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Via Edoardo D'Onofrio
Via Edoardo D'Onofrio si trova nella parte della Zona Tor Cervara nota come Colli Aniene, compresa tra Viale Palmiro Togliatti e Via Camillo Corsanego. La strada venne istituita nel 1978, compresa tra Viale Palmiro Togliatti e senza uscita, e dedicata all'esponente Romano del Partito Comunista Italiano Edoardo D'Onofrio (Roma 1901 - Roma 1973).
Nel 1992 i confini della strada furono mutati in quelli attuali.
Targa del Collegio degli Speziali
La targa in questione si trova in Via in Miranda, nel Rioe Campitelli, ed è un'antica iscrizione che segnala l'antico Collegio degli Speziali, situato nei locali annessi alla Chiesa di San Lorenzo in Miranda e successivamente occupata dalla facoltà di Chimica dell'Università La Sapienza di Roma.
Madonna col Bambino di Via In Miranda
La Madonna col Bambino situata in Via in Miranda, nel Rione Campitelli, è un'Immagine Sacra dai colori vivaci su un semplice tabernacolo di travertino di dimensioni abbastanza ridotte.
Parco degli Acquedotti
Il Parco degli Acquedotti è un parco del Quartiere Appio-Claudio, situato tra la Circonvallazione Tuscolana, Via Lemonia e la ferrovia Roma-Napoli.
Si tratta di una zona di Agro Romano in cui sono presenti numerosi resti di diversi acquedotti, risalenti sia all'Antica Roma che allo Stato Pontificio, tra cui l'Acquedotto Claudio, l'Anio Vetus, l'Anio Novus, l'Acqua Marcia, l'Acqua Iulia, l'Acqua Felice e l'Acqua Tepula.
Questo suo carattere suggestivo lo rende da molti secoli meta di scampagnate e gite fuori porta, e ci permette di immaginare come era l'Agro Romano in direzione dei Colli Albani prima dell'urbanizzazione lungo la Via Appia Nuova e la Via Tuscolana, con veduta a perdita d'occhio fino ai Castelli Romani.
In questa zona, nel 539 il Re dei Goti, Vitige, si accampò usando proprio alcuni acquedotti come confini del proprio campo, tanto che la zona specifica fu detta "Campo Barbarico".
Nell'area sono inoltre presenti diversi edifici di interesse storico, come la Villa delle Vignacce, appartenuta forse a Quinto Servilio Pudente, senatore Romano del II Secolo dopo Cristo, la Villa dei Sette Bassi, appartenuta probabilmente al console Settimio Basso, e la Tomba di Cento Scalini.
Vi sono poi edifici successivi, come la medievale Torre del Fiscale, il Casale di Roma Vecchia, risalente anch'esso al Medioevo, e l'Ottocentesco Casale del Sellarello, una casa cantoniera del 1862.
Nel 1122 Papa Callisto II ha inoltre realizzato in quest'area la Marrana dell'Acqua Mariana, un canale artificiale che arrivava a Roma.
L'area in una mappa dei primi dell'Ottocento |
Per secoli l'area fu dunque pieno Agro Romano, in gran parte compresa nella Tenuta di Roma Vecchia, appartenente alla famiglia Torlonia.
Soltanto nel 1965 il Piano Regolatore non la destinò a verde pubblico.
Per anni il Comune si impegnò a destinare l'area a tale funzione, sgomberandola dalle numerose baracche che vi erano state edificate.
Solo nel 1986, tuttavia, l'area del Parco degli Acquedotti venne inserita nel Parco Regionale dell'Appia Antica, e nel 1992 l'area, ormai adibita ufficialmente a verde pubblico, venne ufficialmente denominata dal Comune di Roma come Parco degli Acquedotti.
Cappella dei Miracoli
La Cappella dei Miracoli si trova in Via degli Equi, nella parte del Quartiere Tiburtino nota come San Lorenzo. Si tratta di una Chiesa Cristiana Missionaria Internazionale, di confessione Evangelica, fondata nel 1989 all'interno di un edificio storico del quartiere di San Lorenzo.
