nuova città: Alba Longa, sulla quale regnarono tra il XII e l'VIII Secolo avanti Cristo i suoi discendenti, stando a quanto riportato dallo storico romano Tito Livio.
Proprio nell'VIII Secolo avanti Cristo il Re Numitore viene spodestato dal fratello Amulio: quest'ultimo costringe la figlia del fratello, Rea Silvia, a diventare vestale e, come tale, fare voto di castità. In questo modo Numitore non avrebbe potuto avere eredi al trono.
Tuttavia Marte, innamoratosi di Rea Silvia, la rese madre di due gemelli, che presero il nome di Romolo e Remo.
Amulio, ricevuta la notizia, ordinò che i due gemelli venissero uccisi ma il servo incaricato non se la sentì di annegarli nel Tevere, abbandonandoli in una cesta sulle sue rive: da lì la corrente li portò nell'area dove sorgerà il Foro Romano, fermandosi sotto un fico, il fico ruminale, nei pressi di una grotta dove vennero accuditi da una lupa. Per questa ragione la grotta prese il nome di Lupercale e la Lupa nell'atto di allattare i due gemelli divenne uno dei simboli di Roma.
Alcuni studiosi hanno messo in dubbio il fatto che la tradizione si riferisse ad una lupa, dal momento che lupa in latino significava anche prostituta, da cui il termine "lupanare".
Oltre alla lupa, a proteggere i gemelli ci fu anche un picchio, animale sacro a Marte come lo era la lupa.
I due gemelli furono poi trovati dal pastore Faustolo, che li crebbe come suoi figli insieme alla moglie Acca Larentia. Divenuti adulti, Romolo e Remo si recarono ad Alba Longa, uccisero il Re Amulio e lo sostituirono con Numitore, da cui ottennero il permesso di fondare una nuova città sul luogo dove erano cresciuti.
Giunti nel luogo dove crebbero, i fratelli non furono d'accordo su dove fondarla e come chiamarla. Romolo voleva chiamarla Roma e farla sorgere sul Palatino, Remo invece Remora o Remuria e farla sull'Aventino. Tra i due, essendo gemelli, non poteva vigere il diritto di primogenitura, perciò dovettero affidarsi al presagio del volo degli uccelli. Remo vide per primo sei avvoltoi, e fu acclamato Re dai suoi sostenitori, ma Romolo ne vide immediatamente dopo dodici, venendo acclamato Re anche lui dai suoi sostenitori. Ne nacque una discussione che sfociò nel sangue, dalla quale Remo uscì ucciso e Romolo, quindi, divenne il primo Re di Roma, che sorse sul Palatino, intorno al solco del Pomerio tracciato dallo stesso Romolo e che rappresentava il primo nucleo della Città, la cosiddetta "Roma Quadrata", dalla forma che aveva.

La fondazione di Roma in un'incisione di Pinelli

Un'altra tradizione, raccontata dal greco Strabone e dal romano Tito Livio, racconta che Roma sia nata come colonia greca arcade fondata da Evandro, il quale dette ospitalità ad Eracle che vi fece pascolare le sue mandrie. Nello stesso periodo Caco, un gigante, viveva sull'Aventino dove terrorizzava tutti i passanti, e un giorno rubò le mandrie di Eracle, che a sua volta aveva preso a Gerione. Eracle, allora, uccise Caco con un colpo di clava, ponendo fine alla minaccia.
Oltre alla tradizione e alle leggende che circondano l'evento affascinante quale è la nascita di Roma, c'è anche l'aspetto strettamente storico ed archeologico intorno a questi fatti.
Roma, in primo luogo, come è noto venne fondata in un luogo adatto allo scambio delle merci e ai rapporti commerciali: su sette Colli affacciati sul fiume Tevere - nello specifico su un'ampia ansa favorevole all'approdo -, a pochi chilometri dal mare, in un'area dove in pochi chilometri vivevano Latini, Etruschi e Sabini, alcuni dei principali popoli dell'Italia pre-Romana. Condizioni favorevoli rare da riscontrare in altre città.
Gli scavi archeologici hanno mostrato come sull'area di Roma vi fossero passate persone anche nei secoli precedenti alla sua fondazione. L'area sacra di Sant'Omobono, situata proprio nel già citato favorevole approdo, ospita reperti risalenti anche al XIV Secolo avanti Cristo, ovvero all'Età del Bronzo, mentre sul Palatino sono stati rinvenuti resti di una necropoli di epoca proto-Latina risalente al X Secolo avanti Cristo.

