Luglio 1943
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10 Luglio - Gli Alleati (che già controllano le isole di Lampedusa e Pantelleria) sbarcano in Sicilia, iniziando l'invasione dell'isola ed aprendo così il fronte italiano.
19 Luglio - Per la prima volta, i bombardieri alleati colpiscono Roma, con l'obbiettivo di distruggere gli scali ferroviari. Si concentrano soprattutto nel settore sudest, causando gravissimi danni al Quartiere di San Lorenzo e colpendo anche il Tuscolano ed il Prenestino-Labicano. Nel tragico bombardamento rimangono uccise circa 3mila persone, mentre altre 11mila restano ferite. Nel raid perdono la vita anche il Generale dei Carabinieri Anolino Hazon ed il Colonnello Ulderico Barengo, che hanno raggiunto il quartiere per intervenire in aiuto della popolazione e che oggi sono ricordati da una targa.
Il pomeriggio dello stesso giorno, Papa Pio XII Pacelli si reca in visita al quartiere colpito dal bombardamento.
21 Luglio - Viene costituito il Corpo d'Armata Motocorazzato, guidato dal generale Giacomo Carboni, che si stanzia nei dintorni di Roma con il compito di difendere la Città Eterna.
22 Luglio - Benito Mussolini, appena tornato da Feltre dove ha incontrato Adolf Hitler, si reca in incognito nel Quartiere di San Lorenzo per verificare in prima persona i danni del bombardamento del 19 Luglio.
24 Luglio - Alle ore si riunisce il Gran Consiglio del Fascismo. L'organo non si riuniva dal 7 Dicembre 1939. All'ordine del giorno, oltre alla discussione della situazione bellica, si discute l'ordine del giorno Grandi, in cui si chiede in virtù della situazione bellica non favorevole all'Italia il ripristino dei poteri attribuiti al Re ed alle istituzioni. L'ordine del giorno, che di fatto esautora Benito Mussolini, è approvato in piena notte con 19 voti favorevoli, 7 contrari, un astenuto e una persona che non partecipa alla votazione.
Mussolini, secondo l'ordine del giorno, deve dunque rimettere nelle mani del Re il comando delle forze armate.
25 Luglio - In seguito a quanto deliberato dal Gran Consiglio del Fascismo durante la notte, Benito Mussolini si reca dal Re Vittorio Emanuele III a Villa Savoia per un colloquio, al termine del quale il sovrano comunica a Mussolini la sua destituzione dall'incarico di Presidente del Consiglio e la sua sostituzione con il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio. Uscendo dalla villa, Mussolini è arrestato dai carabinieri Paolo Vigneri, Raffaele Aversa e Giovanni Frignani e tradotto alla caserma della Scuola Allievi Carabinieri.
Carmine Sinise, nominato capo della polizia, comunica ai prefetti l'istituzione di tribunali militari cui trasferire i poteri civili e di polizia.
Alle ore 22:45 la radio comunica alla popolazione l'avvenuta sostituzione di Benito Mussolini con Pietro Badoglio. Nei proclami del sovrano e del nuovo capo di governo, viene chiarito che la guerra continua al fianco dell'alleato tedesco. Poco dopo, migliaia di Italiani si riversano nelle strade per festeggiare la caduta di Mussolini.
A Roma molti si radunano in festa sotto il Quirinale, e iniziano numerosi disordini e devastazioni nei confronti di sezioni fasciste, immagini raffiguranti Mussolini e simboli del regime e quant'altro. Si tratta dell'inizio di una serie di giorni di disordine in tutta Italia.
26 Luglio - In seguito alla notizia della rimozione di Benito Mussolini dall'incarico di capo del governo, proseguono i disordini in tutta Italia iniziati la sera del 25 Luglio.
I disordini hanno luogo in modo particolare negli uffici e nelle fabbriche. Negli uffici pubblici, ad esempio, vengono gettati dalle finestre o devastati tutti i ritratti di Mussolini, così come gli altri simboli legati al regime. Esistono testimonianze che ricordano come ciò avvenne alla sede del Poligrafico dello Stato, in Piazza Verdi, al Ministero dei Trasporti a Porta Pia, all'Ufficio del Registro ed in Pretura, così come in diverse scuole, come l'Istituto Tecnico Gioberti di Corso Vittorio Emanuele ed al Guglielmotti di Via Lusitania.
C'è poi chi abbandona il posto di lavoro per recarsi verso il centro a manifestare, come gli operai dello stabilimento ausiliario Manzolini di Via Faleria e del Poligrafico dello Stato di Via Gino Capponi, o come gli avvocati, che dal Palazzo di Giustizia si recano insieme a numerosi familiari di detenuti presso il carcere di Regina Coeli, dove tra i disordini ha luogo un'evasione di massa di circa 1.500 detenuti, di cui 1000 uomini e 500 donne.
Si registrano inoltre roghi di tessere del Partito Nazionale Fascista ed atti di devastazione contro le sedi di istituzioni legate al regime, come la Federazione dell'Urbe di Palazzo Braschi e l'Istituto Nazionale di Cultura Fascista di Piazza Ricci, ma anche contro semplici gruppi di zona e sedi della GIL (Gioventù Italiana del Littorio) di diversi quartieri di Roma, come Val Melaina, San Lorenzo, Monte Sacro, il Salario, l'Appia Antica e il Nomentano.
Non mancano poi gli scontri tra dimostranti e camicie nere. Alcuni di questi, in Via Agostino De Pretis sparano contro la folla, uccidendo quattro persone.