Sopra la porta è presente un'insegna con scritto "Cappella dei Miracoli - Gesù ti ama", con a fianco una Croce.
Sepolcro di Eurisace
Il Sepolcro di Eurisace si trova in Piazzale Labicano, nel Quartiere Prenestino-Labicano, proprio di fronte a Porta Maggiore.
Si tratta di un sepolcro Romano risalente circa al 30 avanti Cristo in cui sono sepolti il fornaio Marco Virgilio Eurisace e sua moglie Atistia.
Plastico del sepolcro di Eurisace del Museo della Civiltà Romana |
La tomba monumentale, di pianta trapezoidale, poichè posta tra la Via Labicana e la Via Prenestina, realizzata in opera muraria e rivestita travertino, era suddivisa iin tre livelli, il primo contenente il basamento, il secondo decorato da nicchie contenenti semicolonne priva di capitello, il terzo, inquadrato da lesene, contenente il bassorilievo dei due coniugi defunti, una serie di finestre circolari e il fregio.
Tutto nel mausoleo richiama il mestiere di Eurisace, numerosi infatti sono gli aspetti che rimandano a un forno, a partire dai quindici elementi cilindrici cavi, che si trovano su tre file, ad imitazione delle impastatrici utilizzate nei forni di età romana.
Anche i fregi ospitano rilievi che richiamano le diverse fasi di lavorazione del pane, dall'attività molitoria del grano, alla pezzatura e infornata del pane.
L'urna in cui sono custodite le ceneri di Atistia, oggi conservata presso il Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano, è la riproduzione di una madia di pane.
Non si hanno molte informazioni su Eurisace, ritenuto dagli storici probabilmente un liberto Romano arricchitosi grazie alla professione di fornaio.
Le altre notizie sulla sua vita sono date dall'iscrizione sul suo sepolcro, che recita: "Est hoc monimentum Marcei Vergilei Eurysacis pistoris, redentoris, apparet(oris)", ovvero "Questo sepolcro appartiene a Marco Virgilio Eurisace fornaio, appaltatore, apparitore". Questi dati ci fanno sapere che Eurisace lavorava come fornaio per lo Stato, cui vendeva i propri prodotti, ed era anche un ufficiale subalterno, apparitore, di una personalità di primo piano, forse un Sacerdote o un Magistrato.
Il sepolcro di Eurisace è quindi con tutta probabilità un esempio di sepoltura monumentale di un personaggio non appartenente al patriziato dell'Antica Roma.
Il sepolcro fu risparmiato durante la realizzazione dell'acquedotto Claudio, tra il 38 e 52 dopo Cristo; nel Medioevo, venne inglobato in uno dei torrioni costruiti per la difesa di Porta Maggiore, costruito nel V secolo da Onorio, e vi rimase per diversi secoli.
Porta Maggiore con le fortificazioni onoriane, prima dell'intervento di Gregorio XVI |
Nel 1838 Papa Gregorio XVI Cappellari (1831-1846) iniziò una serie di lavori per ripristinare l'aspetto originario di Porta Maggiore (ricordati in due diverse targhe commemorative), demolendo i torrioni medievali. Proprio nell'abbattimenti di queste strutture, venne nuovamente alla luce il sepolcro che, successivamente restaurato, è oggi ben visibile.
Il gruppo scultoreo di Erisace e Atistia, in marmo pentelico, rimosso dal monumento negli anni cinquanta, è stato restaurato nel 2019, e si trova oggi esposto alla Centrale Montemartini, dopo essere stato per anni nei depositi dei Musei Capitolini.
Negli anni trenta del Novecento il sepolcro fu preso a modello per alcuni elementi architettonici, come le finestre circolari riutilizzate da Raffaele de Vico nel serbatoio dell'Acqua Marcia di Via Eleniana, e poi ampliamente diffuse nell'architettura razionalista romana.
Vetreria Sciarra
La Vetreria Sciarra si trova in Via dei Volsci all'angolo con Via dei Reti, nella parte del Quartiere Tiburtino nota come San Lorenzo.