Le Capanne del Palatino

Le prime testimonianze di una città sono però quelle che si trovano sul Palatino e risalgono proprio all'VIII Secolo avanti Cristo, il secolo in cui secondo la tradizione Roma venne fondata. Si tratta delle cosiddette Capanne del Palatino, ovvero una serie di fondi di capanne scavati nella roccia tufacea, dove sorge anche il santuario della Casa Romuli, e le cosiddette Mura di Romolo, una cinta muraria risalente allo stesso periodo.

Teatro Tiberino

I locali un tempo occupati dal Teatro Tiberino

Il Teatro Tiberino si trovava in Via di Santa Dorotea, nel Rione Trastevere
Esso ri-nacque nel 1909 nei locali che erano occupati dal ritrovo all'epoca alla moda chiamato "Orti di Muzio Scevola". Esso fu attivo come teatro dal 1909 al 1919 e fu anche detto Teatro delle Follie.


Nel 1968 su questi locali nacque il locale Fantasie di Trastevere, rimasto attivo fino ai primi anni 2000, anno in cui chiuse. Attualmente è in attesa di lavori di rifacimento per trasformarlo in abitazioni.

Zona Torre Spaccata

La Zona Torre Spaccata si trova immediatamente all'interno del Grande Raccordo Anulare, compresa tra la Via Prenestina e la Via Casilina. Il suo nome può talvolta creare confusione dal momento che l'omonima zona urbanistica Torrespaccata si trova immediatamente a sud della Casilina, all'interno del Quartiere Don Bosco. A contribuire a tale confusione c'è anche il fatto che Via di Torre Spaccata si trova al confine tra il Quartiere Don Bosco e la Zona Torre Maura.

La zona, come si può immaginare, prende il nome da una torre, nota ancora oggi come Torre Spaccata, che oggi ricade tuttavia nella vicina Zona Torre Maura, contribuendo ancor di più alla già citata confusione tra le zone.
Questa torre medievale sorge su un preesistente sepolcro romano ed è stata iniziata nel IX-X Secolo e successivamente restaurata tra il XII ed il XIV Secolo. Essa fu venduta nel 1369 dal canonico Lateranense Lorenzo Angeleri al Monastero di Sant'Eufemia ed era parte della tenuta di Casale Palazzetto. Dopo il Medioevo passò prima alla famiglia Astalli e poi ai Della Valle.
La funzione di questa torre era quella di controllare la Via Casilina e la Via Tuscolana.

Fino al XX Secolo questa zona è stata piena campagna, collegata al centro comunque attraverso la ferrovia Roma-Fiuggi. Il progetto del 1941 iniziato e poi lasciato incompiuto di una nuova linea metropolitana che da Porta Maggiore si muovesse verso est sarebbe dovuto arrivare proprio fino a Torre Spaccata.

L'urbanizzazione dell'area, in ogni caso, risale al dopoguerra.

Nel 2014 è stata aperta nella zona la stazione della Linea C della metropolitana Torre Spaccata, e l'anno successivo è entrata in funzione l'arteria della Prenestina Bis.

Chiese:
Cappella di Sant'Antonio dell'Omo
Oratorio di Sant'Erasmo
Cappella dell'Istituto di Nostra Signora del Suffragio
Nostra Signora del Suffragio e Sant'Agostino di Canterbury

Siti archeologici:
Acquedotto Alessandrino
Casa Calda
Villa rustica di Casa Calda
Villa Romana di Santa Maria dei Ruderi
Villa di Torre Spaccata 1
Villa di Torre Spaccata 2

Casali:
Casale della Mistica

Archeologia industriale:
Ex Lanificio Giuseppe Gatti

Targa del Palazzetto Canobi


Sulla facciata del Palazzetto Canobi, in Via di Santa Maria in Via, nel Rione Trevi, è presente una targa risalente al XVI Secolo che certifica la proprietà dell'edificio. Essa raffigura un'Eucarestia e sotto è scritto che il palazzo appartiene a Giovanni Battista Canobi e si trova presso Santa Maria in Via.

Madonna del Divino Amore in Via dell'Umiltà


In Via dell'Umiltà, all'angolo con Vicolo Sciarra, nel Rione Trevi, è presente un'Edicola Sacra in terracotta raffigurante la Madonna del Divino Amore. Sotto, una piccola targa ricorda che l'Edicola è stata qui posta "A ricordo dell'Incolumità di Roma" in occasione del 4 Giugno 1944, data della liberazione della Capitale, per la cui incolumità c'era stato un voto alla Madonna del Divino Amore.

