Progetto di espansione di Roma verso il Tirreno tra gli anni Trenta e Quaranta

Il progetto di espansione di Roma verso il Tirreno è tracciato su questa epigrafe all'EUR

"La Terza Roma si dilaterà sopra altri Colli lungo le rive del Fiume Sacro sino alle sponde del Tirreno": così recita una scritta posta sul Palazzo degli Uffici dell'EUR, con cui il regime fascista ha lasciato scolpito sulla pietra quello che era il suo disegno per l'espansione di Roma tra la fine degli anni Trenta, e che venne realizzato solo in piccola parte a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e della conseguente caduta del Fascismo in Italia. Una frase questa che Benito Mussolini aveva già pronunciato nel 1925 in un discorso in Campidoglio.
Gli sforzi in questo senso, quando alla fine degli anni Trenta iniziò la costruzione dell'EUR per ospitare la mancata Esposizione del 1942, avevano infatti le proprie radici all'inizio del XX Secolo, quando l'Ingegner Paolo Orlando propose la costruzione a Roma di un moderno porto la cui darsena si sarebbe andata a trovare grossomodo nei pressi della Basilica di San Paolo, portando Roma ad espandersi in direzione del Tirreno. In questo senso, anche se il porto non fu mai realizzato, fu costruita l'area industriale all'inizio dell'Ostiense, la ferrovia Roma-Lido e la stessa Garbatella, la cui prima pietra fu posata nel 1920, rispecchia numerose caratteristiche di un borgo marinaro.
Nel 1928 fu anche costruita la Via del Mare, la seconda autostrada al mondo dopo la Milano-Laghi realizzata per collegare il centro di Roma ad Ostia.
Tra gli anni Venti e Trenta si ebbe un notevole sviluppo del Lido di Ostia, cui presero parte alcuni dei massimi architetti dell'epoca e che aveva portato alla nascita di un moderno lido marittimo, che però ebbe anche l'effetto di porre gradualmente fine alle ambizioni di creare un grande porto a Roma.
Questo portò inoltre a un grande spazio inabitato, con solo qualche baracca e piccoli borghetti ed appezzamenti compreso praticamente tra la Basilica di San Paolo ed Ostia Antica, che l'urbanistica del regime avrebbe voluto con il tempo riempire con nuovi quartieri.
Con questo sviluppo del lido di Ostia e la nascita della Via del Mare, il Governatorato di Roma iniziò a porsi la questione di come occupare quell'ampio spazio compreso tra la Basilica di San Paolo e il Lido di Ostia, fino a quel momento tenuto al di fuori di qualsiasi progetto ed urbanistica con la sola eccezione delle opere di bonifica che avevano avuto luogo ad Ostia Antica alla fine del XIX Secolo ad opera di braccianti romagnoli, in particolare modo ravennati e del borgo agricolo di Acilia, costruito nel 1916 presso i Monti di San Paolo.
Per risolvere la questione del vuoto tra Roma ed il mare, Virgilio Testa, a capo dell'Ufficio Studi del Governatorato, propose la realizzazione di un quartiere lineare da sviluppare lungo la Via del Mare, seguendo dunque le teorie dell'ingegnere spagnolo Arturo Soria, proposte nel 1882 nel giornale El Progresso e in cui proponeva una città da svilupparsi in lunghezza seguendo un asse stradale. La teoria, seppur ripresa negli anni da diversi architetti a partire da Le Corbusier, non ha avuto negli anni molti casi di attuazione pianificata, venendo applicata soprattutto a livello principalmente spontaneo e dettato da caratteristiche geomorfologiche del luogo o in casi limitati e con diverse modifiche, come nel quartiere romano di Spinaceto.

Il PRG del 1931, in cui è previsto solo un modesto sviluppo verso Sud

Nel 1935, invece, Gustavo Giovannoni propose di occupare questo spazio con la nascita di una serie di borgate autonome, che fossero collegate tra di loro e con il resto della città con una strada che fu convenzionalmente chiamata succursale Ostiense. Seppur questo progetto non ebbe seguito, influenzò notevolmente gli sviluppi successivi.
Parallelamente a questo aspetto, negli stessi anni si iniziarono a prendere in esame anche altri importanti aspetti che saranno fondamentali per lo sviluppo di Roma verso il mare: la possibilità di ospitare a Roma, tra il 1939 ed il 1942, un'Esposizione Universale e la nascita di una via litoranea che collegasse Ostia in direzione di Anzio e Nettuno (che nel 1939 si sarebbero provvisoriamente unite nella città di Nettunia) a sud e di Civitavecchia a Nord.
Non va inoltre sottovalutato il ruolo della bonifica delle Paludi Pontine, iniziata negli anni Venti, e che negli anni Trenta vide la nascita di diversi borghi rurali ed importanti città di fondazione, a partire da Littoria, Aprilia, Pontinia, Sabaudia e, più verso l'Agro Romano, Pomezia.
Virgilio Testa, insieme all'allora Governatore Giuseppe Bottai, individuarono come possibile area per la realizzazione di un nuovo quartiere espositivo la Magliana, mentre Gustavo Giovannoni, in un editoriale uscito nel 1936 su Il Giornale d'Italia, propose un quartiere permanente con funzione espositiva, individuando come area possibile l'ansa del Tevere presso San Paolo, la zona oggi nota come Valco San Paolo. Alla fine, sempre quell'anno, Benito Mussolini scelse come area per l'Esposizione la zona presso l'Abbazia delle Tre Fontane.

