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Hotel Quirinale



L'Hotel Quirinale si trova in Via Nazionale n.7, nella parte compresa nel Rione Castro Pretorio.
Le origini di questo edificio sono strettamente connesse all'apertura di Via Nazionale: nei primi anni di vita di questa strada, sotto il Pontificato di Pio IX, quando iniziò ad essere realizzato il cosiddetto Quartiere de Mérode, la famiglia Guerrini volle costruire un grande palazzo lungo la nuova arteria, all'epoca chiamata Via de Mérode, posta vicino alla Stazione Termini.

L'albergo del Quirinale nel 1874

L'edificio venne progettato dall'architetto Partini nel 1867 e costruito nel 1870. Egli realizzò un grande stabile di cinque piani con finestre architravate al piano nobile, al terzo e quarto piano, rivestito di bugnato liscio. Tre grandi arcate inquadrano gli ingressi al pianterreno.

L'albergo Quirinale nella mappa del Marrè del 1876

L'imprenditore Domenico Costanzi decise di aprire in questo palazzo un grande albergo e comprò successivamente tutti gli appartamenti dalla famiglia Guerrini.

L'aAlbergo nel 1874

Il nuovo albergo venne inaugurato nel 1874, prese il nome dal Colle Quirinale, nei pressi del quale si trova, per quanto, a dire il vero, la struttura si trovi sul Viminale.

Il Ristorante originale trasformato in Salone d'Inverno ai primi del Novecento

Caratteristica peculiare dell'albergo era la grande Sala da Pranzo posta nel cortile interno e sormontata da una cupola in ferro e vetro sorretta su colonnine decorate da foglie d'edera. Le pareti della sala erano decorate da affreschi con grottesche.

L'albergo del Quirinale e l'adiacente Teatro Costanzi

Nel 1880, lo stesso Costanzi aveva costruito, accanto al vecchio Villino Strozzi che dava il nome alla zona, un tempo nota infatti come Villa Strozzi, un teatro lirico, nominato Teatro Costanzi, divenuto nel 1928 Teatro Reale dell'Opera.
L'Hotel Quirinale e il Teatro dell'Opera si trovano nello stesso isolato, e sono collegati tra di loro da un passaggio interno.


Il 1894 l'Hotel fu venduto per due milioni di lire alla ditta di albergatori svizzeri Bucher & Durrer, che lo terranno in gestione fino al 1925. Essi erano decisi a rilanciare l'albergo come Grand Hotel Quirinale e decisero di rinnovarlo.
Tre anni dopo furono effettuati dei lavori di ristrutturazione dall'architetto Ciriaco Baschieri Salvadori. 

La nuova Sala da Pranzo

Egli realizzò una nuova lussuosa Sala da Pranzo caratterizzata dal soffitto in travi, decorate da modiglioni, e sostenute da colonnine in ferro molto elaborate. Il vecchio Ristorante fu trasformato in Salone d'Inverno mantenendo la grande cupola ma cancellando le precedenti pitture.

Un Salone privato dell'Hotel Quirinale

L'albergo ebbe un notevole successo, vi soggiornarono ospiti illustri. Molti furono artisti che si esibirono nell'adiacente Teatro Costanzi: Giuseppe Verdi vi soggiornò per la prima romana del Fallstaff, Toscanini per il suo debutto nella direzione di Carmen, Mascagni per la prima dell'Iris nel 1898, Puccini per la prima di Tosca nel 1900.
Anche D'Annunzio e la Duse furono ospiti per la prima di Francesca da Rimini.
Ai primi del Novecento fu aperto nel giardino dell'albergo, verso il Teatro dell'Opera il Ristorante Francese, in stile liberty, con una struttura in ferro a vetrate sul giardino.


Oggi sulla facciata sono presenti due lapidi che ricordano alcuni dei suoi ospiti più illustri: una dedicata al compositore Giuseppe Verdi, l'altra al patriota Giacomo Medici.
L'albergo oggi risulta ancora attivo, è munito di quattro stelle e all'interno ospita un ristorante per i clienti, il Rossini, ed un bar, il Green Bar.


Il colore originale dell'edificio era chiaro, con il bugnato color travertino.

Statua di San Pietro in Piazza del Collegio Romano


La statua di San Pietro si trovava in Piazza del Collegio Romano, nel Rione Pigna, dove venne realizzata provvisoriamente in occasione del Concilio Vaticano I nel 1869. La statua era in cartongesso e fatta per essere provvisoria, per questa ragione nel 1870, anno in cui Roma venne annessa dal nuovo Stato Italiano, venne rimossa.