L'origine dell'edificio risale al 1926, quando venne realizzata come stabilimento per l'azienda produttrice di vetri Vetreria Sciarra, fondata dell'imprenditore Pietro Sciarra.
L'edificio è in stile anni Venti, e presenta riferimenti architettonici al Rinascimento, come il portale bugnato, ed alla classicità.
Un fastigio con uno scudo araldico, oggi perduto, sormontava la facciata, poi soprelevata.
Fino agli anni Ottanta l'edificio ha funzionato come vetreria, per poi rimanere abbandonato con il trasferimento della produzione in Via Giovanni Marinelli, nel Quartiere Prenestino-Labicano.
Rimasta per decenni in stato di degrado, nel 2004 venne individuata come sede di alcune aule dell'Università La Sapienza di Roma, nell'ambito della decentralizzazione dei servizi dell'ateneo.
Il rifacimento viene assegnato allo studio di architettura Spsk+, che conserva fedelmente l'esterno dell'edificio e ne adatta l'interno alla sua nuova funzione di sede della Facoltà di Scienze Umanistiche della Sapienza. Per la nuova funzione, il principale problema è stato quello di portarvi maggiore luce: una sede universitaria, infatti, necessita di maggiore luminosità rispetto ad uno stabilimento industriale. Per questa ragione è stato creato dagli architetti un cortile interno.
Targa in memoria di Francesco Cinelli ed Ovilio Volpe
La targa in questione si trova all'interno della sede dell'Italgas di Via Ostiense, nel Quartiere Ostiense, e ricorda Francesco Cinelli ed Ovilio Volpe, due dipendenti dell'Italgas morti il primo nell'eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 Marzo 1944, il secondo ucciso dai nazifascisti in Via Aurelia il 5 Giugno 1944.
Via Cuneo
Via Cuneo si trova nel Quartiere Nomentano, compresa tra Via Lucca e Via Pavia. Questa strada nasce come un cortile privato compreso tra alcune delle strade istituite nel 1912 ed urbanizzate nei decenni successivi, ma viene formalmente istituita nel 1940 quando, nell'ambito di un riordino di diverse strade del Quartiere Nomentano, soprattutto a nord di Via Catania, si decise di riservare una strada per le città di Cuneo e di Siena.
Al capoluogo di provincia del Piemonte, Cuneo, fu dedicata dunque questa piccola strada, alla quale si può accedere attraverso un suggestivo arco.
Via Paolo Zacchia
Via Paolo Zacchia si trova nel Quartiere Nomentano, compresa tra Via Ercole Pasquali e Viale delle Provincie.
L'origine di questa strada risale al 1935, quando il Governatorato decise di riorganizzare Via dei Canneti, che fino all'inizio dell'urbanizzazione della zona intorno all'attuale Viale Ippocrate era una delle strade di campagna principali di questo territorio.
Nel 1935, si decise dunque di conservare per una parte di natura ancora agrestre il nome di Via dei Canneti, e di dare agli altri i nomi di Via Antonio Scarpa, Via Domenico Morichini, Via Giuseppe Sisco, Via Giuseppe De Mattheis ed, appunto, Via Paolo Zacchia, dedicandola ad uno dei padri della medicina legale (Roma 1584 - Roma 1659).
La strada, inizialmente, fu compresa tra la Via dei Canneti e la campagna.
La costruzione di una rampa di scale collegò la via al Viale delle Provincie, fatto che portò a una piccola variazione dei confini della strada anche a livello ufficiale nel 1953, quando divenne "da Via Scarpa a Viale delle Provincie".
Nel 1954, un'ulteriore piccola modifica altera i confini della strada, che diviene compresa tra Via Ercole Pasquali e Viale delle Provincie.
Oggi la strada, pur in un contesto ben urbanizzato, mantiene un carattere isolato ed in parte quasi di campagna, probabilmente molto simile - tranne per i grandi palazzi di Viale Ippocrate che si vedono - a quando la strada nacque come costola di Via dei Canneti. Gli stessi edifici della scala e la sua scalinata verso il Viale delle Provincie mantengono un carattere quasi da paesello.