Madonna col Bambino in Via del Gesù


In Via del Gesù, all'angolo con Via di Santo Stefano del Cacco, nel Rione Pigna, è presente un'Edicola Sacra raffigurante la Madonna col Bambino risalente al XVIII Secolo.

Targa per lampioni a gas numero 1449a



La targa dei lampioni a gas numero 1449a si trova in Via di Santo Stefano del Cacco, nel Rione Pigna.

Targa in memoria dell'Imperatore Augusto e dei suoi familiari sepolti nel suo mausoleo


La targa in questione si trova a ridosso del Mausoleo di Augusto, in Piazza Augusto Imperatore, nel Rione Campo Marzio, e ricorda come in tale edificio siano stati sepolti l'Imperatore Augusto, la moglie Livia, la sorella Ottavia, i generi Marcello e Agrippa, i nipoti Caio e Lucio Cesare, gli Imperatori Tiberio, Claudio, Nerva, le imperatrici Poppea e Giulia Domna, Druso, Germanico, Agrippina e altri personaggi della dinastia imperiale

Targa per lampioni a gas numero 1107a



La targa dei lampioni a gas numero 1107a si trova in Vicolo Scanderbeg, nel Rione Trevi.

Palazzo Scanderbeg


Palazzo Scanderbeg si trova affacciato su Piazza Scanderbeg, nel Rione Trevi. L'origine del palazzo risale al XV Secolo: qui infatti vi alloggiò il principe albanese Giorgio Castriota, detto Scanderbeg (in albanese Skenderbeu), quando si recò a Roma nel 1466 per chiedere aiuto al Papa Paolo II Barbo (1464-1471) nella guerra che i cristiani d'Albania stavano conducendo contro l'Impero Ottomano.
Non conosciamo molto dell'aspetto che il palazzo aveva all'epoca, dal momento che quello attuale risale ad un restauro del 1843. L'unico aspetto rimasto invariato è la presenza di un ritratto di Giorgio Castriota sopra la porta d'ingresso dell'edificio: si dice infatti che il principe avesse lasciato disposizioni che esso venisse restaurato ogni volta che fosse stato necessario.
Dal momento che il nome Scanderbeg risultata di difficile pronuncia per i romani, il palazzo, così come il vicolo e successivamente la piazza, fu soprannominato "Scannabecchi".
L'edificio ha ospitato per anni il Museo delle Paste Alimentari prima che questo venisse trasferito in Via Flaminia. Oggi ospita invece l'albergo di lusso Palazzo Scanderbeg.

Vicolo Scanderbeg


Vicolo Scanderbeg è una strada del Rione Trevi, compresa tra Via della Dataria e Via del Lavatore. Essa deve il proprio nome al fatto che qui, lungo la strada, è presente il palazzo del Principe albanese Giorgio Castriota, noto con il soprannome di Sacanderbeg (in albanese Skenderbeu).
Scanderbeg si recò a Roma nel 1466 per chiedere a Papa Paolo II Barbo (1464-1471) il proprio sostegno alla causa dei cristiani d'Albania che stavano combattendo contro l'Impero Ottomano.


Qui è dunque ancora oggi presente il palazzo Scanderbeg, seppur decisamente alterato nell'aspetto a causa di un restauro del 1843. Unica cosa che sembra essere rimasta inalterata è il ritratto del Principe Scanderbeg, perché sembra che tra le richieste nel lascito del palazzo ci fosse quella di restaurare tale ritratto ogni volta che fosse stato necessario.
Il nome del vicolo non è mai stato facile da pronunciare per i romani, che quindi lo avevano a suo tempo alterato in Vicolo Scannabecchi.
Nel vicolo è presente una targa che indicava la presenza di lampioni a gas.

Altri siti che ne parlano:
Vicolo Scanderbeg - in Roma Segreta

Targa per lampioni a gas numero 1458a



La targa dei lampioni a gas numero 1458a si trova in Via del Gesù, nel Rione Pigna.

Graffito delle elezioni del 1948


In Via Basilio Brollo, nella parte del Quartiere Ostiense nota come Garbatella, è presente un semplice graffito con scritto "Vota Garibaldi Lista N°1". Esso fa riferimento alle elezioni politiche italiane del 1948, quando Partito Comunista Italiano e Partito Socialista Italiano si presentarono in una lista unica, denominata Fronte Democratico Popolare, avente come simbolo il volto di Garibaldi.
Vista l'importanza storia del graffito, il Municipio ha deciso di restaurarlo e di apporvi una targa.
Tuttavia, nel Marzo 2019 è avvenuto un fatto impensabile: il graffito è stato cancellato, come se si trattasse di una qualsiasi scritta su un muro, il tutto nonostante ci sia una targa che ne ricorda il valore storico. Speriamo si possa fare ancora qualcosa per ripristinare una scritta che ha una notevole importanza storica.

