Pagine
▼
Statua di San Pio da Pietrelcina
La statua di San Pio da Pietrelcina (Padre Pio) si trova in Piazza San Felice da Cantalice, nel Quartiere Prenestino-Centocelle, di fronte alla Chiesa di San Felice da Cantalice, ed è realizzata in bronzo.
Targa della sezione del PSI del Quarticciolo
La targa si trova in Piazza del Quarticciolo, nella parte del Quartiere Alessandrino nota come Quarticciolo, e ricorda come questo locale un tempo fosse la sezione del Partito Socialista Italiano (PSI) della zona del Quarticciolo, dedicata allo storico esponente del partito Adelmo Niccolai.
Oggi la sezione è divenuta il circolo territoriale del Partito Socialista (PS), uno dei partiti che hanno raccolto l'eredità politica del PSI.
Edicola della Madonna del Divino Amore al Quarticciolo
L'edicola della Madonna del Divino Amore al Quarticciolo si trova in Largo Mola di Bari, nella parte del Quartiere Alessandrino nota appunto come Quarticciolo.
L'edicola riproduce l'icona della Madonna del Divino Amore, cui è dedicato un celebre Santuario lungo la Via Ardeatina, incorniciata tra due colonne di colore azzurro. sormontate da un timpano baroccheggiante.
L'edicola è stata qui posta dagli abitanti del Quarticciolo in occasione dell'Anno Santo del 1950, in segno di gratitudine.
Negli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale, a Roma la devozione alla Madonna del Divino Amore fu particolarmente forte. Nel Giugno 1944, infatti, fu celebre il Voto alla Madonna del Divino Amore da parte dei Romani che, su invito di Papa Pio XII pregarono alla Madonna per la Salvezza di Roma, per la cui liberazione si temeva un assedio che avrebbe potuto portare a gravi danni e a stremare la popolazione.
Ma, il 4 Giugno 1944, gli Alleati entrarono a Roma senza dover combattere in seguito alla ritirata dei Tedeschi.
Monumento di Roma alla città di Segovia in occasione del bimillenario dell'acquedotto
Nella città Spagnola di Segovia si trova una statua raffigurante la Lupa Capitolina con i gemelli Romolo e Remo donata dalla Città di Roma a quella di Segovia nel 1974 in occasione del bimillenario della costruzione da parte degli Antichi Romani del celebre acquedotto di Segovia.
L'Acquedotto Romano di Segovia |
Targa del mondezzaro di Via del Teatro Pace
La targa del mondezzaro situata in Via del Teatro Pace, nel Rione Parione, è stata affissa nel 1733 e fa riferimento all'editto dell'11 Maggio dello stesso anno.
Il testo della targa è il seguente:
"Si proibisce a qualunque persona di buttare mondezza in questo luogo sotto le pene contenute nel editto di Monsignor Presidente delle Strade publicato lì 11 Maggio1733".
Cippo del Pomerio di Claudio
Il cippo si trova in Via del Pellegrino, nella parte compresa nel Rione Parione, e fa riferimento all'espansione del Pomerium, il confine Sacro che nell'Antica Roma divideva l'Urbs dall'Ager Publicus, ovvero la Città dalla sua agro circostante, a prescindere dal fatto che questo fosse urbanizzato o meno.
L'espansione del Pomerium testimoniata da questo cippo è quella del 49 d.C. voluta dall'Imperatore Claudio e citata anche negli Annales di Tacito.
Il cippo risulta oggi inglobato nel palazzo di Via del Pellegrino sulla cui facciata si trova.
Targa della sezione Socialista di Torre Spaccata
La targa, che più che targa risulta essere un'iscrizione, si trova in Via Adone Finardi, nella parte del Quartiere Don Bosco nota come Torre Spaccata, e ricorda la presenza di una sezione del Partito Socialista Italiano (PSI) prima divenuta poi, dopo lo scioglimento di quest'ultimo, dei Socialisti Italiani (SI).
La sezione oggi non è più attiva da molti anni, notizia riscontrabile con il fatto che dopo il SI la galassia Socialista ha subito numerosi ulteriori cambiamenti che, in questo edificio, non hanno avuto seguito a livello di targhe.
Vecchia targa stradale di Via della Penna
Questa targa stradale si trova in Via della Penna, nel Rione Campo Marzio, ed è una delle poche targhe toponomastiche fatte sullo stile precedente a quelle postunitarie, che costituiscono la stragrande maggioranza delle targhe presenti nel Centro di Roma.
Questa targa, in parte rovinata, probabilmente risale a prima dell'Unità d'Italia, e si vede come non erano targhe di marmo affisse ma piuttosto inserite o dipinte sul muro.
Targa della sezione PCI Regola-Campitelli
La targa in questione si trova in Via dei Giubbonari, nella parte compresa nel Rione Regola, ed indicava, finché esistita come tale, la presenza di una sezione territoriale del Partito Comunista Italiano (PCI) dei Rioni Regola e Campitelli. La sezione era dedicata, come si legge sulla targa, a Guido Rattoppatore, partigiano morto a Forte Bravetta, ricordato anche in una targa presso la propria abitazione in Largo Orbitelli, nel Rione Ponte.
La sezione oggi è ancora esistente, ma non è più del PCI, scioltosi nel 1991. Il circolo territoriale è diventato quindi del Partito Democratico della Sinistra (PDS), poi Democratici di Sinistra (DS) e dal 2007, è il Circolo del Partito Democratico (PD) del Centro Storico.
