Il progetto di espansione di Roma verso il Tirreno è tracciato su questa epigrafe all'EUR |
"La Terza Roma si dilaterà sopra altri Colli lungo le rive del Fiume Sacro sino alle sponde del Tirreno": così recita una scritta posta sul Palazzo degli Uffici dell'EUR, con cui il regime fascista ha lasciato scolpito sulla pietra quello che era il suo disegno per l'espansione di Roma tra la fine degli anni Trenta, e che venne realizzato solo in piccola parte a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e della conseguente caduta del Fascismo in Italia. Una frase questa che Benito Mussolini aveva già pronunciato nel 1925 in un discorso in Campidoglio.
Gli sforzi in questo senso, quando alla fine degli anni Trenta iniziò la costruzione dell'EUR per ospitare la mancata Esposizione del 1942, avevano infatti le proprie radici all'inizio del XX Secolo, quando l'Ingegner Paolo Orlando propose la costruzione a Roma di un moderno porto la cui darsena si sarebbe andata a trovare grossomodo nei pressi della Basilica di San Paolo, portando Roma ad espandersi in direzione del Tirreno. In questo senso, anche se il porto non fu mai realizzato, fu costruita l'area industriale all'inizio dell'Ostiense, la ferrovia Roma-Lido e la stessa Garbatella, la cui prima pietra fu posata nel 1920, rispecchia numerose caratteristiche di un borgo marinaro.
Nel 1928 fu anche costruita la Via del Mare, la seconda autostrada al mondo dopo la Milano-Laghi realizzata per collegare il centro di Roma ad Ostia.
Tra gli anni Venti e Trenta si ebbe un notevole sviluppo del Lido di Ostia, cui presero parte alcuni dei massimi architetti dell'epoca e che aveva portato alla nascita di un moderno lido marittimo, che però ebbe anche l'effetto di porre gradualmente fine alle ambizioni di creare un grande porto a Roma.
Questo portò inoltre a un grande spazio inabitato, con solo qualche baracca e piccoli borghetti ed appezzamenti compreso praticamente tra la Basilica di San Paolo ed Ostia Antica, che l'urbanistica del regime avrebbe voluto con il tempo riempire con nuovi quartieri.
Con questo sviluppo del lido di Ostia e la nascita della Via del Mare, il Governatorato di Roma iniziò a porsi la questione di come occupare quell'ampio spazio compreso tra la Basilica di San Paolo e il Lido di Ostia, fino a quel momento tenuto al di fuori di qualsiasi progetto ed urbanistica con la sola eccezione delle opere di bonifica che avevano avuto luogo ad Ostia Antica alla fine del XIX Secolo ad opera di braccianti romagnoli, in particolare modo ravennati e del borgo agricolo di Acilia, costruito nel 1916 presso i Monti di San Paolo.
Per risolvere la questione del vuoto tra Roma ed il mare, Virgilio Testa, a capo dell'Ufficio Studi del Governatorato, propose la realizzazione di un quartiere lineare da sviluppare lungo la Via del Mare, seguendo dunque le teorie dell'ingegnere spagnolo Arturo Soria, proposte nel 1882 nel giornale El Progresso e in cui proponeva una città da svilupparsi in lunghezza seguendo un asse stradale. La teoria, seppur ripresa negli anni da diversi architetti a partire da Le Corbusier, non ha avuto negli anni molti casi di attuazione pianificata, venendo applicata soprattutto a livello principalmente spontaneo e dettato da caratteristiche geomorfologiche del luogo o in casi limitati e con diverse modifiche, come nel quartiere romano di Spinaceto.
Gli sforzi in questo senso, quando alla fine degli anni Trenta iniziò la costruzione dell'EUR per ospitare la mancata Esposizione del 1942, avevano infatti le proprie radici all'inizio del XX Secolo, quando l'Ingegner Paolo Orlando propose la costruzione a Roma di un moderno porto la cui darsena si sarebbe andata a trovare grossomodo nei pressi della Basilica di San Paolo, portando Roma ad espandersi in direzione del Tirreno. In questo senso, anche se il porto non fu mai realizzato, fu costruita l'area industriale all'inizio dell'Ostiense, la ferrovia Roma-Lido e la stessa Garbatella, la cui prima pietra fu posata nel 1920, rispecchia numerose caratteristiche di un borgo marinaro.
Nel 1928 fu anche costruita la Via del Mare, la seconda autostrada al mondo dopo la Milano-Laghi realizzata per collegare il centro di Roma ad Ostia.
Tra gli anni Venti e Trenta si ebbe un notevole sviluppo del Lido di Ostia, cui presero parte alcuni dei massimi architetti dell'epoca e che aveva portato alla nascita di un moderno lido marittimo, che però ebbe anche l'effetto di porre gradualmente fine alle ambizioni di creare un grande porto a Roma.
Questo portò inoltre a un grande spazio inabitato, con solo qualche baracca e piccoli borghetti ed appezzamenti compreso praticamente tra la Basilica di San Paolo ed Ostia Antica, che l'urbanistica del regime avrebbe voluto con il tempo riempire con nuovi quartieri.