Mappa del progetto del quartiere dell'Esposizione

Questa scelta fu determinante per tracciare le linee dell'espansione di Roma verso il mare.
Quell'anno, infatti, lo stesso Benito Mussolini decise che la Via dell'Impero, la grande opera di sventramento che aveva riportato alla luce le vestigia dei Fori Imperiali, avrebbe dovuto assorbire la Via dei Trionfi (l'attuale Via di San Gregorio) e da lì proseguire, attraverso un grande viale che avrebbe sostituito la Passeggiata Archeologica, sarebbe passato attraverso le Mura Aureliane e da lì avrebbe raggiunto il mare. 
Per quanto le innovazioni in termini di viabilità prediligevano il passaggio della sede di una strada ad alto scorrimento al di fuori di un quartiere, si decise di far passare la Via Imperiale all'interno del nuovo quartiere dell'Esposizione per ragioni scenografiche.
Nel frattempo, la fondazione di nuovi borghi nelle bonificate Paludi Pontine e, soprattutto, la costruzione della nuova città di Aprilia, nell'Agro Romano, portarono alla necessità di una nuova strada che, partendo proprio da sud, potesse collegare Roma ad Aprilia e da lì proseguire verso Littoria. Nacque così la Via Mediana, ovvero l'attuale Via Pontina, che avrebbe dovuto partire proprio dalla Via Imperiale appena progettata per muovere verso Sudest nei nuovi borghi. Si iniziava dunque sempre di più a configurare una vera e propria espansione di Roma verso il litorale tirrenico.
Il nuovo quartiere che stava nascendo in vista dell'Esposizione si stava già configurando come un'importante snodo urbano. 
La Via Imperiale lo avrebbe collegato con il centro città da una parte e con il litorale dall'altra. Inoltre, sarebbe stato costeggiato dalla Via del Mare, e dall'Ostiense, già esistenti e con funzione simile. La Via Mediana, che lo avrebbe collegato alla nuova area urbana dell'Agro Pontino, si sarebbe innestata con la Via Imperiale a Sud del quartiere dell'Esposizione. Questo avrebbe inoltre permesso un prolungamento della Mediana verso ovest che, varcando il Tevere, avrebbe potuto raggiungere Ponte Galeria ed innestarsi nell'Aurelia all'altezza di Palidoro.
Il definitivo percorso della Via Mediana venne stabilito dall'Opera Nazionale Combattenti nel 1938, anno in cui venne costruito, tra Roma ed Aprilia, il nuovo borgo di Pomezia.
In quest'ottica, dunque, si andò a creare un nucleo a sé stante come quello del Quartiere dell'Esposizione, ben collegato con tutte le aree intorno ad esso e che avrebbe ospitato monumentali edifici, opera dei principali architetti dell'epoca. Non sarà però in questo articolo, focalizzato sull'espansione di Roma verso il Tirreno, che ci andremo a soffermare sull'ambizioso progetto di questo nuovo quartiere, solo in parte realizzato a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
La creazione di un quartiere così importante e monumentale, che avrebbe dovuto attrarre persone da tutto il mondo, ovviamente avrebbe coinvolto l'intera città e portato a nuovi sviluppi urbanistici.
Un grande tema urbanistico era sicuramente il vuoto che rimaneva tra la Garbatella e l'Esposizione Universale, e per questa ragione, il Governatorato trovò una soluzione urbanistica, attualmente in parte ancora facilmente riconoscibile dal momento che fu in parte attuata.
Il Piano Regolatore del 1931 prevedeva uno sviluppo molto limitato a Sud oltre la Garbatella e, soprattutto, non prevedeva la presenza della Via Imperiale. Questo portò alla creazione di una variante del piano in vista dell'Esposizione realizzata nel 1940.
Oltre all'urbanizzazione della pianura di Pietra Papa e del Valco di San Paolo e la creazione di una circonvallazione compresa tra la Via Ostiense e la Via Latina, già previsti nel PRG del 1931, si fece un progetto per occupare lo spazio rimasto tra la Garbatella e l'Esposizione in maniera funzionale alle esigenze monumentali. Gli studi che portarono a questa variante furono svolti negli anni precedenti da diversi architetti coordinati da Marcello Piacentini.

La variante del PRG del 1940

Il Piano prevedeva che la Via Imperiale, subito prima dell'Esposizione, avrebbe incontrato altre due strade in una nuova grande piazza, creando dunque un tridente sull'esempio di quello di Via del Corso, tipologia usata a Roma in diverse occasioni ma che qui avrebbe avuto una portata ben più ampia.
A venirci incontro per capire di più sui progetti di urbanizzazione, c'è il verbale del Governatorato di Roma in cui sono assegnati i nomi delle nuove strade tracciate nel nuovo piano (il verbale è consultabile qui).
Da qui possiamo chiaramente vedere come in questo modo oltre all'attuale Via Cristoforo Colombo nacque Viale Guglielmo Marconi, che dalla nuova Piazza della Radio nell'area della Stazione Trastevere, con un rettilineo avrebbe raggiunto la nuova Piazza del Lavoro, questo il nome della piazza di confluenza delle tre strade del nuovo tridente, superando il Tevere con il nuovo Ponte Marconi. La strada centrale del tridente prendeva invece il nome di Viale Dante, e corrisponde in gran parte all'attuale Viale Leonardo Da Vinci.
Un'ulteriore importante arteria avrebbe avuto un ruolo cruciale nella mobilità di questo tridente, passando al suo esterno, collegando Tor Marancia alla Via Laurentina, dove cui si sarebbe innestata poco prima dell'Abbazia delle Tre Fontane: Viale delle Corporazioni. Quest'ultima strada oggi è individuabile nel rettifilo Via Acri - Viale Pico della Mirandola - Via Ambrosini - Via Mantegna. 
Oltre a questo, era previsto un nuovo ponte sul Tevere nei dintorni di San Paolo, il Ponte di Pietra Papa, e due Circonvallazioni, Circonvallazione Ostiense e Circonvallazione Ardeatina, che avrebbero così collegato l'Ostiense ala zona dell'Appio Latino, connettendosi a Piazza Zama tramite la nuova Via Bitinia e all'Arco di Travertino tramite Via del Tempio di Bacco.

La Via Imperiale all'altezza delle Mura Aureliane

La Via Imperiale, nel tratto tra le Mura Aureliane e l'Esposizione, sarebbe inoltre dovuta essere scandita da quattro grandi piazze: Piazza IX Maggio, in memoria della data in cui fu proclamato l'Impero d'Italia, corrispondente all'attuale Largo Fochetti, ove erano previsti grandi edifici a fare, di fatto, da propilei, Piazza delle Legioni Romane, corrispondente all'attuale Piazza dei Navigatori, Piazza degli Imperatori, oggi di fatto inesistente ma che si trovava tra l'attuale vecchia Fiera di Roma e l'inizio dell'attuale Viale Giustiniano, e Piazza dei Consoli, corrispondente agli attuali parchi all'altezza dell'odierna Piazza Silvio d'Amico.
Da queste piazze partivano i nuovi quartieri, la cui toponomastica in molti casi non era estranea alle esigenze propagandistiche del regime fascista.