Monte Sacro Alto
Il Quartiere Monte Sacro Alto sorge ad Ovest della Via Nomentana, nella parte a Nord del Quartiere Monte Sacro, una zona tendenzialmente collinare. All'inizio del XX Secolo, la zona era principalmente vede in quanto occupata dalla vasta tenuta della famiglia Talenti: per questa ragione, ancora oggi, il Quartiere è noto tra i Romani principalmente con il nome di Talenti.
Negli anni Cinquanta, l'unico edificio presente nell'odierno Quartiere Monte Sacro Alto era stato costruito da Pier Carlo Talenti e si trovava nell'attuale Via Ettore Romagnoli, ed oggi ospita la farmacia della zona.
Più tardi, negli anni Sessanta, iniziò la costruzione del Quartiere, quasi completamente residenziale, divisa da zone più intensive ed altre di maggior respiro, in gran parte realizzate da costruttori privati. La principale di queste imprese private era l'Impresa Tudini & Talenti, costituita dalla famiglia Talenti e l'Ingegner Tudini, un imprenditore stradale.
Monte Sacro Alto in una mappa del 1961 |
L'asse commerciale della zona è composto principalmente da Via Ugo Ojetti che all'altezza di Piazza Talenti ospita un'importante punto di riferimento della zona, il bar-ristorante-gastronomia Lo Zio d'America.
Nella limitrofa Via Ettore Romagnoli, inoltre, è presente la Dear, sede di importanti studi televisivi della RAI.
Secondo l'ultimo Piano Regolatore Generale di Roma, il Quartiere dovrebbe essere collegato con la Linea D della Metropolitana, ma questo progetto risulta attualmente bloccato.
Chiese:
Sant'Achille
San Giovanni Crisostomo
San Mattia
San Ponziano
Parchi:
Parco Regionale Urbano di Aguzzano
Riserva Naturale della Marcigliana
Parco Talenti
Riserva Naturale Valle dell'Aniene
Targhe:
Fontana degli Artisti
La Fontana degli Artisti si trova in Via Margutta, nel Rione Campo Marzio. E' una delle fontane realizzate nel corso degli anni Venti dallo scultore Pietro Lombardi per celebrare i Rioni di Roma.
Questa fontana è stata realizzata nel 1927 e costituisce la fontana rionale di Campo Marzio: la scelta del Lombardi ricadde sul voler allegorizzare la strada in cui si trova, Via Margutta, considerata la strada degli artisti.
La fontana, infatti, ha come tema l'arte: su una base triangolare poggiano due cavalletti con due mascheroni che gettano acqua, il tutto sormontato da un secchio contenente pennelli.
La fontana ha subito un restauro nel 1998, come è ricordato anche in una targa affiancata alla fontana.
Statua di Federico Seismit-Doda
La statua di Federico Seismit-Doda si trova in Piazza Benedetto Cairoli, nel Rione Regola.
Domenico Federico Seismit-Doda (Ragusa di Dalmazia 1825 - Roma 1893) fu un patriota e uomo politico, già animatore del periodico Caffè Pedrocchi - così chiamato dall'omonimo caffè di Padova -, poi partecipò alla Prima Guerra d'Indipendenza, unendosi a Garibaldi nella Repubblica Romana.
Divenne poi Deputato nel 1865, eletto nel collegio di Comacchio (mentre nel 1882 passerà al collegio di Udine), fu Ministro delle Finanze nel Governo Cairoli I con l'interim al tesoro, Assessore delle Finanze del Comune di Roma e di nuovo Ministro delle Finanze nel Governo Crispi I.
Quando nel 1893 Seismit-Doda morì, a Roma nacque subito un comitato che si batteva perché fosse ricordato con una statua in bronzo. Lo scultore scelto per questo incarico fu Eugenio Maccagnani, che iniziò l'opera e la terminò nel 1906.
Il Comune di Roma accettò la statua però solamente nel 1918: come luogo fu scelto il giardino di Piazza Benedetto Cairoli, realizzato grazie ad una donazione di Guglielmo Huffer, come ricordato da una targa.
La statua alla fine venne fusa da Enrico Crescenzi, e collocata finalmente nel giardino nel 1919.
L'opera mostra il Seismit-Doda seduto su una poltrona mentre tiene in mano un libro.
La targa del mondezzaro di Vicolo dei Maroniti
La targa del mondezzaro di Vicolo dei Maroniti si trova all'angolo del vicolo stesso con Via della Panetteria, nel Rione Trevi, e riporta diverse differenze rispetto alle altre targhe di questo tipo.
In primo luogo, questa targa non riporta la data dell'editto cui fa riferimento.
In secondo luogo, diversamente dalla maggior parte delle altre, indica i luoghi limitrofi preposti al mondezzaro, ovvero "a piè della scenta di Montecavallo" e "al capocroce dell'Angelo Custode".
Il testo della targa recita:
"Si proibisce a qualunque persona di gettare immondezza in questo vicolo sotto le pene contenute ne bandi. L'immindezzari stanno a piè della scenta di Monte Cavallo e al capo croce dell'Angelo Custode".
Fontana di Pio IX a Testaccio
La fontana in questione si trova in Lungotevere Testaccio, nel Rione Testaccio. Venne fatta costruire da Papa Beato Pio IX Mastai Ferretti (1846-1878) nel 1869, quando ancora non c'erano i Lungotevere e l'area di Testaccio non era ancora stata urbanizzata, e si presentava come un vasto prato pubblico.