Con questo sviluppo del lido di Ostia e la nascita della Via del Mare, il Governatorato di Roma iniziò a porsi la questione di come occupare quell'ampio spazio compreso tra la Basilica di San Paolo e il Lido di Ostia, fino a quel momento tenuto al di fuori di qualsiasi progetto ed urbanistica con la sola eccezione delle opere di bonifica che avevano avuto luogo ad Ostia Antica alla fine del XIX Secolo ad opera di braccianti romagnoli, in particolare modo ravennati e del borgo agricolo di Acilia, costruito nel 1916 presso i Monti di San Paolo.
Per risolvere la questione del vuoto tra Roma ed il mare, Virgilio Testa, a capo dell'Ufficio Studi del Governatorato, propose la realizzazione di un quartiere lineare da sviluppare lungo la Via del Mare, seguendo dunque le teorie dell'ingegnere spagnolo Arturo Soria, proposte nel 1882 nel giornale El Progresso e in cui proponeva una città da svilupparsi in lunghezza seguendo un asse stradale. La teoria, seppur ripresa negli anni da diversi architetti a partire da Le Corbusier, non ha avuto negli anni molti casi di attuazione pianificata, venendo applicata soprattutto a livello principalmente spontaneo e dettato da caratteristiche geomorfologiche del luogo o in casi limitati e con diverse modifiche, come nel quartiere romano di Spinaceto.
Il PRG del 1931, in cui è previsto solo un modesto sviluppo verso Sud |
Nel 1935, invece, Gustavo Giovannoni propose di occupare questo spazio con la nascita di una serie di borgate autonome, che fossero collegate tra di loro e con il resto della città con una strada che fu convenzionalmente chiamata succursale Ostiense. Seppur questo progetto non ebbe seguito, influenzò notevolmente gli sviluppi successivi.
Parallelamente a questo aspetto, negli stessi anni si iniziarono a prendere in esame anche altri importanti aspetti che saranno fondamentali per lo sviluppo di Roma verso il mare: la possibilità di ospitare a Roma, tra il 1939 ed il 1942, un'Esposizione Universale e la nascita di una via litoranea che collegasse Ostia in direzione di Anzio e Nettuno (che nel 1939 si sarebbero provvisoriamente unite nella città di Nettunia) a sud e di Civitavecchia a Nord.
Non va inoltre sottovalutato il ruolo della bonifica delle Paludi Pontine, iniziata negli anni Venti, e che negli anni Trenta vide la nascita di diversi borghi rurali ed importanti città di fondazione, a partire da Littoria, Aprilia, Pontinia, Sabaudia e, più verso l'Agro Romano, Pomezia.
Virgilio Testa, insieme all'allora Governatore Giuseppe Bottai, individuarono come possibile area per la realizzazione di un nuovo quartiere espositivo la Magliana, mentre Gustavo Giovannoni, in un editoriale uscito nel 1936 su Il Giornale d'Italia, propose un quartiere permanente con funzione espositiva, individuando come area possibile l'ansa del Tevere presso San Paolo, la zona oggi nota come Valco San Paolo. Alla fine, sempre quell'anno, Benito Mussolini scelse come area per l'Esposizione la zona presso l'Abbazia delle Tre Fontane.
Parallelamente a questo aspetto, negli stessi anni si iniziarono a prendere in esame anche altri importanti aspetti che saranno fondamentali per lo sviluppo di Roma verso il mare: la possibilità di ospitare a Roma, tra il 1939 ed il 1942, un'Esposizione Universale e la nascita di una via litoranea che collegasse Ostia in direzione di Anzio e Nettuno (che nel 1939 si sarebbero provvisoriamente unite nella città di Nettunia) a sud e di Civitavecchia a Nord.
Non va inoltre sottovalutato il ruolo della bonifica delle Paludi Pontine, iniziata negli anni Venti, e che negli anni Trenta vide la nascita di diversi borghi rurali ed importanti città di fondazione, a partire da Littoria, Aprilia, Pontinia, Sabaudia e, più verso l'Agro Romano, Pomezia.
Virgilio Testa, insieme all'allora Governatore Giuseppe Bottai, individuarono come possibile area per la realizzazione di un nuovo quartiere espositivo la Magliana, mentre Gustavo Giovannoni, in un editoriale uscito nel 1936 su Il Giornale d'Italia, propose un quartiere permanente con funzione espositiva, individuando come area possibile l'ansa del Tevere presso San Paolo, la zona oggi nota come Valco San Paolo. Alla fine, sempre quell'anno, Benito Mussolini scelse come area per l'Esposizione la zona presso l'Abbazia delle Tre Fontane.
Mappa del progetto del quartiere dell'Esposizione |
Questa scelta fu determinante per tracciare le linee dell'espansione di Roma verso il mare.