Targa Le Magnolie


La targa in questione si trova in Piazza de' Renzi, nel Rione Trastevere, e vi si legge scritto "Le Magnolie. Grazie A Vittoria 1993 e Virginia 2000".
Non è noto a chi faccia riferimento.

Acqua Lancisiana


L'Acqua Lancisiana è un'acqua che sorge da una fonte al Gianicolo e che fu scoperta nel 1581 dal medico Alessandro Petroni, che ne parlò nella sua opera De Victu Romanorum et di Sanitate Tuenda. Le proprietà terapeutiche di quest'acqua furono molto apprezzate dal medico di Papa Clemente XI Albani, Giovanni Maria Lancisi, che nel 1720 decise di farla incanalare e collegarla all'Ospedale di Santo Spirito, nel Rione Borgo, in modo che i malati in cura presso il nosocomio potessero usufruirne.
Affinché anche i cittadini fuori dall'ospedale potessero godere dei benefici di quest'acqua, venne realizzata una fontana anche all'esterno di esso, nota come Fonte Lancisiana, proprio dal nome del Lancisi. Per la stessa ragione, questa acqua fu nota da quel momento come Acqua Lancisiana.
Per ornare la fonte fu utilizzato un mascherone, realizzato nel 1593 da uno scalpellino, Bartolomeo Bassi, probabilmente su disegno di Giacomo Della Porta, per una fontana che si trovava nel Campo Vaccino.
Nella prima metà dell'Ottocento la zona di fronte all'Ospedale Santo Spirito venne rivoluzionata per via della costruzione del Porto Leonino, voluta da Papa Leone XII Della Genga, e portò alla rimozione della Fonte Lancisiana. Tuttavia, i Romani supplicarono perché la fonte fosse ripristinata, e così fu.
Nel 1830, quando il Papa era divenuto Pio VIII Castiglioni, venne costruita una nuova fontana per l'Acqua Lancisiana, che stavolta si trovava sotto il livello stradale, sul Porto Leonino, raggiungibile attraverso una scalinata.
Proprio nei pressi della Fonte, nel 1863 venne costruito il Ponte dei Fiorentini.


Nel 1897 la zona venne nuovamente rivoluzionata per la costruzione dei Lungotevere, e la Fonte venne nuovamente rimossa provvisoriamente per poi essere rinnovata. Furono dunque costruite due fontanelle raggiungibili attraverso due scalinate - che dimostrano come le banchine del Tevere siano state realizzate per essere vissute e non come mero argine del Fiume - all'altezza di Lungotevere Gianicolense, nel Rione Trastevere.
Il Mascherone, invece, dopo essere stato per anni nei depositi del Comune di Roma, nel 1936 venne sistemato da Antonio Munoz in Piazza Pietro d'Illiria, nel Rione Ripa, sul colle Aventino.
Nel 1924 l'Acqua Lancisiana iniziò a essere imbottigliata dalla Società Anonima Acque Minerali, e una conduttura venne deviata al Gianicolo, dove si trovava lo stabilimento. Questo lavoro tuttavia fu interrotto nel 1942, con la costruzione della galleria che conduceva a Porta Cavalleggeri.
Nel 1950 la Fonte venne chiusa per un sospetto inquinamento. Oggi le due fontanelle sono ancora esistenti, seppur secche, e sopra ognuna è presente una targa che ricorda rispettivamente i lavori fatti da Papa Clemente XI e Papa Pio VIII per rendere fruibile l'Acqua Lancisiana.

Altri siti che ne parlano:

Statua di Publio Virgilio Marone


La statua del letterato Publio Virgilio Marone (Andes, 70 avanti Cristo - Brindisi 19 avanti Cristo) si trova presso l'omonimo Liceo Classico, sul lato che dà su Lungotevere dei Tebaldi, nel Rione Regola.
Il Liceo Classico Virgilio venne realizzato dall'architetto Marcello Piacentini tra il 1936 ed il 1939, anno in cui, il 28 Ottobre - anniversario della Marcia su Roma - venne inaugurato. Insieme al complesso, venne inaugurata anche la statua, opera di V. Fiordigiglio, come si può leggere a malapena sul piedistallo.

