Vecchia Stazione Termini


La Stazione Termini poco prima dell'inaugurazione nel 1874

La nascita della Stazione Termini risale al 1858, quando la Società Nazionale, che gestiva le linee ferroviarie Pontificie, decise di unificare in un unico edificio gli arrivi e le partenze delle tre linee esistenti: la Roma-Frascati, la Roma-Civitavecchia e la Roma-Ceprano. 
L'area prescelta era quella della Villa Massimo, già Peretti Montalto, molto vasta e priva di strade ed edifici importanti, comprendeva le botteghe di Farfa, una fila di edifici che dal Palazzo di Termini di Villa Peretti Montalto si sviluppava lungo le Terme di Diocleziano, inoltre era presente l'Acquedotto Felice, che assicurava l'approvvigionamento dell'acqua necessaria alle locomotive. La scelta definitiva fu effettuata nel 1860, quando venne presentato a Pio IX un progetto dal commissario generale delle Ferrovie pontificie Mario Massimo di Rignano. 
Il 3 ottobre dello stesso anno il Papa approvò il progetto di costruzione, furono avviati gli espropri e iniziarono subito i lavori di sbancamento del Monte della Giustizia, una collina di 73 metri, posta nel versante nord occidentale della villa, formatasi in epoca sistina in seguito alla gran quantità di terra scaricata. Nello scavo tornarono alla luce le mura Serviane, che furono sezionate dove passava il fascio di binari, poco prima della stazione.

La prima stazione si innestava direttamente sul fronte delle botteghe di Farfa, foto del 1868

La stazione provvisoria venne inaugurata nel 1863 con il nome di “Stazione Centrale delle Ferrovie Romane”, in concomitanza con l’apertura del collegamento ferroviario di Roma con Ceprano e quindi Napoli, il fabbricato viaggiatori era ricavato nelle botteghe di Farfa.
Ben presto l'infrastruttura si rivelò insufficiente e inadeguata per le esigenze della Capitale Pontificia e nel 1864 cominciarono ad essere redatti vari progetti da parte degli ingegneri Hack, Gabet, Mercadetti e Cipolla. Finalmente, nel 1867, fu approvato quello dell'ingegnere Salvatore Bianchi, accademico di San Luca.
Nel 1869 cominciarono i lavori di costruzione, che furono drammaticamente interrotti il 20 settembre 1870. Il neonato Comune di Roma fortunatamente decise per la prosecuzione del cantiere che, seppur a rilento, proseguì portando ad una parziale inaugurazione nel 1873, e a quella definitiva nel 1874.

La Stazione Termini nel 1876 con i primi edifici della I zona dell'Esquilino

La stazione si trovò al centro di una vasta zona agreste che dopo la presa di Roma fu teatro dell'espansione edilizia della nuova Capitale, si può dire infatti che fu il fulcro della costruzione della Terza Roma. Già il Monsignor de Mérode aveva iniziato, nel 1867, la costruzione del Quartiere de Mérode lungo l'attuale Via Nazionale. Dunque la scelta di Pio IX di collocare la stazione ferroviaria alle Terme di Diocleziano influenzò in maniera determinante la costruzione della nuova Capitale dei Savoia.
I primi edifici realizzati dopo il 1870 furono proprio adiacenti all'infrastruttura, nel nuovo Quartiere Esquilino, in cui la Via Cavour inquadrava proprio il padiglione degli arrivi, e a Nord nei terreni del Castro Pretorio in quello che divenne il Quartiere Macao.



Il fabbricato viaggiatori negli anni Trenta

La stazione era costituita da due corpi di fabbrica paralleli, collegati da una tettoia di ferro che sovrastava i binari.
Il progetto di Bianchi risultava ispirato, oltre che ai modelli europei contemporanei, in parte ai progetti di Cipolla, per la presenza di due ali laterali ben sviluppate in altezza, e di Mercadetti, per la forma della tettoia di ferro posta tra i due corpi laterali.

Pianta del fabbricato viaggiatori del 1911

Il fabbricato che si affacciava verso l'Esquilino era destinato agli arrivi mentre quello verso il Castro Pretorio era riservato alle partenze. Lo stile architettonico adottato dal Bianchi era quello del Cinquecento Romano.

La lunga facciata del fabbricato destinato agli arrivi

Entrambi i fabbricati erano caratterizzati da un avancorpo centrale, di due piani, suddiviso in tredici arcate, di cui le tre estreme inquadrate da lesene tuscaniche al pianterreno e corinzie su piedistalli al primo piano, le sette centrali da semicolonne rispettivamente tuscaniche e corinzie nei due piani, l'attico era percorso da un parapetto decorato da pilastrini. I lati lunghi che affiancamento il corpo centrale erano occupati da nove grandi finestre con timpano ricurvo al primo piano e finestre architravate alternate a grandi portali al pianterreno.

