La zona in cui sorgono, dopo essere stata per secoli un'area di campagna, iniziò nel XIX Secolo ad attrarre attività industriali quando Papa Beato Pio IX Mastai Ferretti nel 1863 fece passare nei dintorni la ferrovia, inaugurando il nuovo Ponte dell'Industria, noto come Ponte di Ferro per via del materiale con cui è costruito. Sorsero così, attratti dalla vicinanza della ferrovia in questa zona il Mattatoio, nel vicino Rione Testaccio, ed il Molino Biondi e lo stabilimento Mira Lanza sul lato opposto del Tevere, al Portuense.
La svolta che portò a un forte sviluppo industriale ed urbanistico avvenne però intorno al 1908, quando la giunta guidata dal sindaco Erneso Nathan iniziò ad investire su quest'area anche nell'ottica della costruzione di un possibile porto marittimo che avrebbe avuto la propria darsena non lontano da qui.
Foto aerea dei gasometri visti dalla Via Ostiense |
Oltre a questo, sorsero anche i due più piccoli gasometri, con il nome di Officina Gas San Paolo, realizzati dalla Società Anglo Romana, per rifornire la Capitale del gas usato nell'illuminazione pubblica, su progetto dell'ingegner Ulderico Bencivenga, che entrarono in funzione nel 1910, e portarono al progressivo spegnimento dei gasometri di Via dei Cerchi e Via Flaminia.
Planimetria dell'Officina Gas San Paolo della Società Anglo Romana |
Solamente due anni dopo si aggiunsero gli altri due gasometri, realizzati dalla Società Simon Cuttler & Sons di Londra.
Nel 1923, con l'uscita dei capitali inglesi, l'Anglo Romana cambiò nome in Società Elettrica e Gas di Roma, che nel 1925 divenne Società Romana Gas, e nel 1929 fu comprata dalla Società Italiana per il Gas (Italgas).
Del grande gasometro si inizia a parlare solamente nel 1935, quando ne venne approvata la costruzione ad opera dell'Ansaldo Breda e della Klonne Dortmund, che lo fece entrare in funzione nel 1937. Si trattava del più grande gasometro d'Italia, e misurava quasi 100 metri di altezza, con una capacità di 200000 mc.
Pianta degli anni quaranta con il nuovo gasometro presso il Tevere |
Successivamente, a partire dagli anni '60, il gasometro iniziò ad entrare in disuso, divenendo uno dei massimi esempi di archeologia industriale presenti a Roma, una città in cui non c'è mai stati un forte sviluppo industriale.
Tuttavia, seppur rimasto abbandonato ed inutilizzato, il gazometro fa parte dello skyline di Roma, cosa che lo ha reso un simbolo della città, dei quartieri di Roma Sud e della Roma Underground.
Il Gazometro visto dalla Riva Ostiense |
io ci abito vicino. e quando lo vedo mi sento già a casa.
RispondiEliminaMa insomma: non si capisce come mai non lo ristrutturino, non lo illuminino e non lo aprano alla gente insieme all'intero parco mai realizzato.
RispondiEliminaInfatti. Dormoni tutti. Nessuno ne parla, ne scrive o ne progetta da nessuna parte. Un gioiello del genere all'estero sarebbe stato reso un simbolo di rinascita, di bellezza, di rigenerazione urbana già 20 anni fà.
EliminaL'intero quartiere Ostiense potrebbe essere oggi un immenso laboratorio interconnesso dove rigenerazione urbana, tecnologie, start ups, attività commerciali, hotels, turismo e università compongono gli elelmenti cardini di una trasformazione totale.
Si potrebbe illuminare come la torre eifel a Parigi ed attrarre turisti che ne abbiamo bisogno oppure mettergli dei pannelli fotovoltaici o delle piccole pale eoliche o delle piccole turbine o qualcosa che genera energia dal vento o dal sole si può fare o no
RispondiEliminaEsatto. Potrebbe attrarre turisti, sedi di compagnie italiane ed estere (vedi l'ENI che ha una sua sede proprio accanto al Gazometro), rigenerazione urbana diffusa, qualità ambientale ed architettonica, scambi di idee, nozioni e sapere, introiti economici a vantaggio di tutti ed invece resta solo, abbandonato, ad arrugginire e magari pure a crollare a causa del suo deterioramento.
Elimina