Monumento ad Anita Garibaldi
Il monumento ad Anita Garibaldi si trova in Piazzale Anita Garibaldi, nella parte del Rione Trastevere situata sul Gianicolo.
L'idea di realizzare un monumento in onore dell'eroina e moglie di Giuseppe Garibaldi, Anita Garibaldi, Ana Maria de Jesus Ribero da Silva(Morrinhos 1821 Mandriole di Ravenna 1849) nacque nel 1905, in previsione del centenario della nascita di Garibaldi, nel 1907. Il comitato era presieduto da Augusto Elia, reduce della spedizione dei Mille; nell'anno successivo fu affidato allo scultore Mario Rutelli di pensare una scultura da erigere in Piazza d'Italia, odierna Piazza Giuseppe Gioacchino Belli, nel Rione Trastevere, in memoria dell'eroina, vicinissima al ponte Garibaldi.
Modello di gesso di parte del grande monumento ad Anita Garibaldi dello scultore Rutelli, del 1906 |
Rutelli realizzò un bozzetto di un grande monumento dedicato ad Anita morente tra le braccia di Giuseppe Garibaldi, nella pineta di Ravenna, con ampie aree rocciose, ma il progetto fu accantonato per il parere negativo della Commissione Comunale di Storia ed Arte. Intanto lo scultore Carlo Fontana presentò un altro bozzetto, in cui volle raffigurare Anita Garibaldi al galoppo d'un cavallo con il figlio Menotti in braccio e la pistola in una mano.
Le polemiche seguite alla vicenda portarono alla ideazione di un vero e proprio concorso nazionale per un'opera da collocare sul Gianicolo, indetto nel 1907 quarantatrè bozzetti furono presentati. Nessuno fu giudicato adatto e così l'iniziativa non ebbe seguito.
Solo nel 1928 Ezio Garibaldi, pronipote dell'eroe e convinto fascista, promosse nuovamente la realizzazione del monumento, che ottenne l'appoggio di Mussolini e fu compresa nel programma delle celebrazioni per i cinquant'anni dalla morte di Garibaldi, nel 1932.
Il bozzetto vincente di Mario Rutelli |
Fu il duce stesso ad intervenire direttamente nella scelta del bozzetto, che alcuni artisti erano stati chiamati a realizzare, e alla fine fu scelto, nel 1929, quello di Rutelli.
Mario Rutelli con il bozzetto del monumento ad Anita nel 1930 |
Il bozzetto rappresentava la fuga di Anita dall'accampamento di Sao Luis, accerchiato dalle truppe imperiali durante la Guerra dei Farrapos.
L'eroina era raffigurata sul cavallo al galoppo, con la pistola in pugno, mentre l'altro braccio si aggrappava alla criniera del destriero.
Anita lancia all'attacco i Garibaldini |
Per i rilievi della base furono scelti tre temi: Anita che guida i Garibaldini a Curitibanos, Anita che cerca Garibaldi tra i caduti della stessa battaglia e Garibaldi che sostiene Anita morente nella pineta di Ravenna.
Anita cerca Garibaldi tra i cadaveri della battaglia |
Garibaldi con Anita morente |
Nel luglio del 1930 fu realizzata in gesso la grande statua equestre, e Mussolini fu invitato a visitarla, fu in quell'occasione che il dittatore volle che nel braccio sinistro fosse inserito il piccolo figlio Menotti, per trasformare l'eroina anche in madre esemplare, dunque perfetto modello di madre fascista.
Il 5 agosto 1931 la statua fu fusa e cesellata, mentre i rilievi furono terminati nel novembre dello stesso anno, il mese successivo iniziarono i lavori del basamento sul Gianicolo.
Intanto, dopo enormi sforzi diplomatici con la Francia, i resti di Anita furono esumati da Nizza e portati a Staglieno, e il 2 giugno 1932 furono solennemente inumati nel monumento, trasportati da cinque Garibaldini.