Per ragioni di ordine pubblico la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, ovvero le camicie nere, è sciolta ed incorporata all'interno dell'esercito, mentre i militari dei Battaglioni M, corpo d'elite particolarmente vicino a Mussolini, acquartierati in Viale del Re (l'attuale Viale Trastevere), sono disarmati e trasferiti lontano da Roma.
Nel frattempo i partiti antifascisti, che puntano ad uscire dal lungo periodo di clandestinità, cercano di organizzarsi e stilano un primo manifesto unitario in cui si invitano gli Italiani a lottare.
27 Luglio - A due giorni dalla caduta di Mussolini, lo stato a Roma come in tutta Italia inizia a riportare ordine dopo le numerose manifestazioni svoltesi. Al tempo stesso, i partiti antifascisti accrescono la loro collaborazione ed organizzazione.
A due giorni dalla caduta di Mussolini, i giornali diffondono per la prima volta la notizia della messa in minoranza del Duce all'interno del Gran Consiglio del Fascismo avvenuta la notte tra il 24 ed il 25 Luglio.
Intanto, i partiti antifascisti si riuniscono a Roma dando vita al Comitato Centrale delle Opposizioni, che richiede il ritorno alla libertà di stampa, lo scioglimento del Partito Nazionale Fascista e delle organizzazioni ad esso collegate e la liberazione dei detenuti politici.
Il nuovo governo, intanto, come detto si adopera per il ritorno alla normalità dopo i disordini del giorno precedente.
Il Capo dello Stato Maggiore Mario Roatta ed il capo della Polizia Carmine Senise impartiscono ordini a tutti i prefetti e i questori, compreso quello di Roma, di vietare assembramenti e di aprire il fuoco in caso di eventuali manifestazioni. Alberto Barbieri, a capo del corpo d'armata di Roma, proclama lo stato di assedio e vieta assembramenti e riunioni di oltre tre persone, così come la circolazione di automobili private, l'affissione di manifesti, fa decadere permessi di porto d'armi, ordina di tenere i portoni illuminati e le finestre chiuse e sancisce il coprifuoco con orario di inizio alle 21:30. Oltre a queste misure di tipo repressivo, il governo stabilisce anche la liberazione di numerosi prigionieri e confinati politici, ma con l'eccezione di comunisti ed anarchici.
I grandi mutamenti politici in atto portano al cambio di direzione di numerosi giornali e quotidiani in tutta italia, e quelli di Roma non fanno eccezione. Il Messaggero viene preso in carico dal proprio editore Pio Perrone, il Popolo d'Italia, giornale fondato da Benito Mussolini, passa sotto la direzione dello scrittore Corrado Alvaro (ricordato anche da una targa), mentre il Giornale d'Italia viene dato in mano ad Alberto Bergamini e La Tribuna a Giovanni Armenise.
28 Luglio - Continua il tentativo di mettere ordine nel paese da parte del governo e di porre fine ai tumulti che da giorni hanno luogo nel paese. Per questa ragione, viene stabilito a causa dello stato di guerra il passaggio di tutti i poteri di ordine pubblico alle autorità militari.
Si dispone inoltre il divieto di ricostituzione dei partiti politici fino al termine della guerra, così come è sancita la soppressione del Partito Nazionale Fascista, della Camera dei Fasci e delle Corporazioni e del Gran Consiglio del Fascismo.
Viene inoltre decretata la liberazione dei detenuti politici.
29 Luglio - Il Comitato Centrale delle Opposizioni si riunisce in Via Cola di Rienzo, presso la casa di Giuseppe Spataro, ex esponente del Partito Popolare e membro della nascente Democrazia Cristiana. La casa sarà teatro di numerose riunioni durante questo periodo e nella successiva occupazione di Roma da parte dei tedeschi, a tal punto che una targa oggi ricorda questa attività.
30 Luglio - Il comandante del Corpo Motocorazzato di Roma e commissario del Servizio Informazioni Militari, Giacomo Carboni, incontra Ivanoe Bonomi, rappresentante del Comitato Centrale delle Opposizione, per discutere della situazione militare nei dintorni di Roma.
Pietro Badoglio emana un decreto che mette sotto il controllo dei prefetti tutti i dipendenti delle poste, telegrafi e radiodiffusione e delle ferrovie.
31 Luglio - La casa di Giuseppe Spataro in Via Cola di Rienzo (vedi targa a riguardo) è nuovamente teatro di una riunione del Comitato Centrale delle Opposizioni in cui, stavolta, emergono divergenze di opinioni sull'atteggiamento da tenere nei confronti del governo guidato Pietro Badoglio. Alcide De Gasperi, a nome della Democrazia Cristiana ritiene non opportuno che i partiti siano corresponsabili con un governo che è impegnato nelle trattative per un armistizio, mentre Partito Socialista di Unità Proletaria e Partito d'Azione si dicono contrari a un sostegno al governo. Il Partito Comunista Italiano, invece, non tiene una posizione intransigente e prende in considerazione diverse possibilità.
Intanto, a Roma e nel resto del Lazio l'instabilità politica e i disordini hanno portato all'aumento dei prezzi dei generi di consumo, spesso in maniera speculativa. Questo fatto ingiustificato non passa inosservato all'ispettore Borletti, che lo segnala al capo della polizia, temendo anche che il fatto possa far crescere i malumori della popolazione.
I ministri di Guerra, Marina ed Aeronautica dispongono invece che diversi ex dirigenti del Partito Nazionale Fascista, tra cui i Federali, i vicefederali, i fiduciari di fabbrica e vari squadristi, vengano chiamati nuovamente alle armi.
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