La fontana venne qui costruita per ricordare gli scavi svolti dall'archeologo Pietro Ercole Visconti che permisero di portare alla luce i resti dell'antico porto fluviale dei tempi della Roma Antica. Questo fatto è ricordato anche nell'epigrafe situata sulla fontana.
La fontana è composta da una protome leonina che getta acqua in un sarcofago Romano poggiato su un muro in laterizio inquadrato da lesene e sormontato dallo Stemma Pontificio di Papa Pio IX.
Targa dell'ampliamento di Via del Pellegrino
La targa in questione si trova in Via del Pellegrino, nella parte compresa nel Rione Regola, ed è stata qui posta da Papa Alessandro VI Borgia (1492-1503) per celebrare l'ampliamento di Via del Pellegrino, promosso dallo stesso Pontefice, nel 1497.
Targa in memoria dei lavori per rettificare Via del Corso
La targa in questione si trova in Via del Corso, nel tratto compreso nel Rione Campo Marzio, ed è stata qui posta da Papa Alessandro VII Chigi per ricordare i lavori che hanno portato a rettificare il tratto in questione della strada, che prima non era perfettamente lineare come oggi per via di antichi resti che ne ingombravano il tracciato.
La targa è stata qui posta nel 1665.
Targa che garantisce il pubblico utilizzo dei prati di Testaccio
La targa in questione si trova in Piazza di Porta San Paolo, proprio sul muro dell'omonima porta, nella parte compresa nel Rione San Saba e garantisce l'uso pubblico dei campi di Testaccio, che all'epoca - la targa è del 1720 - erano un vasto prato che circondava il Monte Testaccio.
Sotto, a firmare la targa che fa riferimento a uno statuto apposito, il Marchese Scipione Ippolito De Rossi, il Marchese Cesare Sinibaldi, Pietro Paolo Boccapaduli, ed il Caporione Filippo Gentili.
Targa in memoria di Romolo Murri
La targa in questione si trova in Via dei Montecatini, nel Rione Colonna, e ricorda il Presbitero e uomo politico Romolo Murri (Monte San Pietrangeli 1870 - Roma 1944), tra gli ideatori di un partito Cattolico Democratico in Italia, che presso questa casa visse e incontrò diverse persone, tra cui Don Luigi Sturzo ed Alcide De Gasperi, citati nella targa.
La targa è stata qui posta l'11 Maggio 1996 dall'Università di Urbino e da "Politica Popolare" di Napoli.
Targa in memoria del Bulldog Inn
La targa in questione si trova in Piazza Sant'Andrea della Valle, nel Rione Sant'Eustachio, e ricorda il Bulldog Inn, pub nato in questo luogo nel 1996 da un'idea di Benito Folino. Dal 2014 il pub non è più in funzione ed è stato sostituito da un nuovo caffè-ristorante, Buddy.
La targa del mondezzaro di Via Margutta
La targa del mondezzaro situata in Via Margutta, nel Rione Campo Marzio, risale agli anni '40 del XVIII Secolo (l'anno non è leggibile a causa dell'interruzione della lastra), e fa riferimento ad un editto del 9 Settembre dell'anno in questione.
La targa è visibilmente stata restaurata e si presenta perfettamente leggibile (se non per alcune lettere venute meno per via di alcune parti smussate ai lati della targa.
Il testo, diversamente dalla maggior parte delle altre targhe, è particolarmente esplicito riguardo le pene corporali previste per i trasgressori, forse a voler particolarmente scoraggiare ogni violazione sulla strada in questione.
Il testo recita così:
"D'ordine di Monsigor Illustrissimo e Reverendissimo Presidente delle Strade, si vieta a tutte e singole persone di fare il mondezzaro nella Via Margutta, pena scudi 10 per volte et altre pene corporali, nerbate, ceppi, giri di rota, o come il Mastro di Strade volesse assecondo l'età e il sesso".
La parte che segue è parzialmente danneggiata, e fa riferimento alla data e all'emanazione dell'Editto in questione.
Il Babuino
Il Babuino è una delle statue parlanti di Roma, ovvero le sei statue di Roma su cui i Romani affiggevano, grossomodo a partire dal XVI Secolo, una serie di sonetti satirici, spesso indirizzati al potere e all'autorità, detti pasquinate, da Pasquino, probabilmente la più nota di queste statue. Si trova nel Rione Campo Marzio.
Il Babuino, noto tra i Romani anche come Babbuino, è un'antica statua Romana raffigurante un sileno e collocata nei pressi della Chiesa di Sant'Atanasio dei Greci nel 1576 da Papa Gregorio XIII Boncompagni (1572-1585) in prossimità di una semplice vasca su cui si riversava l'acqua dell'Acquedotto Vergine posta in quel luogo nel 1571 da Alessandro Grandi per concessione di Papa San Pio V Ghislieri (1566-1572).
Il sileno in poco tempo divenne per tutti i Romani il Babbuino, per via della somiglianza con una scimmia, e la strada su cui si trovava, chiamata già Via del Cavalletto, Via dell'Orto di Napoli, Via Clementina e Via Paolina, iniziò gradualmente a divenire Via del Babuino.
Anche perché la popolarità della statua si faceva crescente. per via del ruolo di statua parlante che aveva via via acquisito.
Nel 1738 quando venne costruito il Palazzo Boncompagni Ludovisi (poi Cerasi), la statua fu spostata in un nuovo punto della via, in una nicchia incorniciata da lesene.