Quell'anno, infatti, lo stesso Benito Mussolini decise che la Via dell'Impero, la grande opera di sventramento che aveva riportato alla luce le vestigia dei Fori Imperiali, avrebbe dovuto assorbire la Via dei Trionfi (l'attuale Via di San Gregorio) e da lì proseguire, attraverso un grande viale che avrebbe sostituito la Passeggiata Archeologica, sarebbe passato attraverso le Mura Aureliane e da lì avrebbe raggiunto il mare.
Quell'anno, infatti, lo stesso Benito Mussolini decise che la Via dell'Impero, la grande opera di sventramento che aveva riportato alla luce le vestigia dei Fori Imperiali, avrebbe dovuto assorbire la Via dei Trionfi (l'attuale Via di San Gregorio) e da lì proseguire, attraverso un grande viale che avrebbe sostituito la Passeggiata Archeologica, sarebbe passato attraverso le Mura Aureliane e da lì avrebbe raggiunto il mare.
Per quanto le innovazioni in termini di viabilità prediligevano il passaggio della sede di una strada ad alto scorrimento al di fuori di un quartiere, si decise di far passare la Via Imperiale all'interno del nuovo quartiere dell'Esposizione per ragioni scenografiche.
Nel frattempo, la fondazione di nuovi borghi nelle bonificate Paludi Pontine e, soprattutto, la costruzione della nuova città di Aprilia, nell'Agro Romano, portarono alla necessità di una nuova strada che, partendo proprio da sud, potesse collegare Roma ad Aprilia e da lì proseguire verso Littoria. Nacque così la Via Mediana, ovvero l'attuale Via Pontina, che avrebbe dovuto partire proprio dalla Via Imperiale appena progettata per muovere verso Sudest nei nuovi borghi. Si iniziava dunque sempre di più a configurare una vera e propria espansione di Roma verso il litorale tirrenico.
Il nuovo quartiere che stava nascendo in vista dell'Esposizione si stava già configurando come un'importante snodo urbano.
Nel frattempo, la fondazione di nuovi borghi nelle bonificate Paludi Pontine e, soprattutto, la costruzione della nuova città di Aprilia, nell'Agro Romano, portarono alla necessità di una nuova strada che, partendo proprio da sud, potesse collegare Roma ad Aprilia e da lì proseguire verso Littoria. Nacque così la Via Mediana, ovvero l'attuale Via Pontina, che avrebbe dovuto partire proprio dalla Via Imperiale appena progettata per muovere verso Sudest nei nuovi borghi. Si iniziava dunque sempre di più a configurare una vera e propria espansione di Roma verso il litorale tirrenico.
Il nuovo quartiere che stava nascendo in vista dell'Esposizione si stava già configurando come un'importante snodo urbano.
La Via Imperiale lo avrebbe collegato con il centro città da una parte e con il litorale dall'altra. Inoltre, sarebbe stato costeggiato dalla Via del Mare, e dall'Ostiense, già esistenti e con funzione simile. La Via Mediana, che lo avrebbe collegato alla nuova area urbana dell'Agro Pontino, si sarebbe innestata con la Via Imperiale a Sud del quartiere dell'Esposizione. Questo avrebbe inoltre permesso un prolungamento della Mediana verso ovest che, varcando il Tevere, avrebbe potuto raggiungere Ponte Galeria ed innestarsi nell'Aurelia all'altezza di Palidoro.
Il definitivo percorso della Via Mediana venne stabilito dall'Opera Nazionale Combattenti nel 1938, anno in cui venne costruito, tra Roma ed Aprilia, il nuovo borgo di Pomezia.
In quest'ottica, dunque, si andò a creare un nucleo a sé stante come quello del Quartiere dell'Esposizione, ben collegato con tutte le aree intorno ad esso e che avrebbe ospitato monumentali edifici, opera dei principali architetti dell'epoca. Non sarà però in questo articolo, focalizzato sull'espansione di Roma verso il Tirreno, che ci andremo a soffermare sull'ambizioso progetto di questo nuovo quartiere, solo in parte realizzato a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
La creazione di un quartiere così importante e monumentale, che avrebbe dovuto attrarre persone da tutto il mondo, ovviamente avrebbe coinvolto l'intera città e portato a nuovi sviluppi urbanistici.
Un grande tema urbanistico era sicuramente il vuoto che rimaneva tra la Garbatella e l'Esposizione Universale, e per questa ragione, il Governatorato trovò una soluzione urbanistica, attualmente in parte ancora facilmente riconoscibile dal momento che fu in parte attuata.
Il Piano Regolatore del 1931 prevedeva uno sviluppo molto limitato a Sud oltre la Garbatella e, soprattutto, non prevedeva la presenza della Via Imperiale. Questo portò alla creazione di una variante del piano in vista dell'Esposizione realizzata nel 1940.
Oltre all'urbanizzazione della pianura di Pietra Papa e del Valco di San Paolo e la creazione di una circonvallazione compresa tra la Via Ostiense e la Via Latina, già previsti nel PRG del 1931, si fece un progetto per occupare lo spazio rimasto tra la Garbatella e l'Esposizione in maniera funzionale alle esigenze monumentali. Gli studi che portarono a questa variante furono svolti negli anni precedenti da diversi architetti coordinati da Marcello Piacentini.
