Veduta aerea del Tiburtino III nel 1950. |
Tiburtino III è una zona urbana di Roma situata all'interno del Quartiere Collatino, nata come borgata ufficiale nel 1935 e nota anche con il nome di Borgata Santa Maria del Soccorso.
Tale insediamenti prese inizialmente il nome di Pietralata II (venne infatti realizzata nello stesso periodo in cui, a nord della Via Tiburtina, nasceva la borgata di Pietralata), ed era compresa grossomodo tra la stessa Via Tiburtina, Via Grotta di Gregna e il Forte Tiburtino.
La zona al momento dell'inizio della costruzione della borgata era distante chilometri dal termine del tessuto urbano omogeneo di Roma, e questo perché all'epoca, in anni in cui la propaganda fascista puntava molto sull'aspetto rurale, si stava seguendo il modello delle borgate rurali disposte a corona intorno alla centralità urbana di Roma.
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Tiburtino III nella mappa IGM del 1950, quì chiamato come Borgata Santa Maria del Soccorso. |
Tuttavia, come notò l'architetto Giuseppe Nicolosi (che insieme a Nicolini lavorò alla realizzazione della borgata) in un articolo pubblicato proprio in quegli anni, non era facile seguire del tutto il principio della ruralità, anche per via delle abitudini degli abitanti delle nuove borgate, abituati alla vita cittadina, e per via anche della rapidità con cui Roma si stava espandendo, rapidità con cui l'IFACP, l'istituto per le case popolari dell'epoca, stava realizzando le borgate che lasciava intendere una volontà di espansione di Roma ben oltre la dimensione rurale di alcune sue aree.
La costruzione fu dunque iniziata nel 1935, quando vennero realizzati i primi 488 alloggi (lotti I-III). Benito Mussolini in persona, l'anno successivo, si recò presso la borgata in costruzione di sua iniziativa, apprezzandone la realizzazione. Successivamente nel 1937, 1939 e 1942 vennero realizzati nuovi lotti, rispettivamente da 550 (lotti IV-VIII), 45 (lotto IX) e 86 alloggi (lotto X, costituito di cinque fabbricati).
Pianta di progetto generale del quartiere |
I primi abitanti del nuovo insediamento provenivano soprattutto da nuclei di baracche sparse per Roma, come quelle provvisorie di Porta Metronia, che vennero realizzate sotto l'amministrazione di Ernesto Nathan all'inizio del XX Secolo e che da poco erano state demolite: su un totale di 1242 assegnazioni, 331 venivano da questa sistemazione. Altri, invece, provenivano da dormitori e strutture provvisorie (157) e altri 134 venivano da edifici demoliti durante gli sventramenti di quegli anni, la maggior parte dei quali da Bocca della Verità, e casi più limitati dai Borghi e da Trastevere.
Planimetria del lotto n.8. |
Il grande spazio libero a disposizione della realizzazione della nuova borgata permise una grande libertà nell'elaborare gli edifici e il loro orientamento per la loro specifica funzione. Numerosi fabbricati vennero realizzati, e quelli a C favorivano uno spazio raccolto al loro interno, dotato di panchine e alberature, permettendovi attività comunitarie.
Fabbricati di tipo M1 del lotto II nel 1937. |
Vennero anche costruiti alcuni edifici a ballatoio, come quelli che in quegli anni Nicolosi stava sperimentando a Littoria, in cui l'accesso alle abitazioni avveniva attraverso balconate continue al primo piano e da portici al pianterreno, che il Governatorato però non apprezzava particolarmente per via della mancanza di intimità per i diversi alloggi.
Uno degli edifici a ballatoio del lotto VI visto da Via del Badile. |
Il quartiere era delimitato lungo la Via Tiburtina da un lungo edificio ricurvo a ballatoio molto interessante architettonicamente, oggi demolito.
Il fabbricato all'ingresso della borgata. |
La facciata della Chiesa di Santa Maria del Soccorso. |
In questa borgata fu realizzata inoltre, limitrofa alla Via Tiburtina, e preceduta da una piazza, una Chiesa, Santa Maria del Soccorso, da cui deriva uno dei nomi con cui venne chiamata la borgata, costruita tra il 1937 e il 1938 da Tullio Rossi, contenente un'effigie ottocentesca conservata nella cappella privata della famiglia Pasquali.
La Casa del Fascio. |
Venne costruita anche una grande scuola materna gestita dall'Opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI) in Via del Frantoio, dedicata al legionario Renzo Bertoni, caratterizzata da una piscina nella corte e una pineta sulla collina.
Inoltre era presente uno spazio per strutture assistenziali in Via del Badile.
I primi nomi delle strade vennero assegnati nel 1936, e vennero attribuiti a strumenti agricoli, Frantoio, Badile, Vanga, per citarne alcuni, cui nel 1941 se ne aggiunsero nuovi, nel 1941, dedicati a comuni dell'Abruzzo e dell'odierno Molise.
La vecchia targa stradale dipinta di Via del Badile. |
Queste strade, tuttavia, non versavano in condizioni particolarmente buone, dal momento che nel 1942 gli abitanti sporsero un reclamo.
Durante l'occupazione nazista di Roma, la borgata fu protagonista di un episodio tristemente noto: l'uccisione di Caterina Martinelli, madre di sei figli, durante un assalto ai forni. A Caterina Martinelli è oggi dedicata una targa in Via del Badile.