Via Imperiale nel suo progetto originario

Da Piazza delle Legioni Romane, ad esempio, partiva il Quartiere dell'Opera Nazionale Maternità, dove era la sede di questa istituzione, che vedeva come arteria principale Viale della Madre Italiana e le strade dedicate a madri di grandi italiani, tra cui Via Rosa Maltoni Mussolini, madre di Benito Mussolini. Questi due toponimi sono stati cambiati dopo la caduta del Fascismo, ma ancora oggi rimangono le varie Via Rosa Raimondi Garibaldi e Via Maria Drago Mazzini.
Da Piazza degli Imperatori partivano invece le strade dedicate appunto ai grandi imperatori romani, dominate da Viale Traiano, l'odierno Viale Giustiniano Imperatore. Nella parte più vicina a Viale Dante, furono pensate strade dedicate a grandi letterati italiani. Questi nomi sono ancora oggi presenti e le strade facilmente individuabili. Non ci sono invece le strade dedicate alle grandi battaglie di Roma Antica, che sarebbero dovute essere nei pressi di quelle dedicate agli imperatori.
Nomi di antiche città italiche e provincie Romane furono previsti, e sono ancora presenti, nella zona dell'Appio-Latino, con la differenza che avrebbero coinvolto anche l'Appia Antica (Piazza Cuma si sarebbe trovata all'incrocio tra l'Appia Antica e la Circonvallazione Ardeatina, dove oggi c'è Via della Travicella), fino a Tor Marancia, dove la toponomastica avrebbe avuto numerosi nomi locali, come effettivamente si può ancora verificare.
Nella zona della Via Imperiale più vicina all'Esposizione, le strade avrebbero preso i nomi delle grandi accademie italiane, nomi poi presi da un gruppo di strade più in direzione di Tor Marancia, e alle bonifiche portate avanti dal regime, con una nuova Piazza delle Bonifiche e strade dedicate a Sabaudia, Carbonia, Guidonia, Fertilia, Pontinia ed Aprilia.
Altra parte del progetto, che era da anni in cantiere, fu l'urbanizzazione della pianura di Pietra Papa, parte del Quartiere Portuense oggi chiamato talvolta Quartiere Marconi per distinguerlo dal resto del quartiere. Nel piano del 1940 non si riscontrano differenze eccessive rispetto a quanto effettivamente realizzato negli anni a seguire, la maggiore differenza è il mai realizzato Ponte di Pietra Papa. In quest'area si decise di dedicare le strade ai progressi della tecnica ed ai loro artefici, come effettivamente è stato.
Nel 1938 inizia la costruzione della Via Imperiale, pensata come un rettilineo che sia anche l'asse portante del quartiere dell'Esposizione, nonostante autorevoli pareri contrari, come quelli di Giuseppe Pagano e Luigi Piccinato, e lo stesso anno si inizia a pensare alla realizzazione degli edifici lungo la strada, con un piano guidato da Marcello Piacentini che punta a una forte monumentalità.

Il piano particolareggiato per la realizzazione della Via Imperiale

Si pensa dunque a una successione di edifici, pubblici nei nodi principali e residenziali sul resto della strada. Nel 1940 inizia la costruzione degli alberghi di massa, destinati ai visitatori dell'E42, opera di Cesare Pascoletti, che ancora oggi sono visibili in Piazza dei Navigatori e lungo la Via Cristoforo Colombo e che dopo la guerra sono stati adibiti a edifici residenziali. A Luigi Piccinato ed Eugenio Fuselli è invece assegnato il compito di studiare la realizzazione dei nuovi quartieri lungo la nuova arteria e il loro connubio con l'urbanizzazione preesistente fino a Castel Fusano, mentre ad Alfio Susini è assegnato il compito di progettare un arrivo monumentale della strada sul Litorale.

Il progetto di Susini per l'arrivo della Via Imperiale a Castel Fusano

Augusto Baccin vince invece il concorso del 1941 per la realizzazione del tridente di collegamento tra la Via Imperiale e la città, che sarebbe dovuto essere l'attuale Piazza del Lavoro, oggi tuttavia ridotta a mero svincolo ed esempio lampante di toponomastica interrotta.
Negli anni successivi la Seconda Guerra Mondiale condizionò inevitabilmente anche l'agenda urbanistica della città, portando al rinvio a tempo indeterminato di tutte le opere in via di realizzazione ed al rinvio della stessa Esposizione prevista per il 1942. Tuttavia, in prospettiva di una ripresa dei lavori al termine del conflitto, i progetti non cessarono. Nel 1941 viene ad esempio realizzato il Piano Regolatore della Metropolitana, in cui si prospetta uno sviluppo della ferrovia urbana in direzione del mare, e sempre in quell'anno viene realizzata in gran segreto una nuova variante del Piano Regolatore di Roma relativa allo sviluppo della città tra l'Esposizione e il litorale, in cui veniva previsto anche un aeroporto nell'area della Magliana. Le strade tracciate nel 1940 vengono però in gran parte congelate, in attesa degli sviluppi del conflitto.