Il definitivo percorso della Via Mediana venne stabilito dall'Opera Nazionale Combattenti nel 1938, anno in cui venne costruito, tra Roma ed Aprilia, il nuovo borgo di Pomezia.
In quest'ottica, dunque, si andò a creare un nucleo a sé stante come quello del Quartiere dell'Esposizione, ben collegato con tutte le aree intorno ad esso e che avrebbe ospitato monumentali edifici, opera dei principali architetti dell'epoca. Non sarà però in questo articolo, focalizzato sull'espansione di Roma verso il Tirreno, che ci andremo a soffermare sull'ambizioso progetto di questo nuovo quartiere, solo in parte realizzato a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
La creazione di un quartiere così importante e monumentale, che avrebbe dovuto attrarre persone da tutto il mondo, ovviamente avrebbe coinvolto l'intera città e portato a nuovi sviluppi urbanistici.
Un grande tema urbanistico era sicuramente il vuoto che rimaneva tra la Garbatella e l'Esposizione Universale, e per questa ragione, il Governatorato trovò una soluzione urbanistica, attualmente in parte ancora facilmente riconoscibile dal momento che fu in parte attuata.
Il Piano Regolatore del 1931 prevedeva uno sviluppo molto limitato a Sud oltre la Garbatella e, soprattutto, non prevedeva la presenza della Via Imperiale. Questo portò alla creazione di una variante del piano in vista dell'Esposizione realizzata nel 1940.
Oltre all'urbanizzazione della pianura di Pietra Papa e del Valco di San Paolo e la creazione di una circonvallazione compresa tra la Via Ostiense e la Via Latina, già previsti nel PRG del 1931, si fece un progetto per occupare lo spazio rimasto tra la Garbatella e l'Esposizione in maniera funzionale alle esigenze monumentali. Gli studi che portarono a questa variante furono svolti negli anni precedenti da diversi architetti coordinati da Marcello Piacentini.
Il Piano prevedeva che la Via Imperiale, subito prima dell'Esposizione, avrebbe incontrato altre due strade in una nuova grande piazza, creando dunque un tridente sull'esempio di quello di Via del Corso, tipologia usata a Roma in diverse occasioni ma che qui avrebbe avuto una portata ben più ampia.
A venirci incontro per capire di più sui progetti di urbanizzazione, c'è il verbale del Governatorato di Roma in cui sono assegnati i nomi delle nuove strade tracciate nel nuovo piano (il verbale è consultabile qui).
Da qui possiamo chiaramente vedere come in questo modo oltre all'attuale Via Cristoforo Colombo nacque Viale Guglielmo Marconi, che dalla nuova Piazza della Radio nell'area della Stazione Trastevere, con un rettilineo avrebbe raggiunto la nuova Piazza del Lavoro, questo il nome della piazza di confluenza delle tre strade del nuovo tridente, superando il Tevere con il nuovo Ponte Marconi. La strada centrale del tridente prendeva invece il nome di Viale Dante, e corrisponde in gran parte all'attuale Viale Leonardo Da Vinci.
Un'ulteriore importante arteria avrebbe avuto un ruolo cruciale nella mobilità di questo tridente, passando al suo esterno, collegando Tor Marancia alla Via Laurentina, dove cui si sarebbe innestata poco prima dell'Abbazia delle Tre Fontane: Viale delle Corporazioni. Quest'ultima strada oggi è individuabile nel rettifilo Via Acri - Viale Pico della Mirandola - Via Ambrosini - Via Mantegna.
A venirci incontro per capire di più sui progetti di urbanizzazione, c'è il verbale del Governatorato di Roma in cui sono assegnati i nomi delle nuove strade tracciate nel nuovo piano (il verbale è consultabile qui).
Da qui possiamo chiaramente vedere come in questo modo oltre all'attuale Via Cristoforo Colombo nacque Viale Guglielmo Marconi, che dalla nuova Piazza della Radio nell'area della Stazione Trastevere, con un rettilineo avrebbe raggiunto la nuova Piazza del Lavoro, questo il nome della piazza di confluenza delle tre strade del nuovo tridente, superando il Tevere con il nuovo Ponte Marconi. La strada centrale del tridente prendeva invece il nome di Viale Dante, e corrisponde in gran parte all'attuale Viale Leonardo Da Vinci.
Un'ulteriore importante arteria avrebbe avuto un ruolo cruciale nella mobilità di questo tridente, passando al suo esterno, collegando Tor Marancia alla Via Laurentina, dove cui si sarebbe innestata poco prima dell'Abbazia delle Tre Fontane: Viale delle Corporazioni. Quest'ultima strada oggi è individuabile nel rettifilo Via Acri - Viale Pico della Mirandola - Via Ambrosini - Via Mantegna.
Oltre a questo, era previsto un nuovo ponte sul Tevere nei dintorni di San Paolo, il Ponte di Pietra Papa, e due Circonvallazioni, Circonvallazione Ostiense e Circonvallazione Ardeatina, che avrebbero così collegato l'Ostiense ala zona dell'Appio Latino, connettendosi a Piazza Zama tramite la nuova Via Bitinia e all'Arco di Travertino tramite Via del Tempio di Bacco.