L'opera venne inaugurata il 4 giugno 1932, alla presenza di Benito Mussolini, dei Reali, della famiglia Garibaldi, di un centinaio di ex Garibaldini e Cacciatori delle Alpi superstiti, di autorità civili e militari e delle delegazioni diplomatiche di Brasile, Uruguay, Cuba, Inghilterra, Polonia, Ungheria, Grecia e Giappone.
Nel 1942, il piazzale dove si trova la statua fu dedicato ad Anita Garibaldi, la quale aveva perduto la piazza a lei intitolata lungo Via Giacinto Carini, nel quartiere Gianicolense.
Monumento al Bersagliere
Il monumento al Bersagliere si trova in Piazzale di Porta Pia, al confine tra il Quartiere Salario ed il Quartiere Nomentano.
La statua, un monumento all'Arma dei Bersaglieri, rappresenta appunto un bersagliere nell'atto di lanciarsi in una carica.
Voluto dall'Associazione Nazionale Bersaglieri, nel 1923, fu congelato da Mussolini per non riaccendere la Questione Romana, in vista della riconciliazione del fascismo con la Chiesa Cattolica.
Solo dopo il 1929, dunque, si ricominciò a parlare dell'erezione del monumento, nel 1930 fu bandito il concorso pubblico, cui parteciparono ventiquattro concorrenti, il 5 marzo la commissione dichiarava vincitore Publio Morbiducci, sembra su suggerimento dello stesso Mussolini, che ne aveva apprezzato molto il bozzetto, convinto che interpretasse appieno il carattere popolare del bersagliere.
Lo scultore realizzò il monumento in meno di un anno proprio di fronte a Porta Pia, da dove i bersaglieri il 20 Settembre del 1870 fecero il loro ingresso a Roma.
La statua fu inaugurata il 18 Settembre del 1932 alla presenza del Re Vittorio Emanuele III, del Principe Umberto, di Benito Mussolini, Achille Starace e del Governatore di Roma Francesco Boncompagni Ludovisi, accompagnati da cinquantamila bersaglieri che si radunarono da tutta Italia.
Questo è parte del discorso pronunciato da Mussolini in quell'occasione:
"Sire, Altezza Reale, Signori!
Il monumento nazionale al bersagliere che la Maestà Vostra si degna, in questo giorno, di inaugurare, sorge a Roma per voto dell'Associazione nazionale del bersagliere, voto accolto dal Governo Fascista, e per desiderio unanime di popolo. L'artista ha compiuto opera degna del soggetto, raffigurando il bersagliere nell'atteggiamento tradizionale del passo di carica, così come per un secolo è stato visto in Italia e fra le genti straniere.
Questo monumento al bersagliere che, sorgendo nella Capitale, non poteva sorgere che a Porta Pia, simboleggia l'eroismo del Corpo e vuole tramandarlo nel tempo, quale testimonianza preziosa per tutte le generazioni che verranno."
Il monumento, realizzato in bronzo, è alto circa sei metri e pesa oltre 2 tonnellate, il bersagliere è ritratto in corsa, con il fucile nella mano destra e la tromba nella sinistra, con grande cura per i dettagli del vestito e grande dinamismo.
Il basamento in travertino fu realizzato dallo scultore Mancini, sui lati maggiori si trovano bassorilievi in pietra di Trani che raffigurano personaggi e battaglie combattute dai bersaglieri, sempre realizzati dal Morbiducci: Ponte di Goito, morte di Luciano Manara, Porta Pia, a sinistra.
Sciara Sciat, Enrico Toti, Riva di Villasanta, a destra.
Sotto ai rilievi, due frasi, una delle quali di Mussolini: "Appena un secolo di storia, ma quanti sacrifici, quante battaglie e quanta gloria!". L’altra è di Emanuele Filiberto di Savoia, duca d’Aosta: "Nulla resiste al bersagliere".
Lo scultore realizzò il monumento in meno di un anno proprio di fronte a Porta Pia, da dove i bersaglieri il 20 Settembre del 1870 fecero il loro ingresso a Roma.