Targa dell'Acqua Lancisiana


La targa in questione si trova lungo la banchina del Tevere presso Lungotevere Gianicolense, nel Rione Trastevere, e segnala come sotto di essa si trovi la fonte dell'Acqua Lancisiana, un acqua che deve il proprio nome a Giovanni Maria Lancisi, archiatra di Papa Clemente XI Albani, che la scoprì - su segnalazione del medico Alessandro Petroni - nel 1720 in una sorgente del Gianicolo e la volle collegare all'Ospedale di Santo Spirito.
Una delle fonti si trovava di fronte all'Ospedale, ma venne demolita per la creazione dei Lungotevere.
Per questa ragione, venne ricostruita lungo la banchina, ma attualmente non è in funzione dal momento che è stata ritenuta contaminata.
E' tuttavia ricordata da questa targa che, nello specifico, rimembra il restauro della fonte voluto da Papa Pio VIII.

Targa in memoria dell'inizio delle riprese del film "Roma Città Aperta"


La targa in questione si trova in Via degli Avignonesi, nel Rione Trevi, e ricorda come presso questo edificio il 18 Gennaio del 1945 il regista Roberto Rossellini iniziò le riprese del suo celebre film Roma Città Aperta.
La targa è stata qui posta dal Comune di Roma il 18 Gennaio del 1995.

Targa in memoria di Nicola Stame


La targa in questione si trova in Via dei Volsci, nella zona del Quartiere Tiburtino nota come San Lorenzo, e ricorda il tenore ed antifascista Nicola Ugo Stame (Foggia 1908 - Roma 1944), morto il 24 Marzo 1944 nell'Eccidio delle Fosse Ardeatine, che abitava presso questa casa.
A Nicola Stame è dedicata anche un'altra targa, situata in Via Torino, su una fiancata del Teatro dell'Opera.

Piazza Santiago del Cile


Piazza Santiago del Cile è una piazza situata al confine tra il Quartiere Parioli ed il Quartiere Pinciano, tra Viale Parioli e Via Giosuè Borsi.
Quando nel 1888 fu tracciato Viale Parioli, fu pensata una piazza, oggi all'altezza di Via Giuseppe Luigi Lagrange, che inizialmente fu chiamata Largo Parioli o Piazza Parioli, c'è una certa ambiguità nelle prime delibere al riguardo.
Nel 1924, però, il Comune di Roma stabilì di dedicare a città sudamericane diverse piazze lungo l'asse Viale della Regina Viale Liegi Viale Parioli, giocando sul fatto che alcune avevano lo stesso nome di altre strade, Piazza della Regina e Piazza dei Parioli, e risarcendo le altre due, Piazza Trasimeno e Piazza Galeno, con nuove piazze.

Piazza Santiago del Cile nella mappa di Marino e Gigli del 1934

Per questa ragione, Piazza dei Parioli fu rinominata Piazza Santiago del Cile, in onore della capitale cilena fondata nel 1541 dal conquistador spagnolo Pedro de Valdivia e inizialmente chiamata Santiago de Nueva Extremadura per celebrare la città spagnola di Santiago de Compostela e la regione ispanica dell'Estremadura.
L'edificazione della piazza a palazzine fu realizzata tra gli anni venti e trenta.


Via delle Cave


Via delle Cave è una strada situata nel Quartiere Tuscolano, compresa tra Via Appia Nuova e Largo Volumnia.
La strada assunse l'attuale nel 1921 per collegare la Via Tuscolana e la Via Appia Nuova, in una zona che all'epoca non quasi per nulla edificata: in precedenza aveva il nome di Vicolo delle Cave. Tuttavia, come numerose mappe dimostrano, la strada era già esistente, con il nome di "strada delle Cave", almeno dal XIX Secolo.
Il nome della strada deriva dalle cave di pozzolana che un tempo erano presenti in quest'area. La pozzolana, pietra di origine vulcanica, è molto presente a Roma e nel Lazio e per questo nell'Antica Roma era spesso utilizzata per creare il coementum.
Quando la zona era ancora piena campagna, c'era l'Osteria Scarpone, una delle più importanti della zona.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la strada, un tempo più simile a una via di campagna che ad una urbana, cambiò repentinamente faccia, per via della notevole urbanizzazione della zona.
Oggi Via delle Cave risulta essere un'importante strada di scorrimento anche per via del suo ruolo strategico di collegamento tra la Via Appia Nuova - oltre tutto in prossimità di una stazione della Linea A della metropolitana come Colli Albani - e la Via Tuscolana.
La parola cava deriva dal latino cavus, che significa "incavato". Le cave, infatti, sono spesso scavate nel terreno o sotterranee, e da qui il nesso con la parola originaria.