La Via Imperiale all'altezza delle Mura Aureliane |
La Via Imperiale, nel tratto tra le Mura Aureliane e l'Esposizione, sarebbe inoltre dovuta essere scandita da quattro grandi piazze: Piazza IX Maggio, in memoria della data in cui fu proclamato l'Impero d'Italia, corrispondente all'attuale Largo Fochetti, ove erano previsti grandi edifici a fare, di fatto, da propilei, Piazza delle Legioni Romane, corrispondente all'attuale Piazza dei Navigatori, Piazza degli Imperatori, oggi di fatto inesistente ma che si trovava tra l'attuale vecchia Fiera di Roma e l'inizio dell'attuale Viale Giustiniano, e Piazza dei Consoli, corrispondente agli attuali parchi all'altezza dell'odierna Piazza Silvio d'Amico.
Da queste piazze partivano i nuovi quartieri, la cui toponomastica in molti casi non era estranea alle esigenze propagandistiche del regime fascista.
Da queste piazze partivano i nuovi quartieri, la cui toponomastica in molti casi non era estranea alle esigenze propagandistiche del regime fascista.
Via Imperiale nel suo progetto originario |
Da Piazza delle Legioni Romane, ad esempio, partiva il Quartiere dell'Opera Nazionale Maternità, dove era la sede di questa istituzione, che vedeva come arteria principale Viale della Madre Italiana e le strade dedicate a madri di grandi italiani, tra cui Via Rosa Maltoni Mussolini, madre di Benito Mussolini. Questi due toponimi sono stati cambiati dopo la caduta del Fascismo, ma ancora oggi rimangono le varie Via Rosa Raimondi Garibaldi e Via Maria Drago Mazzini.
Da Piazza degli Imperatori partivano invece le strade dedicate appunto ai grandi imperatori romani, dominate da Viale Traiano, l'odierno Viale Giustiniano Imperatore. Nella parte più vicina a Viale Dante, furono pensate strade dedicate a grandi letterati italiani. Questi nomi sono ancora oggi presenti e le strade facilmente individuabili. Non ci sono invece le strade dedicate alle grandi battaglie di Roma Antica, che sarebbero dovute essere nei pressi di quelle dedicate agli imperatori.
Nomi di antiche città italiche e provincie Romane furono previsti, e sono ancora presenti, nella zona dell'Appio-Latino, con la differenza che avrebbero coinvolto anche l'Appia Antica (Piazza Cuma si sarebbe trovata all'incrocio tra l'Appia Antica e la Circonvallazione Ardeatina, dove oggi c'è Via della Travicella), fino a Tor Marancia, dove la toponomastica avrebbe avuto numerosi nomi locali, come effettivamente si può ancora verificare.
Nella zona della Via Imperiale più vicina all'Esposizione, le strade avrebbero preso i nomi delle grandi accademie italiane, nomi poi presi da un gruppo di strade più in direzione di Tor Marancia, e alle bonifiche portate avanti dal regime, con una nuova Piazza delle Bonifiche e strade dedicate a Sabaudia, Carbonia, Guidonia, Fertilia, Pontinia ed Aprilia.
Altra parte del progetto, che era da anni in cantiere, fu l'urbanizzazione della pianura di Pietra Papa, parte del Quartiere Portuense oggi chiamato talvolta Quartiere Marconi per distinguerlo dal resto del quartiere. Nel piano del 1940 non si riscontrano differenze eccessive rispetto a quanto effettivamente realizzato negli anni a seguire, la maggiore differenza è il mai realizzato Ponte di Pietra Papa. In quest'area si decise di dedicare le strade ai progressi della tecnica ed ai loro artefici, come effettivamente è stato.
Nel 1938 inizia la costruzione della Via Imperiale, pensata come un rettilineo che sia anche l'asse portante del quartiere dell'Esposizione, nonostante autorevoli pareri contrari, come quelli di Giuseppe Pagano e Luigi Piccinato, e lo stesso anno si inizia a pensare alla realizzazione degli edifici lungo la strada, con un piano guidato da Marcello Piacentini che punta a una forte monumentalità.
Da Piazza degli Imperatori partivano invece le strade dedicate appunto ai grandi imperatori romani, dominate da Viale Traiano, l'odierno Viale Giustiniano Imperatore. Nella parte più vicina a Viale Dante, furono pensate strade dedicate a grandi letterati italiani. Questi nomi sono ancora oggi presenti e le strade facilmente individuabili. Non ci sono invece le strade dedicate alle grandi battaglie di Roma Antica, che sarebbero dovute essere nei pressi di quelle dedicate agli imperatori.
Nomi di antiche città italiche e provincie Romane furono previsti, e sono ancora presenti, nella zona dell'Appio-Latino, con la differenza che avrebbero coinvolto anche l'Appia Antica (Piazza Cuma si sarebbe trovata all'incrocio tra l'Appia Antica e la Circonvallazione Ardeatina, dove oggi c'è Via della Travicella), fino a Tor Marancia, dove la toponomastica avrebbe avuto numerosi nomi locali, come effettivamente si può ancora verificare.