La statua fu inaugurata il 18 Settembre del 1932 alla presenza del Re Vittorio Emanuele III, del Principe Umberto, di Benito Mussolini, Achille Starace e del Governatore di Roma Francesco Boncompagni Ludovisi, accompagnati da cinquantamila bersaglieri che si radunarono da tutta Italia.
Questo è parte del discorso pronunciato da Mussolini in quell'occasione:
"Sire, Altezza Reale, Signori!
Il monumento nazionale al bersagliere che la Maestà Vostra si degna, in questo giorno, di inaugurare, sorge a Roma per voto dell'Associazione nazionale del bersagliere, voto accolto dal Governo Fascista, e per desiderio unanime di popolo. L'artista ha compiuto opera degna del soggetto, raffigurando il bersagliere nell'atteggiamento tradizionale del passo di carica, così come per un secolo è stato visto in Italia e fra le genti straniere.
Questo monumento al bersagliere che, sorgendo nella Capitale, non poteva sorgere che a Porta Pia, simboleggia l'eroismo del Corpo e vuole tramandarlo nel tempo, quale testimonianza preziosa per tutte le generazioni che verranno."
Il monumento, realizzato in bronzo, è alto circa sei metri e pesa oltre 2 tonnellate, il bersagliere è ritratto in corsa, con il fucile nella mano destra e la tromba nella sinistra, con grande cura per i dettagli del vestito e grande dinamismo.
Il basamento in travertino fu realizzato dallo scultore Mancini, sui lati maggiori si trovano bassorilievi in pietra di Trani che raffigurano personaggi e battaglie combattute dai bersaglieri, sempre realizzati dal Morbiducci: Ponte di Goito, morte di Luciano Manara, Porta Pia, a sinistra.
Sciara Sciat, Enrico Toti, Riva di Villasanta, a destra.
Sotto ai rilievi, due frasi, una delle quali di Mussolini: "Appena un secolo di storia, ma quanti sacrifici, quante battaglie e quanta gloria!". L’altra è di Emanuele Filiberto di Savoia, duca d’Aosta: "Nulla resiste al bersagliere".
Via dei Cimatori
Via dei Cimatori si trova nel Rione Ponte, compresa tra Corso Vittorio Emanuele II e Via Giulia. Questa strada ebbe diversi nomi: inizialmente Via dei Varani, probabilmente per una famiglia che qui abitava. Poi Via dei Lombardi, perché abitata da una famiglia originaria dalla Lombardia o da una famiglia con questo nome. Poi fu detta anche Via di Monte d'Oro, per via delle proprietà della famiglia dei Dall'Oro in questa zona.
Il nome rimasto fino ad oggi di Via dei Cimatori è dovuta al fatto che qui vi si stabilirono, fuggiti da Firenze in seguito all'assedio del 1531, numerosi lavoratori che cimavano la lana. La zona, infatti, iniziò ad essere il punto dei riferimento dei Fiorentini a Roma, che si radunarono intorno alla Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, limitrofa alla strada.
Tra i cimatori di lana di Firenze vi furono anche gli antenati della famiglia Barberini.
A Roma furono presenti cimatori anche nei pressi di una piazzetta non più esistente situata nel Rione Regola, nei pressi di Via dei Cappellari, detta appunto Piazza dei Cimatori.
Oggi Via dei Cimatori permette di godere un notevole scorcio sulla cupola di San Giovanni dei Fiorentini.
Palazzo Bassi
Palazzo Bassi si trova in Corso Vittorio Emanuele II, nella parte compresa nel Rione Ponte. Quando negli anni Ottanta del XIX Secolo iniziarono i lavori per la costruzione di Corso Vittorio Emanuele II, vennero progettati diversi palazzi che prospettassero sulla nuova arteria, tra cui il Palazzo Bassi, il cui progetto risale al 1885 per mano dell'architetto Giulio Podesti (Roma 1857 - Roma 1909) per la famiglia Bassi.