Suburbio Aurelio

Il Suburbio Aurelio si trova ad Ovest dell'omonimo quartiere e come esso deve il proprio nome alla Via Aurelia. Come molte zone situate al di fuori delle Mura Aureliane è stato per secoli principalmente un'area di campagna, in cui erano presenti diversi casali, come l'ancore esistente Casale di Torre Rossa, risalente al XVI Secolo.
In questa zona, nel 1684, il Cardinale Gaspare Carpegna volle costruire la sua villa, Villa Carpegna, tuttora esistente.
Tra il 1877 ed il 1891 in questa zona fu costruito il Forte Boccea, uno dei forti costruiti per la difesa di Roma.
Nel 1938 l'architetto Marcello Piacentini vi costruì invece Villa Giovannelli-Fogaccia.
Sempre negli anni Trenta il Conte Fogaccia, proprietario della villa, iniziò a lottizzare i suoi terreni nella zona, dando così origine alla Borgata di Montespaccato, costruita tra l'omonima strada e la Via Cornelia.
A partire circa dallo stesso periodo, nella zona hanno iniziato ad insediarsi numerosi Conventi ed Istituti Religiosi, fatto che è proseguito anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando è iniziata l'urbanizzazione del quartiere, che ha principalmente seguito la direzione di Via Boccea e di Via Aurelia.
Anche per questa ragione, la zona è comunemente nota tra i Romani come Boccea.
Dal 2000, la zona è raggiungibile attraverso la Linea A della Metropolitana di Roma, nello specifico dalle fermate Cornelia e Battistini.

Chiese:
Cappella della Santa Croce
Santa Maria Janua Coeli
Cappella di Nostra Signora del Carmelo
Nostra Signora di Guadalupe e San Filippo in Via Aurelia
Santissimo Sacramento

Forti:
Forte Boccea

Ville:
Villa Carpegna
Villa Giovannelli Fogaccia

Parchi e riserve naturali:
Tenuta di Acquafredda

Fermate della Metropolitana:
Cornelia (Linea A)
Battistini (Linea A)

Piazza Giuseppe Verdi


Piazza Giuseppe Verdi si trova nel Quartiere Pinciano, compresa tra Via Gaetano Donizetti e Via Vincenzo Bellini.
Le origini di questa strada risalgono al 1911, quando il Consiglio Comunale venne chiamato a deliberare sui nomi delle strade del nuovo Quartiere Pinciano a sinistra di Via Salaria.
Negli anni precedenti il Consiglio Comunale aveva votato mozioni in favore della dedica di strade a Giuseppe Verdi e ad altri musicisti Italiani di primo piano: per questa ragione si decise di dedicare quelle nuove strade proprio ai musicisti Italiani e che la piazza principale fosse dedicata a Giuseppe Verdi, considerato un simbolo del Patriottismo oltre che uno dei massimi musicisti Italiani.
Per stabilire i nomi delle altre strade, invece, la Commissione toponomastica si affidò a una relazione del Professor Ovidi riguardo i musicisti Italiani.
La piazza, di vaste dimensioni, acquisì presto un ruolo molto importante, e vi furono costruiti edifici di notevole importanza.
Il primo, più importante e più vasto per dimensioni che tuttoggi domina la piazza è il Poligrafico dello Stato, costruito tra il 1913 ed il 1918 su progetto di Garibaldi Burba ed A. Larderel.
Tra il 1921 ed il 1922 Marcello Piacentini, insieme a Giuseppe Cecconi, vi realizzò quattro palazzine ad uso residenziale per la Cooperativa Edilizia Corte dei Conti.
Nel 1928, invece, Enrico Bacchetti costruì sulla piazza la Casa dell'Automobile, successivamente demolita.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nella piazza sorse un rifugio sotterraneo antiaereo, come si apprende dalla S dipinta su un muro ancora oggi visibile.
Tra il 1963 ed il 1966, all'angolo con Via Giovanni Battista Martini, Attilio La Padula, insieme ad A. Marchini, costruì il Palazzo per Uffici dell'ENEL.