Veduta dei padiglioni della stazione visti dai binari

Ai quattro estremi della stazione originavano dei padiglioni quadrangolari decorati da lesene tuscaniche al pianterreno e corinzie al primo piano che affiancavano tre finestre architravate per lato, le due finestre estreme erano inquadrate da grandi nicchie.
Sui lati brevi il parapetto dell'attico era sormontato da un fastigio rettangolare incorniciato da lesene su cui si innestava un timpano, raccordato alla facciata da volute, probabile citazione della Porta Quirinalis di Domenico Fontana posta all'ingresso di Villa Massimo Montalto.

La facciata della Stazione Termini su Piazza dei Cinquecento con l'obelisco di Dogali

I due padiglioni che affacciavano sulla Piazza di Termini erano maggiormente decorati rispetto a quelli che prospettavano sui binari: un portico di otto colonne binate, tuscaniche al pianterreno e corinzie al piano superiore, con una balaustra nel primo piano e nell'attico, ne impreziosiva la facciata. Anche il fastigio era dotato di semicolonne al posto delle paraste, alcuni pilastrini erano poi sormontati da sfere su piedistalli. Alla fine del secolo i fastigi furono demoliti e sostituiti con un riquadro rettangolare coronato da un lungo timpano curvilineo. 
Nel padiglione delle partenze era situato, al pianterreno il Caffè Ristorante Valiani, che divenne presto uno dei più rinomati della città.
Un basso corpo di fabbrica collegava i due edifici maggiori ed era costituito da una serie di arcate inquadrate da paraste tuscaniche, sul cui attico si estendeva una balaustra, al centro si ergeva un arco di dimensioni maggiori affiancato da due semicolonne e due nicchie, citazione di una porta rinascimentale, sul cui attico fu poi installato un fastigio con un orologio.
La grande tettoia di ferro si sdoppiava in due grandi arcate, al culmine della seconda era posto, in un grande cartiglio circondato da racemi lo stemma reale sabaudo, mentre sulla sommità della tettoia due putti reggevano un'asta portabandiera.

All'interno della stazione erano collocate tre coppie di binari

Nella piazza antistante fu collocato nel 1887 l’obelisco di Dogali, dedicato ai cinquecento soldati italiani caduti nella medesima battaglia, risalente all’epoca del Faraone Ramsete II. Nel 1924 l’obelisco fu spostato da Piazza dei Cinquecento nel giardino di Via delle Terme di Diocleziano, dove tuttora è situato.
Intanto oltre al traffico passeggeri aumentarono anche le esigenze dello scalo merci, che comportarono la costruzione di un edificio per la Dogana e di quattro grandi capannoni sul lato di Via Marsala, costruiti negli anni ottanta, sbancando completamente il monte di Giustizia, in quell'occasione vennero alla luce altri resti delle Mura Serviane, che furono inglobati negli edifici di stazione.

La stazione Termini nel 1891

Anche i sei binari passeggeri si rivelarono presto insufficienti per le esigenze del traffico della Capitale, fu così che iniziò l'ampliamento della capacità di Termini.
Nel 1905 nacquero la Ferrovie dello Stato che presentarono presto un piano di ammodernamento della stazione: lo scalo merci sarebbe stato spostato a San Lorenzo, e al suo posto la stazione si sarebbe allargata con la costruzione di altri binari per il traffico ferroviario.

 Il nuovo edificio delle partenze, posto a sinistra del fabbricato del Bianchi

Il 1908 furono eseguiti importanti ampliamenti in occasione dell'Esposizione Internazionale del 1911: venne realizzato un nuovo edificio per la biglietteria e le partenze, posto sulla sinistra della facciata della stazione, fu aumentato il numero dei binari per i treni dei viaggiatori fino ad arrivare venti, quelli di sinistra erano riservati alle partenze, quelli di destra, tra cui i sei che entravano nel fabbricato di Bianchi, per gli arrivi.

La Stazione Termini nel 1911

Nel 1916 si aggiunsero i sei binari delle Ferrovie Laziali, i primi sei su Via Principe di Piemonte, con la costruzione di un piccolo fabbricato addossato al padiglione quadrangolare dell'edificio di Bianchi. Questo piccolo edificio, ad un piano soltanto, era costruito in mattoni, in uno stile semplice e moderno simile a quello usato da Quadrio Pirani per i suoi edifici. Inoltre lungo la strada era preceduto da un portico su colonnine binate in ghisa.


