Via della Corda è una strada del Rione Regola, compresa tra Campo de' Fiori e Piazza Farnese. La strada inizialmente era chiamata Vicolo della Goletta, anche se alcuni studiosi ritengano che questo nome fosse attribuito all'attuale Arco del Monte, per via di un'insegna d'osteria o, più probabilmente, per il palo, detto appunto "goletta", che era in Campo de' Fiori cui era collegata una corda e su cui si eseguiva la punizione detta appunto della corda, in questo specifico caso sui commercianti disonesti.
In questa incisione del XVIII Secolo si può ben vedere in mezzo a Campo de' Fiori il palo usato per la punizione della corda |
Questo spiega come mai il vicolo abbia successivamente preso il nome di Vicolo della Corda, per quanto alcuni teorizzino potesse essere l'insegna di un'osteria a dare il nome alla strada.
I tratti di corda, o talvolta più semplicemente corda, erano una tortura che prevedeva il sollevamento del condannato per i polsi legati dietro la schiena. Successivamente, veniva fatto scendere con alcuni colpi secchi. Talvolta ai piedi del condannato erano legati pesi per rendere il corpo più teso. Con questa punizione le articolazioni del condannato venivano spesso fratturate.
I tratti di corda, o talvolta più semplicemente corda, erano una tortura che prevedeva il sollevamento del condannato per i polsi legati dietro la schiena. Successivamente, veniva fatto scendere con alcuni colpi secchi. Talvolta ai piedi del condannato erano legati pesi per rendere il corpo più teso. Con questa punizione le articolazioni del condannato venivano spesso fratturate.
Donna sottoposta alla tortura della corda |
In Campo de' Fiori esisteva un palo per questo supplizio che veniva qui esercitato sui mercanti disonesti.
Il poeta romanesco Giuseppe Gioachino Belli parla di questa tortura in un sonetto, il 1733, Lo spazzetto della corda ar corso, datato 1833. Esso recita:
Sulla strada sorge un lato del Palazzo Pighini, poi Palazzo Del Gallo di Roccagiovine, palazzo settecentesco di origine cinquecentesca.
Nel 1925 il Governatorato di Roma decise di elevare il vicolo a via, e da quel momento ha preso il nome di Via della Corda.
Il poeta romanesco Giuseppe Gioachino Belli parla di questa tortura in un sonetto, il 1733, Lo spazzetto della corda ar corso, datato 1833. Esso recita:
"Prima la corda al corso era un supprizzio,
che un galantuomo che l'avessi presa
manco era bbono ppiù a sservì la chiesa,
manco a ffà er ladro e a gguadaggnà sur vizio"
Nel 1925 il Governatorato di Roma decise di elevare il vicolo a via, e da quel momento ha preso il nome di Via della Corda.
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