La variante del PRG del 1942

Tuttavia, quando la guerra finisce l'Italia, sconfitta, è provata dalle devastazioni del conflitto e non è facile portare avanti i progetti preesistenti. Alle contingenze legate alla ricostruzione, c'è anche una ragione politica per cui la retorica del fascismo viene in grandissima parte abbandonata. Un progetto del 1945 di Annibale Palluchini prova a riprendere in parte lo sviluppo verso il mare e immagina un nuovo porto industriale per Roma, ma viene accantonato.
Con l'arrivo dei fondi per la ricostruzione, l'aumento demografico italiano e il maggior spostamento di popolazione verso le città, però, la necessità di uno sviluppo urbano a Roma si fa concreta, e i progetti in cantiere vengono dunque portati avanti. I principali edifici del quartiere dell'Esposizione, nel frattempo chiamato da tutti EUR, vengono portati a termine grazie anche agli impulsi di Virgilio Testa, a capo dell'Ente EUR e che in passato aveva seguito in prima persona i progetti per l'espansione di Roma verso il mare. Lo sviluppo di questo quartiere avviene sotto l'insegna di un nuovo quartiere internazionale e direzionale, favorito anche dall'impulso delle Olimpiadi del 1960 di Roma di cui fu uno dei poli principali.
Se l'EUR crebbe, in parte secondo il progetto e in parte in maniera diversa, con un maggior numero edifici residenziali ad esempio, un discorso molto simile avvenne per il resto del progetto di espansione che abbiamo visto nella variante del PRG del 1940.
Quel piano, così come l'ulteriore variante del 1942, furono di fatto usati come base per l'espansione della città dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, le modifiche che avvennero sono la causa, peraltro, di numerosi casi di toponomastica interrotta.
Nel 1945 era stata costruita, ad esempio, la Chiesa di Santa Maria Regina degli Apostoli, in Via Antonino Pio, prevista già nei progetti precedenti. La Via Imperiale era tracciata solo in parte e lungo di essa erano stati costruiti solo alcuni edifici, gli alberghi di massa di Cesare Pascoletti, tra cui uno dei due previsti in Piazza delle Legioni Romane.
I nomi delle strade, tuttavia, iniziarono a essere cambiati. I riferimenti al regime fascista furono tolti già nel 1944, e anche i toni trionfalistici e retorici vennero gradualmente abbandonati. La Via Imperiale divenne infatti nel 1955 Via Cristoforo Colombo (pensate che la prima strada dedicata al navigatore genovese a Roma fu una strada estremamente corta, l'attuale Via Cecchi a Testaccio), al nome Piazza delle Legioni Romane, l'unica di cui era un accenno di edificazione delle quattro previste, fu preferito quello di Piazza dei Navigatori. Il Viale della Madre Italiana fu invece cambiato in Viale Alessandra Macinghi Strozzi e Via Rosa Maltoni Mussolini divenne Via Rosa Guarnieri Carducci. Non vennero mai dedicate strade alle bonifiche come previsto in precedenza, né a personaggi legati al regime fascista.

La zona sud di Roma con i segni dello sviluppo in corso secondo il progetto di espansione verso il Tirreno in una mappa del 1943

Se l'urbanizzazione sulla pianura di Pietra Papa proseguì senza grossi ostacoli (tranne l'edificazione, mai avvenuta, del Ponte di Pietra Papa, in parte ovviata solo nel XXI Secolo ed in modo molto parziale con la realizzazione del pedonale Ponte delle Scienze), altrove non fu così.
La zona a sud della Garbatella fu quasi del tutto urbanizzata, ma non fu seguita del tutto la pianificazione prevista, soprattutto nella zona più a ridosso dell'EUR. Il Viale Dante, divenuto poi Via Leonardo da Vinci, finì per interrompersi in Via Silvio d'Amico e trasformarsi in un sentiero, per poi arenarsi all'arrivo alla Laurentina. La Piazza del Lavoro, che sarebbe dovuta essere il punto d'incontro del Tridente, si trasformò di fatto in uno svincolo tra Viale Marconi e Via Cristoforo Colombo, in nulla percepibile come una piazza, divenendo di fatto un esempio di toponomastica interrotta.
Il sistema di circonvallazioni tra l'Ostiense e l'Appia anch'esso non fu realizzato come previsto nel 1940. L'urbanizzazione dell'inizio dell'Appia Antica fu mantenuto in programma negli anni '50, ma fu al centro di una delle prime battaglie a difesa del paesaggio del dopoguerra, ed alla fine non venne realizzato alcun piano di urbanizzazione dell'area. Questo comportò la non realizzazione della Circonvallazione Ardeatina (altro grande esempio di toponomastica interrotta, in quanto de iure esistente ma de facto non una circonvallazione, ma come un semplice sentiero) e della Via del Tempio di Bacco, lasciando il compito di unire l'Ostiense all'Appio-Latino al sistema di strade Viale Marco Polo-Via Cilicia, anch'esso previsto nel 1940 ma di cui ci si aspettava un ruolo subalterno alle Circonvallazioni Ostiense ed Ardeatina. Probabilmente i lavori per realizzare questo sistema stradale iniziarono anche, essendo il tracciato in parte riconoscibile all'interno del Parco della Caffarella tramite vedute satellitari.
Un'altra strada che ha visto decisamente ridotta la propria importanza rispetto al piano del 1940 è Via Bitinia, che avrebbe dovuto essere un'importante strada di scorrimento (di fatto sovrapposta alla ferrovia) tra Piazza Zama e le circonvallazioni, ma oggi si trova essere una breve strada che fiancheggia la ferrovia.
Il Valco San Paolo, invece, doveva essere urbanizzato completamente, ma in realtà l'edificazione dell'area è avvenuta, negli anni, in ordine sparso, e rappresenta ancora oggi, in parte, un vuoto urbano.

Targa in memoria dei partigiani


La targa in questione si trova in Via di Donna Olimpia, nel Quartiere Gianicolense, e ricorda i partigiani attivi a Roma durante l'occupazione tedesca della Capitale, tra il Settembre 1943 ed il Giugno 1944.

Targa in memoria di Pio XI e dei restauri della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso



La targa in questione si trova sull'abside della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso, in Piazza Augusto Imperatore, nel Rione Campo Marzio, e ricorda come sotto Papa Pio XI Ratti sia stata restaurata la Basilica in questione, in occasione dei lavori che hanno portato all'isolamento del Mausoleo di Augusto ed alla nascita di Piazza Augusto Imperatore.

