Villino Sforza Cesarini Hotel Rex


Il Villino Sforza Cesarini di Santafiora è situato in via Torino n. 149 ed ospita l'Hotel Rex, è situato nel Rione Castro Pretorio. 
Nel 1879 il Conte Guido Sforza Cesarini di Santa Fiora acquistò un terreno nel IV isolato della I zona, adiacente ai resti del parco di Villa Peretti Montalto, ed affidò la costituzione di un villino e di una scuderia da parte dell'Impresa dell'Esquilino, su progetto dell'ingegnere Pio Giobbe.

Il Villino Sforza Cesarini, a sinistra, e il Casino Felice, a destra visti da Via Cavour nel 1885

L'edificio era a due piani, rivestito a bugnato liscio, le finestre del piano nobile erano decorate con timpano, il tetto era in coppi.
L'interno venne decorato con soffitti a cassettoni e affreschi.


Nel villino visse anche la Contessa Carolina Sforza Cesarini di Santa Fiora.
Il 1928 l'edificio venne sopraelevato di un piano.


Nel 1936 venne acquistato da Giuseppe Fernandez de Velasco che lo trasformò in hotel, affidato alla gestione di Franz Schmidt Lardi, l'hotel sfruttava come giardino l'ultimo lacerto del parco di Villa Peretti Montalto.
Negli anni Quaranta fu edificato un edificio nel giardino, che si è saldato la facciata del villino.
Il 1964 l'hotel fu acquistato da Enzo Curti, la cui famiglia ancora lo dirige.
All'interno rimangono i soffitti a cassettoni originali e la boiserie in legno della ex sala da pranzo.











Belvedere Romolo e Remo


Belvedere Romolo e Remo è uno slargo situato in Via del Circo Massimo, sul Colle Aventino, nel Rione Ripa.
Tale piazzale è dedicato ai due fratelli leggendari Romolo e Remo che qui avrebbero deciso dove andare ad avere gli auspici per fondare la nuova città, Romolo sarebbe andato sul Palatino mentre Remo sull'Aventino. 
All'epoca dell'Antica Roma questa zona era occupata dal Circo Massimo, nel Medioevo divenne un'area agreste, finché non vi si installò, nel 1645 il Cimitero Ebraico, detto anche Ortaccio degli Ebrei. 

Il Cimitero Ebraico nella mappa del Nolli, 1748

Il Cimitero era raggiungibile da una strada che partiva la Via di Santa Sabina ed era caratterizzato da file di cipressi, fra i quali si trovavano le tombe.


Tale rimase fino a quando nel 1934, il Governatorato di Roma decise di realizzare Via del Circo Massimo, su disegno di Antonio Muñoz, espropriando il Cimitero e i terreni limitrofi. Vennero riesumate 8.000 salme che furono reinterrate al Cimitero del Verano.

Lavori di costruzione di Via del Circo Massimo, agosto 1934 (foto LUCE)

Venne progettato dal Muñoz un grande slargo affacciato sul Circo Massimo e sul Paladino e fu deciso di dargli il nome di Largo Romolo e Remo, il piazzale venne inaugurato assieme a via del Circo Massimo il 28 ottobre del 1934 da Mussolini.

Il piazzale nel 1934

I cipressi furono in parte lasciati al centro della carreggiata di Via del Circo Massimo, in parte ripiantati ai margini del piazzale, alle estremità, in parte verso l'Aventino, nell'odierno Piazzale Ugo La Malfa.


Il Belvedere è occupato da panchine in travertino, da aste portabandiera ed è delimitato, lungo Via del Circo Massimo, da colonnotti in travertino fra i quali sono fissate delle catene.


Dallo slargo si gode uno splendido panorama sul Colle Campidoglio, sulle rovine del Palatino e sul Colle Celio.

Vista verso il Celio

Vista sul Palatino



Via Giuseppe Cottolengo

Via Giuseppe Cottolengo mappa
Via Cottolengo nella mappa di Roma di Marino e Gigli del 1935

Via Giuseppe Cottolengo era una strada del Quartiere Gianicolense - noto anche come Monteverde - compresa tra Via Duchessa di Galliera e Via di Val Tellina (per quanto al momento dell'istituzione non arrivasse fino a quest'ultima strada, ma si concludesse nella campagna) e corrispondente all'attuale Via Francesco Datini. Le sue origini risalgono al 1924, quando vennero istituite le strade della zona intorno all'Ospedale Della Vittoria - come era chiamato l'Ospedale San Camillo - all'epoca in costruzione che, proprio per la vicinanza di un'importante struttura sanitaria, vennero dedicate a fondatori di ospedali e figure di spicco della beneficienza. Nello specifico, tale strada venne dedicata a San Giuseppe Cottolengo (Bra 1786 - Chieri 1842), presbitero e fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza, istituto di assistenza noto anche semplicemente con il nome di Cottolengo, e delle Congregazioni a essa collegate. Al momento dell'istituzione, la strada non prese il nome di Via San Giuseppe Cottolengo ma di Via Giuseppe Cottolengo perché la sua Canonizzazione sarebbe arrivata solo nel 1934.
Nel 1959, il Comune di Roma decise di attribuire il nome di Via del Cottolengo alla Salita del Gelsomino, nel Quartiere Aurelio, dal momento che lì si trova la sede dell'istituto fondato da San Giuseppe Cottolengo. Per evitare di avere due strade quasi omonime, il nome di Via Giuseppe Cottolengo venne cambiato in Via Francesco Datini, dedicandola all'omonimo mercante fiorentino.