Nel 1877, per ragioni di viabilità il Comune decise di spostare la statua, che fu inserita nel cortile di Palazzo Cerasi, mentre la vasca fu spostata lungo la Via Flaminia. La nicchia, rimasta senza statua, divenne la porta d'ingresso del civico 49/a di Via del Babuino.
Dopo decenni di proteste, nel 1957 la statua venne nuovamente ricollocata lungo Via del Babbuino insieme alla sua vasca, stavolta presso la Chiesa di Sant'Atanasio dei Greci, nel muro dello Studio Tadolini.
Via Cavour
Via Cavour è un'importante strada di Roma, che passando nel territorio dei Rioni Monti e Castro Pretorio collega attualmente Piazza dei Cinquecento, la piazza su cui sorge la Stazione Termini, a Via dei Fori Imperiali.
Prima che Roma venisse annessa allo Stato Italiano, l'abitato del Rione Monti si limitava grossomodo al Colosseo, le Chiese di San Francesco di Paola, di San Martino ai Monti e la Basilica di Santa Maria Maggiore, limite oltre il quale le case, che nella zona erano generalmente di pochi piani, terminavano e iniziava una zona adibita a Vigne.
Per attraversare le strette vie del Rione, esistevano diverse strade che avevano come punto focale Santa Maria Maggiore, come Via Panisperna e la strada Felice, oggi nota con i nomi di Via Sistina, Via delle Quattro Fontane, Via De Pretis, aperte alla fine del XVI Secolo sotto il Pontificato di Sisto V Peretti (1585-1590). All'interno del Rione, le strade erano generalmente strette e tortuose, e per questa ragione oltre a Sisto V anche altri Papi avevano aperto nuove strade, come Clemente XII Corsini (1730-1740), che aprì Via Clementina.
Nel 1863 nell'area che gravita intorno al Rione Monti, nello specifico nel grande Piazzale di Termini nei pressi delle Terme di Diocleziano, venne aperta la Stazione Termini dal Papa Beato Pio IX Mastai Ferretti (1846-1878), che divenne un importante punto d'attrazione per la città.
Pochi anni dopo, nel 1870, quando i Piemontesi entrarono a Roma e la città divenne la Capitale del nuovo Stato Italiano, tra i diversi mutamenti urbanistici che furono attuati si decise anche di aprire una strada che collegasse meglio la Stazione Termini.
Nel 1871 la nuova amministrazione Comunale di Roma decise di urbanizzare l'area a est e sud-est del Rione Monti, dove sorgeranno i Rioni Esquilino e Castro Pretorio, in quello che veniva chiamato Quartiere Esquilino. Il primo Agosto 1873, il Consiglio Comunale decise in una seduta i nomi da assegnare a 47 strade della zona da edificare: tra queste si deliberò anche di dedicare una strada a Cavour, il Primo Ministro del Regno di Sardegna considerato tra gli artefici dell'Unità d'Italia, da realizzare nel Quartiere Esquilino.
Presto iniziarono diversi preparativi per realizzare la nuova arteria, come l'esproprio dei terreni di Villa Montalto e la convenzione tra il Comune di Roma, che avrebbe realizzato la strada, e tra la Banca Italiana di Costruzione di Genova, la Compagnia Commerciale Italiana, e la Compagnia Fondiaria Italiana che si fusero dando vita all'Impresa dell'Esquilino, deputata alla costruzione degli edifici lungo l'arteria, nella cosiddetta zona I di lottizzazione.
Tra gli esempi maggiori possiamo citare Palazzo Giolitti, Palazzo Besi e Palazzo Giorgioli, di fronte a quest'ultimo Casa Pisani.
Prima che Roma venisse annessa allo Stato Italiano, l'abitato del Rione Monti si limitava grossomodo al Colosseo, le Chiese di San Francesco di Paola, di San Martino ai Monti e la Basilica di Santa Maria Maggiore, limite oltre il quale le case, che nella zona erano generalmente di pochi piani, terminavano e iniziava una zona adibita a Vigne.
Per attraversare le strette vie del Rione, esistevano diverse strade che avevano come punto focale Santa Maria Maggiore, come Via Panisperna e la strada Felice, oggi nota con i nomi di Via Sistina, Via delle Quattro Fontane, Via De Pretis, aperte alla fine del XVI Secolo sotto il Pontificato di Sisto V Peretti (1585-1590). All'interno del Rione, le strade erano generalmente strette e tortuose, e per questa ragione oltre a Sisto V anche altri Papi avevano aperto nuove strade, come Clemente XII Corsini (1730-1740), che aprì Via Clementina.
L'attuale Via Cavour tracciata sulla Mappa di Roma di Giovanni Battista Nolli del 1748 |
Nel 1863 nell'area che gravita intorno al Rione Monti, nello specifico nel grande Piazzale di Termini nei pressi delle Terme di Diocleziano, venne aperta la Stazione Termini dal Papa Beato Pio IX Mastai Ferretti (1846-1878), che divenne un importante punto d'attrazione per la città.
Pochi anni dopo, nel 1870, quando i Piemontesi entrarono a Roma e la città divenne la Capitale del nuovo Stato Italiano, tra i diversi mutamenti urbanistici che furono attuati si decise anche di aprire una strada che collegasse meglio la Stazione Termini.
