Borghetto di Vigna Mangani



Il Borghetto di Vigna Mangani è uno dei numerosi borghetti spontanei che nel corso del XX Secolo sono nati a Roma. Nello specifico si trova nel Quartiere Pietralata, nella parte compresa tra Via di Pietralata e la ferrovia che da Roma porta a Orte e Firenze.
Nel XIX Secolo quest'area divenne proprietà della famiglia Mangani, che avevano qui una vigna che si estendeva grossomodo dalla Via Nomentana all'altezza di Via della Batteria Nomentana fino all'Aniene.
Sappiamo anche che la famiglia gestiva la Trattoria Mangani, una trattoria con un gran numero di posti che si trovava proprio sulla Nomentana. Agli inizi del XX Secolo, la trattoria venne acquistata da Antonio Paolantoni e rimase in funzione fino agli anni venti.

Il Borghetto negli anni venti, sullo sfondo la Città Giardino Aniene.

Il borghetto nacque negli anni 'dieci del Novecento in maniera spontanea, come era avvenuto per gran parte dei cosiddetti 'villaggi abissini' di Roma, sorti alla fine dell'ottocento quando fu vietato ai braccianti che lavoravano nell'edilizia romana di dormire allo scoperto nelle vie di Roma; queste persone furono costrette a trasferirsi in zone periferiche costruendo delle baracche vista l'ampia disponibilità di spazio, le località preferite per questi insediamenti erano in prossimità di ferrovie, stazioni e vie consolari. Nel caso del Borghetto di Vigna Mangani l'insediamento sorse su un piccolo poggio vicino alla ferrovia all'altezza della Batteria Nomentana.

Il Borghetto di Villa Mangani visto su Google Maps.

La zona nacque dunque in maniera spontanea, con la tipica architettura a case basse degli insediamenti di questo tipo. 
Il nome, fino all'inserimento del Borghetto nella toponomastica ufficiale, non fu unanimemente da subito quello di Vigna Mangani. Molto spesso, infatti, ci si appellò a questo agglomerato come Borghetto di Pietralata o Borgata di Pietralata, per la sua vicinanza con Via di Pietralata.

Il Borghetto di Vigna Mangani, chiamato Borgata di Pietralata nella mappa di Roma di Marino e Gigli del 1934.
Nel 1948 il Consiglio Comunale di Roma istituì formalmente il Borghetto di Vigna Mangani, cui si aggiunsero nel 1954 Via del Borghetto di Vigna Mangani e Vicolo del Borghetto di Vigna Mangani.
Per molti anni il borghetto, in una posizione piuttosto isolata, fu raggiungibile oltre che da Via di Pietralata da uno degli ultimi passaggi a livello esistiti a Roma: questo si trovava sulla ferrovia che da Roma conduce a Orte e Firenze all'altezza di Via della Batteria Nomentana, e rimase in funzione fino agli anni Ottanta.


Nel Borghetto di Vigna Mangani esiste anche una Chiesa, dedicata a Santa Maria delle Grazie. La Chiesa si presenta in maniera molto umile, e una parte della struttura è adibita a laboratorio di falegnameria. Nel 2012 la Chiesa è stata danneggiata da un incendio.
Nel Borghetto di Vigna Mangani si trova anche uno storico ristorante, la trattoria Il Gallo Rosso. Il ristorante ha preso questo nome negli anni Ottanta, e prima era chiamata Osteria del Pesce Vivo, dal momento che veniva servito il pesce che veniva pescato nel limitrofo Aniene.

Un'immagine del borghetto di Vigna Mangani negli anni '50

16 commenti:

  1. Grazie delle notizie.
    Effettivamente prima dell'apertura della Tangenziale il passaggio a livello esisteva ma le sbarre venivano aperte rarissimamente; ora il collegamento con la Batteria Nomentana è assicurato da una utilissima struttura di scavalco pedonale della ferrovia.
    Aggiungo che presso la chiesa di Vigna Mangani vi era un convento che fino a poco dopo il 2000 contava solo tre religiosi.
    Credo (ma non ho fonti sicure) che l'osteria di Filanti ora Gallo Rosso, prima degli anni Ottanta si chiamasse in altro modo perché il nome Osteria del pesce vivo è stato abbandonato molto prima.
    Francesco

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  2. il vecchio nome osteria del pesce fresco e' giusto poi da circa 1982 e' diventata pizzeria gallo rosso io ci ho lavorato 17 anni e ho abitato a vigna mangani per 30 anni e prima di ma mio padre e mia madre anni 60....le sbarre del passaggio a livello venivano aperte solo per i mezzi pesanti perche l'entrata da via di pietralata era stretta..... solo per le automobili.
    e il passaggio a livello per farlo aprire si prendeva un sampietrino che erano li lungo ferrovia si batteva 5-6 volte su un palo di ferro della corrente e il casellante ti vedeva si affacciava e ti apriva le sbarre

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    1. In questo ristorante ci andavo quando andavo dallo psicologo ed era molto frequentato

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    2. Ricordati che il passaggio a livello molti anni fa` anni sessanta aveva il suo casellante con la casetta che dopo il passaggio del treno riceveva la telefonata dalla cabina di controllo poco distante che ancora esiste è apriva o chiudeva le sbarre.