Statua di Gandhi


La statua in questione si trova in Piazza Gandhi, nel Quartiere Europa, meglio noto come EUR, in Piazza Gandhi. Il monumento dedicato al grande leader nonviolento indiano Mohandas Gandhi, noto come il Mahatma (Porbandar 1869 - Nuova Delhi 1948) venne realizzato nel 1970, perché fosse collocato nella piazza che nel 1969 era stata a lui dedicata. L'opera venne realizzata dall'architetto Eugenio Galdieri e al momento dell'inaugurazione, il 29 Giugno 1970, furono presenti autorità italiane ed indiane, oltre all'orientalista Giuseppe Tucci, legato a Gandhi da un'amicizia.

Palazzina Selva


La Palazzina Selva si trova in Via del Giordano all'angolo con la scalinata di Viale America, nel Quartiere Europa, meglio noto come EUR. L'edificio in questione è a carattere residenziale, e si tratta del primo di questa tipologia ad essere stato completato nell'intero quartiere EUR.
A realizzare questo edificio è Bernardo Selva, ingegnere figlio dello scultore Attilio Selva e fratello del pittore Sergio, che progetto la palazzina come residenza per il padre.
Si tratta di un edificio particolare, a tre piani, con ingresso su Via del Giordano ma in cui il prospetto principale e maggiormente scenico risulta essere quello sulla scalinata di Viale America. Sulle balconate, così come all'ingresso e nell'androne, sono presenti mosaici opera di Sergio Serra, fratello dell'architetto che ha progettato la palazzina, che danno all'edificio un tocco maggiormente scenico, ispirandosi in parte alle decorazioni di Amerigo Tot presenti alla Stazione Termini.
L'edificio presenta inoltre un certo dinamismo dato sia dalla forma della terrazza superiore sia dalla pianta dell'edificio, piegata su due dei quattro prospetti.

Giardino degli Ulivi


Il Giardino degli Ulivi si trova nel Quartiere Europa, meglio noto come EUR, tra Via dell'Antartide e Viale dell'Umanesimo, nascosto su un'altura situata proprio di fronte al Fungo. L'origine di questo particolare giardino risale al 1940, quando venne pensato dall'architetto Raffaele De Vico nell'ambito della costruzione del nuovo quartiere adibito ad ospitare l'Esposizione Universale del 1942.
L'idea di De Vico era quella di realizzare un giardino che fosse un luogo mistico, situato su una collina spoglia da cui si sarebbe potuto godere di una vista a perdita d'occhio verso l'Agro Romano.
La sua realizzazione venne tuttavia, come molti monumenti della zona, interrotta a causa dell'entrata dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale. Nel 1952 Virgilio Testa, a capo dell'ente EUR, chiese a De Vico di terminare l'opera in versione tuttavia ridotta. Oggi il giardino si presenta come un luogo austero e rustico fatto di rocce disposte in maniera circolare accompagnate da ulivi, al cui centro è presente una semplice croce metallica poggiata su una roccia. Quando esso venne realizzato, la collina ove sorge venne in parte lottizzata e vi vennero costruite intorno alcune ville.
Non è chiaro se il progetto originale vedesse la presenza anche di pioppi nella parte centrale del giardino, mentre è considerato abbastanza probabile che fossero presenti anche dei ruscelli.
Come pendent di questo giardino, ne fu realizzato, sempre da De Vico, un altro gemello dall'altro lato di Viale Umanesimo rispetto al PalaLottomatica, tra lo stesso Viale e Via degli Urali, che si presenta in forme molto simili.

Il Fungo



Il Fungo è il nome con cui è noto il centro idrico situato il Largo Pakistan, nel Quartiere Europa, meglio noto come EUR. Questa torre piezometrica venne costruita tra il 1957 ed il 1959 dall'architetto Roberto Colosimo in collaborazione con Sergio Varisco, Aldo Capozza e Sergio Martinelli per raccogliere l'acqua del vicino Laghetto dell'EUR, proveniente dall'acquedotto della Cecchignola, e redistribuirla ai giardini del quartiere.

Il serbatoio in costruzione nel 1958

Si realizzò dunque un serbatoio interamente in cemento armato alto 51,9 metri a forma di fungo, da cui il nome con cui è noto a tutti a Roma.

Particolare dei grandi pilastri in cemento armato a forma di v rovesciata che sostengono la vasca

Nello specifico, si tratta di una struttura poggiata su otto pilastri disposti a pentagono che a sei metri da terra si dividono a loro volta ciascuno in due diverse forme che si riuniscono al termine, dove si trova la vasca dell'acqua del diametro di 30 metri e della capacità di 2500 metri cubi. Internamente ai pilastri si trova un corpo cilindrico che contiene le tubature, le scale e due vani ascensore.

Il fungo in costruzione

Alla base della vasca del serbatoio, al quattordicesimo piano, era inoltre presente un belvedere panoramico.

Il serbatoio dell'eur appena costruito

Nel 1961 il famoso tenore Mario del Monaco decise di realizzare un ristorante panoramico di lusso sul tetto del serbatoio, progettato dall'architetto Lorenzo Monardo e gestito dalla famiglia Rosa. Furono realizzate delle finestre aggettanti verso l'esterno per ricavare maggiore spazio nel ristorante.

Il ristorante nei primi anni sessanta

Il 20 gennaio 1964 fu inaugurato con una grande serata di gala. Ben presto si rivelò uno dei più esclusivi locali degli anni sessanta e settanta.
Oltre al ristorante, il Fungo ospitava anche un bar al pian terreno. Contemporaneamente fu realizzata sul tetto una intelaiatura di tubi innocenti che ospitavano degli spazi pubblicitari.

Il fungo come appariva negli anni settanta

Nel settembre del 1978 una bomba di tre chili di tritolo esplose devastando completamente il bar del pianterreno, si trattò di un attentato di matrice politica di sinistra contro quello che era diventato il luogo di ritrovo della giovane destra estrema romana. Tra il 1978 e il 1991 il ristorante rimase chiuso.

Il fungo negli anni novanta

Nel 1990 la famiglia Reggiani finanziò la ristrutturazione del complesso che fu progettata dagli architetti Di Giuseppe, Manzoni e Lenci. Fu realizzato un bar pizzeria al piano terra e il ristorante al 14° piano. Molto interessante è la vista panoramica dal ristorante su tutta la città di Roma.