Il piano Regolatore di Roma del 1883, in cui sono visibili i mutamenti urbanistici del periodo |
Nel 1871 la nuova amministrazione Comunale di Roma decise di urbanizzare l'area a est e sud-est del Rione Monti, dove sorgeranno i Rioni Esquilino e Castro Pretorio, in quello che veniva chiamato Quartiere Esquilino. Il primo Agosto 1873, il Consiglio Comunale decise in una seduta i nomi da assegnare a 47 strade della zona da edificare: tra queste si deliberò anche di dedicare una strada a Cavour, il Primo Ministro del Regno di Sardegna considerato tra gli artefici dell'Unità d'Italia, da realizzare nel Quartiere Esquilino.
Presto iniziarono diversi preparativi per realizzare la nuova arteria, come l'esproprio dei terreni di Villa Montalto e la convenzione tra il Comune di Roma, che avrebbe realizzato la strada, e tra la Banca Italiana di Costruzione di Genova, la Compagnia Commerciale Italiana, e la Compagnia Fondiaria Italiana che si fusero dando vita all'Impresa dell'Esquilino, deputata alla costruzione degli edifici lungo l'arteria, nella cosiddetta zona I di lottizzazione.
Il primo tratto di Via Cavour, con il Casino Felice e, in fondo, la vecchia Stazione Termini, 1885 |
La prima tratta ad essere realizzata, nel 1872-3, fu quella tra la Stazione Termini e Piazza dell'Esquilino, tra Via Torino e Via Principe Amedeo, rimase l'ultimo lacerto della Villa Montalto Massimo contenente il Casino Felice.
Nel 1886, iniziarono i lavori per realizzare, parallelamente a Via Nazionale, la nuova tratta di Via Cavour, che partiva da Piazza dell'Esquilino, fatto che nel 1883 era stato riconfermato dal piano regolatore, in cui si era deciso di tracciare in prossimità della grande curva di Via Cavour, presso la Chiesa dei Santi Anna e Giacchino, anche una sua derivazione, Via Lanza, che raggiungesse l'area di San Martino ai Monti.
La nuova Via Cavour avrebbe dunque collegato la Stazione Termini all'area del Foro Romano.
In questo modo, il Rione Monti subì uno sventramento che non mutò il centro del Rione ma che ne alterò in gran parte l'assetto urbanistico, soprattutto dopo che a partire dal 1883 era iniziata la realizzazione di un'ulteriore strada, Via Giovanni Lanza, che dalla grande circa di Via Cavour raggiungeva Piazza Vittorio Emanuele, cuore del nascente Rione Esquilino.
Gli edifici costruiti lungo la nuova strada furono edifici diversi da quelli che sorgevano nell'area: non più le case basse che caratterizzano il Rione Monti, ma edifici di circa 6 piani, realizzati nel tipico stile eclettico di fine Ottocento.
Il primo tratto di Via Cavour in una mappa del 1878 edita dalla libreria Spithover, si noti la presenza del Casino Felice di Villa Montalto |
Nel 1886, iniziarono i lavori per realizzare, parallelamente a Via Nazionale, la nuova tratta di Via Cavour, che partiva da Piazza dell'Esquilino, fatto che nel 1883 era stato riconfermato dal piano regolatore, in cui si era deciso di tracciare in prossimità della grande curva di Via Cavour, presso la Chiesa dei Santi Anna e Giacchino, anche una sua derivazione, Via Lanza, che raggiungesse l'area di San Martino ai Monti.
La nuova Via Cavour avrebbe dunque collegato la Stazione Termini all'area del Foro Romano.
In questo modo, il Rione Monti subì uno sventramento che non mutò il centro del Rione ma che ne alterò in gran parte l'assetto urbanistico, soprattutto dopo che a partire dal 1883 era iniziata la realizzazione di un'ulteriore strada, Via Giovanni Lanza, che dalla grande circa di Via Cavour raggiungeva Piazza Vittorio Emanuele, cuore del nascente Rione Esquilino.
Gli edifici costruiti lungo la nuova strada furono edifici diversi da quelli che sorgevano nell'area: non più le case basse che caratterizzano il Rione Monti, ma edifici di circa 6 piani, realizzati nel tipico stile eclettico di fine Ottocento.
Il primo tratto di Via Cavour, con Palazzo Giolitti, a sinistra |
Lo sviluppo della strada proseguì tuttavia fino agli inizi del XX Secolo: Palazzo Rocchi, opera anch'essa di Carlo Busiri Vici, risale infatti al 1888, mentre Palazzo Saccomanni risale al 1906, su architettura di Giovanni Battista Milani.
Dal punto di vista urbanistico, fino agli anni '20 Via Cavour si interrompeva bruscamente arrivando al quartiere di Via Alessandrina, dove di fatto la grande arteria andava ad inserirsi in un meandro di vicoli dalla viabilità non semplicissima. Un problema urbanistico che venne affrontato con diversi progetti, compreso quello di prolungare la strada facendola passare sotto al Campidoglio con un traforo facendola sbucare così tra l'Ara Coeli ed il Vittoriano. La soluzione applicata per risolvere questo tema urbanistico fu però poi differente.
Il destino di Via Cavour cambiò nettamente durante il Fascismo, periodo nel quale tra il 1924 ed il 1932 furono operate numerose demolizioni nell'area dei Fori che portarono, il 28 Ottobre 1932, all'inaugurazione della nuova Via dell'Impero, oggi Via dei Fori Imperiali. Se Via Cavour prima da Termini raggiungeva un quartiere fatto di vicoli e stradine, da quel momento raggiunse un'importante arteria di scorrimento.