Nella zona della Via Imperiale più vicina all'Esposizione, le strade avrebbero preso i nomi delle grandi accademie italiane, nomi poi presi da un gruppo di strade più in direzione di Tor Marancia, e alle bonifiche portate avanti dal regime, con una nuova Piazza delle Bonifiche e strade dedicate a Sabaudia, Carbonia, Guidonia, Fertilia, Pontinia ed Aprilia.
Altra parte del progetto, che era da anni in cantiere, fu l'urbanizzazione della pianura di Pietra Papa, parte del Quartiere Portuense oggi chiamato talvolta Quartiere Marconi per distinguerlo dal resto del quartiere. Nel piano del 1940 non si riscontrano differenze eccessive rispetto a quanto effettivamente realizzato negli anni a seguire, la maggiore differenza è il mai realizzato Ponte di Pietra Papa. In quest'area si decise di dedicare le strade ai progressi della tecnica ed ai loro artefici, come effettivamente è stato.
Nel 1938 inizia la costruzione della Via Imperiale, pensata come un rettilineo che sia anche l'asse portante del quartiere dell'Esposizione, nonostante autorevoli pareri contrari, come quelli di Giuseppe Pagano e Luigi Piccinato, e lo stesso anno si inizia a pensare alla realizzazione degli edifici lungo la strada, con un piano guidato da Marcello Piacentini che punta a una forte monumentalità.
Si pensa dunque a una successione di edifici, pubblici nei nodi principali e residenziali sul resto della strada. Nel 1940 inizia la costruzione degli alberghi di massa, destinati ai visitatori dell'E42, opera di Cesare Pascoletti, che ancora oggi sono visibili in Piazza dei Navigatori e lungo la Via Cristoforo Colombo e che dopo la guerra sono stati adibiti a edifici residenziali. A Luigi Piccinato ed Eugenio Fuselli è invece assegnato il compito di studiare la realizzazione dei nuovi quartieri lungo la nuova arteria e il loro connubio con l'urbanizzazione preesistente fino a Castel Fusano, mentre ad Alfio Susini è assegnato il compito di progettare un arrivo monumentale della strada sul Litorale.
Il progetto di Susini per l'arrivo della Via Imperiale a Castel Fusano |
Augusto Baccin vince invece il concorso del 1941 per la realizzazione del tridente di collegamento tra la Via Imperiale e la città, che sarebbe dovuto essere l'attuale Piazza del Lavoro, oggi tuttavia ridotta a mero svincolo ed esempio lampante di toponomastica interrotta.
Negli anni successivi la Seconda Guerra Mondiale condizionò inevitabilmente anche l'agenda urbanistica della città, portando al rinvio a tempo indeterminato di tutte le opere in via di realizzazione ed al rinvio della stessa Esposizione prevista per il 1942. Tuttavia, in prospettiva di una ripresa dei lavori al termine del conflitto, i progetti non cessarono. Nel 1941 viene ad esempio realizzato il Piano Regolatore della Metropolitana, in cui si prospetta uno sviluppo della ferrovia urbana in direzione del mare, e sempre in quell'anno viene realizzata in gran segreto una nuova variante del Piano Regolatore di Roma relativa allo sviluppo della città tra l'Esposizione e il litorale, in cui veniva previsto anche un aeroporto nell'area della Magliana. Le strade tracciate nel 1940 vengono però in gran parte congelate, in attesa degli sviluppi del conflitto.
Negli anni successivi la Seconda Guerra Mondiale condizionò inevitabilmente anche l'agenda urbanistica della città, portando al rinvio a tempo indeterminato di tutte le opere in via di realizzazione ed al rinvio della stessa Esposizione prevista per il 1942. Tuttavia, in prospettiva di una ripresa dei lavori al termine del conflitto, i progetti non cessarono. Nel 1941 viene ad esempio realizzato il Piano Regolatore della Metropolitana, in cui si prospetta uno sviluppo della ferrovia urbana in direzione del mare, e sempre in quell'anno viene realizzata in gran segreto una nuova variante del Piano Regolatore di Roma relativa allo sviluppo della città tra l'Esposizione e il litorale, in cui veniva previsto anche un aeroporto nell'area della Magliana. Le strade tracciate nel 1940 vengono però in gran parte congelate, in attesa degli sviluppi del conflitto.
Tuttavia, quando la guerra finisce l'Italia, sconfitta, è provata dalle devastazioni del conflitto e non è facile portare avanti i progetti preesistenti. Alle contingenze legate alla ricostruzione, c'è anche una ragione politica per cui la retorica del fascismo viene in grandissima parte abbandonata. Un progetto del 1945 di Annibale Palluchini prova a riprendere in parte lo sviluppo verso il mare e immagina un nuovo porto industriale per Roma, ma viene accantonato.