Il 1926 venne terminato il grande palazzo delle Poste delle FS lungo Via Marsala, destinato ad ospitare anche gli Uffici Compartimentali della stazione.
A partire dal 1925 fu chiesto all'architetto capo delle FS Angiolo Mazzoni del Grande di studiare nuovi progetti di ampliamento. In quegli anni il dibattito sulla stazione era molto acceso, ed erano stati proposti alcuni progetti, tra cui quello di Coppedè, che arretrava molto la stazione, e quello di Marcello Piacentini, che la spostava direttamente fuori Porta Maggiore.

La Stazione Termini nel 1925

Nel PRG del 1931 il vecchio fabbricato di Bianchi sarebbe comunque stato sacrificato per costruire un nuovo edificio di stazione, il piano ne prevedeva una sotterranea, passante, con la costruzione di due nuove stazioni a Nord e Sud. Tuttavia questi piani rimasero sulla carta, soltanto nel 1936 fu affidato a Mazzoni il progetto del nuovo fabbricato viaggiatori, da costruire per l'Esposizione Universale del 1942. Il progetto definitivo della nuova Stazione Termini fu presentato nel 1939, e iniziò subito la distruzione di tutti gli edifici esistenti.

La Stazione Termini nel 1923, da sinistra il Palazzo delle Poste in costruzione, la Dogana, le nuove Biglietterie, il fabbricato di Bianchi e quello delle Ferrovie Laziali

La stazione fu smantellata progressivamente a partire dal 1938 e, a causa dello scoppio della guerra, i lavori di demolizione furono portati a termine solo nel 1949.

1 commento:

  1. ITALIA : STAZIONI ANNO 1800: DA RECUPERARE SUBITO, Á PARTIRE DALLA CAPITALE >> ROMA, NAPOLI, ETCETERA .. IMMEDIATAMENTEICOSTRUITE LE STAZIONI CENTRALI MONUMENTALI RICCHE DI VITA VALORI STORICI ARTISTICI UNICHE AL MONDO PER L ITALIA IN TUTTE LE REGIONI IN MODO ORIGINALE D EPOCA ANTICHE. Le prime SORSE IN TUTTA L ITALIA. LE FACCIATE STORICHE FONDAMENTALI PROGGETTATE A VALORE ESTREMO DI INGEGNERIA TECNOLOGICA INTELLETTUALE: EPOCA ANTICA: VALORI STORICI CULTURALI PER IL RISPETTO DEL CITTADINO E RECUPERO DI PIÚ TURISTI INTERESSATI A NOME DI NOI TUTTI : RICOSTRUITELA ESATTAMENTE, COME FÚ IN PASSATO. IMPORTANZA E RISPETTO DEL UMANITÁ IN VALORI E GLOBALE INTERESSE ARTISTICO CULTURALE MONUMENTALE.. ED I SUOI PARTICOLARI DETTAGLI INTERNI E DECORI ESTERNI.. mentre il nuovo costruite sempre a distanza in altri spazzi ambintali vuoti, ma non TOCCARE PIÚ IL VALORE ANTICO BEN SI RISTRUTTURATE, IN MODO ANTICO AL EPOCA 1800 modernissima con copertura centrale in materiale ferro vetro ghisa, colonne portici, parapetti, fontana o obelisco e statue simmetriche centrali, girdini e tram antichi fuori e dentro stazioni.. questo e un esempio DI alcuni particolari. IL RESTO COSTRUITELO QUALSIASI SIA PER UN FUTURO SEMPRE Á DISTANZA DAI EDIFICI D EPOCA: NON TOCCATE ASSOLUTAMENTE PIÚ IL VALORE ROMANTICO NOSTALGICO D EPOCA 1800 IL MODERNO E UNA SEMPLICE SFATISCENZA PUTREFICA POVERA DI QUESTI ULTIMI ANNI MODERNI . IL MODERNO NO E DEGNO. IL MODERNO E FREDDO PRIVO DI CARATTERE EDILIZIO . IL MONDO URLA DANDO VITA AL INGEGNO RICCO , CARATTERIALE DEL 1700 / 1800 DI COSTRUZIONI MERAVIGLIOSE ANTICHE = RICCHE DI BELLEZZA ED UTILITÀ. Un misto di bellezze da recuperare ora: DA SUBITO. DI TUTTE LE STAZIONI Á PARTIRE DAL 1800

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