Via Bonella


Via Bonella è stata una via, oggi non più esistente, situata nel Rione Monti, che collegava il Foro Romano a Via Baccina.
Le origini della strada risalgono al 1570 quando il Cardinale Michele Bonelli, nativo di Alessandria e noto per questo come l'Alessandrino, nipote di Papa San Pio V Ghislieri, promosse un intervento di riqualificazione del quartiere noto come dei Pantani, che occupava l'area dove oggi passa Via dei Fori Imperiali.
Nell'opera di riqualificazione e rinnovamento, sorsero due nuove strade che presero il loro nome dal Cardinale: Via Alessandrina e, appunto, Via Bonella. Il quartiere stesso, noto come quartiere dei Pantani, fu per questa ragione detto anche Alessandrino, ma non va confuso con l'omonimo attuale Quartiere Alessandrino.
Via Bonella, in realtà, ottenne questo nome alcuni anni dopo rispetto a Via Alessandrina, quando Papa Sisto V Peretti volle istituirla per condurre l'Acqua Felice al Campidoglio, e la volle dedicare al Cardinale Michele Bonelli.

Via Bonella sulla carta di Roma di Giovanni Battista Nolli
La strada partiva dal Foro Romano, dalla Chiesa dei Santi Luca e Martina e raggiungeva Via Baccina, attraverso l'Arco dei Pantani, passando accanto ai resti monumentali del Tempio di Marte Ultore.



La via sopravvisse ai mutamenti urbanistici che dopo l'Unità d'Italia coinvolsero alcune zone limitrofe: non fu toccata dal tracciato della nuova Via Cavour a partire dal 1873, né dalla costruzione dell'Altare della Patria a partire dal 1900.
Tuttavia, la vita di questa strada terminò tra il 1931 ed il 1933, quando fu abbattuta per lasciare spazio alla nuova Via dell'Impero, che dopo la caduta del Fascismo ha visto il proprio nome cambiare in Via dei Fori Imperiali.

Via Alessandrina


Via Alessandrina si trova nel Rione Monti e attualmente si estende tra Via del Tempio della Pace ed il Foro Traiano, attraversando Via dei Fori Imperiali.
L'origine di questa strada risale al 1570, quando il Cardinale Michele Bonelli, conosciuto come l'Alessandrino perché nativo di Alessandria, nipote del Papa San Pio V Ghislieri, si occupò del restauro e della riqualificazione della zona dell'Arco dei Pantani, ovvero quel quartiere che sorgeva sopra ai Fori Imperiali.


Nell'ambito del riordinamento della zona, due nuove strade presero il nome dal Cardinale Bonelli: Via Alessandrina e Via Bonella. Inoltre il quartiere dei Pantani iniziò ad essere chiamato anche Quartiere Alessandrino (da non confondere con l'attuale Quartiere Alessandrino, situato tra la Prenestina e la Casilina).

Via Alessandrina nella carta di Roma di Giovanni Battista Nolli (1748)
La nuova strada, che venne tracciata in un quartiere già esistente, ospitò quindi alcuni edifici preesistenti: il Palazzetto di Sisto IV, poi Casa del Cardinale Accolti, al numero 3, l'Osteria delle Colonnacce al civico 20, la cosiddetta Casa delle Vedove al civico 34 e il Conservatorio di Sant'Eufemia, l'Osteria della Colonna al numero 38, il Palazzo Ghislieri al numero 84, il Palazzetto di Flaminio Ponzio, l'Istituto della Carità di Rosmini, la Casa Tazzoli e la Chiesa di Sant'Urbano in Campo Carleo.