Via Lucio Mamilio

Mappa 1935 Quadraro Via Lucio Mamilio

Via Lucio Mamilio era una strada, oggi non più esistente, situata nel Quartiere Tuscolano, nella zona del Quadraro. Le sue origini risalgono al 1930, quando venne istituita come compresa genericamente "tra la Via Tuscolana e la località Quadraro", insieme alla vicina Via dei Conti di Tuscolo.
In linea con la toponomastica della zona, la strada venne dedicata a una figura legata all'antica città di Tuscolo, cui conduceva la Via Tuscolana, nello specifico a Lucio Mamilio, dittatore di Tuscolo che nel 460 avanti Cristo aiutò i romani contro Erdonio, divenendo così cittadino Romano.
La mappa di Marino e Gigli del 1935 mostra come Via Lucio Mamilio all'epoca, pur se istituita da cinque anni, non era ancora di fatto stata realizzata, essendo segnata come tratteggiata. Negli anni successivi, la zona si sviluppò in maniera diversa dal punto di vista urbanistico e Via Lucio Mamilio rimase solo su carta, senza mai essere formalmente realizzata e venendo quindi soppressa.

Istituto Giapponese di cultura


L'Istituto Giapponese di cultura si trova in Via Antonio Gramsci n. 74, di fronte alla Facoltà di Architettura e adiacente all'Istituto Austriaco di cultura, a Valle Giulia, nel Quartiere Pinciano.
L'idea di realizzare un Istituto di cultura Giapponese a Roma prese forma negli anni Trenta, grazie all'Ambasciatore del Giappone in Italia Yoshida Shigeru, il lotto di terra assegnato era quello accanto all'Istituto Austriaco di cultura, poi diventato, dal 1938, Istituto Tedesco di cultura. Ciò rifletteva la politica dell'asse Roma Berlino Tokyo.
Solamente nel 1954 fu raggiunto l'accordo ufficiale tra Italia e Giappone che permise l'inizio dei lavori nel 1961 e l'apertura il 12 dicembre 1962.


L'edificio venne progettato dall'architetto Yoshida Isoya come una rielaborazione in chiave moderna dello stile Heian (794 d.C. 1195 d.C.). Infatti nonostante sia interamente costruito in cemento armato è caratterizzato da elementi tradizionali dell'architettura Giapponese, come i pilastri delle pareti esterne, color legno, le pareti scorrevoli, il peristilio esterno, il grande ingresso.


Il giardino è stato realizzato dall'architetto Ken Nakajima, sul terreno concesso dal Comune di Roma ed è il primo giardino in Europa progettato da un paesaggista Giapponese. 
Nel parco compaiono gli elementi dello stile sen'en (giardino con laghetto), sono presenti: il lago, la cascata, le rocce, ponti, lanterne e le tipiche piante come iris, camelie, magnolie, aceri, glicine, ciliegi e pini nani.


L'edificio che ospita l'Istituto ha al suo interno un auditorium, una sala mostre e una biblioteca con 35.000 volumi, una raccolta di 2.500 microfilm, una collezione di musica tradizionale giapponese e una cineteca.





Cabine per fototessere a Grosseto

Molti documenti ufficiali richiedono la presentazione di una fototessera. Oggi, molto spesso le fotografie vengono realizzate con smartphone, ma per documenti quali il passaporto, la patente o la carta d'identità è necessario stampare una fototessera, ed è dunque più che normale chiedersi: dove posso realizzarla? Le cabine per le fototessere restano un modo "fai da te" per scattare fototessere per un documento.
 
Ecco dove si trovano, a Grosseto, le principali cabine per le fototessere, qui elencate in base all'ordine alfabetico della strada:
 
Via Aurelia Antica (presso centro commerciale Aurelia Antica)
Piazza De Maria 
Via Equador (presso centro commerciale Maremà)
Piazza Guglielmo Marconi (dentro la stazione ferroviaria)
Piazza del Popolo (vicino Guardia di Finanza)
Via del Sabotino
Via Saffi (all'interno dell'Anagrafe)
Via Scansanese (altezza civico 116, supermercato Carrefour)
 

Vedi anche:

Chiesa della Santa Famiglia in Via Sommacampagna


La Chiesa della Santa Famiglia era un luogo di culto oggi non più esistente situato in Via Sommacampagna nel Rione Castro Pretorio.
L'edificio venne costruito nel 1895 sui terreni della Villa Telfener dall'architetto Carlo Maria Busiri Vici, per i Canonici Regolari Lateranensi.

La chiesa nel 1924

La chiesa era a tre navate, con facciata a capanna rivestita in mattoni, il portone d'ingresso aveva un arco a tutto sesto, ed era sormontato da una trifora in stile romanico.
All'interno le navate erano sostenute da arcate su colonne alternate a pilastri, erano decorate da mosaici, mentre l'abside era occupata da un pregevole affresco di Eugenio Cisterna. 
La pala d'altare raffigurava una Sacra Famiglia dipinta dal pittore Giuseppe Bravi.
Nel transetto destro era posta la pala con Sant'Agostino e Sant'Ubaldo, mentre nel sinistro quella di Nostra Signora sempre di Giuseppe Bravi. Attorno al 1940 la chiesa fu demolita poiché i Canonici Lateranensi abbandonarono l'area.