Nel 1937 infatti fu aggregato anche a Via Cavour lo spazio risultato dalla soppressione di Via dei Pozzi, nell'area dei Fori.
Tra il 1938 ed il 1942, su architettura di Mario Loreti, venne realizzato in stile Art Deco l'Hotel Mediterraneo, originariamente progettato con lo scopo di ospitare i visitatori dell'Esposizione Universale che avrebbe dovuto avere luogo a Roma nel 1942.
Via Cavour si trasformò quindi ancora di più in una grande strada di scorrimento.
Oggi è una strada che fa da porta d'ingresso a Roma per i numerosi turisti, e non solo, che dalla Stazione Termini arrivano a Roma e si recano a piedi verso il centro. Questo la rende strategica per il commercio, e per questa ragione i negozi non mancano.
Ad esempio le librerie: in questa strada si segnalano la Libreria Politecnica, e vi sono esistite anche una Arion, la Libreria La Bancarella, la Libreria Cultura Religiosa e la UFO.
Nella strada sono inoltre presenti l'Istituto Parificato Bambin Gesù e l'Istituto Tecnico Leonardo da Vinci.
Con la parziale pedonalizzazione di Via dei Fori Imperiali, avvenuta nel 2013, il ruolo di strada di scorrimento di Via Cavour è divenuto più simile a quello del suo impianto originario, precedente a Via dei Fori Imperiali.
In questa strada sorse anche una delle tre sedi del Caffè Piccarozzi, nota nello specifico per la sua attività di pasticceria e gelateria, mentre dal 1878 è presente l'Hotel Massimo d'Azeglio, fondato dalla famiglia Bettoja.
L'arteria, vista la sua posizione che ne fa un collegamento con la Stazione Termini, ha favorito nel tempo la nascita di numerosi alberghi. Il primo edificio di Via Cavour ospitava l'Albergo Continental, inoltre erano presenti il Lago Maggiore e il Liguria. All'angolo con Via Farini esisteva l'Albergo e Pensione Umbro-Sabini.
Sempre alla fine del XIX Secolo, al civico 37 della strada ebbe sede lo studio fotografico Pane.
Nel 1919 un circolo del Partito Repubblicano che si trovava al civico 313, oggi assorbito da Largo Corrado Ricci, probabilmente si tratta del locale oggi ospita il ristorante Massenzio, ospitò la prima riunione di cui si ha testimonianza di quello che sarebbe diventato il Partito Nazionale Fascista, cui partecipavano solamente poche persone, non a caso erano ospiti di un altro partito.Dal punto di vista urbanistico, fino agli anni '20 Via Cavour si interrompeva bruscamente arrivando al quartiere di Via Alessandrina, dove di fatto la grande arteria andava ad inserirsi in un meandro di vicoli dalla viabilità non semplicissima. Un problema urbanistico che venne affrontato con diversi progetti, compreso quello di prolungare la strada facendola passare sotto al Campidoglio con un traforo facendola sbucare così tra l'Ara Coeli ed il Vittoriano. La soluzione applicata per risolvere questo tema urbanistico fu però poi differente.
Il progetto di traforo sotto al Campidoglio |
Il destino di Via Cavour cambiò nettamente durante il Fascismo, periodo nel quale tra il 1924 ed il 1932 furono operate numerose demolizioni nell'area dei Fori che portarono, il 28 Ottobre 1932, all'inaugurazione della nuova Via dell'Impero, oggi Via dei Fori Imperiali. Se Via Cavour prima da Termini raggiungeva un quartiere fatto di vicoli e stradine, da quel momento raggiunse un'importante arteria di scorrimento.
Nel 1937 infatti fu aggregato anche a Via Cavour lo spazio risultato dalla soppressione di Via dei Pozzi, nell'area dei Fori.
Tra il 1938 ed il 1942, su architettura di Mario Loreti, venne realizzato in stile Art Deco l'Hotel Mediterraneo, originariamente progettato con lo scopo di ospitare i visitatori dell'Esposizione Universale che avrebbe dovuto avere luogo a Roma nel 1942.
Via Cavour si trasformò quindi ancora di più in una grande strada di scorrimento.
Il negozio di articoli sanitari D'Alena, in Via Cavour |
Oggi è una strada che fa da porta d'ingresso a Roma per i numerosi turisti, e non solo, che dalla Stazione Termini arrivano a Roma e si recano a piedi verso il centro. Questo la rende strategica per il commercio, e per questa ragione i negozi non mancano.
Ad esempio le librerie: in questa strada si segnalano la Libreria Politecnica, e vi sono esistite anche una Arion, la Libreria La Bancarella, la Libreria Cultura Religiosa e la UFO.
Nella strada sono inoltre presenti l'Istituto Parificato Bambin Gesù e l'Istituto Tecnico Leonardo da Vinci.
Il ristorante pizzeria La Base, in Via Cavour |
Con la parziale pedonalizzazione di Via dei Fori Imperiali, avvenuta nel 2013, il ruolo di strada di scorrimento di Via Cavour è divenuto più simile a quello del suo impianto originario, precedente a Via dei Fori Imperiali.
Statua di Sant'Ambrogio
La statua di Sant'Ambrogio si trova in Piazza Augusto Imperatore, nel Rione Campo Marzio, in prossimità dell'abside della Chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso e posta in pendant con l'altra statua monumentale raffigurante San Carlo Borromeo.