Le strade del Rione Parione

A seguire, un elenco di tutte le strade esistenti nel Rione Parione.

 L'elenco delle strade soppresse o non più esistenti del rione è invece consultabile qui.

 Le strade del Rione Parione:

Arco degli Acetari
Corsia Agonale
Via Agonale
Vicolo dell'Aquila

Via dei Banchi Vecchi
Via dei Baullari
Passetto del Biscione
Piazza del Biscione
Via del Biscione
Vicolo del Bollo
Vicolo de' Bovari

Piazza della Cancelleria
Vicolo della Cancelleria
Via de' Canestrari
Via dei Cappellari
Via dei Cartari
Vicolo Cellini
Via Cerri
Largo dei Chiavari
Arco della Chiesa Nuova
Piazza della Chiesa Nuova
Via della Chiesa Nuova
Passetto delle Cinque Lune
Via del Corallo
Via della Cuccagna
Vicolo della Cuccagna

Vicolo De Cupis

Largo Febo
Piazza del Fico
Via dei Filippini
Campo de' Fiori
Via della Fossa

Via dei Giubbonari
Via del Governo Vecchio
Vicolo del Governo Vecchio
Vicolo dei Granari
Via di Grotta Pinta

Via Larga
Via dei Leutari
Largo dei Librari
Via de' Lorenesi

Piazza Madama
Piazza dei Massimi

Piazza Navona

Piazza dell'Orologio

Via della Pace
Largo del Pallaro
Piazza del Paradiso
Via del Paradiso
Via di Parione
Piazza di Pasquino
Via di Pasquino
Via del Pellegrino
Piazza Pollaiola
Via della Posta Vecchia

Corso del Rinascimento

Via di Sant'Agnese in Agone
Piazza di Sant'Andrea della Valle
Piazza di Sant'Apollinare
Via San Giuseppe Calasanzio
Arco di Santa Margherita
Via di Santa Maria dell'Anima
Piazza di San Pantaleo
Via di San Pantaleo
Piazza dei Satiri
Vicolo Savelli
Via Sora

Piazza del Teatro di Pompeo
Via del Teatro Pace
Via di Tor Millina
Piazza di Tor Sanguigna
Via di Tor Sanguigna

Corso Vittorio Emanuele II

Via di San Francesco di Paola


Via di San Francesco di Paola è una strada del Rione Monti, compresa tra Via Cavour e Piazza di San Pietro in Vincoli. 
Essa attualmente si presenta come una scalinata che, salendo da Via Cavour, passa sotto un suggestivo arco del Palazzo Borgia.
La strada deve il proprio nome alla vicina Chiesa di San Francesco di Paola, risalente al XVII Secolo, al fianco della quale si trova.
La via in realtà, originariamente, aveva un percorso irregolare. 

Via San Francesco di Paola nel 1880, prima della realizzazione di Via Cavour

Essa era divisa in più bracci, uno dei quali partiva da Piazza della Suburra, l'altro da Via Leonina, che quindi si congiungevano e poi la strada si biforcava ulteriormente, una parte terminando in Piazza San Pietro in Vincoli subito dopo l'arco, l'altra invece passava sotto la Chiesa di San Francesco di Paola, oltre la quale si interrompeva.

L'antica estensione di Via di San Francesco di Paola in una mappa del 1870

La realizzazione di Via Cavour portò al primo grande ridimensionamento di questa strada. Gli sventramenti nell'area portarono alla distruzione del tratto che partiva da Piazza della Suburra e alla divisione della rimanente in due parti distinte, separate dalla nuova arteria, inoltre fu realizzata la scalinata per superare il dislivello di Via Cavour.
Negli anni successivi, gli organi preposti presero le dovute misure per riordinare quanto rimasto della strada: nel 1911 il tratto compreso tra Via Cavour e Via Leonina divenne Salita dei Borgia, mentre il tratto di fronte alla Chiesa divenne, nel 1922, Piazza di San Francesco di Paola.
Nella scalinata, chiamata anche Scalinata di San Francesco di Paola, sotto l'arco, noto anche come Arco dei Borgia, è presente un'Edicola Sacra raffigurante la Madonna del Buon Consiglio.