Con l'arrivo dei fondi per la ricostruzione, l'aumento demografico italiano e il maggior spostamento di popolazione verso le città, però, la necessità di uno sviluppo urbano a Roma si fa concreta, e i progetti in cantiere vengono dunque portati avanti. I principali edifici del quartiere dell'Esposizione, nel frattempo chiamato da tutti EUR, vengono portati a termine grazie anche agli impulsi di Virgilio Testa, a capo dell'Ente EUR e che in passato aveva seguito in prima persona i progetti per l'espansione di Roma verso il mare. Lo sviluppo di questo quartiere avviene sotto l'insegna di un nuovo quartiere internazionale e direzionale, favorito anche dall'impulso delle Olimpiadi del 1960 di Roma di cui fu uno dei poli principali.
Se l'EUR crebbe, in parte secondo il progetto e in parte in maniera diversa, con un maggior numero edifici residenziali ad esempio, un discorso molto simile avvenne per il resto del progetto di espansione che abbiamo visto nella variante del PRG del 1940.
Quel piano, così come l'ulteriore variante del 1942, furono di fatto usati come base per l'espansione della città dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, le modifiche che avvennero sono la causa, peraltro, di numerosi casi di toponomastica interrotta.
Nel 1945 era stata costruita, ad esempio, la Chiesa di Santa Maria Regina degli Apostoli, in Via Antonino Pio, prevista già nei progetti precedenti. La Via Imperiale era tracciata solo in parte e lungo di essa erano stati costruiti solo alcuni edifici, gli alberghi di massa di Cesare Pascoletti, tra cui uno dei due previsti in Piazza delle Legioni Romane.
I nomi delle strade, tuttavia, iniziarono a essere cambiati. I riferimenti al regime fascista furono tolti già nel 1944, e anche i toni trionfalistici e retorici vennero gradualmente abbandonati. La Via Imperiale divenne infatti nel 1955 Via Cristoforo Colombo (pensate che la prima strada dedicata al navigatore genovese a Roma fu una strada estremamente corta, l'attuale Via Cecchi a Testaccio), al nome Piazza delle Legioni Romane, l'unica di cui era un accenno di edificazione delle quattro previste, fu preferito quello di Piazza dei Navigatori. Il Viale della Madre Italiana fu invece cambiato in Viale Alessandra Macinghi Strozzi e Via Rosa Maltoni Mussolini divenne Via Rosa Guarnieri Carducci. Non vennero mai dedicate strade alle bonifiche come previsto in precedenza, né a personaggi legati al regime fascista.
Con l'arrivo dei fondi per la ricostruzione, l'aumento demografico italiano e il maggior spostamento di popolazione verso le città, però, la necessità di uno sviluppo urbano a Roma si fa concreta, e i progetti in cantiere vengono dunque portati avanti. I principali edifici del quartiere dell'Esposizione, nel frattempo chiamato da tutti EUR, vengono portati a termine grazie anche agli impulsi di Virgilio Testa, a capo dell'Ente EUR e che in passato aveva seguito in prima persona i progetti per l'espansione di Roma verso il mare. Lo sviluppo di questo quartiere avviene sotto l'insegna di un nuovo quartiere internazionale e direzionale, favorito anche dall'impulso delle Olimpiadi del 1960 di Roma di cui fu uno dei poli principali.
Se l'EUR crebbe, in parte secondo il progetto e in parte in maniera diversa, con un maggior numero edifici residenziali ad esempio, un discorso molto simile avvenne per il resto del progetto di espansione che abbiamo visto nella variante del PRG del 1940.
Quel piano, così come l'ulteriore variante del 1942, furono di fatto usati come base per l'espansione della città dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, le modifiche che avvennero sono la causa, peraltro, di numerosi casi di toponomastica interrotta.
Nel 1945 era stata costruita, ad esempio, la Chiesa di Santa Maria Regina degli Apostoli, in Via Antonino Pio, prevista già nei progetti precedenti. La Via Imperiale era tracciata solo in parte e lungo di essa erano stati costruiti solo alcuni edifici, gli alberghi di massa di Cesare Pascoletti, tra cui uno dei due previsti in Piazza delle Legioni Romane.
I nomi delle strade, tuttavia, iniziarono a essere cambiati. I riferimenti al regime fascista furono tolti già nel 1944, e anche i toni trionfalistici e retorici vennero gradualmente abbandonati. La Via Imperiale divenne infatti nel 1955 Via Cristoforo Colombo (pensate che la prima strada dedicata al navigatore genovese a Roma fu una strada estremamente corta, l'attuale Via Cecchi a Testaccio), al nome Piazza delle Legioni Romane, l'unica di cui era un accenno di edificazione delle quattro previste, fu preferito quello di Piazza dei Navigatori. Il Viale della Madre Italiana fu invece cambiato in Viale Alessandra Macinghi Strozzi e Via Rosa Maltoni Mussolini divenne Via Rosa Guarnieri Carducci. Non vennero mai dedicate strade alle bonifiche come previsto in precedenza, né a personaggi legati al regime fascista.