La necessità della costruzione di questo palazzo ex novo nacque dall'abbattimento dell'isolato compreso tra Piazza dell'Orologio, Via dei Filippini, Vicolo Sforza Cesarini e le scuderie del Palazzo Sforza Cesarini per far spazio alla nuova arteria.
Il palazzo, situato al civico 251, fu realizzato tra il 1886 ed il 1887 articolato su quattro piani oltre al pian terreno e al mezzanino.
Il pian terreno è decorato con bugne a rilievo, mentre per tutti i successivi piani le bugne sono lisce e leggermente accennate. Il piano nobile presenta grandi finestre a edicola con colonnine ioniche e timpano ricurvo, al secondo piano le finestre sono invece inquadrate da lesene corinzie con timpano triangolare, al terzo sono architravate. L'ultimo piano è caratterizzato da piccole finestre quadrate incorniciate cui si alternano grandi quadri in stucco contenenti clipei.
Sulle fasce laterali, leggermente aggettanti e contornate da bugnato in rilievo, sono inoltre presenti maggiori motivi architettonici, tra cui alcune scenografiche finestre a serliana al piano nobile e al successivo, un grande balcone accompagna l'angolo del palazzo verso la Chiesa Nuova.
Tra il 1892 ed il 1904 presso questo palazzo visse il filosofo Antonio Labriola, come ricordato anche da una targa.
Oggi il palazzo ospita diverse attività commerciali, tra cui il bed and breakfast Navona Suite (sito).
Monumento al Carabiniere a cavallo
Il monumento al Carabiniere a cavallo si trova in Piazza del Risorgimento, nel Rione Prati.
La statua venne terminata nel 2003 ed è stata realizzata dallo scultore Barbarino Jannucci, che ha rielaborato un'opera bronzea di dimensioni molto ridotte del 1886, di Stanislao Grimaldi.
Il monumento si ricollega a quello del 1933 realizzato a Torino che rappresenta il Carabiniere a piedi: le due opere, seppur distanti centinaia di chilometri, vogliono simboleggiare il percorso dell'Arma dei Carabinieri, iniziato nel 1814 con la sua fondazione a Torino e che oggi prosegue a Roma.
Il monumento si ricollega a quello del 1933 realizzato a Torino che rappresenta il Carabiniere a piedi: le due opere, seppur distanti centinaia di chilometri, vogliono simboleggiare il percorso dell'Arma dei Carabinieri, iniziato nel 1814 con la sua fondazione a Torino e che oggi prosegue a Roma.
Il monumento rappresenta un Carabiniere mentre monta un cavallo, ai cui piedi è presente una cagnetta, mascotte dell'Arma e che simboleggia la fedeltà dell'Arma (il cui motto è "Nei secoli fedeli") ed il legame d'amicizia tra il carabiniere ed il cavallo.
Fontana della Dea Roma
La Fontana della Dea Roma si trova in Piazza Monte Grappa, nel Quartiere Della Vittoria. E' stata realizzata nel 2003 dallo scultore polacco Igor Mitoraj (Oederan 1944 - Parigi 2014), ed è un dono della società Finmeccanica alla Città di Roma.
Come molte opere dell'artista, rappresenta un volto di dimensioni molto grandi, in questo caso della Dea Roma. Il materiale utilizzato è il travertino, quello di numerosi dei principali monumenti della Capitale, scelto da Mitoraj perché l'opera si coniugasse il più possibile alla storia di Roma.
Proprio per voler raccontare il concetto di storia in questo monumento, l'artista ha inserito volutamente alcune lesioni, così come ha lasciato visibile l'assemblaggio dei blocchi di travertino che costituiscono il volto.
La fontana, con la semplice vasca posta sotto al monumento, si trova esattamente nel centro geometrico di Piazza Monte Grappa, perfettamente in asse con il Ponte del Risorgimento.
Space Invader di Via del Pigneto
Lo Space Invader in questione si trova in Via del Pigneto, nella parte del Quartiere Prenestino-Labicano nota come Pigneto, ed è stato realizzato dall'artista francese Invader.