Quando sotto il Fascismo, a partire dal 1936 vennero attuati i grandi cambiamenti urbanistici con annessi sventramenti della zona dell'Augusteo e fu quindi realizzata la nuova Piazza Augusto Imperatore, si venne a creare uno spazio simile ad un sagrato in prossimità dell'abside della Chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso.
Le statue, volute dall'Arciconfraternita dei Lombardi a Roma, furono in un primo momento progettate in bronzo e affidate ad Arturo Dazzi il Sant'Ambrogio e ad Attilio Selva il San Carlo Borromeo.
I Santi scelti furono quelli cui è dedicata la Chiesa e sono tra i più noti e venerati Santi legati alla Lombardia.
Sant'Ambrogio (Treviri 339 o 340 - Milano 397) fu Vescovo di Milano a partire dal 374 ed è il Santo Patrono del capoluogo Lombardo.
I piedistalli delle due statue, tuttavia, rimasero per diversi anni vuoti.
Nel 1941 gli artisti delle statue erano al lavoro, ma i lavori proseguirono probabilmente a rilento. Attilio Selva fu addirittura sollecitato dalla Reale Accademia d'Italia nel portare a termine il lavoro, mentre il Dazzi probabilmente era a una fase più avanzata dell'opera.
Quando nel 1943 le statue erano ormai prossime ad essere terminate e collocate, l'Italia sprofondò nel caos della Guerra di Liberazione, e il lavoro di Dazzi e Selva fu inevitabilmente interrotto.
Nel 1947, le statue - alte circa 5 metri - vennero finalmente collocate in Piazza Augusto Imperatore.
Quando furono inaugurate, la critica scrisse riguardo le statue, manifestando con toni diversi il ritorno delle statue monumentali, molto usate durante il Fascismo che era da poco definitivamente caduto. Michele Biancale sul Momento del 21 Settembre accolse contento il fatto che le due statue avevano messo da parte il fine celebrativo e politico delle grandi statue all'aperto in favore di una "placida e perenne Santità", mentre Toti Scialoja, nel numero della rivista Immagine del Settembre-Ottobre 1947, li considerò "due massicci fantasmi di un'urbanistica gerarchica e monumentale evocati dal Littorio, pantagruelico scalpello degli accademici (milanesi per l'occasione) Dazzi e Selva".
Statua di San Carlo Borromeo
La statua di San Carlo Borromeo si trova in Piazza Augusto Imperatore, nel Rione Campo Marzio, in prossimità dell'abside della Chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso e posta in pendant con l'altra statua monumentale raffigurante Sant'Ambrogio.
Quando durante il Fascismo, a partire dal 1936 vennero attuati gli sventramenti della zona dell'Augusteo e fu quindi realizzata la nuova Piazza Augusto Imperatore, venne a crearsi uno spazio simile ad un sagrato in prossimità dell'abside della Chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso.
Le statue, volute dall'Arciconfraternita dei Lombardi a Roma, furono in un primo momento progettate in bronzo e affidate ad Arturo Dazzi il Sant'Ambrogio e ad Attilio Selva il San Carlo Borromeo.
I Santi scelti furono quelli cui è dedicata la Chiesa e sono tra i più noti e venerati Santi legati alla Lombardia.
San Carlo Borromeo (Arona 1538 - Milano 1584) fu Arcivescovo di Milano e Cardinale, nipote di Papa Pio IV Medici (1559-1565), che nel 1560 lo creò Cardinale. Nel 1610 Papa Paolo V Borghese (1605-1621) lo Canonizzò. San Carlo Borromeo fu uno dei simboli del movimento della Controriforma che si sviluppò in quegli anni.
I piedistalli delle due statue, tuttavia, rimasero per lungo tempo vuoti.
Nel 1941 gli artisti delle statue erano al lavoro, ma i lavori proseguirono probabilmente a rilento. Nel 1943, infatti, Giuseppe Trezzi, vicepresidente della Reale Accademia d'Italia, dovette sollecitare Attilio Selva nel terminare la scultura.
Quando nel 1943 le statue erano ormai prossime al termine e alla collocazione, l'Italia sprofondò nel caos della Guerra di Liberazione, e il lavoro di Dazzi e Selva fu inevitabilmente bloccato.
Nel 1947, le statue - alte circa 5 metri - vennero finalmente collocate.
Quando furono inaugurate, la critica scrisse riguardo le statue, manifestando con toni diversi il ritorno delle statue monumentali, molto usate durante il Fascismo che era da poco definitivamente caduto. Michele Biancale sul Momento del 21 Settembre accolse contento il fatto che le due statue avevano messo da parte il fine celebrativo e politico delle grandi statue all'aperto in favore di una "placida e perenne Santità", mentre Toti Scialoja, nel numero della rivista Immagine del Settembre-Ottobre 1947, li considerò "due massicci fantasmi di un'urbanistica gerarchica e monumentale evocati dal Littorio, pantagruelico scalpello degli accademici (milanesi per l'occasione) Dazzi e Selva".
A San Carlo Borromeo è dedicata un'importante statua colossale nella città dove nacque, Arona, in provincia di Novara, nota con il nome di San Carlone. La statua fu realizzata nel 1698 sul Sacro Monte di Arona e compreso il piedistallo è alta 35,10 metri.
La statua colossale di San Carlo Borromeo ad Arona, in provincia di Novara |
Targa in memoria di Giacomo Matteotti
La targa in questione si trova in Via Giuseppe Pisanelli n.40, sulla facciata della palazzina Venturini, nel Quartiere Flaminio, e ricorda il politico Socialista Onorevole Giacomo Matteotti, Presidente del Partito Socialista Unitario (Fratta Polesine 1885 - Roma 1924).