L'Osteria delle Colonnacce, costruita sui resti del Foro di Nerva

In precedenza, lo slargo che si trovava di fronte a questa Chiesa, era detto Piazza di Sant'Urbano. Per molto tempo, inoltre, un tratto di Via Alessandrina proprio nei pressi della Chiesa fu detto Via di Campo Carleo: nel 1873, nell'ambito di un riordinamento della toponomastica di Roma, questo tratto fu annesso in Via Alessandrina e il nome Via di Campo Carleo - ancora esistente - venne dato a Via del Grillo (che andava distinta dalla quasi omonima Salita del Grillo nell'idea di chi riordinò la toponomastica locale).
Il percorso della strada, inoltre, attraversa i resti del Foro di Augusto e del Foro Traiano, costeggiando il Foro di Nerva.
In seguito all'Unità d'Italia, nonostante la zona subì diversi mutamenti, la strada rimase inalterata. In quegli anni, infatti, venne tracciata la nuova Via Cavour, e il piano regolatore del 1873 prevedeva un prolungamento di questa strada attraverso un viadotto che superasse il Foro Romano e un allargamento di Via Cremona, limitrofa a Via Alessandrina. Questi due interventi non ebbero mai luogo.
A partire dal 1900, nella limitrofa Piazza Venezia, fu costruito l'Altare della Patria, fatto che influenzò di nuovo la zona dei Pantani ma non modificò in alcun modo Via Alessandrina.
Tuttavia, nel 1925 si iniziò a pensare alla demolizione del quartiere dei Pantani per fare spazio a una nuova strada che collegasse Piazza Venezia al Colosseo, rendendo ben visibili i Fori.
Nel 1926 questo progetto venne approvato, e tra il 1931 ed il 1933 tutte le case della zona dei Pantani vennero abbattute per lasciare spazio alla nuova Via dell'Impero, che poi dopo la caduta del Fascismo ha cambiato il proprio nome in Via dei Fori Imperiali.
Proprio nel 1933, un curioso episodio avvenne durante i lavori di demolizione dell'edificio al civico 101. In tale occasione un operaio trovò sotto una lastra di ferro a sua volta coperta di mattoni un vero e proprio tesoro di monete d'oro e gioielli: si trattava di una collezione nascosta e tenuta segreta appartenuta all'antiquario Francesco Martinelli, che lì visse dal 1865 alla morte avvenuta nel 1895. Tale collezione, dopo un contenzioso tra Governatorato ed eredi, è oggi parte del Medagliere Capitolino. Nei giorni successivi, destò particolare entusiasmo la vincita al lotto avvenuta a Roma di un terno secco "74, 62, 24" che nella smorfia indicano rispettivamente monete, anelli d'oro e muratore.
Terminate le demolizioni, Via Alessandrina non venne formalmente abolita, e il suo tracciato - seppur quasi simbolicamente - rimase, facendo da limite estremo ai giardini creati lungo la nuova strada. Via Alessandrina rimase di fatto non percepita come una strada, ma piuttosto come una parte di Via dell'Impero/Via dei Fori Imperiali.
A partire dal 1998 nuovi scavi hanno avuto luogo nell'area, smantellando gran parte dei giardini di Via dei Fori ma portando alla luce parte dei resti relativi al tracciato di Via Alessandrina, per anni rimasta in gran parte chiusa al pubblico.
Nel 2013, contestualmente alla limitazione del traffico su Via dei Fori Imperiali, è stata riaperta al pubblico la parte principale di Via Alessandrina, che è divenuta sede dello spettacolo multimediale Viaggio nei Fori, iniziativa di Piero Angela e Paco Lanciano che punta a raccontare come erano un tempo i Fori.
In occasione della nuova apertura di Via Alessandrina, il Comune di Roma ha voluto valorizzare questa strada, inserendo targhe che ne segnalano l'antico tracciato.


Alla fine del XIX Secolo, in questa strada abitò Monsignor Valeriano Sebastiani, all'epoca Vicario del Capitolo di Santa Maria in Cosmedin, come apprendiamo dalla Guida Monaci del 1895. Tale documento ci racconta anche come in quell'anno anche altri tre religiosi dello stesso capitolo, Don Alessio Ciani, Monsignor Giuseppe Malberti e Mongisnor Antonio Gandolfi, vivessero nella strada, e come sempre in Via Alessandrina fossero attivi gli scalpellini e lavoratori del marmo Augusto Corsetti, Ottavio Pasini e Filippo Viti, i commissionari Benedetto e Giuseppe Pitocchi (quest'ultimo specializzato nei cereali) e la sarta Isabella Pitocchi, probabilmente parenti risultando tutti attivi al civico 53, la venditrice di ferrarecce e arredi funebri Emilia Pizzoli vedova Bigi, il vinaio Filippo Pizzuti, il venditore di liquori Polese, la carbonaia Teresa Possidoni, tra gli altri, oltre a notai, ragionieri, rappresentanti della società d'assicurazioni "la Basilica". Ne viene fuori un quadro di una realtà socio-economica mista e vivace.

Altri siti che ne parlano:
Via Alessandrina - in Rome and Art

Targa in memoria dei morti di Via Marmorata 169 nella Seconda Guerra Mondiale


La targa in questione si trova nel cortile di Via Marmorata 169, nel Rione Testaccio, e ricorda sette persone che abitavano in questo condominio e sono morte nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Tra questi, i due morti alle Fosse Ardeatine Adolfo Caviglia e Cesare Tedesco e Guglielmo Caviglia, Lazzaro Di Porto, Davide Moresco, Mario Milano e Mario Natili, morti dopo essere stati deportati in Germania nei campi di concentramento.
La targa è stata qui posta dai condomini di Via Marmorata 169 il 20 e 21 Settembre 1947.