Dal ristorante al 14° piano si gode una magnifica vista sulla città

Altri lavori sulle strutture in cemento armato sono stati effettuati nel 2009 da Eur Spa per un costo di oltre un milione di euro.

La grande vasca ha un diametro di 30 metri

Busto di Giuseppe Pella


Il busto di Giuseppe Pella si trova in Largo Giuseppe Pella, nel Quartiere Europa, noto ai più come EUR. Esso venne realizzato nel 1986 dalla scultrice Marcella Marcus Sala su iniziativa dell'Associazione Agape Fraterna - organizzazione benefica fondata proprio da Pella - per ricordare Giuseppe Pella (Valdegno 1902 - Roma 1981), uomo politico della Democrazia Cristiana, Presidente del Consiglio dal 1953 al 1954 e dimessosi dall'incarico per divergenze sull'atteggiamento da adottare verso la Jugoslavia per quanto riguardava la richiesta di annessione della Zona B del territorio libero di Trieste.
La statua venne inaugurata il 19 Maggio 1986 alla presenza del sindaco di Roma Nicola Signorello, del Ministro dell'Interno Oscar Luigi Scalfaro, di Diana, nipote di Pella, e del presidente dell'Agape Fraterna Mario Lepore nel largo che dal dicembre precedente aveva preso il nome dello statista.
La posizione del busto risulta particolarmente scenografica, avendo alle proprie spalle il Laghetto dell'EUR ed il PalaLottomatica.

Targa in memoria di Guido Volponi


La targa in questione si trova all'interno del Palazzo Sant'Agostino, sede dell'Avvocatura dello Stato, situato in Via dei Portoghesi, nel Rione Sant'Eustachio, e ricorda Guido Volponi (Sant'Angelo in Lizzola 1907 - Roma 1944), impiegato dell'Avvocatura dello Stato morto nell'eccidio delle Fosse Ardeatine.

Targa in memoria dei caduti dell'Avvocatura dello stato


La targa in questione si trova all'interno del Palazzo di Sant'Agostino, sede dell'Avvocatura dello Stato, in Via dei Portoghesi, nel Rione Sant'Eustachio, e ricorda i dipendenti dell'Avvocatura dello Stato morti nella Prima Guerra Mondiale.

Monumento ai caduti di Anzio


La stele in questione si trova ad Anzio, in Piazza Garibaldi, e ricorda tutti i cittadini di Anzio caduti nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale. La città di Anzio, dal punto di vista bellico, è particolarmente legata allo sbarco di truppe angloamericane qui avvenuto nel 1944.
La stele è stata qui innalzata nel 2014.

Targa in memoria dei dipendenti dell'INAIL caduti nelle due guerre mondiali


La targa in questione si trova all'interno del palazzo dell'INAIL, in Via IV Novembre, nella parte compresa nel Rione Trevi, e ricorda i dipendenti dell'istituto caduti nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale.

Colpo di fulmine a San Paolo


Colpo di fulmine a San Paolo è il modo con cui abbiamo deciso di chiamare una storia che sta facendo parlare di sé, un racconto che apparentemente esce in parte dai temi tradizionali di questo sito ma in realtà non crediamo così, perché rappresenta un esempio di storia metropolitana contemporanea di Roma, una storia che chissà, magari nei libri di curiosità romane che usciranno tra un secolo sarà menzionata.
Il 16 maggio 2017, il 30enne Alessio era salito a bordo della Linea B della metropolitana di Roma alla fermata San Paolo, quando ha scorto una ragazza con cui ha condiviso il viaggio fino a Termini. Durante queste sei fermate, è scattato il colpo di fulmine, con tanto di "nodo allo stomaco" e alla fine un breve ma infinitamente meraviglioso e profondo sguardo. Ma è mancato il coraggio di un approccio.
A quanto pare, per il ragazzo protagonista della vicenda, non si è trattata di una semplice infatuazione come quella di chi, abituato a lunghi viaggi nei mezzi pubblici, si distrae nel vedere una bella ragazza e vi fantastica una storia d'amore, ma si è trattato di un vero e proprio colpo di fulmine, almeno a giudicare dalla reazione.
Nei giorni successivi, infatti, Alessio ha riempito la zona dell'Ostiense e numerose stazioni della metropolitana di volantini in cui parla del colpo di fulmine, di cosa gli è successo ed invita la ragazza, che descrive solamente parlando di una giovane donna con i capelli lunghi e sciolti, cuffie dello smartphone alle orecchie e jeans, e la infita a contattarlo ad un indirizzo mail creato ad hoc: colpodifulmineasanpaolo@gmail.com .
Ci auguriamo che questo articolo abbia nel suo piccolo contribuito a far trovare i due giovani.

Via degli Irpini


Via degli Irpini si trova nel Quartiere Tiburtino, nella parte nota come San Lorenzo, compresa tra Via dei Marrucini e Via Cesare De Lollis. La strada venne ufficialmente istituita nel 1911 e dedicata all'antica popolazione italica degli Irpini, che abitavano l'area ancora oggi nota come Irpinia. Questa strada, insieme alle limitrofe vie dei Marrucini, dei Dalmati, dei Vestini e dei Peligni erano dette, a causa della vicinanza con il cimitero del Verano, Via delle Anime Sante. Nel 1911, dunque, con l'urbanizzazione maggiore di queste strade, le si vollero uniformare alla toponomastica della zona che in quegli anni si stava ulteriormente sviluppando. I confini della strada, tuttavia, quando ancora non esisteva l'attuale Via De Lollis (nata come Via dei Battaglioni Universitari e che cambiò nome dopo la caduta del Fascismo) e soprattutto prima della realizzazione della Città Universitaria, erano leggermente diversi, ed anche parte dell'attuale Via dei Dalmati era inclusa in Via degli Irpini.
La strada fu alla fine degli anni '30 dunque di fatto divisa in due parti da Via dei Battaglioni Universitari (attuale Via De Lollis). Nel 1951, Via degli Irpini venne accorciata al solo tratto compreso tra Via dei Marrucini e Via De Lollis, di fatto una strada ad angolo retto e compresa nell'isolato della Città Universitaria.

