Torre del Papitto



La Torre del Papitto si trova in Piazza dei Calcarari, nel Rione Pigna
Come le parole inglesi che sono quasi uguali a una parola italiana sono dette "falsi amici", la Torre del Papitto è un "falso amico" della toponomastica di Roma, dal momento che si trova esattamente di fianco all'Area Sacra di Largo di Torre Argentina e, per questa ragione, si potrebbe pensare che si tratti di Torre Argentina. Invece, la Torre Argentina si trova in Via del Sudario, poco distante da qui, e questa che si scorge è la Torre del Papitto.


La torre ha origini medievali ed è appartenuta alle famiglie dei Papareschi e dei Pierleoni: proprio un membro di questa famiglia, tale Anacleto, piccolo di statura, era detto "Papetto" o "Papitto", e dette così il proprio nome alla torre, detta così "del Papitto" o "del Papito".
Tale torre fu anche di proprietà dei Cesarini e di Niccolò Boccamazzi nel XII Secolo, e come molte fortificazioni medievali era parte di un complesso più ampio. Essa si affacciava su Via dell'Olmo ed era inglobata negli edifici adiacenti su due lati.

La Torre inglobata nei palazzi nel 1905

Tra il 1926 e il 1928 vennero realizzate le demolizioni dell'Area Sacra di Largo di Torre Argentina per opera dell'architetto Antonio Muñoz, e la torre rimase inglobata ai palazzi limitrofi parzialmente demoliti. Nel 1930 fu liberata dagli edifici limitrofi e consolidata, la casa medioevale con portico adiacente, appartenente ai Petrucci, venne demolita nel 1931 e il portico fu ricostruito da Muñoz accanto alla torre nel 1933.
Nel 1940 si aggiunsero nuove demolizioni per l'allargamento della vicina Via delle Botteghe Oscure, che portarono peraltro alla nascita di Largo dei Calcarari, nello stesso anno venne restaurata anche la torre.

La Torre di Papitto nel 1927 durante le demolizioni 

Muñoz realizzò, come da sua consuetudine, un restauro in stile, integrando gran parte del rivestimento in cortina della torre che, pur presentandosi in un aspetto medievale, risulta, esternamente, in gran parte un'opera risalente al XX Secolo. 
Di fianco alla torre, il Muñoz ha ricreato un portico a cinque arcate, con colonne di granito e marmo bigio, che provengono dalla casa Petrucci. La torre fu trasformata nella casa del custode, e venne collegata, tramite una scala, allo scavo archeologico adiacente.

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