La zona sud di Roma con i segni dello sviluppo in corso secondo il progetto di espansione verso il Tirreno in una mappa del 1943 |
Se l'urbanizzazione sulla pianura di Pietra Papa proseguì senza grossi ostacoli (tranne l'edificazione, mai avvenuta, del Ponte di Pietra Papa, in parte ovviata solo nel XXI Secolo ed in modo molto parziale con la realizzazione del pedonale Ponte delle Scienze), altrove non fu così.
La zona a sud della Garbatella fu quasi del tutto urbanizzata, ma non fu seguita del tutto la pianificazione prevista, soprattutto nella zona più a ridosso dell'EUR. Il Viale Dante, divenuto poi Via Leonardo da Vinci, finì per interrompersi in Via Silvio d'Amico e trasformarsi in un sentiero, per poi arenarsi all'arrivo alla Laurentina. La Piazza del Lavoro, che sarebbe dovuta essere il punto d'incontro del Tridente, si trasformò di fatto in uno svincolo tra Viale Marconi e Via Cristoforo Colombo, in nulla percepibile come una piazza, divenendo di fatto un esempio di toponomastica interrotta.
Il sistema di circonvallazioni tra l'Ostiense e l'Appia anch'esso non fu realizzato come previsto nel 1940. L'urbanizzazione dell'inizio dell'Appia Antica fu mantenuto in programma negli anni '50, ma fu al centro di una delle prime battaglie a difesa del paesaggio del dopoguerra, ed alla fine non venne realizzato alcun piano di urbanizzazione dell'area. Questo comportò la non realizzazione della Circonvallazione Ardeatina (altro grande esempio di toponomastica interrotta, in quanto de iure esistente ma de facto non una circonvallazione, ma come un semplice sentiero) e della Via del Tempio di Bacco, lasciando il compito di unire l'Ostiense all'Appio-Latino al sistema di strade Viale Marco Polo-Via Cilicia, anch'esso previsto nel 1940 ma di cui ci si aspettava un ruolo subalterno alle Circonvallazioni Ostiense ed Ardeatina. Probabilmente i lavori per realizzare questo sistema stradale iniziarono anche, essendo il tracciato in parte riconoscibile all'interno del Parco della Caffarella tramite vedute satellitari.
Un'altra strada che ha visto decisamente ridotta la propria importanza rispetto al piano del 1940 è Via Bitinia, che avrebbe dovuto essere un'importante strada di scorrimento (di fatto sovrapposta alla ferrovia) tra Piazza Zama e le circonvallazioni, ma oggi si trova essere una breve strada che fiancheggia la ferrovia.
Il Valco San Paolo, invece, doveva essere urbanizzato completamente, ma in realtà l'edificazione dell'area è avvenuta, negli anni, in ordine sparso, e rappresenta ancora oggi, in parte, un vuoto urbano.
La zona a sud della Garbatella fu quasi del tutto urbanizzata, ma non fu seguita del tutto la pianificazione prevista, soprattutto nella zona più a ridosso dell'EUR. Il Viale Dante, divenuto poi Via Leonardo da Vinci, finì per interrompersi in Via Silvio d'Amico e trasformarsi in un sentiero, per poi arenarsi all'arrivo alla Laurentina. La Piazza del Lavoro, che sarebbe dovuta essere il punto d'incontro del Tridente, si trasformò di fatto in uno svincolo tra Viale Marconi e Via Cristoforo Colombo, in nulla percepibile come una piazza, divenendo di fatto un esempio di toponomastica interrotta.
Il sistema di circonvallazioni tra l'Ostiense e l'Appia anch'esso non fu realizzato come previsto nel 1940. L'urbanizzazione dell'inizio dell'Appia Antica fu mantenuto in programma negli anni '50, ma fu al centro di una delle prime battaglie a difesa del paesaggio del dopoguerra, ed alla fine non venne realizzato alcun piano di urbanizzazione dell'area. Questo comportò la non realizzazione della Circonvallazione Ardeatina (altro grande esempio di toponomastica interrotta, in quanto de iure esistente ma de facto non una circonvallazione, ma come un semplice sentiero) e della Via del Tempio di Bacco, lasciando il compito di unire l'Ostiense all'Appio-Latino al sistema di strade Viale Marco Polo-Via Cilicia, anch'esso previsto nel 1940 ma di cui ci si aspettava un ruolo subalterno alle Circonvallazioni Ostiense ed Ardeatina. Probabilmente i lavori per realizzare questo sistema stradale iniziarono anche, essendo il tracciato in parte riconoscibile all'interno del Parco della Caffarella tramite vedute satellitari.
Un'altra strada che ha visto decisamente ridotta la propria importanza rispetto al piano del 1940 è Via Bitinia, che avrebbe dovuto essere un'importante strada di scorrimento (di fatto sovrapposta alla ferrovia) tra Piazza Zama e le circonvallazioni, ma oggi si trova essere una breve strada che fiancheggia la ferrovia.
Il Valco San Paolo, invece, doveva essere urbanizzato completamente, ma in realtà l'edificazione dell'area è avvenuta, negli anni, in ordine sparso, e rappresenta ancora oggi, in parte, un vuoto urbano.