Via della Lupa


Via della Lupa è una strada situata nel Rione Campo Marzio e compresa tra Largo della Fontanella di Borghese e Via dei Prefetti. Il nome di questa strada è dovuto ad una fontana con una lupa che allattava i due gemelli, addossata al palazzo Capilupi, all'angolo tra la strada e Via dei Prefetti, risalente al XVI Secolo e che recava una scritta in latino voluta da Ippolito Capilupi che era così traducibile "una lupa non feroce diede dolce latte ai gemelli; così qui accanto un mite lupo ti dona acqua, che perenne sgorga più dolce dello stesso latte, più pura dell'ambra, più fredda della neve. Di qui dunque con lucente secchio il solerte fanciullo e la giovane e la vecchia massaia portino a casa l'acqua; ma non si avvicinino alo zampillo cavalli ed asini, né il cane né il caprone vi bevano con la sporca bocca". Questa iscrizione è stata trasferita nel palazzo su Via dei Prefetti. La strada fino al 1921 era un vicolo e fu elevata al rango di via.
Nel 1946 fu posta nella strada una targa in memoria di Filiberto Zolito, antifascista ucciso a Forte Bravetta nel 1944 che qui abitava.
Come noto la Lupa è uno dei simbolo di Roma ed anche il simbolo della squadra di calcio A.S. Roma, di cui per questa ragione campeggia sulla targa stradale un adesivo.

Corso Duca di Genova


Corso Duca di Genova è una strada situata nel Quartiere Lido di Ostia Ponente e compresa tra il Piazzale della Stazione Lido e Piazza Vipsanio Agrippa. La strada nacque negli anni '30, quando iniziò ad essere urbanizzato il Lido di Ostia, e prese inizialmente il nome di Viale Regina Margherita. Nel 1938, tuttavia, per evitare confusione con i toponimi del resto di Roma, numerose strade omonime di Ostia cambiarono nome, tra cui appunto Viale Regina Margherita, che per l'occasione prese il nome di Corso Duca di Genova, in onore del Principe Tommaso di Savoia, ammiraglio e luogotenente nel corso della Prima Guerra Mondiale.
Tra gli anni '20 e '30 questa strada, pensata come una delle arterie principali del nuovo Lido di Ostia, fu protagonista di numerosi importanti interventi architettonici. Nel 1926 vi venne costruito dall'architetto Camillo Palmerini un complesso ICP. Nel 1934 Ignazio Guidi vi costruì invece la Scuola Elementare Fratelli Garrone, mentre nel 1936 l'architetto Paolo Benadusi costruì la Casa del Balilla.
Successivamente, tra gli anni '60 e '70, in questa strada e nelle vie limitrofe vennero realizzati diversi edifici a carattere residenziale da parte dell'architetto Serena Boselli.
Diverse targhe stradali della strada riportano la scritta Quartiere XIX, pur trovandosi nel Quartiere XXXIII. Non si tratta però di un errore: il Quartiere Lido di Roma fu infatti, per un certo periodo, esistente con il numero XIX.

Targa in memoria di Ciro Menotti


la targa in questione si trova in Piazza Verbano, nel Quartiere Trieste, e ricorda Ciro Menotti, alpino della Julia, Medaglia d'Oro al Valor Militare, pronipote dell'omonimo Ciro Menotti, protagonista del Risorgimento. Il giovane alpino, che qui visse, morì nel 1942 in Russia nel corso della tragica campagna di Russia in cui morirono migliaia di alpini.

Vicolo Doria


Vicolo Doria è una strada del Rione Pigna compresa tra Piazza Venezia e Via del Corso. Essa si presenta come una stradina ad angolo retto che divide il Palazzo Doria Pamphilj, da cui deriva il nome, ed il Palazzo Bonaparte. In precedenza la strada era detta Vicolo della Stufa, nome che era comune a molti vicoli di Roma e derivava dalle Stube, termine tedesco che a Roma divenne ben presto Stufa. 


Le stufe erano dei bagni terapeutici introdotti dai tedeschi a Roma a partire dal XVI Secolo. Questi luoghi si trasformarono ben presto in luoghi malfamati, dove era ben diffusa a prostituzione sia eterosessuale che omosessuale. Con il passare del tempo questi stabilimenti caddero in disuso, ma il nome rimase in alcune strade. Tuttavia, i Piemontesi, giunti a Roma, fecero diverse modifiche alla toponomastica cittadina togliendo i nomi da loro giudicati poco decenti, tra cui le stufe. Per questa ragione, nel 1871 venne cambiato il nome di questa strada in Vicolo Doria, dal vicino Palazzo Doria Pamphilj.
Tuttavia, accanto all'attuale targa stradale è presente ancora il vecchio nome dipinto sul muro.
Nella strada esisteva la libreria Borzi.

Targa in memoria del rastrellamento del Quadraro


La targa in questione si trova in Largo dei Quintili, nella parte del Quartiere Tuscolano nota come Quadraro, e ricorda il rastrellamento avvenuto appunto nel Quadraro il 17 Aprile 1944 per mano dei militari tedeschi, che fecero prigionieri circa 2.000 abitanti della zona per deportarli in Germania.
La targa in questione è stata qui posta il 17 Aprile 2001 dai Municipi VI e X.

Bandiera della Città del Vaticano



La bandiera della Città del Vaticano è un vessillo di forma quadrata, composto di due strisce verticali, di colore giallo la prima e bianco la seconda. In quest'ultima sono presenti le Chiavi di San Pietro incrociate, una in oro e l'altra in argento, sormontate dalla Tiara Papale. 
La bandiera si presenta in questo aspetto dal 1929, anno in cui, con i Patti Lateranensi, nacque il piccolo Stato della Città del Vaticano, erede dello Stato Pontificio, che nel 1870 aveva cessato di esistere dopo essere stato occupato dalle truppe Italiane del neonato Regno d'Italia.

