Autoritratto di Jean-Leon Gerome, 1886 |
Jean Leon Gerome (Vesoul 1824 - Parigi 1904) è stato un pittore francese. Anche se a Roma non vi sono sue opere, come uomo e come artista è stato molto legato alla Città Eterna, che ha visitato e che ha ispirato notevolmente il suo lavoro, come è facilmente intuibile guardando diverse opere.
Il suo viaggio avvenne a partire dal 1843, quando non aveva neanche 20 anni e da circa tre anni aveva lasciato Vesoul, la sua città natale situata nel dipartimento dell'Haute-Saone, in Borgogna, e si era trasferito a Parigi, per studiare la pittura presso l'artista Paul Delaroche.
In quell'occasione, viaggiò in Italia, visitando Roma, Pompei, Firenze, come era abbastanza frequente all'epoca per i giovani artisti e letterati. La ricerca, come prima di lui avevano fatto molti artisti romantici, era quella di conoscere quei luoghi che avevano scritto la storia dell'Europa e ritrovarne alcuni aspetti incontaminati. L'Italia, ancora non industrializzata come altri paesi europei, manteneva in parte questo aspetto, ma Gerome trovò fonte d'ispirazione nella penisola. Al ritorno da questo viaggio, continuò a studiare presso l'atelier del pittore Charles Gleyre.
Di ritorno, come quasi tutti gli artisti francesi, cercò di concorrere per il Prix de Rome, il celebre premio che permetteva ai giovani artisti di soggiornare a spese della Francia a Roma per specializzarsi nelle loro arti. Gerome, tuttavia, non riuscì a vincerlo, dal momento che il suo modo di rappresentare la figura umana non fu considerato all'altezza.
Proprio per questa ragione, l'artista decise di dipingere l'opera Il combattimento tra galli, ambientata nel golfo di Napoli, ai tempi della Magna Grecia. L'opera, in stile "Belle Arti", come era molto diffuso nella pittura "da Salon" dell'epoca, richiama molto la pittura Neogreca di Henri Pierre Picou e Jean-Louis Amon, formatisi anche loro presso Gleyre.
Il combattimento tra galli (1846), Musee d'Orsay, Parigi |
L'importante influenza dell'Italia su Gerome si può vedere notevolmente nel soggetto dell'opera Michelangelo nel suo studio, realizzata nel 1849, quando l'artista produce anche il Ritratto di donna conservato presso il Museè Ingres.
Interno greco o Il Gineceo (1850), Collezione privata New York |
Nel 1852 la fama di Gerome crebbe ulteriormente, quando decorò un vaso che Napoleone III donò successivamente al Principe Alberto d'Inghilterra e che oggi è conservato presso la Royal Collection del Saint James's Palace di Londra.
Nel 1852 l'influenza che aveva subito nel conoscere una città come Roma fu messa in atto per un'importante commissione, giuntagli dal nobile Alfred Emilien Comte de Nieuwerkerke, Sovrintendente delle Belle Arti della corte di Napoleone III. Si trattava di una tela di notevoli dimensioni ambientata nell'Antica Roma, L'Età di Augusto. La Nascita di Cristo.
In questa opera, Gerome unisce scene dell'epoca augustea e la nascita di Cristo, avvenuta proprio sotto Augusto.
In questo periodo, l'artista realizza anche altre opere legate all'Italia, come Paestum e Souvenir d'Italie.
Nel 1853 Gerome iniziò a intraprendere alcuni viaggi verso oriente. Molti autori di quel tempo, soprattutto quelli che cercavano maggiormente temi simili a quelli dei romantici, intrapresero viaggi verso oriente e verso il Nordafrica per cercare realtà che fossero diverse e che in qualche modo preservassero uno stile di vita più "antico" di quello dell'Europa Occidentale.
Gerome si recò dunque a Costantinopoli, insieme all'attore Edmond Got. L'anno successivo intraprese un nuovo viaggio in Grecia e Turchia, passando anche per le sponde del Danubio.
Questi viaggi arricchirono il repertorio del pittore che iniziò a dipingere opere anche in stile orientalista.
Nel 1853, mentre era a Parigi, stabilì il proprio studio in Rue-Notre-Dame-des-Champs, nel cosiddetto Boite a The, una serie di studi che ospitava anche altri grandi nomi della scena creativa del tempo, dai compositori Brahms, Berliotz e Rossini, agli scrittori Theofile Gautier ed Ivan Turgenev, che ruotavano tutti intorno alla figura di Georges Sand.
Nel 1854, presso la Chiesa di Saint Severin, Gerome realizzò L'Ultima Comunione di San Girolamo.
Nel 1855, in occasione dell'esposizione universale, l'artista espose numerose sue opere.
Un nuovo viaggio compiuto nel 1857 portò Gerome in Egitto, aumentando il suo interesse per l'arte orientalista.
Le sue nuove opere riscontrarono un notevole successo al Salon del 1857, tenendo alta la reputazione del pittore francese al quale, nel 1858, il Principe Napoleon Joseph Charles Paul Bonaparte incaricò di decorare la propria villa in stile pompeiano.
In questi anni, nonostante i nuovi influssi orientalisti, Gerome non smise di dipingere soggetti fortemente ispirati al mondo romano, come Cesare, del 1859. Non è un caso che in questo periodo tornerà a moduli maggiormente rigidi e classicheggianti, come ad esempio in Frine di fronte all'Aeropago. Tuttavia, anche a fronte di una pittura francese che guardava in quegli anni a nuovi linguaggi, Gerome ricevette le sue prime anche se isolate critiche al Salon del 1861.
Frine di fronte all'Aeropago (1861), |
Cesare e Cleopatra (1866), collezione privata |
Il mercato delle schiave, 1871 |
Pollice Verso (1872), Phoenix Art Museum |
Con l'irruzione nella scena pittorica francese di Manet e, successivamente, degli Impressionisti, Gerome, diversamente da altri artisti di stampo classicista e realista, disse del primo che "non è poi così male".
Nel 1896 dipinse La Verità esce dal pozzo, uno dei suoi più celebri dipinti in cui vuole mettere in evidenza la contrapposizione tra realtà ed illusione. Nel 1902, riguardo questo dipinto - dalle fattezze molto realiste come tutta l'opera - disse che la fotografia aveva finalmente fatto uscire la verità dal pozzo.
La Verità esce dal pozzo (1896) |
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