L'ingresso della casa di Matteotti nel 1924 |
Il 10 giugno 1924 fu rapito ed ucciso da una squadra Fascista mentre usciva proprio da questo edificio, dove abitava, e in cui si era trasferito con la famiglia nel gennaio del 1923.
La targa è stata posta autonomamente dall'architetto e condomino del palazzo Paolo Marocchi, nel 2009, per l'Ottantacinquesimo anniversario dell'uccisione del Deputato Socialista.
Targa in memoria di Falcone Lucifero
La targa in questione si trova in Lungotevere delle Navi, nel Quartiere Flaminio, e ricorda l'uomo politico Falcone Lucifero dei Marchesi di Arpigliano (Crotone 1898 - Roma 1997), esponente Socialista all'inizio, poi aderì al Fascismo prima di divenire, nel 1944, Ministro della Real Casa Savoia, che presso questa casa visse.
Targa in memoria di Mariano Fortuny
La targa in questione si trova in Via Flaminia, nella parte della strada compresa nel Quartiere Pinciano, e ricorda il pittore Spagnolo Mariano Fortuny i Marsal (Reus 1838 - Roma 1874), che, trasferitosi a Roma, visse e lavorò presso questo edificio, all'epoca in una zona agrestre.
La targa è stata qui posta dall'Associazione Artistica Internazionale nel Giugno 1911.
L'odalisca, dipinto di Mariano Fortuny risalente al 1861 |
Targa dell'importante interesse dello Studio Canova
La targa in questione si trova in Via delle Colonnette, nel Rione Campo Marzio, e dichiara di importante interesse lo Studio Canova ai sensi della legge 1-6-1939 numero 1089, che fu lo studio del grande scultore Antonio Canova.
Targa in memoria di Giulietta Masina e Federico Fellini
La targa in questione si trova in Via Margutta, nel Rione Campo Marzio, e ricorda il regista Federico Fellini (Rimini 1920 - Roma 1993) e sua moglie, l'attrice Giulietta Masina (San Giorgio in Piano 1921 - Roma 1994).
Targa del Salotto del Fico Marguttiano
La targa in questione si trova in Via Margutta, nel Rione Campo Marzio, e fa riferimento al limitrofo Salotto del Fico Marguttiano, così chiamato per via del Fico Marguttiano, una pianta situata sulla strada.
Nella targa, qui posta il 13 Luglio 2004, è riportata una poesia di Checco Durante (poeta Romanesco ricordato anche da una targa situata nel Rione Trastevere).
Targhe del Fico Marguttiano
Le targhe in questione si trovano in Via Margutta, nel Rione Campo Marzio, e ricordano la prima i 25 anni del Fico Marguttiano, con tanto di poesia di Giancarlo Parodi, mentre la seconda immortala una poesia dedicata alla caduta dello stesso fico, avvenuta nel 2007.
Il Fico di Via Margutta
Lungo Via Margutta, nel Rione Campo Marzio, si trova un albero di fico, noto come Fico di Via Margutta o Fico Marguttiano, cresciuto attraverso i sampietrini della strada a partire dagli anni Settanta e divenuto un vero e proprio albero. Da quel momento gli abitanti della strada e i numerosi artisti che qui hanno i loro studi se ne sono presi cura, tanto da essere diventato un simbolo della strada.
Al fico sono state dedicate targhe (se ne contano due), poesie, ed anche un premio assegnato dall'associazione di Via Margutta, chiamato Er mejo fico der bigonzo, nome che gioca sul detto Romanesco per cui i migliori fichi venivano esposti su un bigonzo, un secchio, in bella vista.
Nel 2007 il fico venne sradicato dopo che fu colpito da una macchina e prontamente sostituito da uno nuovo.
Targa in memoria di Giordano Bruno Ferrari
La targa in questione si trova in Via Margutta, nel Rione Campo Marzio, e ricorda il pittore e partigiano Giordano Bruno Ferrari (Roma 1887 - Roma 1944), figlio dello scultore e politico radicale Ettore Ferrari, durante la Resistenza militò nel Fronte Militare Clandestino - nonostante fosse Repubblicano - e nel proprio studio, situato dove oggi è la targa, organizzò una base per gli antifascisti. Arrestato dai Tedeschi, Ferrari venne fucilato a Forte Bravetta il 24 Maggio 1944.
La targa è sormontata da un semplice busto, inserito in una piccola nicchia nel muro.
Targa in memoria del restauro della Fontana degli Artisti
La targa in questione si trova in Via Margutta, nel Rione Campo Marzio, ed è posta di fianco alla Fontana degli Artisti, realizzata da Pietro Lombardi, della quale è ricordato il restauro avvenuto nel 1998 grazie al finanziamento dell'Architetto Stefano Gasbarri il quale ha qui posto la targa e inserito una dedica ai propri genitori.
Targa in memoria di Mille bambini a Via Margutta
La targa in questione si trova in Via Margutta, nel Rione Campo Marzio, e ricorda l'associazione Mille bambini a Via Margutta, nata seguendo la tradizione artistica della strada su iniziativa dell'ex giovatore di Rugby e poi manager teatrale Piero Gabrielli (che nella strada aveva aperto anche l'Osteria Margutta, divenuta ritrovo culturale), con l'obbiettivo di prevenire e curare diversi tipi di handicap.