Bandiera dello Stato Pontificio 754-1803

La bandiera dello Stato Pontificio era in origine, di colore oro e amaranto, gli stessi colori della Città di Roma.
I Pontefici usavano anche un vessillo in campo amaranto occupato dallo stemma pontificale sovrastato dalle Chiavi di San Pietro e dalla Tiara Pontificia.
Il Papa Pio VII nel 1803 decise di adottare una nuova bandiera per la marina mercantile dello Stato Pontificio di colore bianco con al centro la Tiara Papale e le Chiavi di San Pietro.
Nel febbraio del 1808 le milizie Napoleoniche occuparono Roma, il generale Miollis dichiarò che tutte le truppe pontificie fossero incorporate in quelle imperiali, permise all'ex esercito pontificio di continuare a portare la coccarda rosso gialla, fissata sui copricapi.
Fu allora che Papa Pio VII Chiaramonti, ordinò alle truppe che gli erano rimaste fedeli di sostituire il colore rosso nelle coccarde con il bianco, per evitare che si confondessero con quelle filo Napoleoniche.
Il 16 marzo 1808 il Papa comunicò l'uso delle nuove coccarde al corpo diplomatico, tale data è da considerare come l'atto di nascita dei colori dell'attuale bandiera.
Nel 1825, sotto il Pontificato di Leone XII della Genga la bandiera mercantile dello Stato Pontificio divenne di colore bianco e giallo, con Chiavi e il Triregno sul campo bianco, simile all'attuale bandiera dello Stato della Città del Vaticano. Anche se ufficialmente era nata per uso navale, la bandiera fu utilizzata anche come vessillo di Stato, spesso senza Chiavi e Tiara.

Bandiera della Guardia Civica di Gregorio XVI 

Nel 1831 gli stessi colori furono adottati per la bandiera della Guardia Civica da Papa Gregorio XVI, ma con bande poste in diagonale. 

Bandiera mercantile dell'epoca di Pio IX

Su questo stesso stile venne codificata sotto Pio IX, nel 1850, la bandiera della fanteria Pontificia, di colore bianco e giallo, con lo stemma Papale nel centro.

Bandiera di fanteria di Pio IX, di metà Ottocento 

Dal 1862 la bandiera di fanteria perse lo stemma e rimase solamente con le due bande colorate.
Nel 1870 anche la bandiera degli zuavi Pontifici era bianca e gialla, erano presenti però alcune varianti, con la Tiara e le Chiavi di San Pietro poste nel mezzo, come nel caso del vessillo issato sopra all'asta di Porta Pia il 20 settembre 1870.

Bandiera degli Zuavi Pontifici

Il giallo ed il bianco della bandiera Vaticana rappresentano l'oro e l'argento, due metalli che, generalmente, non vengono messi insieme in vessillologia. Tuttavia, si tratta dei due metalli con cui sono realizzate le Chiavi di San Pietro, fatto che spiega la scelta insolita.


La bandiera della Città del Vaticano, oltre ad essere tra le poche bandiere nazionali di forma non rettangolare, nella carta fondamentale dello stato è allegata in un'immagine compresa di asta, in cui questa viene montata cimata di una lancia ornata di un drappo bianco e giallo frangiato in oro.

Via della Frezza


Via della Frezza è una strada situata nel Rione Campo Marzio, compresa tra Via del Corso e Via di Ripetta. La strada sorge in un'area che vide l'attuale assetto urbanistico nascere nel XVI Secolo, e le prime menzioni di essa risalgono proprio a quei tempi, quando è ricordata da Pompeo Ugonio come Via Frezzae seu Sagythae. Il nome deriverebbe dalla famiglia Frezza, cognome poi mutato in Freccia, che qui ebbe un palazzo oggi non più esistente, passato poi di proprietà agli Orsini.
Al centro della strada, all'angolo con il Vicolo delle Colonnette, la via si presenta come uno slargo che, per questo, era in passato detto "Lo spiazzetto". A quel tempo, attraverso una trave posta tra le finestre dei palazzi, qui si eseguiva il supplizio della corda per chi vi veniva condannato. Una delle finestre su cui si poggiava questa trave apparteneva all'abitazione della signora Pulieri, una pia donna che volle murarla per porvi una croce ove pregava per i condannati. La finestra è stata lasciata così anche dai successivi proprietari del palazzo.
Negli anni '30 del XX Secolo, gli sventramenti che portarono all'isolamento del Mausoleo di Augusto ed alla nascita dell'attuale Piazza Augusto Imperatore alterarono notevolmente l'aspetto di questa strada, eliminando di fatto il sopracitato spiazzetto e portando di fatto alla sostituzione di tutti gli edifici del lato sud.


La via risente solo parzialmente l'ampio traffico pedonale della zona del Tridente, ed ospita alcuni negozi, come una delle entrate del ristorante Gusto ed il bar Maneschi. Dal 2017 la strada è stata dotata di marciapiedi più ampi che permettono una migliore fruibilità da parte dei pedoni.
Dal 2022 sulla strada è attivo il ristorante "Frezza - Cucina de coccio", aperto dal noto attore Claudio Amendola.

Targa in memoria di Karoly Torma


La targa in questione si trova in Via Padre Lombardi, ad Anzio, e ricorda Karoly Torma (Kudu 1829 - Anzio 1897), archeologo ungherese che qui visse. La targa è stata qui posta dal Ministero per il Patrimonio Culturale dell'Ungheria nel 2002.

Targa in memoria di Giuseppe Garibaldi


La targa in quesitone si trova in Via del Porto Innocenziano, ad Anzio, e ricorda il patriota Giuseppe Garibaldi (Nizza 1807 - Caprera 1882), che in questa casa di proprietà di Zeffirino Cesarini dimorò.

Targa in memoria della visita del Beato Pio IX ad Anzio


La targa in questione si trova in Via del Porto Innocenziano, ad Anzio, e ricorda la visita del 1858 del Papa Beato Pio IX Mastai Ferretti (1846-1878) presso la cittadina, durante la quale visitò questo edificio. La targa è stata qui posta dall'agente camerale Cesare Manetti, proprietario della casa visitata dal Pontefice.