Porta Maggiore è una delle porte delle Mura Aureliane, oggi posta al confine tra il Rione Esquilino ed i Quartieri Tiburtino, Prenestino-Labicano e Tuscolano.
Già prima che la cinta muraria venisse edificata alla fine del III Secolo, questa zona era un luogo molto importante per Roma. Qui sorgeva dal 477 avanti Cristo il tempio della Dea Speranza, il più antico dei due più importanti dedicati a questa dea presenti a Roma, per cui la zona veniva chiamata Ad Spem Veterem.
L'area, inoltre, era ricca di colombari e sepolcri funerari, alcuni dei quali ancora facilmente riconoscibili, come il Sepolcro di Eurisace, posto di fronte alla porta, il vicino Sepolcro di Largo Talamo ed il Colombario di Largo Preneste, anch'esso poco distante da questa porta. Oltre a questo, poco distanti sono anche altri monumenti, come la Basilica Sotterranea di Porta Maggiore.
In epoca Imperiale questo luogo divenne un importante snodo per gli acquedotti provenienti dall'area Sud-Est di Roma. Quando Claudio nel 52 dopo Cristo fece passare qui il proprio acquedotto, decise di realizzare un grande arco per superare le Vie Prenestina e Labicana, l'attuale Casilina.
Questo grande arco aveva due fornici che permettevano il passaggio delle due strade. Capitava spesso che venissero realizzate arcate monumentali nei punti in cui gli acquedotti si incontravano o superavano una strada particolarmente importante, come dimostra ad esempio l'Arco di Druso.
La struttura risultava infatti monumentale, di forma quadrata e realizzata in travertino, con blocchi in bugnato rustico e finestre inserite in edicole con timpano, tipiche dello stile dell'epoca.
Ricostruzione della porta del 1700 |
Alla fine del III Secolo, questa struttura venne inglobata nelle Mura Aureliane, divenendo una delle porte di accesso alla città con il nome di Porta Prenestina o Porta Labicana.
Il nome Porta Maggiore fu successivo, ed è dovuto alla vicinanza con la Basilica di Santa Maria Maggiore.
Per secoli questa porta, come molte altre, venne rinforzata da torri ed altre fortificazioni che ne alterarono l'aspetto architettonico.
In più occasioni, come altre porte della città, questa porta venne chiusa per ridurre il numero di porte da difendere della città.
Nel 1838 la porta venne restaurata per volere Papa Gregorio XVI Cappellari (1831-1846), che rimosse le fortificazioni medievali, lavori ricordati da due targhe, riportando alla luce il Sepolcro di Eurisace. Nel restauro le due arcate vennero però ridotte perché le dimensioni potevano renderne problematica la difesa. Queste strutture furono rimosse nel 1915 e, nel 1956, un nuovo restauro opera dell'architetto Petrignani riportò la porta all'assetto originale.
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