Uno dei vecchi edifici anni '40 rimasti al Tiburtino III. |
Dopo la guerra la borgata, isolata dal resto di Roma, iniziò ad essere raggiunta dall'espansione edilizia degli anni del boom economico.
Tra il 1974 e il 1990, tuttavia, il vecchio quartiere cambiò radicalmente volto.
Quasi tutti gli edifici, anche se non versavano in particolare degrado, vennero abbattuti dalle giunte di sinistra, si salvarono la Chiesa di Santa Maria del Soccorso e un gruppo di edifici in Via Venafro, e ne vennero realizzati di nuovi, più alti, tra i 4 e i 7 piani.
Uno degli edifici del "nuovo" Tiburtino III, realizzati negli anni '80 |
A testimonianza della vecchia borgata restano però alcuni film che vi furono in parte girati: Il dramma della gelosia (1970), di Ettore Scola e Roma, l'altra faccia della violenza (1976), di Marino Girolamo.
Nel 1990, una grande novità ha cambiato la vita della vecchia borgata: l'arrivo della Linea B della metropolitana, prolungata in occasione dei Mondiali di Italia '90. La fermata Santa Maria del Soccorso, situata sulla Tiburtina a pochi metri dall'omonima Chiesa, ha posto così fine allo storico isolamento del Tiburtino III.
Che bella la mia borgata, e che ricordi... belli e indelebili! 😊
RispondiEliminaMia mamma è nata lì e ha passato lì tutta l'infanzia e la primissima adolescenza. Le è rimasto nel cuore e la rattrista molto che abbiano demolito la sua casa e quel quartiere dove le cose erano a misura d'uomo, per costruire anonimi casermoni. E in effetti a vedere le foto di prima e come è ora, non posso non essere d'accordo con lei!
RispondiEliminaGrazie per questo articolo.
TIBURTINO TERZO AMORE NOSTRO
RispondiEliminaTRISTE E PURE BELLO
AL CONFRONTO DI TANTA SCIATTA ,
ASFISSIANTE PALAZZONERIA ..
I
Eppure in quelle case ad un solo piano dove io sono nato ( al lotto secondo) con la miapoi al lotto sette , ed al lotto otto: dai miei nonni materni ,e gli zii,le zie ( Famiglia Ranuzzi e Cruciani..Romani che provenivano da Porta Metronia ...) io sono stato pure felice . Si fa presto a dire Tiburtino Terzo !
Vladimiro Rinaldi
http://www.apoesid.com
Io sono nato al lotto 13 vicino al capolinea del 309. Ci ho vissuto fino all'età di 20 anni ed ho un ricordo bello di quel posto che ho lasciato nel '70, di quelle persone, di quei volti che sono ancora nella mia mente come fotografie. Non si torna indietro
EliminaAnche io sono nata a tiburtino via dell'aratro 114 davanti la chiesa bei tempi quartiere costruito a misura d'uomo e mio padre veniva da porta metronia
EliminaLuciano Mariuccio Umbertino Tommasino Albertino Augusto Giggetto e tanti altri amici, un abbraccio ginetto
RispondiEliminaGinetto del lotto 17?
EliminaIl mio cuore era è è sarà sempre al mio tiburtino terzo. Lotto 9 e 13
RispondiEliminaAvere distrutto quei lotti , tutto sommato belli( i quali invece che distrutti andavano migliorati: consolidati , ristrutturati ,resi più accoglienti con dei lavori interni agli appartamenti al findinrenderlinaccoglienti,m:;sostenibili ,a vantaggio delle le famiglie che ivi abitavano.,, Invece ( tristezza);furono vandalicamente tutti distrutti . Addio Tiburtino Terzo vecchio,originale, non esiste più se non nella nostra memoria e le foto e la planimetria. .
RispondiEliminaAvrebbero dovuto salvarne almeno alcuni , meno disastrati, e il disegno originale...
Io non ero affatto d' accordo ma mi guardavano con sospetto e mi minacciarono ... E rappresentò ,quello scempio ,un vero crimine architettonico ,urbanistico e storico.Colpevoli furono le giunte di allora, di " sinistra" ed alcuni bulli e alcune bulle e che dicevano di essere di sinistra ( ma vera sinistra non era) ,e i vandali cosiddetti di sinistra . E colpevoli i padroni ( e clienti) che avevano preso l' appalto di demolizione e giunti apposta con le gru e le pale meccaniche .
Il testo da me scritto , due sopra, non e è affatto di un anonimo. Vladimiro Rinaldi ( miro). https://www.apoesidi.com
RispondiEliminaIo pure ho passato un infanzia bellissima e ricordo i miei amici Gianrico Mauro Armando Mario Giampiero e scudiscio sono del lotto 17 che ogni tanto ritorno a vedere e mi emoziono
RispondiEliminaUltimo messaggio scritto da Domenico ( mimmo )
RispondiEliminaMeravigliosa infanzia al tiburtino terzo. Eravamo al lotto secondo.
RispondiEliminaQuelli che commentano con rimpianto le vecchie case, rispetto alle nuove, non se ricordano come andavano sott’acqua quelle case, un anno sì e l’altro pure…se vede che la memoria è sempre selettiva…
RispondiEliminaCiao buon giorno, sono nato nel VII lotto di via della Trebbiatrice nel lontano 1942, e non ricordo esondazioni in quel lotto, salvo qualche volta che le fognature non ricevessero gli scarichi, ma quanta gioia e spensieratezza mi viene in mente oggi a ricordo di quel periodo fino al 1955 anno in cui abbiamo avuto la fortuna di trovare casa a Villa Gordiani…
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