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  3. la Tangenziale Est così come la si vede oggi fu realizzata in occasione dei Campionati Mondiali di Calcio Italia 90'. In particolare l'allora tangenziale proveniente da San Giovanni, terminava su via della Batteria Nomentana. La ferrovia confinava con la caserma EI Amione ancora oggi esistente lungo la circonvallazione tra Via Nomentana e Batteria Nomentana. Il tratto realizzato per i Mondiali è stato costruito per collegare la citata Tangenziale all'attuale Via Olimpica. Confermo la modalità descritta da Andrea (un sasso della massicciata ferroviaria battuto più volte sul palo della linea aerea, a mo' di campana) utilizzata per ottenere l'apertura del passaggio a livello da parte dei ferrovieri in turno al poi dismesso posto di manovra del Doppio Bivio Nomentano.

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    1. vedete quella foto del passaggio a livello sul lato sinistro del camion c'è un muretto a piramide.. A.. 10 metri di distanza lì anno 1949 sono nato io al numero 77 messo al mondo dall'ostetrica di zona una volta si partoriva in casa ed ho vissuto lì fino a quando poi la circonvalazione nomentana diventata tangenziale abbattendo le case ed ora passa sopra il mio posto nativo. Per raccontare la varia storia sia dell'osteria del borghetto e di tanti avvenimenti dove ho vissuto tutta infanzia e la gioventù ci vorrebbero tante pagine riguardo il passaggio a livello ..nostro gioco d'incoscienza ad aggrapparsi mentre saliva si apriva e si richiudeva elettricamente (vedi pale con le campane) ai passaggi dei treni regolarmente (quasi sempre) ed era controllato della sua funzione dalla torretta a vetri distante circa 100 metri direzione tiburtina da personale se qualcuno che ha vissuto li provabile che si ricordi di me il mio soprannome era CIOCCI

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    2. Il mio soprannome è Andrea il petesciano. Ciocci mi ricordo qualche cosa di te forse

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    3. Li sulla sinistra è il fosso di Sant'agnese

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    4. Se c'è sei nato a ridosso del muro della caserma c'erano tutte baracche con una stradina protetta con travi di legno messi in verticale fino quasi al ponte della nomentana. Le baracche partivano poco prima della piramide di cemento( ingresso per il collettore che sfociava sull'aniene )
      Adesso con la tangenziale tutto sparito bei ricordi.

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  4. Ci sono nate mia madre,ora 93enne,e le sue sorelle e mia nonna,oltre ad abitarci,gestiva una trattoria che ora non c'è più.Sorgeva dove ora c'è il primo parcheggio.Un pezzo del mio cuore

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    1. Chi sei Francesca dei ballini

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    2. Io che ci sono nato è cresciuto fino all'età di 18 anni, le trattorie sono state sempre due
      Er pesce vivo gestito prima dai genitori di Flora e Mario l' altra era quella del pecoraro di frontre al vicolo di vigna mangani che portava ai campi del
      sig Sbaraglia.
      .

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  5. Qui andarono ad abitare i miei genitori per un anno circa nel 1958, appena sposati ...

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  6. qualcuno di voi ha una foto storica del primo tratto di via di Pietralata. Come si presentava la strada alla metà del '900? qualcosa si addossava al muro dell'acquedotto? lo strada è stata rialzata? grazie

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  7. Ti dico che il muro che costeggia la strada non aveva niente solo alla fine aveva una scaletta a dx che usciva su la strada che porta ai monti tiburtini. Inoltre c'era anche una porta di ferro che si scendeva al collettore della fogna. La strada è stata sempre cosi stretta.

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  8. Che bei ricordi nato nel 1955 sul lettone, a vigna mangani 43, da ragazzini la chiamavano la piccola Parigi, poi d'inverno èra come un presepe. Quanta nostalgia. Ho letto alcuni commenti sulla ferrovia, pensa io me ce attaccavo, e quando alzava rimanevo attaccato poi aspettavo che ricalava, quante litigate cor casellante. Cmq so tutti bei ricordi e bellissimi tempi. Marco Vulpiani

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