Nella Roma tra Ottocento e Novecento, il linguaggio architettonico più usato, ed abusato, fu senza dubbio il neo-cinquecentismo che si radicò soprattutto attraverso gli edifici di Gaetano Koch. Non mancarono però sperimentazioni che rifacendosi “all’antico”, sottilmente, si distaccavano da quel canone dominante, presupponendo un concetto di classicismo che lasciava ampi margini di operatività.
Un caso interessante e sicuramente molto noto ai romani è costituito dal grande casamento ad appartamenti, Palazzo Giorgioli, in via Cavour 96, angolo via di S. Maria Maggiore, nel Rione Monti, ristrutturato ex novo da Carlo Busiri Vici tra il 1883 e il 1888.
L'edificio apparteneva all’appaltatore edile Benedetto Giorgioli e necessitava di modificazioni in occasione dell’allungamento di via Cavour previsto dal piano regolatore del 1883.
Carlo Busiri Vici, professore all’Accademia di Belle Arti ed erede di una influente dinastia di architetti romani, sembra poi indulgere nella citazione classico-archeologica indicando in numeri romani l’anno di costruzione (ANNO DOMINI MDCCCLXXXVIII) e ponendo nel cornicione una frase tratta dal VI libro del De Architectura di Vitruvio: «DIVINA MENS CIVITATEM POPULI ROMANI EGREGIA TEMPERATAQUE REGIONE COLLOCAVIT UT ORBIS TERRARUM IMPERIO POTIRETUR».
Particolare del portone d'ingresso di palazzo Giorgioli |
Il versante su Via di Santa Maria Maggiore risulta più spoglio di quello su Via Cavour |
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